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e applica la tua mente alla SUA istruzione
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Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

martedì 31 maggio 2022

Fëanor INTJ?

Qual è il tipo MBTI del mio alter ego Fëanor?
Come ho scritto in Tolkien vs Herbert Fëanor è il mio personaggio preferito in assoluto e in cui mi piace identificarmi. Mi ero quindi chiesto che tipo psicologico MBTI fosse: mi sarebbe piaciuto identificarlo come me, ovvero INTP, ma pensai che la sua determinazione nel portare a termine i suoi progetti era più da INTJ e così l’avevo catalogato.

Oggi però ho pensato di controllare in Rete: ovviamente qualcuno più esperto di me si sarà già posto la domanda e la risposta sarà là ad attendermi…
Così ho cercato ma, curiosamente, la risposta non è univoca. Vediamo qui di seguito caso per caso.

FunkyMBTIFiction.Tumblr.com → ISFP
Secondo l’autore Fëanor è ISFP principalmente per la fermezza dei suoi principi, della sua testardaggine, per il suo idealismo; secondariamente per la sua abilità manuale nel creare oggetti; infine la sua capacità di pianificare la campagna di vendetta contro Morgoth usando Te è molto mal progettata e in un ISFP Te è la funzione più debole.
Non conosco bene il tipo ISFP quindi ho verificato su il sito LaStessaMedaglia.it (archiviato su Wayback Machine perché ora non più disponibile) la relativa descrizione.
Secondo LaStessaMedaglia gli ISFP sono molto compassionevoli e gentili verso il prossimo: questa caratteristica è completamente assente in Fëanor!
È vero poi che gli ISFP sono portati nelle arti e nei lavori manuali come l’artigianato: ma confondere Fëanor con un artigiano è un grave errore! Fëanor non solo crea i silmarilli ma inventa anche il metodo per crearli analogamente per i palantiri: opere uniche che nessuno è stato più in grado di replicare; e che dire poi delle rune che portano il suo nome? Questa è creatività teorica pura da INTJ e, forse, ancor più da INTP (a causa della varietà di interessi).
L’unico punto a favore di ISFP è la debolezza e superficialità del piano per vendicarsi di Morgoth compatibile con una funzione T debole (che invece in INTJ e INTP è forte: ma in questo caso ho una spiegazione che illustrerò nel prosieguo).

Personality-Database.com → ENTJ
Premetto che su questo sito non c’è un esperto che assegna il tipo ma sono gli utenti che lo votano: in questo caso la maggioranza era per ENTJ, poi INTJ e infine ISFP...
L’ENTJ è il capo ispirato capace di motivare i propri uomini affinché diano il meglio, è un abile stratega, un Napoleone per capirci.
Anch’io avevo brevemente considerato questa tipologia che però ha una grave pecca: Fëanor è chiaramente introverso e non estroverso. Evidentemente chi lo cataloga come ENTJ considera solo la parte finale della sua vita quando riesce a trascinare i noldor nella guerra contro Morgoth: ma per gran parte della sua vita Fëanor non ha problemi a starsene per conto proprio a lavorare alle proprie opere (tipico da INTJ o INTP) e anzi mostra scarsissime capacità relazionali nei rapporti con i fratelli (di nuovo da INTJ e ancor più da INTP). Fëanor non è mai interessato al potere per se stesso: anche quando assume il comando dei noldor lo fa solo perché esso è strumentale alla sua vendetta.
Insomma catalogare Fëanor come ENTJ è chiaramente un errore macroscopico.

EccentricMya.Tumblr.com → INTJ
L’autrice, una INFJ, non spiega le sue ragioni: come sapete io sono d’accordo e aggiungo che in questo campo gli INFJ dovrebbero sapere quello che dicono…

MindPromenade.Wordpress.com → ESTP
L’autore spiega (in breve) che Se dominante per l’impulsività e l’abilità manuale; Ti per la sua logica freddezza e (di nuovo) capacità manuale, però basandosi su S è anche miope (questo spiegherebbe come mai pianifica male l’attacco a Morgoth); Fe terziaria gli permette di essere carismatico e di convincere i noldor seguirlo quando ne ha bisogno per la sua vendetta; la funzione debole Ni non gli permetterebbe di prevedere il comportamento e le trappole di Morgoth…
Nel complesso mi pare un’interpretazione apparentemente plausibile: ma di nuovo crolla del tutto appena si ricorda che Fëanor è introverso e non estroverso.
Ma lasciatemi vedere cosa dice LaStessaMedaglia degli ESTP…
Uhm… gli ESTP sono tipi iperattivi che non stanno mai fermi, devono fare, muoversi, interagire con gli altri… spesso sono diagnosticati con deficit di attenzione!
Per adesso Fëanor non c’entra niente con questo tipo… La Ti secondaria poi è rivolta a risolvere problemi pratici… figuriamoci! No, sicuramente Fëanor non è un ESTP...

Il problema di queste interpretazioni è che nella prima parte della sua vita Fëanor agisce da INTJ (o INTP) e solo negli ultimi anni diviene il gran re dei noldor fatto che, evidentemente, a interpretazioni superficiali che lo giudicano E-qualcosa.
Ora dovrei ricontrollare il Silmarillion ma mi pare che il suo discorso ai noldor abbia successo perché i fratelli minori per primi, per obbedienza e rispetto, ne riconoscono l’autorità e sono quindi poi imitati dal resto della popolazione. L’appoggio dei fratelli potrebbe aver cioè sopperito alla mancanza di empatia per ottenere l’approvazione degli altri elfi.
C’è poi da dire che è plausibile che gli anni di esilio potrebbero non aver giovato alla salute mentale di Fëanor che pare aver sviluppato una notevole paranoia sia verso i valar che l’avevano punito che verso i fratelli minori che ritiene vogliano privarlo del suo diritto di primogenitura…
E in effetti secondo questa pagina, La malattia mentale di ogni tipo di Myers Briggs, gli INTJ tendono a soffrire di “disturbo di personalità paranoide” (e, in misura minore, anche gli INTP).
Mi sembra possibile che, a causa della malattia, la funzione Te secondaria dell’INTJ venga sostituita dalla terziaria Fi e che proprio questo possa spiegare gli errori di pianificazione della spedizione e l’agire di impulso e irrazionalmente (analogamente, e a maggior ragione per INTP, in cui il Ti dominante verrebbe sostituito da un Fe inferiore).

Conclusione: dopo aver letto queste varie interpretazioni rimango dell’idea che Fëanor sia un INTJ e ascrivo le ipotesi che lo danno come ENTJ, ESTP o ISFP a superficialità e al non averne considerato il peggioramento della sua salute mentale…

PS: colpo di scena! Ho continuato ad approfondire la relazione fra malattie e tipi MBTI e ho così scoperto le funzioni “ombra”: per esempio The Complete Introduction to the Shadow Functions in MBTI.
In pratica si tratta di una personalità “dormiente” in cui le quattro funzioni della tipologia classica hanno l’introversione o estroversione invertite. Questa personalità prende il controllo nei momenti di crisi quando la normale personalità appare impotente nel gestire la situazione.
E in questo caso cosa abbiamo per INTP? Vediamo qui di seguito:
1° funzione Ti → Te
2° funzione Ne → Ni
3° funzione Si → Se
4° funzione Fe → Fi
e Te primaria e Ni secondaria corrispondono al tipo ENTJ. La personalità ombra di INTP è cioè ENTJ. Ovviamente un INTP diviene un pessimo ENTJ ma questo è consistente con la disastrosa spedizione di Fëanor (per chi non lo sapesse Fëanor muore appena giunto nella Terra di Mezzo inseguendo da solo l’esercito di Morgoth e venendo così circondato da numerosi Balrog).
Invece la personalità ombra associata a INTJ è ENTP che, come visto, ha poco a che vedere con Fëanor.

Insomma, mettendo nel calderone le personalità ombra, mi pare che l’ipotesi INTP diventi preferibile a INTJ! C’è da dire che non so quanto sia affidabile questa teoria: ma vedrò di investigarla maggiormente…
Personalmente potrebbe spiegare diversi episodi che mi sono capitati nel mio periodo di maggior crisi, quello delle medie: comportamenti dove me la sono cavata con discorsi ispirati e con la manipolazione degli altri, caratteristiche non da INTP ma compatibilissime con un ENTJ…

lunedì 30 maggio 2022

Sempre peggio things

Forse qualcuno avrà notato che questo maggio ho scritto più del solito: non vi è un motivo specifico evidentemente sono solo stato più spesso dell’umore giusto.
Però sabato 28 ho saltato una pubblicazione (*1): in questo caso c’è una ragione ben specifica: mi sono accorto che era uscita la quarta stagione di “Stranger things” su Netflix, probabilmente la loro serie di maggior successo.
In pratica mi sono guardato una puntata dopo l’altra e l’ho finita di vedere ieri sera sul tardi…

Nel complesso è stata una grande delusione con molte scelte poco comprensibili. Poi, come spettatore affezionato ai vari personaggi l’ho guardata con grande curiosità tutta di un fiato, e tutto sommato una sufficienza può anche meritarsela, però già dopo la prima puntata ho sentito un gran senso di insoddisfazione. Di seguito voglio elencare tutto ciò che non mi è piaciuto.

