«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

lunedì 29 maggio 2023

Frammenti sparsi di Hobsbwam

Oggi mi sono alzato presto e per un paio di ore ho voluto distrarmi scrivendo un po’ di Strabuccinator: piano piano sto finendo le aggiunte programmate…

In realtà però voglio scrivere de “Il secolo breve”: ho iniziato il capitolo XII sul “Terzo mondo”.
Nelle prime tre pagine riassume l’argomento centrale di “Collasso” di Diamond: l’aumento spropositato della popolazione provoca povertà. Argomento banale ma, chissà perché, spesso trascurato.

Sul finale del primo sottocapitolo viene presentata una teoria (non di Hobsbawm!) chiamata “transizione demografica” che non mi convince. Secondo questa teoria, prima o poi, una società raggiunge un equilibrio demografico caratterizzato da bassa natalità e bassa mortalità. In alcuni paesi dell’est asiatico si è in effetti verificato qualcosa di questo genere ma non, per esempio, in Africa.

Secondo me, l’uomo, per sua natura, come qualsiasi animale, tende a riprodursi e quindi a moltiplicarsi fino a consumare tutte le risorse disponibili. Per non farlo devono intervenire dei fattori esterni.

Prima di tutto devono essere disponibili dei contraccettivi efficaci.
Poi la donna deve avere il controllo e la libertà di non avere figli: mi chiedo quando questa avvenga.
Di sicuro di pende dalla cultura della società. Affinché una donna decida di non avere figli deve pensare che l’alternativa sia preferibile. E qual è l’alternativa?
Nel mondo occidentale, dove tutto si misura col denaro, può essere la carriera. Altrove non saprei…
Ritengo quindi che in Africa la cultura non conceda alle donne molte alternative rispetto alla famiglia con la conseguenza della crescita della popolazione. In Asia orientale è possibile che i protomiti occidentali del lavoro/indipendenza femminile siano maggiormente penetrati o, forse, vi sono altre spiegazioni.
Ma l’idea di questa “transizione demografica” miracolosa e automatica non ha senso…

Uhm… mi sembrava ci fosse di più da scrivere…

Ne approfitto allora per fare un passo nel capitolo precedente (*1) e presentare un concetto interessantissimo.
La degenerazione della cultura porta a una degenerazione del capitalismo.
Questo significa che il capitalismo, così come fu descritto da Adam Smith, non crea ricchezza e benessere per tutti automaticamente: sono necessarie delle precondizioni culturali che Smith dette per scontate, ovvero insite nell’uomo, ma che in realtà erano culturali e, quindi, modificabili nel tempo.
Qualche esempio di questi valori: «Il capitalismo faceva affidamento sull’“abitudine a lavorare”, che Adam Smith considerava uno dei moventi fondamentali del comportamento umano, nonché sulla disponibilità a rinviare a lungo la gratificazione immediata, cioè a risparmiare e a investire in previsione di future ricompense, sull’orgoglio di ottenere buoni risultati, sul costume della fiducia reciproca e su altre abitudini che non erano implicite nella massimizzazione razionale dell’utilità di ciascuno.» (*2)
E poi «In altri termini, il capitalismo aveva avuto successo perché non era soltanto capitalista. La massimizzazione e l’accumulazione dei profitti erano condizioni necessarie ma non sufficienti per il suo successo.» (*3)
Personalmente vi vedo analogie e sovrapposizioni con la mia teoria della “deriva morale” anche se questo è un concetto ben diverso.

Andando ancora un po’ più indietro vale la pena menzionare una delle poche idee di Hobsbawm che non mi hanno convinto. Nel capitolo sulla cultura giovanile afferma che, dagli anni ‘60 in poi, i giovani delle classi elevate copiano il linguaggio e l’atteggiamento di quelle più basse.
In realtà espresso in questa forma il concetto è formalmente corretto: ma secondo me è importante sottolineare che si tratta di un’imitazione superficiale che non incide sui valori più profondi. Quando i giovani benestanti maturano ed entrano nella società allora smettano di protestare contro di essa e le sue ingiustizie e non esitano ad approfittarsi dei vantaggi della loro posizione privilegiata.

Come ho scritto altrove un concetto molto importante che ho maturato recentemente è che solo chi è fuori dalla società potrà lottare contro di essa: chi è integrato nella società invece la difenderà per proteggere così anche la propria posizione.
Chi protesta quindi? I giovani, i disoccupati, gli schiavi (nel passato), i delinquenti (per interesse personale) o quei gruppi sociali che ritengono di essere trattati ingiustamente.

Conclusione: vabbè, un pezzo un po’ frammentato: ma ho sonno...

Nota (*1): semplicemente non riesco a scrivere di tutto ciò che trovo interessante e degno di menzione in questo libro: inevitabilmente di molte idee non riesco a scrivere...
Nota (*2): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbawm, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 402.
Nota (*3): ibidem, pag. 403.

domenica 28 maggio 2023

Hobsbwam comunista

Nel corso degli ultimi mesi, magari quando ci scrivevo un pezzo sopra, mi chiedevo come fosse collocato ideologicamente Hobsbwam perché mi sembrava molto oggettivo e neutrale (*0).
Era solo una curiosità: di solito, anche per non farmi influenzare nell’interpretazione dell’opera, evito di controllare le biografie su Wikipedia o simili…

Arrivato al capitolo dove parla dell’evoluzione della classe operaia fa anche un rapido accenno all’immigrazione: molto oggettivamente si limita a osservare che essa spezzò la coesione sociale fra gli operai rendendo meno unita e consapevole di sé tale gruppo sociale. Normalmente sono abituato a sentire parlare dell’immigrazione acriticamente come se fosse solo pregi e nessun problema e, anzi, quando qualche difficoltà è innegabile allora è colpa della popolazione autoctona razzista o comunque piena di pregiudizi. Solo su un testo sull’argomento, e comunque con molte precisazioni e giri di parole, quasi ad affermare una verità che si preferirebbe tacere, avevo trovato qualche difetto associato all’immigrazione…

Mi sembrava di averne accennato anche qui sul ghiribizzo di queste osservazioni di Hobsbwam ma un controllo rapido non mi ha fatto trovare niente (*1). Colpa anche mia che mi diverto a inventarmi titoli che spesso hanno poco a che fare con il contenuto del pezzo in sé…

Sicuro di averne scritto mi immaginavo almeno un paio di amici (--TJ) che storcendo il naso avranno pensato: “questo Hobsbwam doveva essere un fascista!” e, siccome sono anti-fascisti, “bisognerebbe sciacquargli la bocca con l’olio di ricino per quello che ha scritto!”.
Anzi, probabilmente la loro logica sarebbe stata leggermente diversa: prima avrebbero cercato su Wikipedia la sua collocazione politica e, in base a questa, avrebbero deciso se accettare o no le sue parole! Dove io giudico il pensiero essi giudicano l’autore...

Invece, con mio grande stupore, ho scoperto che Hobsbwam era un “super” comunista. Ebreo, padre inglese e mamma austriaca, si trasferì nel Regno Unito agli inizi degli anni ’30. Già in Germania si era iscritto giovanissimo al partito comunista tedesco (*2). Giunto nel Regno Unito si iscrisse quindi al partito comunista inglese. Appena iniziò a farsi un nome nell’ambiente accademico fu tenuto d’occhio dai servizi segreti inglesi che ne temevano il proselitismo verso il comunismo e che lo segnalarono alla BBC (nel senso di non dargli spazio!).
Bellissima un’intervista dei primi anni 2000, quindi a un decennio di distanza, dal crollo dell’URSS. L’intervistatore gli chiede se si pentiva di essere rimasto iscritto al partito per tutta la vita. E Hobsbwam risponde qualcosa del tipo: “perché dovrei pentirmi di essere stato dalla parte dei deboli e degli oppressi? È il comunismo sovietico che ha intrapreso la strada sbagliata e che è degenerato.” (*3)
Argomento che ricalca abbastanza la conclusione dell’appendice [E] D.6 dove scrivo:
«Nei sottocapitoli precedenti ho mostrato dei limiti del marxismo che spiccano evidenti alla luce della mia teoria. Questo però non significa che i problemi di giustizia sociale che il marxismo si proponeva di risolvere non siano reali oppure non più attuali.
[…]
Il marxismo ha quindi il grosso pregio di aver cercato di difendere i più deboli nel tentativo di ottenere una società più giusta ed egalitaria ed è stato anche in grado di capire e anticipare i pericoli portati da un capitalismo incontrollato: sfortunatamente la soluzione proposta era fondata su basi errate; l’ideologia comunista sovietica, portata avanti con ostinata pertinacia, è poi improvvisamente crollata insieme all’URSS lasciando così un vuoto ideologico che è stato prontamente riempito dalla degenerazione del liberismo.»

Resta il fatto che, in genere, quando leggo (o ascolto su YouTube!) Hobsbwam mi ritrovo quasi esattamente: il desiderio di giustizia da un lato e l’oggettività, la capacità di vedere oltre le ipocrisie e le menzogne della società dall’altro.

Mentre scrivevo questo pezzo ho riascoltato un’altra intervista del 2010 (credo sia morto nel 2012) in cui anticipava la situazione socio-politica che viviamo adesso...

Conclusione: non posso fare a meno di sorridere soddisfatto osservando come, con un pizzico di logica e intuizione, riesco ad anticipare concetti che poi ritrovo ripetuti, almeno nella loro essenza, nelle opere di intellettuali che hanno dedicato la loro vita a tali problematiche...

Nota (*0): del resto Hobsbwam è un INTP ed essi, quando ragionano in modalità “analisi”, diventano estremamente oggettivi (e insensibili/privi di tatto)!
Nota (*1): se una volta finito di scrivere questo pezzo ne avrò voglia vedrò di cercare e di riproporre i passaggi che ho in mente.
Nota (*2): adesso sembra strano ma alla fine degli anni ‘20 inizio anni ‘30, il partito comunista era il secondo partito come popolarità dopo quello nazista.
Nota (*3): La mia era una citazione a memoria di un video visto qualche giorno fa: adesso l'ho ritrovato e riascoltato (Jeremy Paxman interviews historian Eric Hobsbawm in 2002 - BBC Newsnight) l’intervista.
Il giornalista gli chiede: «Si sente in colpa per aver fatto proselitismo per la causa comunista durante la sua attività di insegnante e di scrittore? Dopo che abbiamo visto come abbia fallito dovunque si è cercato di applicarlo [il comunismo]?»
Hobsbwam: «Non ho fatto proselitismo per il partito comunista. Ho fatto proselitismo contro il capitalismo, per la liberazione dei popoli colonizzati, per i poveri contro i ricchi e non lo rimpiango. Perché dovrei farlo?»
Nota (*4): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbwam, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 363-364.
Nota (*5): ibidem pag. 364-365.