1. Lentezza. Le puntate sono lente. Succede poco (relativamente) e alcuni dialoghi sono inutili, messi per riempimento. I personaggi dovrebbero definirsi per quello che fanno non per ciò che raccontano: tutti i bravi sceneggiatori lo sanno…
2. Comicità. Anche le serie precedenti avevano una piacevole vena di comicità ma era, appunto, una venatura. Qui si esagera sia in quantità che in qualità. Soprattutto ho trovato l’eccesso completamente fuori luogo. Inutile dire che l'aspetto orrorifico ne esce a pezzi: mentre la serie originale aveva un buon fattore di paura (tipo 6-7 su 10) qui si crolla a 2 su 10...
3. Effetti speciali. Si è risparmiato puntando su pupazzi di gomma che sarebbero stati appena sufficienti forse una decina di anni fa. Un passo indietro inspiegabile: speso troppo per gli attori?
4. Winona. La trama è stata scomposta in tre storie completamente avulse fra loro: in particolare vi è il salvataggio in Russia di un personaggio a opera di Winona Ryder (accompagnata da una macchietta totalmente non credibile e fuori posto). Sembra che gli sceneggiatori pensino che gli spettatori guardino la serie perché una delle attrici è Winona Ryder: non è così! I protagonisti sono i bambini (beh ragazzi adesso!) e solo loro dovrebbero essere al centro dell’azione. Io ci ho messo due stagioni per accorgermi quale personaggio fosse interpretato Winona Ryder e questo perché nella prima stagiona faceva poco più di un cameo: ed era bene così…
5. Il montaggio. All’interno della stessa puntata si ricorre spesso all’espediente di lasciare una scena in sospeso per passare a un’altra delle tre storie. Ma quando le scene sono noiose e si spera solo che finiscano perché la storia possa procedere oltre ecco che quello che si ottiene è uno spezzatino insipido e indigesto.
6. Nuovo protagonista. Uno dei nuovi protagonisti appare decisamente troppo vecchio rispetto all’età del suo personaggio. Dovrebbe essere un ragazzo delle superiori e invece sembra un cinquantenne con una parrucca in testa! Ecco mi sembrava Bilbo de “Lo Hobbit” con i capelli lunghi. Attore assolutamente inadatto al personaggio.
7. Personaggi secondari. Questo è un problema piuttosto tecnico e decisamente meno significativo rispetto ai precedenti: nelle prime due puntate ci sono dei personaggi secondari che servono come vittime per il mostro di turno. Il problema è che la storia non è sviluppata per farci appassionare al loro destino: se fossero stati introdotti meglio si sarebbe creata maggior tensione e preoccupazione per la loro sorte. Ma del resto qui si è puntato su una comicità sguaiata e l’atmosfera è andata a farsi friggere quasi immediatamente.
8. Sopra le righe. La prima indimenticabile stagione era realistica nel senso che l’ambientazione era verosimile e i personaggi credibilissimi: tanti particolari ricordavano che la serie era ambientata negli anni ‘80 e questo contribuiva bene all’atmosfera.
In questa stagione invece l’eccesso è divenuto la norma e in ogni puntata vi sono tre o quattro idee raccapriccianti: dal personaggio troppo tonto per essere reale alla casa di un personaggio che sembra una specie di Isola Incantata di Peter Pan, ai sovietici incapaci che si fanno gabbare da una casalinga (Winona), l’agente che da solo, armato di pistola, riesce a sconfiggere una squadra di militari armati di mitragliatrici e tante altre esagerazioni in stile Indiana Jones. Tanti piccoli particolari che però, sommati insieme, danno una grande somma.
9. L’avversario. Fino all’ultima puntata avrei detto che anche la trama, l’idea di fondo su cui è basato il nemico di questa serie, fosse completamente sballata. In realtà proprio nell’ultima puntata danno una spiegazione vagamente plausibile con l’ambientazione. Insomma un’idea di fondo da 2 (su 10) diventa da 5…

Insomma gli sceneggiatori di questa serie hanno sbagliato tutto o quasi: solo i vecchi personaggi salvano la storia mentre quelli nuovi la peggiorano. Un completo disastro...

Ho voluto elencare queste osservazioni perché recentemente ho trovato un canale Youtube (Filmento) dove l’autore (e sceneggiatore (*2)) fa delle critiche sui film del momento. In genere mi trovo molto d’accordo con le sue osservazioni e sono quindi curioso se abbiamo le stesse idee su questa serie (*3): non so se ne ha fatto un video ma in caso contrario sicuramente lo farà presto: ora vado a vedere.

Conclusione: ovviamente, se e quando potrò confrontare le mie opinioni con quelle di questo sceneggiatore, tornerò sull’argomento!

Nota (*1): in realtà avevo scritto il pezzo Cipolozzo ma mi ero dimenticato di ricontrollarlo e pubblicarlo, cose che ho fatto invece domenica mattina.
Nota (*2): forse è proprio perché, come sceneggiatore, fa delle osservazioni tecniche sulla trama che sono quelle che trovo più interessanti.
Nota (*3): questa mia incertezza è anche dovuta al fatto che in genere commenta pellicole che non ho visto: quindi è più corretto dire che le sue critiche mi sembrano plausibili piuttosto che sono d’accordo con lui. Cioè dovrei aver visto i film di cui parla per esserne sicuro!

domenica 29 maggio 2022

Cipollozzo

Stamani dovevo ancora decidere di cosa scrivere ma YouTube ha scelto per me!
Mi ha infatti presentato questo “strano” video: The five laws of stupidity dal canale TVLPodCast

L’ho iniziato a guardare con aspettative minime ma mi sono subito incuriosito quando ho scoperto che l’idea originale era di un italiano, un economista di nome Carlo Cipolla. La teoria fu proposta in maniera semi seria in un articolo negli anni ‘70 mentre il suo autore morì negli anni ‘90.

Questo è un altro elemento interessante per me: se una teoria sopravvive al fattore tempo evidentemente aveva degli elementi molto validi. Non capita, sottovalutata o magari irrisa quando fu proposta ottiene poi la sua rivincita.

Innanzi tutto è bene anticipare che la stupidità per Cipolla è un fatto sociale non una caratteristica mentale: non ha niente a che fare con l’IQ, l’istruzione, l’abilità a parlare, il successo sociale o simili. Anzi, per definizione (legge 2), è totalmente irrelata da qualsiasi altra caratteristica mentale e non.
Proprio per questo, secondo me, sarebbe stato utile creare un neologismo per evitare ambiguità o incomprensioni di significato: non “stupidità” ma, per esempio, “deficit sociale”, “socialdeficienza” o simili…

Cipolla definisce due dimensioni per misurare l’azione umana: come l’effetto si risolva per il soggetto e come l’effetto si risolva per le altre persone.
In questa maniera ottiene quattro definizioni: che fa il proprio bene e quello degli altri è definito “intelligente”, chi fa il proprio bene che però è un male per gli altri è un “brigante”, chi fa il bene per gli altri a discapito del proprio è un “indifeso”; infine chi danneggia gli altri e se stesso è uno “stupido” (legge 3).

Le leggi sono le seguenti:
1. Il numero di stupidi è sempre sottostimato.
2. La probabilità che una persona sia stupida è indipendente da qualsiasi sua altra caratteristica.
3. Lo stupido provoca danni agli altri senza alcun guadagno per se stesso.
3b. Lo stupido è coerente nel suo comportamento (non si tratta cioè di un errore occasionale).
4. I non stupidi sottovalutano il pericolo rappresentato dagli stupidi.
5. Gli stupidi sono gli individui più pericolosi in assoluto.

Non ho voglia di ripetere tutte le argomentazioni (se vi interessano guardate il video!) ma preferisco concentrarmi sui punti 4 e 5.
Secondo Cipolla gli stupidi sono più pericolosi dei briganti perché questi ultimi sono prevedibili: cercando il proprio guadagno si possono prendere precauzioni per tutelarci da essi. Invece lo stupido è imprevedibile: ci danneggia ma la sua logica è incomprensibile, evidentemente viziata da qualche errore, perché lo stupido per primo finisce per essere danneggiato dal proprio comportamento.
L’unica strategia valida è quella di stare lontano dagli stupidi in maniera da non esserne danneggiati direttamente anche se i danni indiretti sono sempre possibili.

Passando dai singoli alla società il pericolo per essa è quando i danni provocati dagli stupidi non sono più compensati dagli intelligenti. Chiaro che anche i briganti danneggiano la società (per definizione) ma almeno il loro comportamento, dato che è logico, può essere previsto e arginato.
Altro pericolo è quando i briganti influenzano gli stupidi per il proprio beneficio: questo è secondo me il concetto più interessante.

Più volte, in pezzi di diverso genere, ho evidenziato come pochi potenti sono capaci di manipolare ampi strati della popolazione facendogli credere che certe azioni siano nel loro interesse e in quello degli altri mentre invece è vero l’esatto contrario: alcune decisioni sono contro l’interesse sia dei singoli attori che le compiono che della società.
Mi viene in mente il partito “Scelta Civica” di Monti che, in teoria, si proponeva di “salvare” l’Italia ma la sua ricetta per farlo avrebbe invece provocato l’effetto opposto. Ovviamente i singoli elettori erano in buon fede: però, secondo la definizione di Cipolla, erano degli “stupidi” traviati da uno o più briganti.

Alla fine credo che questa teoria di Cipolla abbia un unico elemento valido oltre lo scherzoso: la pericolosità dello stupido per la società.

Il problema è che la sua definizione di “stupidità” si base su degli effetti (i danni a se stesso e alla società) e non ne analizza le cause: questo la rende descrittiva ma non predittiva; insomma poco utile.
Nessuno vuole infatti il proprio male, neppur gli stupidi: evidentemente se gli stupidi agiscono costantemente contro il proprio interesse lo fanno per una qualche ragione. Ed è questa ragione che andrebbe analizzata e compresa per arrivare a una comprensione proficua del fenomeno.

In realtà vi è anche un altro elemento interessante: ovvero che quando gli stupidi raggiungono una certa “massa critica” la società di cui fanno parte collassa.
In questo caso avevo riflettuto sul fenomeno all’interno di una singola grande azienda: non pensavo in termini di “stupidi” ma di “incapaci” e cosa succede quando questi ultimi fanno carriera al suo interno. In realtà sono stato spesso tentato di fare una simulazione al calcolatore ma poi, per pigrizia, non ne ho mai fatto di nulla.
Comunque la mia sensazione era che quando gli “incapaci” raggiungevano una certa concentrazione allora l’intero sistema crollava: insomma la pensavo come Cipolla.

Conclusione: l’articolo originale doveva sì essere una provocazione ma evidentemente non era privo di concetti interessanti: non mi stupisco che in un paese ipocrita come il nostro sia passata inosservata...

Pulpiti e prediche

A novembre 2021 scrissi 10 punti contro la censura che a sua volta menzionava il pezzo Ancora blu: in questi articoli evidenziavo come a mio parere i controllori dei fatti nostrani di Open.Online, molto attivi su FB, fossero tutt’altro che affidabili.

Ormai da anni, dopo aver letto un paio dei loro articoli e capito la linea editoriale, non perdo tempo a leggerne gli articoli: vedo la fonte e la considero automaticamente come “parziale” e “non affidabile”, disinformazione in pratica.

Oggi però ho scoperto che una giornalista di Panorama si è divertita a fare a sua volta le pulci a Open.Online in questo articolo: Open, il fact-checker di Facebook, pubblica quattro fake news in tre giorni di Elisabetta Burba su Panorama.it

Ne consiglio la lettura perché fa ben capire “da che pulpito viene la predica”!

Altra censura - 6/6/2022
Mi piacerebbe veramente sapere cosa pensano gli italiani della guerra in Ucraina, della Russia, di Putin e della propaganda di guerra occidentale.

Su FB il mio campione di persone con cui sono in contatto è minimo e, comunque, leggermente orientato sul mio pensiero. E poi la censura di FB è asfissiante: non credo che ci siano persone che vi scrivano ancora quello che pensano (*1)...

Difficile, quasi impossibile quindi, trarre conclusioni affidabili.

Su it.Quora.com avevo però notato un ambiente completamente diverso: non che non ci sia censura ma evidentemente non è né automatizzata né al livello imbarazzante delle più note piattaforme sociali.

Mi ha colpito l’indignazione di un autore, molto apprezzato e con un nutrito seguito, che ha deciso di abbandonare Quora a causa della censura: in pratica in una sua risposta aveva completamente smontato un video della CNN in cui soldati russi sparavano alle spalle di un civile.
E si stupiva di essere stato censurato!

Per chi è interessato, sempre che resti visibile, la sua storia è qui: Signori, è evidentemente arrivato il momento per me di abbandonare Quora

Nota (*1): anzi, poi proverò a fare un esperimento...

M la censura - 10/6/2022
Un discorso che trovo irritante è quello di coloro che mi dicono: “Come fai a dire che in Italia non c’è libertà? Credi che in Cina o in Iran potresti scrivere queste cose su un blog?”

Primo: sicuramente in Cina e in Iran c’è ancora meno libertà e quindi non potrei scrivere quello che scrivo. Questo però non equivale a dire che in Italia (o in occidente in genere) ci sia libertà d’espressione.

Secondo: in verità il mio disprezzo verso certi personaggi è tale che sono costretto ad autocensurarmi, quindi comunque non posso scrivere quello che penso realmente.

Terzo: posso scrivere quello che scrivo solo perché il numero dei miei lettori è insignificante e, in pratica, non ho nessuna influenza sull’opinione pubblica.

Ed è su questo terzo elemento che mi voglio concentrare: un tubista che avevo scoperto pochi giorni fa (v. Aggiornamento ucraino) è appena stato “censurato”. Non (ancora) da Youtube ma da PayPal e da un servizio simile con i quali gli utenti potevano dargli dei piccoli contributi in denaro. La comunicazione, nella quale si spiegava che il suo utente era permanentemente bannato, gli è giunta tramite due epistole (praticamente identiche nel linguaggio) arrivate a pochi secondi di distanza: evidentemente una terza entità ha “ordinato” l’azione, altrimenti non si spiega la contemporaneità dei messaggi.

Ma è interessante come spiega l’accaduto il tubista nel suo video odierno: I GOT BANNED! & Aiden Aslin Sentenced TO DEATH For Ukraine Mercenarism
In pratica spiega che il suo canale era, fra quelli politici, il terzo come crescita di iscritti e, per questo, iniziava a dare fastidio. Ovvero il mio terzo punto.

Comunque - 10/6/2022
Comunque in questi pochi giorni ho scoperto che l’ospite che mi era così piaciuto ha un suo proprio canale su YouTube: The New Atlas
È un canale di geopolitica veramente notevole!
In realtà molto meglio del comunque discreto The Dive with Jackson Hinkle menzionato nel precedente corto…

Dall’Austria - 11/6/2022
Allora, per cercare di avere una prospettiva più equilibrata senza però ricorrere al “non senso” della propaganda di guerra ho cercato altri video meno pro Russia.

Il seguente, recente (1/6/2022) ma non recentissimo, è del canale dell’esercito austriaco (Österreichs Bundesheer) e un militare fa il punto della situazione sul campo: The Battle for Donbass.

A me pare ripeta, sicuramente in toni più neutri, quanto avevo già sentito sui canali che ho citato in questi giorni (vedi corto precedente). In effetti ho notato che i militari riescono a essere piuttosto obiettivi nei loro giudizi.
Mi è venuta a mente una battuta di Chomsky che ho ascoltato qualche giorno fa: l’elemento prudente e raffrenante, che spinge per non esacerbare il conflitto, della presidenza Biden è… il Pentagono! Una battuta ma con un profondo senso di verità.

venerdì 27 maggio 2022

Terzo viaggio: finalmente!

Stamani sono partito alle 6:00 e stavolta sono riuscito a evitare le code dei giorni scorsi!
Inoltre temevo di trovare traffico a Pisa invece, arrivando alle 7:30, sono riuscito a cavarmela…

Il problema è che ero stanco: non tanto per essere partito presto ma perché è da una settimana che dormo pochissimo: di solito mi dà noia guidare la sera (un altro dei tanti fattori che non mi fanno dormire) ma tornando via verso le 12:00 non dovrebbe essere questo il problema. La colpa è probabilmente della Coca Cola: non ne sono un gran bevitore ma ultimamente l’ho trovata in offerta al supermercato e non ho resistito alla tentazione di prenderla…

Comunque mi sono stancato relativamente presto di mettere in ordine (progressi lenti ma visibili) e così ho deciso di fare un’escursione in centro. Veramente l’idea era di prendere un po’ di pizza da Nando ma alle 10:30 era ancora chiuso. Così, in onore dei vecchi tempi, sono andato a una libreria dove andavo spesso: in genere cercavo quello che volevo alla Feltrinelli, lì vicino, e poi andavo a quest’altra libreria. Mi piaceva perché era a conduzione famigliare: c’era la mamma e due figlie gemelle. Oggi sono stato tentato di attaccare discorso ma poi non me la sono sentita: e se la mamma o, peggio, una gemella fosse morta? Sì perché c’era solo una gemella… L’ho accennato a una giovane commessa che però se ne è completamente fregata!

Tornato a casa ho ripulicchiato un altro po’ e poi mi sono deciso a venire vie prima del previsto “regalando” quasi un’ora e venti di parchimetro al comune, anzi a Pisamo, l’azienda che gestisce i parcheggi della città: un nome arguto che però non riesce a farmi sorridere: sono sempre dolorosamente consapevole che la gestione dei parcheggi è essenzialmente uno dei principali mezzi di finanziamento dei comuni italiani. Cosa che mi irrita perché non dovrebbe essere così: si tratta infatti di una gigantesca tassa indiretta irrilevante per i benestanti ma significativa per il resto della popolazione…

Comunque, visto che ero in largo anticipo, ho deciso di andare a un cimitero in un piccolo comune limitrofo dove è sepolta la madre di un mio amico. È buffo, non sono un tipo da cimiteri io (v. per esempio Vagolare a Trespiano), ma in questo caso ci tenevo a passarci almeno una volta.
Cioè c’ero stato il giorno del funerale ma ero arrivato tardi (ero riuscito a perdermi!): i becchini (ma suppongo che adesso si chiamino “operatori tombali” o roba del genere!) le avevano dato una collocazione temporanea perché, essendo piovuto, non era possibile inumarla. Però ricordavo di aver visto il padre del mio amico che, da solo, guardava un lotto di terra vuoto: mi spiegò che quello sarebbe stata la sede definitiva…
Siccome ho una buona memoria visiva, e del resto il funerale fu appena 8 anni fa, ho trovato la lapide giusta quasi immediatamente. In realtà inizialmente la cercavo appena un paio di metri più a destra del dovuto ma invece di proseguire verso sinistra mi ero prima spostato a controllare le file successive, disegnando una specie di gancio e tornando cioè al punto di partenza dal lato opposto.
Ovviamente temevo già di ricordare male, considerato anche quanto avevo girato a vuoto qualche settimana fa (v. Vagolare a Trespiano), quando improvvisamente me la sono trovata davanti: è stato come uno schiaffo e mi sono immediatamente commosso!
Strano perché un attimo prima ero del tutto freddo e razionale (stavo iniziando a stabilire la migliore strategia per trovare la tomba…) e improvvisamente le lacrime erano copiose.
Non so perché. Alla tomba di mia mamma mi ero forse appena commosso, probabilmente mi si erano inumiditi gli occhi, ma niente più…
Sospetto che mentre per mia mamma il processo del lutto si è ormai concluso, in questo caso era ancora aperto: ovvio che sapevo che era morta ma ci sono consapevolezze che ci sfuggono, che non si accettano e che vanno controllate con mano. Probabilmente è proprio per questo che inconsciamente ho deciso di cercare la sua tomba: un’estrema verifica.
Forse ha contribuito alla commozione anche la sua foto: bellissima!
Invece della solita immagine da carta d'identità è inquadrata, sì sorridente, ma con un braccio alzato verso l’osservatore come a proteggersi: un gesto che conosco molto bene perché mia mamma lo faceva sempre: “non mi fotografare che ora sono vestita male!” voleva dire. Insomma un gesto spontaneo e simpatico ma soprattutto vivo che, per questo suppongo, mi ha ravvivato violentemente il suo ricordo.
Inutile dire che le ero affezionato: la consideravo una delle poche persone che mi volevano sinceramente bene. Non so, magari mi sbaglio, ma ho sempre avuto la sensazione che avesse una notevole simpatia nei miei confronti. E in effetti mi ha fatto sentire sempre come un ospite graditissimo: come sapete ho una personalità decisamente scontrosa ma più volte mi è capitato di fermarmi per salutarla anche se il mio amico non c’era.
Io ne apprezzavo la creatività: è da lei che ho preso l’abitudine a cercare soluzioni alternative a piccoli problemi quotidiani. Cioè se si ha il cervello è giusto usarlo!
E come cucinava!! Semplice ma gustosissimo… sigh…
Poi, in realtà, non mi sono trattenuto molto: cinque, forse dieci minuti massimo, ma dal mio punto di vista non aveva senso starci di più. L’avevo trovata e ora ero contento: intendiamoci ho continuato a lacrimare anche risalito in macchina e per almeno una ventina di chilometri, però contemporaneamente sorridevo…

Sfortunatamente il ritorno è stato complicato: la superstrada che percorrevo è stata chiusa per un incidente. Prima mi sono fatto un 20-30 minuti di coda e poi mi hanno fatto uscire a Empoli.
Ne ho approfittato per mangiare in un locale squallidissimo: non è che mi piacciono i ristoranti squallidi ma quelli vuoti sì. E i locali squallidi, chissà perché, sono spesso vuoti!
Il pranzo non è stato memorabile ma le patatine fritte erano sopra la media…

Comunque poi ho proseguito per la strada normale, ovviamente andando nella direzione sbagliata, ma ho subito chiesto a un tizio che mi ha rimesso sulla strada giusta…
Però, per essere chiari, non ho fatto stradine secondarie ma terziarie: di quelle vietate ai camion perché altrimenti non c’è spazio per scambiarsi!
Vabbè, è inutile che racconti le varie peripezie che, del resto, non hanno niente di particolarmente interessante: alla fine sono riuscito a ritornare a casa ma ci ho messo sulle tre ore invece delle due col traffico e dell’ora e mezzo con la strada libera…

Conclusione: vabbè, almeno adesso so a che ora partire, e al netto da possibili incidenti dovrei viaggiare tranquillamente e senza frustranti perdite di tempo...

giovedì 26 maggio 2022

Seconda escursione

Allora ieri ho fatto la mia seconda “escursione” in auto della settimana. Per evitare il traffico sono partito un’ora e mezzo prima: alle 7:00 invece che alle 8:30…
Risultato: ho trovato lo stesso traffico, forse un po’ di più anzi, negli stessi punti dove l’avevo trovato lunedì e, in più, anche all’ingresso di Pisa!