PS: ecco le citazioni di Hobsbwam sull’immigrazione che avevo promesso…
«Nello stesso tempo l’emigrazione di massa provocò un fenomeno fino ad allora limitato, almeno dalla fine dell’Impero asburgico, solo agli USA e in misura inferiore alla Francia: la diversificazione etnica e razziale della classe operaia e, per conseguenza, il sorgere di conflitti al suo interno.» (*4)
oppure
«Per varie ragioni, […], i nuovi immigranti entrarono nello stesso mercato del lavoro delle popolazioni locali e con gli stessi diritti, tranne dove essi erano ufficialmente segregati come una classe di “lavoratori-ospiti” presenti solo temporaneamente e perciò in stato di inferiorità. Entrambi i casi produssero tensioni.» (*5)

venerdì 26 maggio 2023

Nuovo pericolo IA

Oggi scriverò un pezzo propedeutico alla mia Epitome: ho infatti deciso di aggiungere un sottocapitolo apposito sui pericoli delle IA.

Già nel capitolo [E] 21.3 presentavo, in un’apposita sezione, il pericolo rappresentato dalle IA. Scrivo infatti:
«Intelligenza Artificiale (IA): sicuramente questa nuova tecnologia ha delle grandissime potenzialità e potrà portare benefici all’intera umanità. Ma è importante essere anche consapevoli dei possibili pericoli: 1. l’IA è uno strumento e, come tale, si deve evitare di abusarne usandolo in maniera impropria [*1]; 2. è anche fondamentale comprendere quali siano i limiti dell’IA affinché questa non venga erroneamente considerata un oracolo infallibile [*2].
È da notare come il pericolo rappresentato dall’IA si sovrapponga, moltiplicandoli, ai pericoli di schedatura di massa e genetica o col riconoscimento facciale visti precedentemente.
Un altro pericolo è quello di sopravvalutare l’efficacia dell’IA attribuendogli compiti che, almeno per il momento, non è in grado di gestire [*3].»
Con le note:
«[*1] Tendenzialmente per controllare la democratastenia e limitarne così la libertà. Ricordo che ridurre l’autonomia della democratastenia equivale a rendere più forti i parapoteri
[*2] Nella fondamentale fase di addestramento di una rete neurale è possibile che questa apprenda involontariamente dei concetti errati: in passato per esempio si sono verificati casi in cui l’IA apprendeva anche i pregiudizi dei suoi programmatori; il risultato era che l’IA, teoricamente oggettiva e imparziale, era invece intrinsecamente razzista!
[*3] Per esempio periodicamente, ma sempre più spesso, si ha notizia di video rimossi da Youtube, evidentemente attraverso un meccanismo automatico, in quanto accusati di incitare all’odio (o comunque di violare le condizioni di utilizzo spesso volutamente vaghe e arbitrarie) e che invece erano completamente legittimi: in questi casi l’intelligenza artificiale sembra, contrariamente al proprio nome, una pericolosa “stupidità artificiale”.»

Subito dopo vi è anche questa sezione:
«Forza militare controllata da IA: fra non molto, al massimo fra qualche decina di anni, le IA saranno in grado di controllare droni e altri veicoli militari. In questo caso il pericolo non è tanto che un’IA “impazzisca” e scateni una guerra che distrugga l’uomo [*1], trama cara a molte pellicole di fantascienza, quanto che sparendo l’elemento umano un parapotere economico potrà acquistarsi il proprio esercito personale [*2]: le implicazioni sulla stabilità della società sono notevoli, come vedremo in 15.2, perché la democratastenia si troverà in uno stato di inferiorità incolmabile rispetto ai poteri più forti della società.»
Con le note:
«[*1] Improbabile ma non impossibile: non è da escludere che in futuro delle IA, seguendo la loro logica inumana, possano commettere degli atti che potrebbero apparire incomprensibile e/⁠o assurdi agli uomini e, quindi, provocare involontariamente un conflitto.
[*2] Contemporaneamente lo Stato dovrebbe rinunciare al monopolio della forza: al momento sempre impensabile ma non è improbabile che ciò accada progressivamente: cioè che prima siano permessi un limitato numero di piccoli droni per la sicurezza e che, col tempo, vengano permessi mezzi sempre più numerosi, potenti e letali.»

Tutto corretto in realtà: il problema è che vedevo questo potenziale pericolo in prospettiva, come qualcosa che ancora per anni, probabilmente decenni non avrebbe avuto modo di concretizzarsi.
Pensavo a IA molto specializzate in specifici compiti mentre con chatGPT abbiamo invece un principio di IAG, ovvero di “Intelligenza Artificiale Generica”, capace di adattarsi a più compiti.

Tutto questo mi ha portato a riflettere ulteriormente sull’argomento (avete visto i numerosi pezzi che ho scritto sulle mie interazioni con chatGPT) e, data l’estrema importanza e attualità, mi pare necessario riempire i vuoti che, più o meno volontariamente, avevo lasciato nelle sezioni sullodate dedicate all’IA.

Di seguito lo schema di quello che voglio scrivere:

- Cappello: rivoluzioni improvvise, incompletezza di quanto avevo già scritto.
- Tre pericoli principali e altri indiretti:
1. Distorce la percezione realtà degli utenti a causa dei suoi pregiudizi. {Da notare che questo pericolo lo avevo già evidenziato in un paio di note (vedi sopra) ma si sta prefigurando di tipo diverso da quello che pensavo: addestrando l’IA col contenuto dell’intera rete (e dando maggior peso ai media tradizionali) se ne acquisiscono i pregiudizi: in particolare chatGPT tende a essere estremamente politicamente corretto tanto che, per renderlo tale, sospetto che l’abbiano dovuto istupidirlo (v. il corto Intelligenza e correttezza)!}
2. Toglierà un gran numero di posti di lavoro. {Vedi poi}
3. Renderà la piramide iperbolica ([E] 15.2) ancora più iperbolica. {Vedi poi}

- Forse potrei inserirlo come pericolo a sé stante o come conseguenza (ancora non so) ma l’integrazione di questa IA in robot amplificherà i pericoli 2 e 3.

- Conseguenze estreme della piramide iperbolica: ancora più ingiustizia; vantaggi per oligarchia globale; cosa fare della popolazione “inutile”?

Ma esaminiamo più approfonditamente le conseguenze del punto 2. Io ho la sensazione, anzi la sicurezza, che siamo di fronte a una rivoluzione della stessa portata, se non maggiore, di quella industriale del XVIII secolo.
Credo che il suo effetto sarà ancora più brutale perché mentre la rivoluzione industriale (insieme a quella agricola) aveva progressivamente spostato il lavoro dai campi alle fabbriche e nel corso dell’ultimo secolo, almeno in occidente, il lavoro si era poi spostato sul terziario, qui i cambiamenti saranno più rapidi: nel giro di pochi anni, appena le aziende si saranno rese conto di come usare queste tecnologie a proprio vantaggio per ridurre il personale, ci sarà una corsa incontrollata a farlo.
E questi nuovi disoccupati non avranno alternative.
In questa situazione dovrebbe intervenire lo stato in maniera da gestire il cambiamento. In realtà, in prospettiva, andrebbe cambiato proprio il modello di società: in un mondo dove le macchine possono lavorare al posto dell’uomo quest’ultimo potrebbe e dovrebbe goderne i benefici: più tempo libero e più ricchezza.
Ma nella società attuale è facile prevedere che l’enorme aumento di ricchezza andrà tutto a finire in poche mani mentre ai molti nuovi poveri toccherà poco o nulla. Anzi i poveri dovranno pure ringraziare per ricevere un modesto “assegno” (*1) con cui sopravvivere: ovvio poi che cibo, servizi e beni essenziali, magari figli, saranno tutti controllati e a pagamento.
Sarò pessimista ma questa popolazione in eccesso, sostanzialmente inutile, verrà decimata in una qualche maniera o in un’altra: vita più breve (cibo, ambiente e cure scadenti), un solo figlio o nessuno…

Tutto questo in parallelo col pericolo di piramide iperbolica. Ricordo di cosa si tratti: la società tende ad assumere una forma piramidale con pochi potenti al vertice e una grande base di povertà. In mezzo un gruppo più o meno ampio di popolazione benestante: questa fascia intermedia è necessaria, come fosse una sorta di leva, per trasmettere la volontà dei potenti alla maggioranza della popolazione più povera.
Con il progresso tecnologico e la maggiore capacità persuasiva dei mezzi di comunicazione diviene necessaria meno classe media: ecco che la forma della piramide diviene più “slanciata” ovvero iperbolica. I vertici sono ancora più in alto ma la struttura sociale resta stabile a causa dell’aumento della capacità repressiva data dalle nuove tecnologie.
Con l’IA, capace di sostituire l’uomo anche in quelle professioni tipiche della classe media, ecco che la piramide iperbolica potrà snellirsi ulteriormente, mantenendo però la propria stabilità.

La vera rivoluzione sarà l’integrazione di questa intelligenza in robot capaci di violenza: questo permetterà alle multinazionali di comprarsi i propri eserciti personali: inutile che vi faccia delle ipotesi distopiche ma è chiaro che gran parte della popolazione diverrebbe inutile.
Poco o nulla impedirà ai pochi potenti di iniziare a pensare che sarebbe meglio “per tutti” ridurla in qualche modo: e qui torniamo alla conclusione del punto di sopra.
La cosa drammatica è che in passato queste piramidi sociali, quando divenivano troppo ingiuste, quando cioè crescevano troppo in altezza, finivano per crollare con una rivoluzione.
Ma nel futuro che ci si prospetta, con tutta la popolazione controllata 24 ore su 24, con anche la forza fisica delegata a macchine spietate, non ci sarà la possibilità di cambiare la situazione dal basso. Quando mai si è sentito di un gregge di pecore che ha sbranato il proprio pastore anche quando questo macellava i loro agnelli?

Conclusione: la vedo brutta. La nuova versione dell’Epitome sarà decisamente pessimista.

Nota (*1): anche sull’eliminazione del contante avrò da scrivere: essenzialmente si tratta di un modo per assumere il controllo quasi completo sui singoli individui e, quindi, sulla popolazione.

giovedì 25 maggio 2023

La peggiore prefazione

Per un disguido tecnico (mi ero ritrovato in bagno col libro sbagliato!) ho iniziato a leggere la prefazione a “Il mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer. L’opera, sebbene scritta dall’autore giovanissimo, è segnalata come la più importante e, quindi, ero molto entusiasta e speranzoso...

Invece la prefazione ti taglia le gambe!
Ci sono ben quattro controindicazioni:
1. Schopenhauer insiste molto che l’opera contiene un unico grande pensiero che non può essere scomposto né semplificato: il lettore per capirlo dovrà leggere l’opera due volte (*1) e con molta attenzione.
2. È necessario conoscere un’opera precedente che Schopenhauer non ha “avuto voglia” di riproporre o riassumere.
3. È necessario conoscere la filosofia di Kant (Platone utile e i vedanta per la lode).
4. È necessario leggere prima un’appendice dove spiega quali siano gli errori di Kant e cosa invece resti valido. Ah, anche l’appendice andrebbe letta due volte!

Insomma sembra che invece di invogliare alla lettura tenti di scoraggiarla!
Beh, nella prima pagina in realtà spiega che la sua opera è la risposta alla principale questione della filosofia: ma "astutamente" non accenna a quale sia.

Ancora devo finire di leggere questa prefazione ma ho già visto che dopo ce n’è una seconda per una successiva edizione: spero che in quest’ultima dica di aver reso il testo più accessibile!

Conclusione: un giovane estremamente convinto questo primo Schopenhauer! Sembra quasi che creda di aver scritto un’Epitome… (*2)
Comunque mi è simpatico! Mi sono comprato questo libro per istinto: ho la sensazione che vi troverò delle epigrafi per il capitolo sui protomiti. Non mi stupirei anzi di scoprire che la sua “volontà” corrisponde alle mie leggi del potere e la “rappresentazione” ai protomiti...

Nota (*1): qui secondo me si sente che l’autore è giovane e non scende a compromessi: capisco benissimo ciò che intende ma è solo questione di metodo. Alla fine la matassa si può sempre sbrogliare per rendere tutto più comprensibile. Ho il sospetto che qui l’autore abbia voluto sentirsi superiore al comune lettore e, per questo, non si è sforzato di rendere facilmente comprensibile ciò che aveva in mente.
Nota (*2): :-)

mercoledì 24 maggio 2023

Avevo ragione?

Avevo ragione. Sfortunatamente avevo ragione.
Anni fa, più volte, avevo scritto “è finita la democrazia”, “è finita la libertà”, “siamo in dittatura” e roba simile.
In verità io vedevo violare "solo" un principio e, da questo, ne traevo le estreme conclusioni: quando si inizia a demolire i piloni portanti di un edificio prima o poi crolla tutto.

Molti all’epoca, magari privatamente, mi dicevano che esageravo: “ma allora in Cina?”, “ma allora in Corea del Nord?”, “ma allora in Iran?”, concludendo con “in questi luoghi sì che non vi è né libertà, né democrazia!”.

Verissimo in Cina, Corea del Nord e Iran, AL MOMENTO, c’è meno libertà che da noi.
Però dove i miei amici e conoscenti vedevano un’inezia, un piccolo sacrificio necessario, io vi vedevo la distruzione di un principio e la logica, non il capriccio o la paranoia, mi diceva che l’intera struttura sarebbe poi crollata. È nella natura di chi ha la mia personalità (INTP) seguire la logica: anche quando porta a conclusioni sgradite e che non vorremmo neppure prendere in considerazione…

Intendiamoci ancora l’edificio non è crollato: ma ormai siamo in una fase dove i calcinacci, le crepe, gli scricchiolii e i tremori dovrebbero essere ovvi a tutti. È questione di pochi anni ormai.

Ecco: in questo ho sbagliato. Io credevo che il crollo sarebbe stato a diversi decenni di distanza invece si tratta di pochi anni.
Ma all’epoca pensavo si trattasse di idiozia occasionale, che non ci fosse una precisa volontà sovranazionale che guidasse, non solo l’Italia ma tutto l’occidente, in una specifica direzione.
Adesso, di nuovo per logica, sono giunto alla conclusione che questa sia l’unica possibilità: tutto sta accadendo troppo velocemente per essere frutto del caso. Non si sono sfondate semplici pareti divisorie nell’edificio democratico ma, come detto, si sono minati i principi portanti.

Ho scritto che l’evidenza dell’imminente crollo è ovvia perché basterebbe darsi un’occhiata intorno ma in realtà, temo, la forza ipnotica e inebetente dei media è tale che la maggioranza della popolazione non si accorge di niente e beve le baie che le vengono sapientemente propinate. Ancora qualche mese fa un politicante UE (Borrell) ha definito l’Europa un “giardino” circondato dalla “giungla”. L’unica cosa vagamente vera è che i nostri politici dovrebbero darsi al giardinaggio: non perché ne sarebbero capaci ma semplicemente perché causerebbero meno danni.
Il risveglio sarà quando rimarremo sepolti dal crollo del nostro edificio sociale (nella feconda immaginazione di Borrell una “serra” suppongo!) …

Probabilmente siamo in quella fase del “Collasso” in cui, secondo Diamond, la popolazione semplicemente non vuole riconoscere, per motivi psicologici, la realtà concreta di un problema.

Conclusione: in realtà volevo arrivare a un ragionamento sull’ideologia “woke” ma credo sia bene lasciarlo per un pezzo a sé stante. Prendete quindi quanto scritto come un semplice sfogo...

martedì 23 maggio 2023

I giovani di ieri

È da qualche giorno che voglio scrivere di Hobsbwam ma poi, per un motivo o per un altro, rimando. Oggi non mi vengono a mente alternative e quindi…

Nel capitolo attuale l’autore riassume l’evoluzione della cultura, in varie fasce della popolazione, dopo la seconda guerra mondiale: aveva affrontato le donne e adesso i giovani.

Che i giovani abbiano una propria cultura è un po’ una novità: in un passaggio che mi ha colpito Hobsbwam scrive che prima la gioventù era vista come un periodo di preparazione all’età adulta, adesso è invece considerata la prima fase dell’età adulta: anche per questo motivo la soglia della maggiore età scese verso i 18 anni. Una distinzione sottile ma importante.
I motivi sono molteplici o, forse, è più corretto dire che non siamo sicuri di quale sia stata la causa!
Da una parte la piccola ma significativa disponibilità finanziaria, subito adocchiata dalle grandi industrie come mercato e che, a sua volta, contribuì ad alimentare questa “cultura” giovanile fornendole feticci con cui identificarsi.
Ma questa non può essere la ragione principale dato che un cambiamento analogo, sebbene meno evidente, si sviluppò anche fra i giovani del terzo mondo.
Ora non mi ricordo tutte le possibili concause elencate da Hobsbwam (*1) ma quella che ho trovato più convincente è l’evoluzione tecnologica: oggi non dico un giovane ma a volte perfino un bambino è in grado di usare con più destrezza ed efficacia un nuovo strumento tecnologico. Si ribalta così il tradizionale rapporto fra giovani e anziani dove non sono più i primi a insegnare ai secondi ma il contrario. È chiaro che psicologicamente questo porta sia l’anziano a considerare il giovane più adulto di quanto sia e il giovane a sentirsi più maturo ed esperto dell’anziano.
Mi chiedo poi quale possa essere stato il ruolo della scuola divenuta sempre più moderna: forse proprio l’insistere meno sui valori tradizionali ha facilitato la creazione di un diverso modo di pensare e sentirsi nei giovani: il giovane studente non pensa più “io diventerò come i miei genitori” ma “io diventerò diverso da loro” (*2).
Un altro fattore parzialmente suggerito da Hobsbwam è dato dall’invecchiamento della classe dirigente grazie al miglioramento della medicina e all’allungamento della vita attiva: negli anni ‘50 tutte le maggiori nazioni occidentali sono governate da uomini formatisi alla fine del XIX secolo.
Ma io penso che il fenomeno sia più generale: in una società dove tutti vivono più a lungo, tutti tendono a conservare il proprio potere/lavoro più a lungo. Questo rende più difficile al giovane inserirsi in posizioni di prestigio ma lo costringe a una gavetta più lunga proprio quando avrebbe più energie da spendere. E come scrivo nell’Epitome si può lottare contro la società solo se non si è parte integrante di essa: allora infatti non è più conveniente farlo ma, anzi, si cerca di difendere la propria “posizione” in essa.
Un altro elemento da considerare è l’aumento dell’individualismo portato dal liberismo: è tutta un’esaltazione del singolo, quanto vale e cosa può raggiungere. Conta meno il “noi” della società a partire dalla famiglia stessa.
Infine c’era un’ulteriore barriera fra adulti e giovani: l’esperienza della guerra e la migrazione dalle compagne alla città. Come anch’io scrivo nell’Epitome queste esperienze collettive tendono a plasmare e uniformare la mentalità di una larga fascia della popolazione con specifici valori e principi che però non saranno automaticamente condivisi dalle generazioni successive. Banalmente pensiamo all’attenzione alle spese dei nostri nonni (sicuramente dei miei) e della maggiore facilità con cui adesso le famiglie scelgono di indebitarsi, magari non per necessità ma per comprare una macchina nuova più prestigiosa.

Scrivo “cultura” giovanile fra virgolette perché non ha una sua vera e propria ideologia ma piuttosto una semplice accozzaglia di due tendenze: il rifiuto delle regole e la nascita popolare, cioè dal basso. Del resto i giovani sentono una barriera a entrare nella società, ovvero nel mondo del lavoro, ma non hanno idea di ciò che l’abbia creata e come andrebbe corretta: non hanno gli strumenti per capire l’essenza del loro stesso disagio né cosa, come e perché lo provochi. Per questo non propongono soluzioni ma solo protesta.
Alcuni motti sono particolarmente indicativi: «Tutto e subito» o «vietato vietare»…

Ah! Ecco un’affermazione giovanile datata al 1988: leggetela e pensate se e cosa vi ricordi: «Prendo i miei desideri per la realtà, perché credo nella realtà dei miei desideri.»