Di certo non posso partire più tardi quindi proverò ad anticipare ulteriormente: del resto in questi giorni (credo causa eccesso di Coca Cola) dormo malissimo e alle 5:30 sono sveglio. Insomma non sarebbe un grosso sacrificio…

Mettendo in ordine, cioè decidendo cosa buttare e cosa no, ho scoperto che avevo vinto la “Lega Fantacalcio Pantirrenica 1994”: non me lo ricordavo assolutamente!
Cioè mi ricordavo di avervi partecipato (la lega era composta da altri 4 o 5 compagni di università più forse un “esterno” amico di un amico) ma non di averla vinta: all’epoca seguivo pochissimo il calcio e conoscevo poco giocatori, allenatori etc.
Mi ricordo chiaramente questo aneddoto: era il giorno del mercato della lega Pantirrenica e ci ritrovammo a casa dell’organizzatore. All’epoca il regolamento dava a ogni giocatore un monte di “fantamiliardi” e poi si facevano delle aste per i vari giocatori.
Uno dei pochi giocatori che conoscevo e ricordavo era Roberto Carlos del quale doveva aver visto una rete su punizione in tivvù: io ero convinto che fosse un attaccante e quindi pensavo di spenderci fino a 50 fantamiliardi. Il suo nome venne proposto per primo dall’amico e organizzatore del torneo. Quando iniziarono le puntate rimanemmo solo io e lui, a ogni sua offerta io rilanciavo di 1 fantamiliardo: avevo notato che il mio amico si stava arrabbiando ma non capivo perché: le puntate erano molto basse per un “attaccante” e non comprendevo perché avrei dovuto lasciarglielo a così poco. Alla fine lo presi io per 30-qualcosa ma il mio amico mi guardò torvo per il resto della serata!

Mentre viaggio ascolto Radio Sportivo ma mercoledì mattina era piuttosto noiosa visto che era tutta incentrata sulla finale a Tirana della Roma. L’oggetto del contendere è quanto valga come coppa: argomento che non mi appassionava dato che basterà aspettare e vedere quali squadre andranno a riempire il relativo albo d’oro: questo darà una misura dell’importanza di questa competizione.

Molto più interessanti gli spezzoni di audio in cui si sente dialogare l’arbitro in campo e quelli al VAR: fanno veramente una grande confusione e non stupisce che poi possano commettere errori.
Se queste “conversazioni” fossero sempre rese pubbliche, oltre a evidenziare errori che adesso raramente vengono ammessi, secondo me contribuirebbero ad allentare la tensione: si capirebbe che l’errore non è frutto di un “complotto” ma del casino e della fretta!

E poi avremo un’arbitra nel prossimo campionato di serie A! Io sono molto curioso: ero un po’ scettico quando qualche anno fa fu affidata una finale europea a una donna e la partita, a mio avviso anomala, non sciolse i miei dubbi.
La prima perplessità era se fisicamente sarebbe stata in grado di essere sempre vicina all’azione: e da questo punto di vista mi sembra che se la cavò bene.
La seconda perplessità era, se la partita si fosse fatta dura, se sarebbe riuscita a tenerla sotto controllo: in questo caso entrano in gioco delle componenti psicologiche contrastanti e avrei voluto osservare cosa sarebbe successo. Ma a questa domanda non ebbi risposta perché le squadre in campo furono estremamente leali e mancarono completamente situazioni difficili da valutare.
In un intero campionato sicuramente avrò più elementi su cui giudicare.

Altra costante della radio è la pubblicità: quella che mi faceva pensare è di un’auto.
Inizia con la premessa che per valutare un’altra persona e capire quanto ci piaccia si impiegano appena 7 secondi. Abbastanza in linea con quello che risulta a me leggendo psicosociologia (intendiamoci queste valutazioni rapide riguardano le persone non le macchine!) dove si parla addirittura di decimi di secondo per le prime valutazioni.
Poi la voce femminile commenta “7 dannatissimi e razionali secondi”. E qui nascono le mie perplessità: perché “dannatissimi”? La mente umana funziona così non mi pare né un bene né un male, piuttosto un fatto neutro.
Ma sicuramente non sono 7 secondi “razionali”: al contrario la valutazione è tutta inconscia e istintiva quindi perché “razionali”?
Alla fine si scopre che il nome della vettura pubblicizzata è “Formentolo” o qualcosa del genere, che a me ricorda un alcaloide o comunque un composto chimico, e inevitabilmente tutte le volte che lo sento dire penso “a me basta 1 secondo per capire che non mi piace un auto con questo nome”!

Tutto qui…
Ah, vabbè, ci sarebbe da raccontare la mia preparazione all’incontro con gli studenti del piano di sotto per persuaderli a prendere, in cambio di euro, un po’ della mia spazzatura!
Premetto subito che non li ho visti né li ho cercati ma nel complesso, come mi ero preparato all’evenienza, è molto illuminante sui miei limiti sociali…

Da una parte, con la logica e la razionalità, riesco a rendermi conto da quello che ci si aspetta da me e, quindi, ad adattarmi adeguatamente. Da un’altra però si capisce che è un processo che non mi viene naturale e che se non ci sto ultra attento finisco per commettere degli “errori” che mi smascherano per l’asociale che sono.
Da una parte mi ero preparato facendo il bagno (dal mio punto di vista era logico farlo al ritorno), non avevo messo le bretelle ma una cintura, avevo poi pianificato un approccio progressivo (compatibile con la teoria psicologica che sto leggendo), i calzini erano appaiati (si sarebbero visti perché mentre lavoro in casa indosso dei pantaloncini corti per stare più fresco e potermi muovere senza impedimenti) e, suppongo, mi sarei ricordato di essere sorridente e magari fargli qualche complimento..
Dall’altra: mi ero dimenticato di farmi la barba, i calzini erano si appaiati ma di color verdolino chiaro e con dei disegnini (dal mio punto di vista irrilevante, li prendo così solo per riconoscerli più facilmente, ma a posteriori mi sono reso conto che apparivano “strani”). E i pantaloncini corti, che io indosso perché comodi, sono in realtà bucati per l’usura su una coscia: di nuovo io non ci avevo fatto caso ma anche questi sarebbero stati “sospetti”.

Conclusione: non è facile non apparire eccentrici quando normalmente non ci preoccupiamo per niente delle apparenze!

mercoledì 25 maggio 2022

Tolkien vs Herbert

Fatemi scrivere un pezzo leggero…

Come forse ho già scritto in passato da giovane sono stato un appassionato sia di fantascienza che di fantasia.

Nel genere fantasia sicuramente il mio autore preferito è Tolkien: ho letto varie volte il “Signore degli Anelli”, “Lo hobbit” e il “Silmarillion” e un paio dei volumi di “approfondimento” pubblicati dal figlio Christopher.

Riguardo la fantascienza sono invece più combattuto e diviso fra il ciclo di Dune di Frank Herbert (letto numerose volte, tutto il ciclo ovviamente!) e quello della Terra di Mezzo di Julian May. Ufficialmente, ormai diversi anni fa, decisi di preferire Julian May ma di sicuro Frank Herbert non è molto distante.

Personalmente trovo terribili gli adattamenti cinematografici e, per esempio, la trilogia di Peter Jackson raggiunge appena la sufficienza dal mio punto di vista mentre invece, l’ho scoperto vedendo video su Youtube, è adorata da chi l’ha vista da bambino: diciamo quindi da chi è oggi è sulla trentina…

Il vecchio film su Dune lo trovavo invece semplicemente inguardabile anche se, devo ammettere, aveva saputo cogliere l’essenza di alcuni personaggi.

Spippolando in Rete ho saputo che è in uscita, o è già uscita, una nuova trasposizione cinematografica di Dune. Ma credo sia inutile che la vada a vedere dato che quasi certamente ne resterei deluso.

Permettetemi una digressione sui miei personaggi preferiti già che ci sono.
Nel ciclo di Dune il mio personaggio preferito non è tanto Paul Atreides quanto il figlio Leto, l’imperatore-Dio, che diviene protagonista nei libri successivi del ciclo.
Mi piace il suo sacrificio, il rinunciare alla sua parte umana per divenire lentamente un mostro, e tutto questo per il bene dell’umanità in un lontanissimo futuro.
Molto di più mi piace però il Marc Remilliard di Julian May, chiaramente ispirato al Lucifero di Milton: come si fa a non apprezzare il suo orgoglio che lo porta a sfidare l’intera galassia e, quasi, ad avere la meglio su di essa?
Invece nel Silmarillion di Tolkien ci sono proprio io: l’elfo Fëanor. Anche lui ha un carattere ribelle e sfida le divinità di Arda andando a cercare la propria personale vendetta contro il dio del male Morgoth (tipo Sauron ma su steroidi!). Ma Fëanor è anche un inventore, un creatore di cose. Di certo introverso: probabilmente più INTJ che INTP ma pazienza…

Tutti questi personaggi hanno aspetti in comune, compreso un lato oscuro decisamente pronunciato, come un grande potere in senso lato. Vabbè, non divaghiamo oltre, ma magari ritornerò sull’argomento…

Tornando a Tolkien/Herbert ho trovato questo video: DUNE Vs Lord of the Rings | Why Did Tolkien Dislike Dune? | Frank Herbert and J.R.R. Tolkien sul canale Ellis Jay Farrow.
Il video parte da un post scriptum in una lettera scritta da Tolkien dove spiega di non amare, e con una certa intensità (eufemismo inglese per “detestare” direi!), “Dune” di Herbert che aveva appena letto.
Tolkien scrive che non sta bene che un autore critichi l’opera artistica di un collega e non entra nei dettagli.
L’autore del video usa quindi i restanti venti minuti circa per illustare le sue ipotesi sulle possibili ragioni di Tolkien: io dopo un dieci minuti mi sono stufato ma erano tutte argomentazioni plausibili.

Comunque mentre l’autore del video parlava mi sono ricordato di una mia vecchissima teoria. Qualcosa di questo genere: chi ama il genere fantasia guarda al passato, chi preferisce la fantascienza spera nel futuro.
Lo so, il mondo di Tolkien non è certo storico né realistico: il senso è la mancanza di tecnologia, questo è il vero elemento discriminante.
Forse dovrei riformulare il mio pensiero così: chi ha fiducia nella tecnologia spera nel futuro, chi non si fida di essa rimpiange il passato.

In definitiva credo che le ragioni per cui Tolkien non apprezzò Dune non erano così complicate come ipotizza l’autore del video ma qualcosa di più semplice ma istintivo. Ovviamente è solo una mia sensazione epidermica ma mi piaceva condividerla.

Conclusione: curiosamente Herbert scriveva fantascienza, Tolkien fantasia ma Julian May? Beh, il suo ciclo che così tanto amo è di fantasia (*1) per i primi 4 volumi, poi c’è un volume ambientato nel mondo attuale (beh, negli anni ‘80 e seguenti) e infine 4 volumi di fantascienza!

Nota (*1): nella sua essenza: si potrebbe obiettare che anche questa parte iniziale del ciclo sia di fantascienza. Personalmente però ricordo di aver pensato che i Tanu erano l'equivalente degli elfi mentre i Firvulag dei nani...

martedì 24 maggio 2022

Economia = fregatura

Scrivo raramente di economia: i motivi sono due.
1. Ne so poco e la materia, molto tecnica, è spesso controintuitiva.
2. Ritengo l’economia un mezzo, non una causa.

Su questo secondo punto devo soffermarmi un attimo per spiegarmi meglio.
Dal mio punto di vista la società occidentale è in crisi non per l’economia ma per la politica. Ovvio che l’economia ha dei cicli, di crescita e di depressione che si susseguono, ma ve lo ricordate quando è stato l’ultimo ciclo positivo che ha reso TUTTA la popolazione un po’ più ricca? Per l’Italia bisogna tornare ai primi anni ‘90 e fu una parentesi brevissima.

Il punto è che ormai l’economia è divenuta lo strumento principale usato per creare diseguaglianza, sia fra nazioni che all’interno di esse. Questo perché nelle democrazie occidentali la politica, con vari distinguo in base al paese, ha ormai abiurato il suo compito di fare l’interesse della maggioranza. Questo è tanto più evidente nei paesi meno democratici come l’Italia.

Quindi sì, analizzando bene le diverse decisioni economiche si può capire come, tecnicamente, la popolazione verrà fregata, derubata e impoverita. Ma io sono più interessato al chi e al perché che al come.

Se so che un partito ormai totalmente contro gli interessi del paese come il PD è a favore del Recovery Found non ho bisogno di analizzarne i dettagli per sapere che si tratta di una fregatura per l’Italia.
Se il non eletto Draghi, scelto direttamente da Bruxelles, è a favore del “Recovery Found” non ho bisogno di analizzarne i dettagli per sapere che si tratta di una fregatura per l’Italia.

Per questo anche del “Recovery Found” mi sembra di aver scritto poco. Provo a riassumere quello che sapevo (e che forse ho già scritto).
Siamo nella primavera 2020 e la quarantena forzata di tutto il paese ha messo in crisi l’economia di un paese che, semplicemente, non può lavorare. Servirebbero subito aiuti diretti ad aziende e lavoratori, autonomi e non.

Abbiamo due opzioni:
1. emettere obbligazioni italiane come facciamo da sempre (mai sentito parlare del debito pubblico?). Grosso modo occorrerebbe una cifra, una tantum, pari a quanto già raccogliamo ogni MESE.
PRO:
A. i tassi al momento erano molto buoni e quindi le obbligazioni avrebbero dato interessi bassi. Insomma l'Italia avrebbe pagato poco il prestito.
B. i soldi li avremmo potuti gestire come meglio ci pareva.
C. i soldi sarebbero stati immediatamente disponibili e avrebbero quindi permesso interventi tempestivi.
D. essendo un debito sovrano, se l’Italia fosse per esempio tornata alla lira, sarebbe stato pagato in lire.
CONTRO:
A. piccolo aumento del debito pubblico pari al valore delle obbligazioni emesse.

2. l’alternativa era mettersi d’accordo con l’UE, ovvero trovare una soluzione che soddisfasse gli interessi della Germania e, in misura minore, della Francia. Un finanziamento comune, che andava blindato con regole capestro.
PRO:
A. tassi bassi (credo).
B. “Recovery Found” suona meglio di “Fondo per la Ripresa”
CONTRO:
A. le regole capestro non permettono all’Italia di spendere quei soldi come meglio crede: lo deciderà l’UE. Aspettatevi quindi che il grosso del denaro vada a multinazionali estere e che le “riforme” guidate dalla UE aumentino tasse, riducano i servizi e diminuiscano le libertà. Soldi disponibili solo se si obbedisce e si spende il denaro come deciso dai burocrati UE.
B. il denaro disponibile dopo anni, quando ormai aziende e famiglie sono fallite.
C. il debito non è sovrano ma verso l’UE. Se l’Italia dovesse uscire dall’euro tale debito dovrà essere ripagato in euro e non in lire.
(D. lo sottolineo qui perché mi pare di capire che molti non lo sappiano: il "Recovery Found" NON è un regalo all’Italia ma un prestito che andrà rimborsato.)

Cosa ha scelto la politica prima con Conte (in pratica governo PD) e poi confermando con Draghi?
Ovviamente l’opzione più tossica e dannosa per l’Italia: una specie di MES da cui scommetto molte clausole capestro saranno state scopiazzate.

Ecco che adesso un quotidiano in linea, appartenente alla famiglia Agnelli, ci racconta questo:
Il Recovery è il nuovo Patto di stabilità: così la Ue sorveglierà l'Italia sulle riforme di Angela Mauro su HuffingtonPost.it

Non ho intenzione di leggerne il contenuto, mi basta il titolo. Suppongo che la giornalista riuscirà a trasformare una colossale fregatura in una grande "opportunità".
Interessante è che la giornalista (o di chi ha dato il titolo all’articolo) abbia sintetizzato così esattamente la verità (e fregatura) maggiore del “Recovery Found”: il titolo sintetizza la verità perché chi lo ha stabilito ha una mentalità in cui la UE corrisponde al bene, all’efficienza, alla sicurezza, alla pace, al progresso, ai burocrati capaci e onesti.
Per questo la frase “la UE sorveglierà l’Italia sulle riforme” gli pare una cosa buona, non negativa.
I mandarini/scribacchini, latori della volontà dei poteri economici esteri e degli azzimatissimi burocrati di Bruxelles, vivono in un mondo a parte e non si rendono conto che una percentuale sempre più alta di italiani, sfortunatamente senza rappresentanza politica, ormai vede chiaramente attraverso le loro bugie.

Conclusione: niente, incazzatura inutile di prima mattina. La maggioranza degli italiani si allatta quotidianamente alla tetta siliconata della propaganda di Stato e si convincerà facilmente che il “Recovery Found” sia una benedizione; e poi ci sono quelli che amano regole e regolamenti che magari si auspicano una sorveglianza della UE e che non considerano che l’Italia, per Bruxelles, è ormai solo un osso da spolpare.

lunedì 23 maggio 2022

Riflessioni in auto

Una cosa che odio fare è guidare. Ciò che odio più di guidare è dover guidare a lungo. E per me “a lungo” è appena più di un’ora.

Non so perché: probabilmente perché sono molto attento e concentrato quando guido, soprattutto se è una strada che non conosco o se è impegnativa, e questo mi stanca e mi annoia.

Comunque oggi ho dovuto guidare, a occhio, per tre ore e mezza: due all’andata (code varie) e un’ora e mezza al ritorno.

Durante il tragitto ne ho approfittato per fare alcune osservazioni che mi sono annotato mentalmente e che adesso passo proporre.

Ah! devo premettere che io guido molto lentamente: in realtà vado alla velocità che reputo sicura per la macchina in questione. Attualmente guido spesso una Panda: non di quelle vecchissime ma neppure delle ultime; di quelle di circa 8 anni fa? Bo… non me ne intendo di macchine e non ho voglia di andare a controllare che modello è.
Comunque sull’autostrada viaggio a circa 100Km/h e in pratica sto fisso sulla corsia più lenta tranne quando devo superare chi viaggia ancora più lentamente.

La prima osservazione è in realtà una domanda e riguarda i camionisti: guido tranquillamente sulla corsia lenta mantenendo una distanza di 50-100 metri dal camion davanti a me. Alle mie spalle arriva un camion un po’ più veloce e mi lampeggia con i fari.
Perché? Che senso ha? Io potrei anche accelerare un pochino accodandomi al camion che mi precede e poi? Se vado alla stessa velocità del camion che mi precede cosa importa al camion che mi segue? Io non lo rallento perché vado alla medesima velocità del camion che mi precede.
Bo… non capisco la logica di questo lampeggiare…
Oltretutto la cabina del camion è alta quindi può vedere chiaramente che davanti a me c’è un altro camion, di certo non gli nascondo la visuale!

La seconda osservazione non ha niente a che vedere con la guida e non so perché mi sia venuta in mente: probabilmente riflettevo che faceva un gran caldo e che forse, invece di bere l’acqua ghiacciata rischiando una congestione, avrei dovuto versarla sula testa per freddarmi il cervello.
Comunque mi sono ricordato che, secondo gli antichi greci, il cervello serviva semplicemente a raffreddare il sangue: però ci ho ripensato criticamente e mi sono reso conto che tale informazione non mi pare attendibile. Come si spiegano infatti gli elmi? Se il cervello servisse solo a raffreddare il sangue che bisogno c’è di proteggerlo con tanta attenzione?
Evidentemente gli antichi greci, che di certo non erano sciocchi, si dovevano rendere conto dell’importanza della testa. Forse qualche filosofo, in una sua fantasiosa filosofia, avrà postulato che l’unico scopo del cervello è quello di fare da radiatore, ma il buon senso della maggioranza della popolazione doveva pensarla diversamente.
Insomma sospetto si sia presa l’opinione di uno e la si sia fatta divenire l’opinione di tutti…

Dopo l’autostrada mi sono dovuto fare un’ottantina di chilometri di superstrada. È un tragitto che conosco bene perché per anni l’ho percorso settimanalmente o ancora più spesso. Il limite è 90 Km ma io viaggio a 100Km/h che è la velocità sicura per la mia auto: ovviamente devo ricordarmi di rallentare agli autovelox…
Comunque il punto è che da quando è stata inaugurata, a metà degli anni ‘80, non mi è mai capitato di percorrerla senza incontravi dei tratti di lavori in corso.
Il problema originario, a quanto si diceva negli anni ‘90, è che inizialmente fu costruita all’americana, cioè senza solide fondamenta: ma negli USA hanno un terreno roccioso mentre da noi è alluvionale. Il risultato è che la strada si riempiva immediatamente di buche perché ne cedeva la base. Comunque con tutto quello che vi hanno speso e lavorato ne avrebbero potuto costruire dieci. Quello che fa rabbia è che nessuno ha pagato per questo spreco, anzi sembra normale. Probabilmente gli amministratori incapaci (o corrotti) che l’hanno gestita avranno fatto carriera finendo in regione o magari in Parlamento. E poi ci meravigliamo se abbiamo un governo che fa il contrario degli interessi dei cittadini…

Il quarto punto è un po’ complicato da spiegare senza dare un minimo di contesto sul motivo del mio viaggio, cosa che però non mi va.
Diciamo che il problema è che devo svuotare una casa nel centro storico, dove quindi non posso accedere direttamente con la macchina, e da solo non so come fare anche per semplicemente gettare via un sacco di cose vecchie…
Mentre mi affannavo mi è venuta l’idea di provare a sfruttare gli studenti universitari che abitano la palazzina: spero di poterli persuadere ad aiutarmi in cambio di denaro. Devo ancora studiare la strategia migliore ma sono vagamente ottimista: e comunque tentare non costa niente…

Conclusione: tutto qui. Nei prossimi giorni vedrò di replicare cercando di trovare l’orario migliore che mi permetta di evitare le code. Ma non so se è fattibile: magari le potrei scansare in un punto per trovarle però in un altro...

domenica 22 maggio 2022

Contro la violenza

Stamani ho deciso di fare il punto sui miei progressi col libro di psicosociologia.