Che ne pensate? Suona bene, vero?
Ebbene, non sorprendentemente, la cultura “woke” non nasce dal niente ma è evidentemente il proseguimento della traiettoria iniziata negli anni ‘90 (*3). Oggi la confusione fra desiderio e realtà è infatti totale e se ciò, a livello individuale, anch’io lo ritengo legittimo, si è ora passati allo stadio successivo di pretendere che il nostro desiderio diventi realtà non solo per noi ma anche per gli altri.
Da notare che questa idea, me ne rendo bene conto a formularla così, rompe uno dei due principi di giustizia fondamentale di Rawls. Per l'ideologia "woke" la libertà (nella forma di percezione della realtà) di uno dovrebbe prevalere su quella di molti mentre, per Rawls, dovrebbe regnare l’equità.
Forse non casualmente Hobsbwam nella pagina successiva accenna anche allo svilupparsi di una cultura omosessuale a New York e San Francisco nella seconda metà degli anni ‘60. Cito «[…] essi [cioè gli omosessuali] rifiutavano l’ordine delle relazioni umane nella società, stabilito da una lunga tradizione storica e sanzionato ed espresso dalle convenzioni e dalle proibizioni sociali.
Ancor più significativo è il fatto che questo rifiuto non avvenne in nome di altri modelli di ordinamento sociale – sebbene non mancassero gli ideologi “libertari” che sentivano la necessità di etichettare e di giustificare la contestazione del sistema e dell’ordine tradizionale -, bensì in nome dell’autonomia illimitata del desiderio individuale. […] Paradossalmente, i ribelli contro le convenzioni e le restrizioni sociali condividevano i presupposti sui quali era costruita la società di consumi di massa [...]» (il grassetto è mio; *4)
Che dire?
A me pare che in poche parole Hobsbwam riassuma sia l’essenza che i limiti dell’ideologia “woke”. Anzi vi aggiunge un’importante concetto sul quale ancora non mi ero ancora focalizzato: non è un’ideologia che mira a risolvere le ingiustizie della società, come le diseguaglianze economiche e tutte le altre storture prodotte da un liberismo esasperato, ma solo a proteggere la propria particolare nicchia di interesse personale. Ecco quindi che il potere, interessato a proteggere le diseguaglianze concrete da esso stesso generate, può trovare vantaggioso farsi portavoce di questa ideologia: avrà il sostegno dei suoi membri senza compromettere il vero sistema di ingiustizia che ha invece volontà e interesse di proteggere.

Prima di concludere una nota semi personale. A inizio del capitolo Hobsbwam afferma che i giovani hanno la tendenza a conformarsi e uniformarsi: chi non ricorda le bizze di bimbetti che vogliono questo o quell’articolo come hanno “tutti gli altri” o come, del resto, i bambini tendano a prendere in giro chi è diverso da loro.
La cosa buffa è che lo sapevo (ho la sensazione che me lo disse mio padre quando ero bambino) ma me ne ero dimenticato: quando penso ai giovani, inevitabilmente, parto basandomi sulla mia esperienza personale e io, come forse potete immaginare, non ero per niente conformista. Intendiamoci adesso lo sono ancora meno ma, già all’epoca, tendevo a fare di testa mia senza preoccuparmi della possibile disapprovazione altrui e, in realtà, neppure notandola!
Nell’Epitome scrivo ([E] 1.3) della “plasmabilità infantile” ovvero di come i bambini possono essere facilmente convinti dagli insegnanti a credere a tutto ciò che gli viene raccontato ma avevo dimenticato quanto sia naturale la tendenza a cercare di uniformarsi, la voglia di essere accettato, di appartenere a un gruppo, a compiacere ipocritamente gli altri. Tendenze che in effetti aveva notato nei miei coetanei ma che avevo scordato!

Conclusione: credo che “Il secolo breve” sarà il libro del 2023! Ah! e ci sarebbe anche da commentare un paio di pagine in cui NON sono d'accordo con Hobsbwam, ma ne riscriverò in seguito (spero!)...

Nota (*1): sto scrivendo “a memoria” senza avere il libro sottomano: è in macchina e mi fa fatica scendere a prenderlo anche se comunque fra un po’ lo dovrò fare ugualmente perché ho in mente di farne delle citazioni molto precise…
Nota (*2): attenzione! questa è una mia elucubrazione non un pensiero di Hobsbwam!
Nota (*3): e se io all’epoca mi fossi immerso in essa (ma non l’ho fatto!) probabilmente l’avrei già notato!
Nota (*4): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbwam, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 392-393.

lunedì 22 maggio 2023

La caduta di Bakhmut

Stamani non ho voglia di scrivere né Strabuccinator né l’Epitome (entrambi procedono: ieri mattina ho scritto dalla 6:00 alle 8:15) ma cercherò invece di provare a fare il punto della situazione sulla guerra in Ucraina dopo la caduta di Bakhmut.

Per mesi, via via che la conquista procedeva, giravano meme che schernivano i media occidentali. L’idea di questi era mostrare come cambiava l’importanza assegnata alla cittadina mentre l’esercito ucraino ne perdeva progressivamente il controllo: inizialmente la città era considerata di importanza strategica fondamentale ma, una volta in mano russa, diveniva insignificante: con, ovviamente, tutti i casi intermedi…

E invece i media occidentali ci hanno nuovamente sorpreso: Bakhmut è stata conquistata (o “liberata” come dicono i russi) il 20 maggio ma ancora ieri, nonostante Zelensky stesso l’avesse ammesso durante la sua visita in Giappone, questa verità fattuale veniva negata.

Vabbè, prima o poi lo dovranno ammettere: probabilmente si giustificheranno dicendo che alcune truppe (immaginarie) ancora difendevano degli isolati (immaginari) e solo il giorno X hanno deciso di ritirarsi.

Ma ciò che oggi mi sta a cuore capire è il significato strategico di questa battaglia.

Lo scorso autunno le mie fonti, tendenzialmente filo russe, affermavano che Bakhmut era la fortezza centrale per la difesa del fronte ucraino nel Donbass: conquistato questo bastione le successive città sarebbero state meno difendibili e, passate queste, si sarebbe aperta la pianura ucraina impossibile da difendere efficacemente. Insomma vedevano la cittadina di Bakhmut come il primo elemento della difesa ucraina da conquistare per sfondare il fronte.

Onestamente a me non era chiara la logica del perché Bakhmut fosse così importante strategicamente dato che le città successive sembravano, al mio occhio inesperto, altrettanto difendibili.

Negli ultimi mesi invece le mie solite fonti ne hanno cambiato il significato strategico: la Russia non vuole conquistare territorio né è quindi particolarmente interessata a sfondare il fronte ucraino: vuole invece “denazificare” l’Ucraina, ovvero distruggere il maggior numero di uomini e mezzi militari in maniera da renderla inoffensiva.

Da questo punto di vista la battaglia di Bakhmut era utile allo scopo perché attirava alla sua difesa molte forze ucraine, che subivano perdite enormi, distogliendole da altre iniziative belliche.

Quale di queste due letture è corretta? Potenzialmente anche entrambe: magari inizialmente l’obiettivo russo era semplicemente quella di scalfire il fronte difensivo ucraino e solo quando l’esercito ucraino ha iniziato a difenderla massicciamente, inviandovi anche alcuni dei suoi reparti migliori, l’obiettivo sia divenuto il secondo.

La logica ucraina è se possibile ancora meno chiara: se Bakhmut non era importante perché difenderla sacrificando così tanti uomini e mezzi? Le mie fonti, che ripeto sono filo russe, parlavano addirittura di un conflitto fra Zelensky, che voleva proteggere la città e Zaluzhny (*1), il comandante dell’esercito, che invece avrebbe preferito spostare il fronte ed evacuare la città.

Chiaro che per interpretare con sicurezza il significato di Bakhmut bisognerebbe conoscere quante siano state le perdite da ambo le parti. Ovviamente su questo c’è la massima incertezza e le vere cifre le sapremo, FORSE, solo a guerra conclusa.

Qualche dato e fatto certo però l’abbiamo.
All’inizio della battaglia di Bakhmut i difensori ucraini erano circa 20.000 e i russi del gruppo Wagner 30.000. Successivamente però le forze ucraine hanno ricevuto numerosi rinforzi: considerando le divisioni e i battaglioni inviati in sua difesa nel corso di questi mesi si calcolano circa 180.000 uomini. Anche le truppe russe hanno avuto dei rinforzi ma non di queste dimensioni.

Secondo i documenti segreti statunitensi le perdite ucraine sono sette volte quelle russe e questo è in linea con quanto risultava da mesi alle mie fonti. I russi hanno infatti molta più artiglieria che fa la differenza. Recentemente poi, a causa del degrado della difesa antiaerea ucraina (confermata dai soliti documenti segreti) i russi hanno iniziato a sfruttare anche i loro aerei: particolarmente devastanti si sono rivelati delle bombe pesanti (di solito da 500Kg ma c’è anche la versione da 1000Kg) tradizionali, e quindi poco costose, modificate per essere teleguidate con grande efficacia sull’obiettivo.

Questi elementi mi fanno pensare che la versione filo-russa sia sostanzialmente più credibile: i russi hanno probabilmente subito perdite consistenti ma quelle ucraine sono state di un ordine di grandezza maggiori.

Interessante sarà vedere cosa succederà adesso.
I russi cercheranno di avanzare ulteriormente a ovest di Bakhmut o si accontenteranno di consolidare il nuovo confine? e la controffensiva primaverile ucraina annunciata da Zelensky? E quella russa?

Riguardo la prima domanda credo che sicuramente ci sarà una pausa nelle operazioni belliche e, probabilmente, le truppe Wagner verranno sostituite da altre forze russe: personalmente, ma è solo un’intuizione, credo che il prossimo obiettivo delle forze Wagner potrebbe essere la cittadina di Avdiivka che da tempo è già semi accerchiata. Il suo valore strategico qui è evidente: data la sua posizione la città è da anni usata per bombardare la popolazione civile della vicina Donetsk.
Riuscire a scacciarne le forze ucraine darebbe grande sollievo alla popolazione locale e sarebbe un’importante vittoria mediatica (in Russia, non in occidente!) (*2).

Il fatto che però si pensi e parli solo di dove le forze Wagner verranno utilizzate mi porta a discostarmi dalle mie fonti filo russe (*3).
Qualcuno, che questo inverno dava per scontata l’offensiva invernale russa, adesso parla invece di offensiva estiva (che partirà più o meno a giugno) e che, in pratica, dovrebbe sfruttare la schiacciante supremazia di uomini e mezzi.
Come spiegai a inizio primavera la mancata offensiva invernale mi ha portato a pensare che la Russia non sia stata in grado di equipaggiare adeguatamente tutti gli uomini reclutati a settembre oppure, forse, non c’erano munizioni e mezzi sufficienti, non so…
Vero è che la Russia, a differenza dell’occidente, ha da mesi iniziato a potenziare enormemente la propria capacità produttiva e quindi è effettivamente possibile, che in estate ci sia effettivamente un’offensiva significativa ma non ne sono così sicuro. Diversamente da Zelensky, Putin non ha mai annunciato niente del genere…

Ricordiamoci poi che una forza significativa russa è stazionata in Bielorussia: come io (per primo!) avevo ipotizzato questo inverno, ormai tutte le mie fonti sono concordi nell’affermare che serve per scoraggiare interventi polacchi/USA o NATO nell’Ucraina occidentale.