Ho faticato abbastanza a leggere il capitolo sul pregiudizio ma, sfortunatamente, adesso sono alle prese con un altro argomento quasi altrettanto ideologizzato.

Intendiamoci, sapevo/immaginavo che il libro avesse questa tendenza dal corso in linea che avevo seguito e nel complesso l’ideologia è abbastanza limitata a specifici sottocapitoli e gli autori sono sufficientemente onesti da segnalare che altri ricercatori (cioè non persone che non conoscono la materia come me) la pensano diversamente. È buffo perché io annoto i miei commenti facendo tante piccole pause mentre leggo, così mi capita di scrivere un’osservazione sui motivi per cui sono dubbioso di qualcosa e di ritrovare lo stesso giudizio una o due pagine dopo!

Nel complesso trovo questo capitolo sull’aggressività un po’ sovradimensionato: la questione del resto mi pare abbastanza semplice.
L’aggressività fa evidentemente parte della natura umana e gli uomini sono più aggressivi delle donne: questo è il “succo” del capitolo.
Poi, aggiungo io basandomi su quanto letto, ci sono due indicatori che determinano se una persona compierà un atto di violenza (non necessariamente fisica ma anche sociale): 1. una soglia di violenza; 2. un livello di autocontrollo. Quando il livello di autocontrollo scende sotto la soglia si ha l’episodio di violenza.
Questi indicatori possono sembrare simili: io mi immagino però la soglia come qualcosa di abbastanza fisso e strutturale per il singolo mentre l’autocontrollo più variabile e dipendente dalle contingenze.

Numerosi fattori possono alterare questi due indicatori: il testosterone (di regola molto più alto negli uomini) aumenta la soglia; l’alcool abbassa l’autocontrollo etc.
I fattori sono molteplici ma alla fine si potrebbero raggruppare tutti in una tabella che mostri quale indicatore alzano o abbassano.
Secondo me, in questa maniera, sarebbero bastati un paio di sottocapitoli.

Invece un sacco di spazio viene dedicato a quella che mi pare un’ovvietà: i bambini possono imparare la violenza dagli adulti, dalla televisione e dai (terribili) videogiochi.
A me pare un’ovvietà perché sappiamo che i bambini sono progettati biologicamente per assorbire tutte le informazioni in cui si imbattono.
Contemporaneamente credo che le ricerche sui bambini non si possano estendere automaticamente agli adulti o che gli effetti di un abbassamento del livello del controllo si estendano oltre poche ore dalla cessazione dello stimolo (per esempio il film o il videogioco).
Studi sui bambini “dimostrano” che quelli che guardano in tivvù spettacoli più violenti anche da adulti lo sono di più. Insomma, nella mia terminologia, gli spettacoli violenti aumenterebbero la soglia di violenza, perché si tratterebbe di un effetto permanente.
Io però rimango scettico: non posso scendere nei dettagli (alcuni dei quali non sono neppure noti) senza spiegare gli esperimenti in questione. Mi limito quindi a spiegare l’origine dei miei dubbi.

Io credo che la violenza sia principalmente frutto della situazione sociale e delle diseguaglianze: il bambino che diventa violento guardando per 7 ore al giorno la televisione è un bambino abbandonato alla televisione da genitori che hanno a loro volta altri problemi; la violenza che guarda in tivvù è lo specchio della violenza che vede in famiglia o nel quartiere in cui vive.
Quindi sì, alla fine magari effettivamente anche la televisione può contribuire un poco ad aumentare il livello di violenza complessivo ma essa ha un impatto di 1 contro quello di 10 provocato dal disagio provocato dalla diseguaglianza.
Se si volesse effettivamente una società meno violenta non basterebbe mostrare a bambini e adolescenti solo programmi come “Peppa Pig” ma si dovrebbe abbattere le diseguaglianze sociali.
Parimenti la violenza della società moderna è in aumento non perché la tivvù e i videogiochi sono sempre più violenti ma perché le società occidentali stanno divenendo sempre più ingiuste e squilibrate.

Per questo tutta l’attenzione che i libro dà a questi elementi, nel complesso secondari, mi sembra non solo eccessiva ma anche controproducente perché nasconde quali siano i veri fattori che portano alla violenza della società moderna.

Intendiamoci, sono mi pare, più o meno, a metà capitolo e devo ancora leggermi il “pippone” specifico sulla “pericolosità” dei videogiochi violenti: magari nel prosieguo verrà data maggiore enfasi ai fattori sociali ed economici che portano alla violenza ma, da come è stato impostato fino a questo momento il discorso, ne sarei sorpreso…

Conclusione: non lo so, forse alla fine quello ideologizzato sono io e non il testo! Rimane però il fatto che il libro, concentrandosi sui fattori secondari che portano alla violenza, fa perdere di vista i principali.

sabato 21 maggio 2022

Neuropatie

Per caso mi sono imbattuto in un video di un canale che seguo saltuariamente: Drbeen Medical Lectures.
Il motivo è semplicemente che faccio grande fatica a seguire il pesante accento indiano del dottore e che mi annoio a causa di una sua certa prolissità prima di entrare nell’argomento.
Di solito guardo i primi cinque minuti per capire di cosa si tratta e poi, in genere, passo ad altro.

Oggi però aveva un’ospite e l’argomento era non solo interessante ma anche molto importante.
Discuteva infatti di una ricerca dell’NIH e NINDS (due istituti pubblici statunitensi molto autorevoli) che confermava l’esistenza di neuropatie legate alle vaccinazioni.
Non entro nei dettagli ma mi limito agli aspetti più importanti:
- lo studio era su un numero limitato di malati, appena 23.
- la ricerca afferma che tutti i malati, trattati principalmente con cortisone, sono guariti.
- la dona intervistata, una dei 23 pazienti, spiega invece di essere ancora malata (e come lei anche tutte le persone con cui è rimasta in contatto) e, al massimo, è leggermente migliorata.

Il problema sembra essere di origine autoimmune, con un attacco del sistema immunitario ai nervi che così si infiammano: il cortisone usato attenua quindi il problema ma non lo risolve e, appena lo si sospende, si ha un nuovo peggioramento.

La donna in questione era addirittura una volontaria che ha partecipato alla “sperimentazione” dei vaccini e si è ammalata immediatamente all’indomani della vaccinazione nell’estate 2020. Per mesi ha cercato qualcuno che potesse aiutarla e finalmente, solo a fine 2020, è riuscita a mettersi in contatto con i ricercatori della ricerca in questione.

Ma ecco il dato più saliente che, guarda caso, non è medico.
La ricerca era già stata completata nel gennaio 2021 ma è stata pubblicata solo pochi giorni fa, il 17 maggio 2022. Come mai si è aspettato 16 mesi prima di renderla pubblica.

Solamente la donna intervistata ha spiegato di aver indirizzato centinaia di persone ai ricercatori in maniera che potessero dare istruzioni ai diversi medici curanti: del resto è comprensibile che se a un dottore si presente un paziente con strani sintomi neurologici, sapendo che il vaccino è “assolutamente sicuro”, penserà a un origine psicologica dei sintomi o a chissà cos’altro. Contemporaneamente se si fosse saputo fin dalla primavera 2021 di questa possibile controindicazione le persone avrebbero potuto prendere delle decisioni più informate sui rischi e benefici di questi farmaci sperimentali.

L’intervistata ha spiegato che ancora a marzo 2021 i ricercatori le avevano assicurato che la ricerca sarebbe stata pubblicata al “massimo” entro l’estate 2021. Progressivamente però, nel corso dell’anno, i ricercatori hanno iniziato a essere meno aperti e più “criptici” (termine usato dalla donna) e verso la fine del 2021 hanno smesso di farsi sentire.
A proposito di “farsi sentire” la donna è stata contattata per la prima volta dalla casa farmaceutica solo poche settimane fa: tanto per sottolineare l’attenzione prestata alle possibili reazioni avverse…

Quindi adesso sappiamo che il vaccino (credo il Pfizer ma non ne sono sicuro) non solo ha il rischio di provocare cardiopatie nei giovani (e sani) ma anche gravissime neuropatie debilitanti che, al momento, non sembrano curabili.

Comunque ecco qua la ricerca: Neuropathic symptoms with SARS-CoV-2 vaccination da MedRxiv.org
E l’intervista: First Ever NIH/NIND Study on Vaccine Caused Neurological Injuries (Preprint) dal canale Drbeen Medical Lectures.

Conclusione: che dire? Propongo una domanda: è saggio NON essere complottisti quando da una parte vi è la salute pubblica e dall’altra diverse decine di miliardi di profitti?
Non posso poi che ripensare al pezzo pubblicato ieri (Fiducia annullata) e di come spiego che io a dicembre 2020 credevo nella buona fede delle case farmaceutiche e in particolare che, almeno nel breve termine, i vaccini fossero molto sicuri. Che scemo fui… e io odio esserlo… ma ho imparato la lezione…

venerdì 20 maggio 2022

Fiducia annullata

Riflettevo come sia cambiata la mia fiducia nelle case farmaceutiche in questi due ultimi anni di pandemia.

La mia posizione iniziale era quelle di considerarle aziende come le altre, senza una moralità più alta solamente perché producono farmaci. Non ricordo in quale pezzo ma concludevo scrivendo che se una casa farmaceutica scoprisse un farmaco dal costo di 1€ che desse l’immunità completa e per sempre a qualsiasi malattia probabilmente ne distruggerebbe la formula e ucciderebbe tutti gli scienziati che l’hanno scoperta! (*1)

Insomma mi immaginavo le case farmaceutiche come dei venditori di auto, che raccontano piccole balle per vendere i loro veicoli, ma ero convinto che su certi controlli e procedure non derogassero. Non dubitavo dell’indipendenza della FDA (l’autorità di controllo dei farmaci negli USA) e, un po’ meno, di quella europea.

Quando a novembre-dicembre vennero fuori i dati sull’efficacia dei vaccini e sulla loro sicurezza mi fidai. Certo, le percentuali di efficacia mi sembravano altine e davo per scontato che le case farmaceutiche avessero fatto tutto il LECITO per aumentarle un po’: insomma invece di credere al 95% di immunità mi aspettavo un valore reale dell’85-90% e che quindi fossero, diciamo, “ottimistici” ma sostanzialmente corretti.
Parimenti ero SICURO che nel breve termine non ci fossero realmente effetti collaterali se non quelli difficilmente rilevabili perché di frequenza bassissimo, tipo 1 su un milione. Invece, e mi sembrava di dire un’ovvietà, era chiaro che sugli effetti nel medio e lungo termine non si potesse dire niente: questo elemento, da solo, era comunque già sufficiente per suggerire la massima prudenza verso questi nuovi farmaci, che oltretutto usavano approcci mai tentati prima e per i quali quindi non avevamo riferimenti utili, ovvero, lo scrivevo a dicembre 2020, li avrei suggeriti solo agli anziani tipo >65 anni e a chi, sebbene più giovane, avesse fattori di rischio.

Nel corso dei mesi però la situazione è lentamente cambiata.
- Prima di tutto, anche a causa delle nuove varianti, si è visto come l’immunità fornita dai vaccini si abbassasse rapidamente fino a sparire dopo 3 mesi (lo si sapeva dall’inizio autunno 2020). Rimaneva la protezione dall’ospedalizzazione ma questo stava a significare che il vaccino era utile per la protezione del singolo ma non della comunità.
- Parallelamente a questo non ho potuto fare a meno di notare come il potere politico, evidentemente per propria convenienza e in parte per pervicacia, ha iniziato a ignorare i dati scientifici per adottare politiche discriminatorie e, talvolta, controproducenti.
- Questo atteggiamento è divenuto evidente con la rapidità con cui nuovi (e costosissimi) farmaci contro il covid-19 sono stati immediatamente approvati mentre al contrario, farmaci già esistenti e ormai senza brevetto, sono stati ostracizzati e ridicolizzati. Da una parte avevamo la singola ricerca effettuata dalla casa farmaceutica (che aveva miliardi di interessi in gioco) presa per buona senza neppure rendere pubblici (agli scienziati) i dati grezzi su cui era basata, dall’altra venivano ignorate decine di ricerche, eseguite da ricercatori indipendenti che niente avevano da guadagnarci. Poi adesso stiamo vedendo come almeno uno di questi nuovi farmaci non funzioni e, anzi, abbia degli “strani” effetti.
- L’atteggiamento di sudditanza della classe politica poteva essere ancora interpretato come sudditanza alle lobbi del farmaco e psicologicamente: un politico non può mai permettersi di ammettere apertamente di aver sbagliato e, per questo, preferisce perseverare nell’errore.
- Recentemente (beh, ormai mesi fa) però sono usciti video rubati in cui si scopre che la FDA è praticamente al servizio delle case farmaceutiche, cosa che mi fa pensare che l’EMA sia nelle stesse condizioni se non peggio. E nei documenti che la Pfizer è stata costretta a pubblicare appare evidente che si fosse a conoscenza dei gravi effetti collaterali anche nel breve termine ma che si è preferito ignorarli.
- Un altro elemento importante è la censura delle opinioni di chi legittimamente aveva paure o dubbi: non solo dei comuni cittadini ma anche di medici e ricercatoti. Anzi i medici sono stati sistematicamente intimiditi facendo in modo che temessero anche di segnalare possibili effetti collaterali. È di pochi giorni fa la scoperta che in Germania i casi di “effetti avversi” sono 40 volte superiori a quelli poi segnalati (v. “In Germania effetti avversi 40 volte più alti dei dati ufficiali” da IlFattoQuotidiano.it)
- Recentemente, con la variante Omicron, abbiamo dati (inglesi) secondo i quali, dopo tre mesi dall’ultima dose del vaccino, la probabilità di OSPEDALIZZAZIONE di un vaccinato è pari a quella di un non vaccinato. Per non parlare dell’aumento dei casi di covid lungo e di reinfezione nei vaccinati.

Tutti questi elementi sommati insieme hanno fatto crollare la mia fiducia nelle case farmaceutiche e nei loro prodotti: è evidente ormai che, per inseguire il massimo profitto, non tengano in alcun modo conto della salute delle persone, neppure di quella dei bambini.
Le agenzie che dovrebbero controllare e tutelare la popolazione non lo fanno e anche la politica, probabilmente in cambio di “contributi” generosi, non chiude un occhio ma entrambi.

Conclusione: come ho scritto nell’Epitome ([E] 15), come del resto dimostra anche l’inutile guerra in Ucraina, viviamo in un mondo (occidentale) sempre più allo sbando. E tutto fa pensare che il peggio debba ancora venire...

Nota (*1): Ecco doveva trattarsi del pezzo in cui scrivevo che è giusto essere scettici e prudenti alla luce del caso Volkswagen: facevo anche l’esempio delle multinazionali del tabacco che dagli anni ‘50 sapevano della pericolosità delle sigarette ma, ovviamente, fecero finta di niente. Probabilmente vi avrò aggiunto l’esempio della Ford e quello dello zucchero...

Percentuali precise

Tempo fa pubblicai un pezzo dove “calcolavo” il numero di persone che non si rendono conto di vivere i prodromi di una dittatura a causa del loro tipo psicologico: però in prima approssimazione avevo attribuito ai vari tipi 1/16 della popolazione, ovvero il 6,25%.
I gruppi in questione sono essenzialmente due: i --TJ che credono nelle regole, nell’autorità, nell’ordine e i --FJ perché si fanno facilmente convincere dalla propaganda dei media.
In questa maniera ottenevo esattamente il 50% della popolazione (8 tipologie su 16).

Adesso voglio però rifare questo calcolo con percentuali più precise. Ecco qui:

Beh, cambia poco: ottengo il 54%. Se si considera poi che queste percentuali sono variabili in base a luogo ed epoca ecco che il 50% è un’approssimazione più che valida.

Dati ISS - 20/5/2022
Sarò breve. Qui il bollettino ISS dell’11 maggio: Bollettino sorveglianza integrata COVID-19 11 maggio 2022.

Andate a pagina 30, tabella 5. La tabella mostra il rischio relativo di un NON vaccinato di infettarsi di COVID nell’ultimo mese circa (da 8/4/22 a 8/5/22) per classi di età.
Ebbene fra i 40 e i 59 anni il rischio è 0,9. Questo significa che un NON vaccinato di tale età ha il 90% di probabilità di infettarsi rispetto a un vaccinato.
Per chi ha fra 12 e 39 anni invece tale tasso è 1: cioè non c’è differenza di probabilità fra vaccinati e non vaccinati.

Si potrebbe obiettare che la maggioranza degli altri valori, soprattutto quelli sulle ospedalizzazioni e morte sono ben più alti di 1: cioè il non vaccinato rischierebbe molto più di un vaccinato di finire all’ospedale o morire.

In realtà però questi dati sono aggregati male perché, come indicato nella tabella, il rischio dei NON vaccinati è confrontato con quello di coloro che sono stati vaccinati negli ultimi 4 mesi, ovvero per capirci, da febbraio 2022 in poi.
I dati dell’omologo dell’ISS inglese (Vaccine Surveillance Report Week 16) ci dicono infatti che il vaccino perde efficacia, ANCHE per le ospedalizzazioni, dopo 25 settimane (con la variante Omicron: per le precedenti continuava a proteggere dall’ospedalizzazione, ma non dall’infezione, più a lungo); o in altre parole, se preferite, che il vaccino è efficace in maniera decrescente per circa 6 mesi.
Probabilmente, se venisse aggiunta alla tabella la colonna con il confronto con chi è stato vaccinato con richiamo da più di 25 settimane (un po' meno di 6 mesi), se ne vedrebbero delle belle…

Concordo - 23/5/2022
Concordo con quanto scritto in questo articolo: UCRAINA: L’ATTACCO ATOMICO RUSSO, IL LEND-LEASE ACT E LA GUERRA TOTALE di Emilio Tirone su DifesaOnline.it

Anche secondo me il rischio è che se la Russia verrà messa veramente in difficoltà passerà al nucleare tattico: e a quel punto le conseguenze sono difficili da prevedere ma tutte estremamente pericolose.

Che poi da parte occidentale le decisioni critiche sono affidate a un anziano con seri problemi cognitivi (solo la dottrina del “fuck Europe” ha, forse, chiaro in mente) mentre i vari capi di stato europei fanno a gara a chi capisce meno trascinando il Vecchio continente in una situazione autolesionistica e potenzialmente distruttiva.

Sintesi geopolitica - 24/5/2022
A Washington: “Fuck Europe”
A Bruxelles: “Fuck Italy”

E volendo, però non è più geopolitica ma banale tradimento, a Palazzo Chigi: “Fuck Italians”

Aggiornamento e aggiustamento - 24/5/2022
Mi sono reso conto che rischiavo di finire di leggere il libro di psicosociologia prima di aver terminato la revisione dell’Epitome (la versione 1.9.1). Per questo ho deciso di dedicare più tempo all’Epitome e di sospendere per un po’ la lettura del libro di psicosociologia…

Al momento ho rivisto i capitoli 2, 3, 4 e 5: oggi cercherò di ricorreggere anche il 6. Ah! Intendo direttamente sull’archivio di testo: sulla versione cartacea sono al capitolo 10…

giovedì 19 maggio 2022

Intuizione o colpo di caldo?

Stamani avevo iniziato a scrivere un pezzo però era di quelli in cui esordivo spiegando di non sapere di cosa scrivere, di avere sonno e simili: poi a dire il vero, dopo una pagina di chiacchiere e divagazioni, magari scrivo anche qualcosa di interessante ma per oggi ho deciso di lasciare perdere. Ho deciso di buttare la paginata scritta stamani e limitarmi a una riflessione fatta in giornata, mentre camminavo sotto il sole per svolgere una commissione per mio padre…

Siccome inizia a fare caldo magari è frutto solo di un’insolazione ma, comunque, io intanto ve la propongo e nei prossimi mesi/anni continuiamo a rifletterci e a vedere cosa succede…

L’intuizione è piuttosto stupefacente: secondo me il politicamente corretto (PC) potrebbe aver già raggiunto il suo apice e quindi stare per iniziare la sua inevitabile parabola discendente.
Lo trovo “stupefacente” perché il PC è relativamente recente e sembra strano, anche visto come tutti i media lo promuovano in continuazione, che abbia raggiunto il proprio massimo sviluppo e pervasività.
Premetto poi che non sto parlando dell’Italia, dove comunque ha molti anni di ritardo, ma degli USA: le tendenze americane sono poi riflesse, dopo vari anni, anche in Italia. In altre parole se il PC finisse di punto in bianco negli USA, da noi si andrebbe avanti ancora per una decina di anni: queste tendenza hanno infatti una forte inerzia.

Cosa mi ha portato alla mia riflessione? I “woke”.
Non l’ideologia in sé ma il fatto che venga presa in giro e ridicolizzata.