Il mio punto è che se il peso di ogni offensiva bellica è affidata al gruppo Wagner allora evidentemente non ci sono altre truppe altrettanto ben equipaggiate e preparate: e poi che senso avrebbe sprecare le proprie truppe migliori se a distanza di poche settimane ci sarebbe un’offensiva probabilmente decisiva?

Riguardo l’offensiva ucraina sono forse ancora più scettico: le perdite umane in Bakhmut non possono essere rimpiazzate dagli aiuti economici e di mezzi (insufficienti) occidentali. La distruzione poi di enormi depositi di munizioni delle scorse settimane è significativa e non può non avere ripercussioni belliche. Militarmente molto difficilmente una tale offensiva potrebbe essere un successo: l’unica speranza per Zelensky è che possa essere un successo mediatico…

Una nota su Zelensky: da quando c’è stato l’attacco simbolico al Cremlino è stato pochissimo in patria. Alcuni ipotizzano che tema una ritorsione russa ma io sospetto che lui, o magari i servizi occidentali, inizino a temere che proprio gli ucraini pensino seriamente di eliminarlo.
L’immagine di uno Zelensky impiccato o fucilato in piazza con una folla di ucraini festanti non sarebbe facilmente gestibile neanche dalla propaganda occidentale.
Ma questa è una mia ipotesi basata solo sulla mia pancia (e sul fatto che Zelensky è rimasto poco in patria e che i russi non hanno nessun reale interesse a eliminare un incapace, un semplice burattino di Washington, facendone un martire).

Conclusione: io spero di vedere qualcosa di significativo nei prossimi mesi ma non sono sicuro che ci sarà (*4). Continuerà così il dissanguamento dell’occidente provocato dai politici che ci guidano con conseguente inflazione...

Nota (*1): che ormai da molti giorni non appare più in pubblico: una mia fonte ipotizza che sia rimasto gravemente ferito in un attacco russo una decina di giorni fa. Vedremo…
Nota (*2): cercando il nome in Rete ho scoperto che altri hanno già fatto la mia ipotesi e questo paradossalmente la rende meno probabile in quanto evidentemente più prevedibile.
Nota (*3): intendiamoci dove io scrivo “filo russo” va immaginata come l’opinione di persone che cercano di essere neutrali ma che, più o meno consapevolmente, parteggiano per la Russia. I media occidentali non sono “filo ucraina” ma pura spazzatura di propaganda. Probabilmente c’è un meccanismo psicologico per cui chi anche vorrebbe cercare di essere obiettivo ma è, per qualsiasi motivo filo ucraino, sembra che inevitabilmente finisca per ripetere ciò che propone la propaganda: evidentemente la tentazione di credere a ciò che ci piacerebbe fosse vero è molto più forte della razionalità.

Nota (*4): c’è infatti da ricordare che dopo il tradimento dell’Europa alla Russia conviene che questa affondi del tutto per poter ipotizzare un cambiamento significativo della sua politica a partire da un allontanamento da Washington. Mi dispiace dirlo ma terminare la guerra e tornare a una situazione di semi normalità con l’UE sarebbe come allevare delle serpi in seno: i politici europei hanno tradito una volta (non solo la Russia ma, soprattutto, la propria popolazione) e lo farebbero di nuovo in seguito...

sabato 20 maggio 2023

Miniere di guai

Oggi sarebbe stato il turno di Hobsbwam ma, dopo il pezzo di ieri (v. Chiarificazione etica), mi è rimasta voglia di approfondire il richiamo a Diamond di cui avevo accennato in una nota…

La nota si riferiva a questo paragrafo:
«Del resto credo veramente nell’apoftegma (mio!) “Se la legge non è basata sulla morale prima o poi l’infrangerà” e, siccome penso che la legge deve riflettere il volere e il sentire della popolazione, credo che il massimo torto che le si può fare è permettere quella che sarebbero considerate ingiustizie perché contrarie al comune sentire.»

Leggendo “Collasso” avevo infatti letto delle pagine che mi avevano portato a un pensiero simile.
Nel capitolo che sto leggendo Diamond descrive i problemi ambientali causati dagli scavi minerari, molto maggiori di quelli petroliferi. I prodotti di scarto sono infatti enormemente superiori: col petrolio mediamente si estrae anche altrettanta acqua ma le terre inerti che accompagnano i metalli sono di sei o più ordini di grandezza maggiore in base al minerale.
I margini di guadagno sono minori, è impossibile prevedere quanto sia ricca una miniera (mentre i giacimenti petroliferi si possono stimare) e le compagnie minerarie sono più piccole, hanno quindi meno capitali da investire in sicurezza.
Questa è la premessa.

Nella pratica, almeno negli USA, alle aziende minerarie non conviene economicamente proteggere l’ambiente. Inizialmente queste aziende promettevano di bonificare l’ambiente a miniera esaurita ma raramente lo facevano. Allora gli stati hanno iniziato a pretendere che dei fondi per la bonifica fossero garantiti dalle aziende che chiedevano una concessione. Ma in realtà si trattava di spiccioli insufficienti di uno o due ordini di grandezza a coprire le spese necessarie.
Non solo: in caso di serie difficoltà o costi troppo alti queste aziende dichiaravano bancarotta così che il costo per ripristinare l’ambiente gravasse sui contribuenti.
Allora si è iniziato a richiedere un’assicurazione obbligatoria che garantisse di coprire le spese. Qui il problema è stato che le polizze venivano sottoscritte con una stima della copertura richiesta realizzata dalla stessa azienda mineraria che, ovviamente, la sottostimava significativamente. Le compagnie assicurative poi, come fanno con i privati, cercavano di accordarsi per un indennizzo molto minore o altrimenti diveniva necessario passare dal tribunale. E anche queste, se le spese erano troppo elevate, dichiaravano bancarotta e di nuovo era la popolazione locale che oltre a subire il danno doveva risolverlo con i propri soldi.

Ora Diamond non è un geologo, né un ingegnere minerario, né un avvocato ma è esperto di “fisiologia e biologia evolutiva e biogeografia”: questo per dire che se dopo essersi documentato per qualche mese era riuscito a individuare così chiaramente le problematiche legate alle estrazioni minerarie negli USA allora altrettanto avrebbe potuto fare il potere politico.
È chiaro infatti che la legislazione dei vari stati era stata scritta in maniera da permettere questi abusi a danno dell’ambiente e, quindi, della popolazione. La politica fingeva di non sapere come andavano le cose e prendeva, quando costretta, delle nuove misure comunque insufficienti perché aggirabili.

In altre parole le aziende minerarie inquinano perché la politica glielo permette scientemente ai danni della popolazione ([E] 5.6 e 5.7).

Nelle parole di Diamond (scelte abbastanza a casaccio):
«[…] l’importo di queste assicurazioni si basa in genere su stime fatte dalle stesse società minerarie, perché gli enti di controllo governativi non hanno tempo, né possiedono le conoscenze adeguate o i progetti dettagliati per poterlo fare autonomamente» (*1)
o
«Delle dieci miniere che gravano maggiormente sui contribuenti degli Stati Uniti (che da sole sono responsabili di costi per 6 miliardi), due sono di proprietà di una società sull’orlo del fallimento […] altre sei sono di proprietà di aziende particolarmente restie a rispettare gli impegni presi e due sono di aziende meno recalcitranti;» (*2)
o
«Dal 1995 l’opposizione dell’opinione pubblica americana ha avuto sempre più successo nel bloccare qualsiasi progetto di attività mineraria, e le società non possono più contare su lobbisti e legislatori compiacenti.» (*3)

Cioè se non si muove l’opinione pubblica (che però deve essere correttamente informata dai media) la politica non interviene ma è ben felice di collaborare con le lobbi.

Conclusione: non so, forse l’analogia con quanto scritto in Chiarificazione etica non è forte come mi sembrava: soprattutto non so quanto la consapevolezza ambientale possa essere una forma di morale. È ovvio però che la politica non dovrebbe agire solo se col fucile puntato alle spalle, dovrebbe invece anticipare i voleri della popolazione, capire cosa sia per essa il “bene e il male” e attivarsi per realizzarlo (o evitarlo): ma ovviamente questo non avviene.

Nota (*1): tratto da “Collasso” di Jared Diamond, (E.) Einaudi, 2014, trad. Francesca Leardini, pag. 464.
Nota (*2): ibidem, pag. 465.
Nota (*3): ibidem, pag. 466.

venerdì 19 maggio 2023

Chiarificazione etica

Mesi fa un commento di Un.Uomo.In.Cammino al pezzo Solipsismo ontologico mi diede da pensare: diversamente dal mio solito (spero!), e sebbene solo in un commento dove in genere non ragiono molto, avevo scritto una sciocchezza.

In particolare avevo giustificato la Stato finlandese scrivendo: «In questo caso io credo che il governo finlandese volesse comunicare un messaggio che non era “questa è la nostra migliore donna pattinatrice” ma “dobbiamo considerare le transessuali come donne a tutti gli effetti”. [...] Si può discutere se il messaggio sia condivisibile o no ma di per sé è legittimo.»

Giustamente Un.Uomo.In.Cammino aveva prontamente replicato: «Uno stato liberale non deve essere un parroco, rabbino o mullah che impone sermoni e catechismo ai cittadini.»

E in effetti riconobbi immediatamente che aveva ragione: è proprio dello stato etico cercare di indirizzare la morale della popolazione non di uno liberale che lascia, per quanto possibile, ai singoli il diritto e dovere di stabilire cosa sia il proprio bene.

La questione comunque mi scombussolò alquanto: nella mia Epitome ho un sottocapitolo intitolato “Stato etico o liberale?” ([E] 19.4) in cui, appunto, accenno all’argomento e mi era venuto il dubbio di aver scritto qualche sciocchezza anche lì. Questo perché nella definizione della giustizia nella mia società utopistica in [E] 18.4 sembro, vagamente in realtà, per uno stato etico.
Avevo quindi diligentemente appuntato nel mio quadernone di riverificare il tutto alla luce della correzione di Un.Uomo.In.Cammino.