La mia teoria è che una fetta consistente di chi segue queste mode (v. anche il mio Svegli e rintronati) lo fa per sentirsi superiore, con uno sforzo effettivo relativamente piccolo, alla media delle persone.
Un primo problema è che se la percentuale di “woke” cresce troppo allora il loro comportamento va a sovrapporsi a quello della media e diminuisce quindi la sensazione di sentirsi superiori a essa. Ovviamente questo è un limite teorico ma comunque riflette la tendenza di una sensazione di superiorità che diminuisce col crescere del numero di aderenti a tale ideologia.
Il secondo problema è che i “woke” volendo sentirsi superiori, odiano essere presi in giro: se pochi “osano” criticarli, anche scherzosamente, essi possono affermare (e convincersi) che si tratta di bigotti e reazionari che “non capiscono”, ma se un numero sufficientemente alto di persone inizia a ridere di loro allora inizieranno a vergognarsi.
E io credo che questo è proprio ciò che sta iniziando a verificarsi: sempre più persone vedono gli eccessi sempre più paradossali e, soprattutto, ne ridono apertamente. Ovviamente la mia, non vivendo negli USA, è solo una sensazione, un’intuizione appunto, ma credo che la direzione sia questa se non è adesso, lo sarà nei prossimi anni (direi 5, massimo 10).

Del resto il PC non è così giovane: supponendo che negli USA sia nato negli anni ‘80 ormai ha circa 40 anni. È nella natura delle società umane che tendenze di questo genere durino due generazioni (circa 50 anni): più o meno 25 anni per diffondersi e altri 25 di dominio culturale.

Se vivessi negli USA potrei divertirmi a indovinare quale sarà la prossima forma di bigottismo ma onestamente al momento non ne ho idea. Potrebbe essere una nuova forma di razzismo: non quello tradizionale, basato sul colore della pelle per capirci, ma per esempio contro i poveri. Del resto questa è la tendenza che ho previsto nell’Epitome ([E] 14.5). Dubito che possa invece essere una discriminazione sanitaria, sul modello italiano del verdepasso per intenderci, perché è troppo evidente che i beneficiari di tale modello siano le case farmaceutiche: la gente è stupida e manipolabile ma non così tanto. Può essere imbrogliata con scuse speciose, un anno o due, forse anche più, ma non per un decennio e passa. Probabile che un tentativo venga comunque fatto ma non credo che avrà successo.

Conclusione: vedremo come andrà. Come ha scritto Sartori le parole sono importanti: se “woke” prenderà una sfumatura dispregiativa o ancor meglio ridicola allora l’ideologia a essa legata avrà gli anni contati e inizierà il suo declino. Sfortunatamente la stupidità non si crea né si distrugge ma si trasforma: inevitabilmente le persone che hanno la necessità di sentirsi illusoriamente superiori al prossimo troveranno una nuova forma di bigotteria di cui farsi fieri portatori.

mercoledì 18 maggio 2022

Osho politicamente corretto

Ieri ho terminato “Il canto della meditazione” di Osho: come scrissi in Osho > Tolle è stata una sorpresa positiva. Ho trovato il pensiero di Osho più semplice e profondo ma anche meno artificioso e autoreferenziale di quello di Tolle. Ovviamente sono consapevole che sia solo la mia sensazione…

Mi ha stupito il gran numero di barzellette presenti nel testo. Soprattutto non sempre ne ho capito il collegamento con l’argomento trattato. Non so: forse sbagliavo io a cercarvi un’analogia profonda e magari dei punti di contatto fra l’essenza della battuta e l’essenza dell’insegnamento di Osho.
Di solito siamo abituati a vedere l’umorismo, magari una vignetta, usato in questa maniera: a sottolineare ironicamente un comportamento dimostrato assurdo dall’autore.

Invece in Osho il collegamento fra pensiero e barzelletta mi è parso estremamente labile: per esempio dopo aver scritto di aspetto esteriore può proporre una barzelletta dove si parla effettivamente di apparenza ma la cui battuta chiave non ha niente a che fare col suo messaggio.

Io credo che ciò sia voluto: l’obiettivo delle barzellette non è quindi quello di fornire un’analogia o una sintesi scherzosa e facile da ricordare ma deve essere altro.

Posso provare a fare qualche ipotesi:
- spezzare volutamente il ritmo, il filo del pensiero: fare abbandonare la logica, la ragione, che come spiega nel testo Osho, non possono portare alla comprensione profonda del suo messaggio.
- sorprendere e spiazzare il lettore: anche qui lo scopo di interrompere il pensiero logico e farlo riprendere da punti di vista completamente diversi.
- far riflettere il lettore che cercherà, come me, di confrontare quanto ha compreso con la barzelletta: anche se magari il parallelo logico è errato o assente.
- genuina ironia, ma anche un messaggio più profondo: non credere alle parole di Osho perché lo hai frainteso. La vera comprensione non può arrivare dall’esterno ma deve sbocciare in noi.

Ho la sensazione che Osho inserisse veramente delle barzellette nelle lezioni ai suoi seguaci: probabilmente l’effetto dal vivo era molto più incisivo e meno ambiguo. In un libro, e per giunta tradotto, il loro significato diviene molto più difficile da comprendere.

In una barzelletta le protagoniste sono tre giovani ragazze e, quando ho iniziato a leggerla, mi sono subito chiesto se sarebbe stata politicamente non corretta. Difficile dire: a un livello molto esteriore forse appena appena sì ma se si scende più in profondità direi di no. La barzelletta è piuttosto criptica e, secondo me, il significato è che l’interpretazione della realtà è soggettiva. Quindi il sesso delle protagoniste è irrilevante e non escludo che tale elemento sia stato tirato in ballo proprio per spiazzare maggiormente il lettore.

Credo comunque che Osho si sarebbe fatto una bella risata se qualcuno gli avesse spiegato il concetto del politicamente corretto. Tutto sommato non sarebbe una questione banale.
Immagino che Osho avrebbe considerato la questione come una grande sciocchezza: se sei interessato al significato profondo delle cose, se non credi per niente al significato delle parole, se ritieni che la vera comunicazione tramite il linguaggio non possa esistere allora diatribe su singoli termini o regole grammaticali ti appariranno come prive di senso.
In genere, nelle situazioni in cui il suo insegnamento va contro la norma, Osho è molto tollerante e dice sempre qualcosa del tipo “io faccio così ma tu fai come vuoi, fai come ti senti e come ti sembra meglio e andrà bene per te…”
In questo caso però il politicamente corretto non è una visione personale, condivisibile o no, ma è il tentativo di imporre ad altri la propria: tutti devono adeguarsi a usare il linguaggio in una certa maniera perché ad alcune persone non va bene diversamente.
L’imporsi sugli altri mi pare però assolutamente contrario all’insegnamento di Osho: tutta la consapevolezza deve provenire dall’interno figuriamoci quindi se possa venire non dico insegnata ma addirittura imposta dall’esterno!
Il punto è che, in questo caso, non potrebbe limitarsi a rispondere al seguace di fare come gli pare.

Mi pare sia un problema comune della spiritualità concentrarsi troppo sull’individuo e tralasciare invece il rapporto con la società. Tolle mi pare, per esempio, che ne sia totalmente oblioso mentre Osho ne è più consapevole e dà, sebbene genericamente, alla società delle responsabilità concrete nel provocare il disagio umano. Per Osho la società "crea menzogne" che ingannano l’uomo e lo distolgono da quelli che dovrebbero essere i suoi veri obiettivi.

Quindi, sì, probabilmente Osho considererebbe il politicamente corretto come una grande falsità che distrae e confonde l’uomo dall’essenza delle cose.
Immagino che direbbe al seguace: “se vuoi vivere nella società allora seguine le regole”. Ma il vero punto sarebbe che per raggiungere l’illuminazione si deve uscire, almeno temporaneamente, dalla società, dopodiché problematiche come quelle del politicamente corretto divengono irrilevanti.
Immagino che lo stesso Osho si adeguerebbe ai dettami del politicamente corretto magari usando le parole considerate “accettabili” col sorriso sulle labbra: non per sfottere ma perché genuinamente divertito. E a un seguace convinto sostenitore del politicamente corretto direbbe: “se mi vuoi seguire seguimi ma per ascoltarmi dovrai pulirti le orecchie” intendendo che per imparare veramente qualcosa dovrà liberarsi di molta zavorra ideologica…

O almeno così mi piace e mi diverto a pensare!

Volevo limitarmi a un corto ma, evidentemente, sono andato lungo…

Fatemi aggiungere qualche altra considerazione estemporanea: del resto sarebbe impossibile fare una sintesi organica di un libro denso di messaggi spirituali…

Mi chiedo se consigliare o no la lettura di questo libro: io credo che la risposta debba essere “no” a meno che l’aspirante lettore non senta un vuoto dentro di sé, un bisogno di risposte per una vita che appare incomprensibile… Ecco a questo tipo di persone il libro potrebbe essere utile mentre per tutte le altre sarebbe solo una perdita di tempo.

Questo mi porta infatti alla mia seconda osservazione: ho scoperto una notevole affinità di pensiero fra quanto ho scritto nel capitolo 22.3, “La comunicazione verbale”, e quanto affermato da Osho proprio nelle ultime pagine del suo libretto.

Per Osho la comunicazione verbale, a causa dei limiti del linguaggio, è semplicemente impossibile: per me è invece molto difficile. Scrivo io: «Paradossalmente, a causa delle limitazioni del linguaggio umano, non credo sia mai possibile trasmettere esattamente un proprio pensiero un po’ complesso né, tantomeno, comprendere perfettamente le idee altrui». Sebbene, fortunatamente, un’approssimazione della comprensione è spesso sufficiente.
Osho spiega che il rimedio all’incomprensione è l’amore. Io non me la sono sentita di essere così spirituale sull’Epitome e parlo genericamente di “buoni rapporti”, su questo ghiribizzo (v. Ragionamento sulla comunicazione) credo poi di aver quasi sicuramente parlato di “tolleranza e volontà di comprensione” come ingredienti necessari a una comunicazione effettiva. Ma nell’essenza concordo con Osho...
Volendo un’altra similitudine molto significativa è che nel mio pezzo più “spirituale” (v. La lingua degli angeli) su questa materia concludo che probabilmente il mezzo comunicativo più efficace, che usi il linguaggio, è la poesia.
Ecco, tutta la prima parte del libro di Osho, si basa su un commento, a modo suo, di una poesia: “Il canto della meditazione” di Hakuin…

Conclusione: un’ultimissima considerazione finale: nella mia teoria spiego che vi è anche un merito nella comunicazione imperfetta: essa può portare a formulare nuove idee. Ecco, forse, quello è l’obiettivo delle barzellette di Osho...