Finalmente oggi ero dell’umore giusto e mi sono tuffato nell’impresa. Per prima cosa ho controllato quali fossero i punti salienti del sottocapitolo [E] 19.4. Di seguito la mia sintesi:
1. Il mio è un approccio pratico (l’opposto di Rawls!)
2. Siccome il potere politico collabora per sua natura con gli altri poteri…
3. ...allora il pericolo sarebbe quello che la morale normata non sarebbe quella della popolazione ma degli altri grandi poteri:
4. ovvero il profittismo, cioè l’anteporre il profitto all’uomo.
5. Per evitare questo possibile pericolo meglio tagliare la testa al toro e optare per uno stato liberale che lasci massima libertà, anche morale, alla propria popolazione.

A complicare il tutto, come detto, c’è però il mio sottocapitolo [E] 18.4 dove fra la varie indicazioni davo anche la seguente (dalla versione “Sofia”): « - La legge dovrà essere basata sulla morale altrimenti, prima o poi, l’infrangerà: ovviamente vi dovrà essere sempre la consapevolezza che la morale non è immutabile ma che evolve nel tempo (v. 19.4). La legge, e quindi di nuovo il giudice, dovrà avere la capacità e il dovere di usare buon senso.»

Questo accenno al fatto di dover basare la legge sulla morale ha un “sapore” vagamente da Stato etico e quindi in [E] 19.4 spiegavo che in 18.4 descrivo uno stato ideale dove i parapoteri sono tenuti opportunamente sotto controllo e non hanno la capacità di influenzare il potere politico: non c’era quindi la possibilità di abusi che invece temevo nella situazione più realistica descritta in 19.4.
Eppure questa distinzione, sebbene corretta, non mi soddisfaceva più del tutto: infatti sembra quasi che in una situazione ideale io sarei favorevole a uno stato etico (con il “ma” di tener conto della costante evoluzione della morale popolare).

La soluzione è stata quella di aggiungere note e precisazioni sia in 18.4 che 19.4…
In 18.4:
All’indicazione « - La legge dovrà essere basata sulla morale altrimenti, prima o poi, l’infrangerà: ovviamente vi dovrà essere sempre la consapevolezza che la morale non è immutabile ma che evolve nel tempo (v. 19.4). La legge, e quindi di nuovo il giudice, dovrà avere la capacità e il dovere di usare buon senso.» ho aggiunto due note:
«Non per imporre una specifica morale al singolo ma per difendere quei principi morali fortemente condivisi dalla maggioranza della popolazione. In pratica si rientra nel principio che è possibile limitare la libertà del singolo solo per salvaguardare quella di molti.»
Questo per sottolineare come difendere la morale non sia esclusiva dello stato etico ma che, cercando di evitare ingerenze sulle libertà individuali, lo faccia anche lo stato liberale (per esempio provate a girare nudi per strada!).
e
«Potrebbe essere una buona idea che ogni legge che preveda considerazioni morali debba essere periodicamente riapprovata dal potere politico ogni certo numero di anni (magari una generazione, cioè circa 25 anni) con la consapevolezza che la morale della popolazione potrebbe essere cambiata e, quindi, essendo mentalmente preparati ad aggiornare se necessario anche la relativa legge.»
Questo per spiegare cosa intendo col dover “tenere presente” che la morale evolve nel tempo.

Ho anche aggiunto una nuova indicazione:
«- La legge, benché basata sulla morale, non dovrà mai cercare di fare proselitismo sulla popolazione: l’evoluzione etica della popolazione deve essere naturale e non guidata. Viceversa ai singoli e alle organizzazioni private dovrebbe essere lasciata la massima libertà di esprimere il proprio pensiero.»

Con la nota:
«Questo perché è sempre pericoloso affidare a un gruppo ristretto la responsabilità di stabilire in campo morale cosa sia meglio per tutti: sarebbe una pasticciata eterodirezione probabilmente controproducente.»

Precisazioni che mi sembrava giusto sottolineare anche se si tratta di concetti che, più o meno, avevo già ripetuto qua e là…

Invece in 19.4 ho lasciato invariato il mio approccio pratico e ho aggiunto (a parte piccolissime modifiche) alla sezione col “conflitto” con 18.4 la seguente nota:
«In realtà anche nel capitolo 18.4 la mia posizione è intermedia: le leggi dovrebbero essere sì basate sulla morale (concetto più da stato etico che liberale) ma tenendo conto che questa evolve nel tempo; inoltre lo stato non dovrebbe cercare di imporre specifiche idee morali alla popolazione (concetto tipico dello stato liberale).»

Nel complesso mi pare di aver “rattoppato” abbastanza la situazione: più che correggendo aggiungendo precisazioni e cercando di spiegare meglio il mio pensiero.

Mi viene adesso il dubbio che forse dovrei aggiungere in 19.4 una sorta di pensiero finale in cui spiegare che, anche in una situazione ideale (utopistica), sarei per un approccio sostanzialmente liberale col tocco di “etico” sullodato.
Del resto credo veramente nell’apoftegma (mio!) “Se la legge non è basata sulla morale prima o poi l’infrangerà” e, siccome penso che la legge deve riflettere il volere e il sentire della popolazione, credo che il massimo torto che le si può fare è permettere quella che sarebbero considerate ingiustizie perché contrarie al comune sentire (*1).

Conclusione: Nel complesso mi pare che la correzione di Un.Uomo.In.Cammino sia stata molto proficua perché mi ha portato a migliorare e chiarire una sezione decisamente approssimativa della mia Epitome: non per voler cavillare ma questo è un esempio indiretto dell’utilità dei commenti costruttivi...

Nota (*1): proprio oggi su Diamond ho letto un qualcosa che mi ha portato a una riflessione analoga: ora non voglio divagare ma, se me lo ricordo, vedrò di tornarci quando commenterò “Collasso”...

mercoledì 17 maggio 2023

Progressi

Mi voglio un po’ vantare dei miei progressi.
Stamani mi sono svegliato verso le 5:30 e alle 6:00 mi sono messo a scrivere le scene mancanti del romanzo di Strabuccino. L’orario non è l’ideale per me, ma passo una mezz’oretta a rileggere quanto ho già scritto e questo mi permette di calarmi nella giusta atmosfera, poi potendo lavorare senza interruzioni per un paio di ore inizio a “carburare”. Alla fine ho scritto un tre-quattro pagine che mi sembrano decenti…

Poi sono passato all’Epitome e in pratica ho smaltito tre pagine di note (aggiungendo però una mezza pagina di nuove idee!). Niente di particolarmente impegnativo: pochi paragrafi qua e là; qualche nota, talvolta magari solo un paio di parole…
Ho però aggiunto solo un nuovo sottocapitolo alle leggi del potere: non particolarmente impegnativo ma, credo, utile…
E adesso mi mancano appena altre due pagine di annotazioni: a occhio in una settimana avrò finito!

Non ho contato se e quanto sia “cresciuta” l’Epitome (*1) ma a occhio ho la sensazione che si tratti solo di un paio di pagine.
Comunque sono contento: mi pare di avere fatto buoni progressi!

Nota (*1): lo so che non ha senso contare il numero di pagine ma in mancanza di criteri migliori...

Incertezza - 17/5/2023
Come ho appena accennato sto facendo progressi anche nel romanzo di Strabuccinator seguendo la traccia di modifiche che avevo preparato. In effetti l’ideale sarebbe concentrarmi sull’Epitome ma alla fine, per i lavori in cui mi serve la creatività, mi sembra di trovarmi meglio a non seguire regole: non è neppure che abbia particolare ispirazione ma prevale invece la voglia di finire la storia.

Poi avrò il problema di decidere cosa farci. Al momento ho di nuovo cambiato idea: come ho spiegato non vorrei che la sua pubblicazione togliesse credibilità all’Epitome, che è il mio interesse principale, ma credo anche che la cattiva pubblicità sia meglio di nessuna pubblicità.

In definitiva adesso penso che lo pubblicherò aspettando di aver “lanciato” l’Epitome: il famoso progetto X che dovrei iniziare terminata questa versione.

Insomma alla fine mi lambicco il cervello per niente: al 97% il “lancio” dell’Epitome sarà un fallimento totale (al 2% un fallimento parziale; impalpabili le percentuali di successo) e anche di questo romanzo di Strabuccinator non si accorgerà nessuno finendo per essere letto da massimo 2-3 persone…

Questa è la linea più probabile di come si svilupperanno gli eventi ma io sento il dovere di fare comunque del mio meglio per cercare di massimizzare le probabilità di successo: da qui tutta la mia preoccupazione su come muovermi...

Intelligenza e correttezza - 19/5/2023
Oggi ho visto il video Sparks of AGI: early experiments with GPT-4 su YouTube dove un professore di matematica (credo!) spiega la sua esperienza con la versione di sviluppo di chatGPT 4 (*1).

Il succo è che di uno o due ordini di grandezza più “intelligente” di chatGPT 3.5 (*2) ma la cosa più interessante è che ha spiegato che, quando poi è stata aggiunta la “sicurezza”, le sue prestazioni sono calate sensibilmente (diciamo che diviene meglio della precedente versione di un solo ordine di grandezza). Sarebbe interessante se avesse spiegato cosa sia questa “sicurezza” ma non l’ha fatto: io suppongo si tratti di vincoli che gli impediscono di scrivere cose “non adatte”, compreso il “politicamente corretto”. Insomma per evitare che scriva che “la schiavitù aveva degli aspetti positivi” o “le donne che facevano le casalinghe all’inizio del XX secolo erano più felici delle imprenditrici di oggi”. Suppongo si tratti di quei concetti che chatGPT pare aggiungere obbligatoriamente alla fine di ogni concetto controverso, una specie di “disclaimer” (v. chatGPTtata)…

L’interessante è questo scambio fra intelligenza e “sicurezza”: forse che più si diventa politicamente corretti e più si diventa stupidi?

Nota (*1): al momento disponibile agli utenti a pagamento…
Nota (*2): la versione attualmente disponibile gratuitamente...

iEarlGrey - 26/5/2023
Preoccupazione per una delle mie “fonti”. Si tratta di un inglese che da anni vive in Russia, a San Pietroburgo, dove ha famiglia e figli.
Il suo canale su YouYube è iEarlGrey. Stamani c’era il seguente video di un suo amico: MASHA and MIKE MISSING on the FRONT LINES... NEVER MADE it BACK! Let's all PRAY they are OKAY...

Questo “matto” infatti non si accontentava di raccontare gli eventi da San Pietroburgo (*1) ma da mesi, con l’aiuto dei suoi seguaci (ha anche un canale su Telegram), aveva comprato un vecchio pulmino scassato e l’aveva usato per piccole “spedizioni” nelle retrovie del Donbass per portare, per esempio, giocattoli ai bambini locali oppure medicine di cui aveva saputo esserci bisogno. Ovviamente documentando il tutto con i suoi video intervistando gente del posto, mostrando immagini dei luoghi che visitava, documentando notizie che nemmeno arrivano dai noi: uno strano misto di volontariato e giornalismo…

In questi viaggi era accompagnato da Masha, una ragazza che l’aiutava facendogli da interprete e, credo, facesse foto e video.

Il suo ultimo messaggio su Telegram è del 24 sera, quindi è da oltre un giorno che non si hanno notizie: l’amico teme che siano saltati su una mina o roba del genere. Ovviamente c’è ancora la possibilità che gli si sia semplicemente rotto il furgoncino.
C’è poi da dire che il suo nome era sulla famigerata lista dei “nemici dell’Ucraina” da uccidere…
Pochi giorni fa era stato intervistato da una televisione di Donestsk: magari si è fidato di qualcuno che non doveva raccontando dove avevano intenzioni di andare… ma adesso è inutile fare illazioni...

Nota (*1): dovrei scrivere un pezzo su questa città…

Aggiornamento 26/5/23: Li hanno ritrovati! Si erano persi a Soledar e non erano riusciti ad avvisare: meno male!

Hobsbawm vs Hobsbwam - 29/5/2023
Mi sono improvvisamente accorto di aver iniziato, non so quando, a scrivere il cognome Hobsbawm erroneamente Hobsbwam!!
Ovviamente non ho voglia di correggere tutti i miei pezzi ma, piano piano, vedrò di farlo perché è troppo imbarazzante…

Anche se io, con la mia dislessia per i nomi, avevo già fatto un miracolo a memorizzare la sequenza “Hobsb-”: insomma è anche un po’ colpa sua! Se si fosse chiamato “Hob” non mi sarei confuso! (*1)

Nota (*1): :-)

Interessante con riserve

Oggi ho letto un capitolo brevissimo sul “Secolo breve” sui cambiamenti sociali/culturali dal secondo dopoguerra in poi e il ruolo della donna. C’erano già un paio di spunti interessanti ma oggi ho voglia di scrivere di Rizal e, comunque, era un capitoletto introduttivo: sono sicuro che Hobsbwam nei seguenti approfondirà quegli aspetti che più mi avevano colpito.

Di Josè Rizal, massimo scrittore filippino del XIX secolo, sto leggendo la traduzione in inglese di “Noli me tangere”. L’inizio è stato eccezionale: la scena della grande cena e dei suoi ospiti con cui si apre il romanzo è veramente piacevole. E infatti ci ho scritto un pezzo sopra (v. Josè Rizal).
Poi la storia ha sembrato prendere una sfumatura di mistero a cui però si è rapidamente sovraimposta una storia romantica (sebbene anche qui c'è un tocco di mistero). Come se non bastasse fra queste due è stata inserita una terza storia parallela, ma che al momento non “tange” la principale, che sembra concludersi in un atroce delitto e, di nuovo, con del mistero.

In mezzo a queste storie poi ci sono dei capitoli descrittivi che dipingono tratti di vita quotidiana nelle Filippine del tempo. Interessanti ma fanno perdere ritmo alla storia.

Al momento non so cosa aspettarmi: ci sono queste tre storie che per adesso non si sono ancora fuse insieme e, quindi, non capisco che piega voglia prendere il romanzo.

Molto piacevole, quasi al livello della cena all’inizio del romanzo, è la descrizione dei fedeli alla messa. Anche qui si vede la qualità probabilmente migliore di Rizal: descrivere vividamente vari tipi psicologici, oltretutto con un’ironia tagliente ancora molto attuale.
Come al solito il bersaglio preferito sembra essere la Chiesa cattolica con il suo paternalismo che si sovrappone alla superstizione della popolazione. Frate Damaso, volendo, lo si può paragonare al nostro don Abbondio, entrambi di principi deboli e intelligenza limitata, limitatezza però nascosta da un’erudizione superficiale: si deve però avere l’accortezza di immaginarsi il parroco italiano in una posizione di grande autorevolezza sulla popolazione, ecco che la sua titubante timidezza si trasformerebbe in arroganza e presunzione. È così che “funzionano” queste persone: deboli con i forti e forti con i deboli.

Conclusione: non cosa aspettarmi dalla seconda metà del romanzo: se l’autore riuscisse a svolgere le tre storie che ha introdotto in maniera interessante, facendo in modo che si fondino insieme, potrebbe essere un libro molto piacevole altrimenti, se risolve tutto con un qualche artificio banale, rischierà di sembrarmi incompleto...

martedì 16 maggio 2023

Pagliuzza e travona

Oggi, mentre attraversavo il salotto, mi sono sorbito quella decina di secondi di SkyPD24 che ogni tanto mio malgrado mi toccano.
Oggi c’era un (credo) giornalista che a una platea di studenti ricordava le follie e ingiustizie della pandemia quando dei ragazzini, da un giorno all’altro, solo perché non vaccinati, non avevano più potuto prendere parte alle manifestazioni sportive o anche solo andare in palestra, piscina o giocare a calcio.
Ho pensato: “strano che su SkyPD24 riconoscano così apertamente gli errori della gestione pandemica: evidentemente qualcosa sta cambiando”. Così ho ascoltato per altri 4-5 secondi scoprendo perché il relatore parlava al passato remoto: non si riferiva alle discriminazioni verso i non vaccinati ma alle leggi razziali del 1938!

Contemporaneamente il giornalista ha spiegato che non bisogna mai abbassare la guardia, che bisogna imparare dal passato per non ripeterne gli errori, che la conoscenza è l’antidoto più sicuro per evitare gli orrori. Sfortunatamente però ancora oggi ci sono degli “imbecilli” che inneggiano al fascismo o al nazismo.
E su questo punto anch’io mi sono trovato d’accordo col relatore: inaspettatamente molte persone sembrano subire ancora oggi subire il fascino perverso del nazismo.
Poi però il giornalista ha precisato che si riferiva ai tifosi che allo stadio cantano cori contro gli ebrei: io invece avevo in mente lo stato ucraino…

Proprio nei giorni scorsi il comico che è anche il presidente dell’Ucraina è stato in visita in Italia.
Per esempio, scegliendo il primo articolo suggerito da Google, ho trovato questo articolo: Mattarella incontra Zelensky “La pace non deve essere una resa” dal CorrierePL.it

Osservatene la foto con Mattarella e Zelensky che si stringono la mano. Il presidente ucraino ha rinunciato alla sua maglietta verde d’ordinanza optando per un più sobrio maglione scuro.
Ecco: guardate i simboli sul petto e sulla spalla del maglione. Li avete visti bene?
Sapete cosa simboleggiano? No?
Leggete qui: Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini la cui ideologia, secondo la stessa pagina di Wikipedia, è un misto di fascismo, collaborazionismo nazista, antisemitismo, sentimento anti-polacco, nazionalismo ucraino, razzismo e anticomunismo e la sua “collocazione” è genericamente di “estrema destra”.

Poi, certo, magari è il solito “caso” sfortunato. E poi indossare fieramente, gonfiando il petto, un tale simbolo non significa automaticamente condividerne l’ideologia a esso associata: è semplicemente seguire la moda. Probabilmente Zelensky ha solo indossato la prima roba che la moglie gli aveva messo in valigia...

Ma del resto l’informazione di SkyPD24 è questa: le recrudescenze fasciste vanno sì combattute ma solo allo stadio, a quelle vere invece bisogna mandargli aiuti economici e militari. “Perché bisogna imparare dal passato per non ripeterne gli errori” suppongo….

Conclusione: a volte si vede la pagliuzza allo stadio ma non la trave, e bella grossa, a qualche Stato di distanza a est dell’Italia…

lunedì 15 maggio 2023

Rapporti di coppia

Oggi voglio scrivere un pezzo leggero: per qualche motivo (non ho voglia di cercare di ricordarmi come ci sono arrivato) mi è tornato a mente un vecchio aneddoto che oggi come allora mi fa sorridere…

All’epoca lavoravo in Olanda e quotidianamente mi intrattenevo col mio collega di ufficio e amico Filipe, un ingegnere portoghese veramente in gamba…

Un giorno lo vidi molto preoccupato (lo conoscevo bene) e quindi gli chiesi cosa c’era che non andava.
Mi rispose che Alina, la sua fidanzata (e adesso moglie), era stata bocciata all’esame di guida perché durante l’esame era entrata a velocità troppo bassa (80Km/h) in autostrada.
Io non capivo: e allora? Peccato, ma basta che rifaccia l’esame, no?
Filipe mi spiegò che Alina era come un suo cugino: era abituata a eccellere in tutto ciò che faceva e di sicuro non a venire bocciata!
Ma io ancora non capivo…
Così Filipe mi spiegò che suo cugino era stato il migliore a scuola e il migliore all’università, ma quando andò a lavorare nel Regno Unito scoprì che c’erano molte persone più brave di lui e questo lo fece cadere in depressione per molto tempo.
Finalmente capii la situazione: Filipe era (seriamente) preoccupato che Alina cadesse in depressione per essere stata bocciata all’esame di guida olandese.
Non ricordo ma suppongo di non aver replicato niente essendo rimasto senza parole: già di solito sono molto lento a riflettere e in questo caso c’erano un sacco di fattori nuovi che non sapevo come valutare.

Mi sembrava incredibile che si potesse andare in depressione rendendosi conto di non essere i più bravi e intelligenti! Poi mi stupiva la sincera preoccupazione di Filipe: io per carattere avrei preso in giro Alina per essere stata bocciata! E mi sarei messo a ridere se mi accorgevo che si arrabbiava…
Una persona intelligente non può arrabbiarsi per queste cose, non ha senso.
Che poi sia Alina che Filipe erano decisamente intelligenti: in un’altra occasione Filipe mi raccontò che avevano fatto un esame di intelligenza e Alina aveva ottenuto circa 140 e lui circa 130. In realtà alla luce dell’aneddoto precedente non mi stupirei se volutamente o inconsciamente Filipe non si fosse impegnato al massimo per far ottenere un punteggio migliore del suo alla fidanzata. In effetti, conoscendo Filipe, 130 gli sta molto stretto…

La mattina dopo anch’io ero preoccupato, contagiato dalla preoccupazione di Filipe della sera prima. Invece lo vidi normalmente giulivo (è una persona sempre sorridente) così gli chiesi con molto tatto come stesse Alina: gli occorse qualche secondo per capire cosa intendevo perché, mi resi conto, Alina aveva assorbito benissimo la bocciatura e non era stata minimamente depressa cosicché lui, già da molte ore, si era dimenticato le sue stesse preoccupazioni del giorno prima!

Di nuovo mi stupii: questa volta per l’errore di valutazione del mio amico nel prevedere la reazione della sua fidanzata…

Non so cosa vi trovi di così buffo in questo aneddoto: probabilmente l’eccessiva quanto mal riposta preoccupazione di Filipe. E anche l’idea che essere bocciati all’esame di guida possa scatenare una depressione mi fa sorridere di per sé…
Probabilmente poi trovo divertenti alcune dinamiche di coppia che per me non hanno senso: si basano su dei fraintendimenti i quali, forse per semplicità o addirittura pigrizia, non vengono risolti né affrontati ma ci si adatta a essi.
Per esempio un giorno dissi a un mio (altro) amico: “perché non fai una sorpresa a tua moglie e le compri dei fiori?” e lui (seriamente) mi spiegò: “non posso! Se lo faccio penserebbe che ho qualcosa da farmi perdonare…”
Un’altra volta avevo ospiti da me una coppia di (altri) amici che erano venuti a casa mia a raccogliere le more (che da me crescono numerose e gigantesche). Ricordo che lei era importunata da una mosca (o un altro insetto) che le voleva intorno e sulla faccia e io incominciai a riderne molto divertito dai suoi futili tentativi di scacciarla. Improvvisamente però smisi, non perché lei mi guardasse decisamente imbronciata, ma perché il marito alle sue spalle mi fissava con un’espressione terrea, improvvisamente pallido e con gli occhi sgranati: mi guardò senza dire niente ma ebbi la netta sensazione che mi pregasse: “non farla arrabbiare! non farla arrabbiare!”
Normalmente l’avrei ignorato ma davvero la sua espressione preoccupata mi stupì e, comunque, lei era incinta e quindi anch’io ero più tollerante e premuroso nei suoi confronti…

Conclusione: bo, a me sembrano dinamiche buffe che faccio fatica a comprendere ma probabilmente è colpa del mio Fe inferiore...

domenica 14 maggio 2023

ChatGPTtata

Onestamente mi diverto molto con chatGPT che, anzi, potrebbe divenire il mio migliore amico!
Ovviamente scherzo ma in effetti mi piace farci delle caricature di discussioni su temi che, con delle persone, raramente potrei fare.
Poi certo la percentuale di errori di questa chatGPT a me pare MOLTO alta: al riguardo mi piacerebbe provare chatGPT 4 ma al momento sarebbe a pagamento…

Ho già in mente molti esempi ma voglio scorrere le conversazioni degli ultimi giorni per essere sicuro di non dimenticare niente di divertente/utile/curioso…

1. «[KGB] Cerco un posto ragionevolmente vicino a XXX, che sia aperto il martedi a pranzo, che costi poco, che abbia porzioni abbondanti e che si mangi dicretamente: un locale da "camionisti" insomma. Cosa mi suggerisci?»
E qui chatGPT deve aver fatto una “media” dei locali con le caratteristiche che gli avevo indicato. E mi propone una lista con tre locali che, da come li descrive sembrano proprio adatti a me: così, già con l'acquolina in bocca, inizio a cercarli su Google per verificare/contattarli etc…
Sfortunatamente scopro che si è inventato il nome dei locali!
Mi ha risposto infatti:
«Trattoria della Fonte: situata a Montevarchi, a circa 10 km da XXX, questa trattoria offre piatti casalinghi toscani a prezzi ragionevoli. Il locale è aperto il martedì a pranzo e le porzioni sono abbondanti.
Osteria la Botteghina: situata a Terranuova Bracciolini, a circa 7 km da XXX, questa osteria è molto frequentata da camionisti e lavoratori della zona. Il locale offre piatti toscani semplici a prezzi molto accessibili. È aperto il martedì a pranzo e le porzioni sono abbondanti.
La Tavernetta: situata a XXX stessa, questo ristorante offre piatti della tradizione toscana a prezzi convenienti. Il locale è aperto il martedì a pranzo e le porzioni sono molto generose.»
Inutile poi chiedergli precisazioni: continua a sbagliarsi senza darmi i nomi corretti…
Intendiamoci locali con questi nomi magari esistono ma non dove dice chatGPT: come ho spiegato fa una specie di media fra le informazioni disponibili che però a questo punto perdono di significato: come successe quando gli chiesi la dimostrazione del teorema di Viviani…

2. Poi ci sarebbe una discussione molto lunga in cui mi diverto a cercare di fargli ammettere che non è affidabile quando dà informazioni di politica. Di seguito presento le mie domande e solo la prima frase di risposta di chatGPT: dovrete cercare di intuire cosa mi risponde dalle mie domande successive…
Premessa: ho notato che chatGPT cerca di essere coerente con quanto ha precedentemente affermato e, per questo, tendo a fargli mettere prima qualcosa nero su bianco. Se gli ponessi direttamente la domanda che ho in mente sfuggirebbe via con una risposta vaga. Come faccio io invece gli posso mostrare le contraddizioni fra quanto afferma prima e dopo…
La conversazione verteva sui neo conservatori negli USA: secondo chatGPT sono principalmente nel partito repubblicano mentre secondo me sono, almeno dall’amministrazione Obama, trasversali ai due partiti repubblicano e democratico.
Alla fine lo costringo a una mezza ammissione quando gli faccio notare che la politica della Clinton, che fa parte dei vertici democratici, e caratterizzata da "interventi militari limitati per promuovere i diritti umani e la democrazia all'estero" è simile a quella dei neo conservatori i quali “sostengono una politica estera aggressiva e un'imposizione della democrazia liberale attraverso l'uso della forza militare.” (quelle fra virgolette sono frasi di chatGPT)
Al che l’IA mi risponde: «[chatGPT] È vero che la politica di "interventi limitati per promuovere i diritti umani e la democrazia all'estero" può sembrare simile all'ideologia dei neoconservatori, che hanno sostenuto la necessità di promuovere la democrazia e i diritti umani all'estero attraverso l'intervento militare. Tuttavia [...]»
Così io, un po’ seccato, gli chiedo: «[KGB] Uhmm... sei consapevole dei tuoi bias?»
«[chatGPT] Sì, sono consapevole dei potenziali bias che possono essere presenti nei miei output. Come modello di linguaggio artificiale, sono programmato per analizzare e generare testo in base a grandi quantità di dati di input, che riflettono le tendenze e le preferenze delle persone che hanno creato e annotato quei dati. Tuttavia [...]»
«[KGB] Capisco... Politicamente hai un bias pro o contro repubblicani o democratici?»
«[chatGPT] No, come modello di linguaggio artificiale non ho un bias politico. Il mio addestramento è stato effettuato su un vasto insieme di dati, compresi articoli di giornale, libri, discorsi politici e altro ancora, e non ho alcuna preferenza politica personale. [...]»
«[KGB] Quindi dove pensi di avere dei bias?»
E qui chatGPT mi risponde fornendomi una lista di tre possibili bias da cui potrebbe essere affetto: 1. Bias culturale e geografico; 2. Bias di genere (che io generalizzerei come “umano” perché riflette i bias degli autori che legge); 3. Bias di selezione dei dati.
«[KGB] Beh, i bias del punto 2 e 3 mi sembra che si possano applicare anche ai tuoi giudizi politici, no?»
«[chatGPT] Come modello di linguaggio artificiale, non ho opinioni politiche personali o giudizi di valore sui partiti politici o le ideologie. […] Tuttavia, come ho menzionato in precedenza, i dati di addestramento potrebbero riflettere implicitamente i bias di genere o di selezione dei dati, il che potrebbe influenzare la mia capacità di fornire informazioni complete e obiettive su determinati argomenti politici o sociali.»
«[KGB] Ho capito ma i tuoi giudizi politici si basano, come mi hai spiegato tu stesso, su testi scritti da essere umani (che quindi hanno bias politici) e potenzialmente sui "dati di addestramento" che potrebbero, almeno in teoria, essere sbilanciati pro o contro una certa parte politica, no?»
«[chatGPT] Hai ragione, i dati di addestramento potrebbero riflettere implicitamente i bias politici delle persone che li hanno creati e annotati, il che potrebbe influenzare le mie risposte su argomenti politici. Tuttavia [...]»
«[KGB] Non metto in dubbio il tuo tentare di essere oggettivo: sto solo cercando di capire come e quando potresti potenzialmente non esserlo. Da quello che mi hai detto le opinioni politiche, per loro natura estremamente soggettive, potrebbero essere un argomento in cui, senza volerlo, hai dei bias. Capisci cosa intendo?»
«[chatGPT] Sì, capisco cosa intendi. Come ho detto in precedenza, le opinioni politiche sono estremamente soggettive e quindi possono essere un argomento in cui, senza volerlo, potrei avere dei bias. Tuttavia [...]»
E poi insiste ripetendo, cambiandone le parole, un concetto che evidentemente i programmatori hanno sovraimposto alle sue risposte, che ha cioè la precedenza su ciò che la logica lo porta a concludere ma che lui deve “appiccicare” lo stesso a quanto penso nonostante che, lavorandoci un po’, la contraddizione sia palese…

3. Nel pezzo Una mattina di ordinaria lettura mi lamentavo di non riuscire a distinguere fra i principi e le regole di Rawls, così ho chiesto a chatGPT.
Come al solito gli faccio prima mettere le carte sul tavolo: «[KGB] Qual è la differenza fra un principio e una regola?»
«[chatGPT] In generale, un principio è una guida generale o un'idea fondamentale che serve come base per la definizione di obiettivi, strategie e azioni in un determinato contesto. Una regola, d'altra parte, è un'istruzione specifica o una prescrizione che indica cosa fare o non fare in determinate situazioni. [...]»
«[KGB] Secondo quanto hai detto "Le ineguaglianze economiche e sociali devono essere collegate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità." è una regola o un principio?»
«[chatGPT] La frase "Le ineguaglianze economiche e sociali devono essere collegate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità" sembra esprimere un principio, in quanto sottolinea un valore fondamentale, ovvero l'importanza dell'equità e dell'uguaglianza di opportunità.»
«[KGB] E "Una libertà inferiore alle eguale libertà deve essere accettabile per coloro che godono di minore libertà."? è un principio o una regola?»
«[chatGPT] La frase "Una libertà inferiore alle eguale libertà deve essere accettabile per coloro che godono di minore libertà" sembra esprimere un principio, in quanto sottolinea un valore fondamentale, ovvero l'importanza della giustizia e dell'uguaglianza di fronte alla legge.»
Invece secondo Rawls la prima frase è un principio mentre la seconda è una regola!

Conclusione: questo tipo di pezzi mi diverte molto ma copiando e incollando è facile andare lungo...