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domenica 21 aprile 2024

Buone persone, cattive leggi

Come al solito avrei da scrivere su diversi argomenti:
1. Jung e Strabuccinator: una strana relazione che solo io, probabilmento, vi vedo.
2. Un aggiornamento su Rawls: sto andando avanti ma...
3. Sono quasi di un capitolo in ritardo su Hobsbawm: non particolarmente interessante ma comunque valido.
4. Libri minori, per esempio, "Gods of Pagania"... magari ci scriverò un corto se ne avrò voglia.

Invece oggi voglio scrivereun pezzo impegnativo e relativamente faticoso: voglio commentare dettagliatamente un video che avevo iniziato a vedere pochi giorni fa. Lo ascoltavo mentre facevo altro, senza troppe aspettative, ma poi mi sono accorto che era invece molto interessante. Siccome si parla anche di concetti che non conosco penso che mi sarà utile scriverne per riuscire a memorizzarli e farli miei.

Il video in questione è: Good people
E' un'intervista del Dr. Campbell a un tizio australiano che non avevo mai visto prima: l'aspetto palestrato non mi ispirava molto ma, come detto, ascoltandolo ho rapidamente cambiato opinione.

Il tizio ha scritto un libro intitolato "Good people break bad laws": la premessa mi attira molto. Siamo infatti tutti d'accordo nel giudicare meritevole, se non eroico, che durante la seconda guerra mondiale non rispettava le leggi discriminatorie; in generale chi, insomma, non si lasciò trasportare dalla follia del proprio tempo contrariamente alla maggioranza coeva. E' un caso del paradosso dell'epoca ([E] 6): è facile giudicare il passato dalla prospettiva del presente ma ci riesce quasi impossibile distaccarci sufficientemente dal presente per riuscire a giudicarlo oggettivamente.
L'autore presenta quindi dei criteri utili a stabilire se e quando sia giusto infrangere delle leggi ritenute errate. Inutile dire che il suo approccio ricorda molto quello di Rawls sullo stesso argomento (v. Disobbedienza civile) ma va al concreto ed è decisamente pratico.
Come riconoscere una legge cattiva:
1. Verifica utilitaristica.
E
2. Verifica dei principi.
Entrambe devono essere verificate affincé sia moralmente corretto infrangere tale legge.
Il punto 1 equivale a chiedersi: "Obbedire a tale legge è più dannoso che disobbedirgli?"
Il punto 2 equivale a chiedersi: "Il governo aveva l'autorità per imporre tale legge?"

Il punto 1, nonostante la sua vaghezza e indeterminazione, è comunque piuttosto chiaro nel suo senso generico: l'utilitarismo ricerca il massimo bene per il maggior numero di persone, se una legge non raggiunge tale scopo allora è sbagliata dal punto di vista utilitaristico.
Il punto 2 è invece più interessante. Un governo non è libero di fare quello che vuole: le sue leggi devono rispettare la costituzione. Ma più in generale devono, o meglio dovrbbero, rispettare la legge naturale. Il governo politico, qualunque sia la sua forma, deve rendere conto alla popolazione delle proprie decisioni. Vari meccanismi dovrebbero garantirlo ma nel mondo moderno (come anch'io insisto nella mia Epitome) si osserva che sempre più spesso questi falliscono.
L'autore, che evidentemente non è un filosofo (verificherò) molto formale, afferma quindi che ci deve essere un punto oltre il quale il potere politico non può andare e, se lo fa, il cittadino ha non il diritto ma il dovere di disobbedire.
Questo confine lo pone quando il governo non ha motivi valdi e certi che giustifichino l'imposizione di una certa legge: molto più elegantemente Rawls affermava che i motivi per limitare le libertà personali devono essere certi e non ipotesi. Ma il concetto mi pare sia lo stesso.

L'autore racconta poi la sua esperienza in Australia dove si oppose alla quarantena quando divenne chiaro che sia il punto 1 che il 2 non erano soddisfatti. Oltretutto va ricordato che all'epoca della quarantena durissima in Australia non si erano ancora registrati casi di COVID-19!

In Australia, ma mi pare che lo stesso si sia verificato nel resto dell'occidente, vi fu un conflitto fra gli esperti del governo e gli esperti indipendenti (spesso proprio per questo censurati). Per l'autore proprio l'essere esperti del governo indica che devono aver superato un'approvazione politica che, almeno in parte, li rende subordinata agli interessi (politici) che rappresentano. Gli interessi di un politico sono quelli di ottenere sempre maggior visibilità e credibilità presso gli elettori: e a questo scopo ultimo gli esperti del governo si devono piegare.

Fin qui niente di straordinariamente nuovo ma per spiegare il rapporto fra esperti e politici l'autore introduce un concetto molto interessante: il "riflesso del fare qualcosa" che, credo, prima o poi e non so in quale forma finirà nella mie Epitome!
Quando si presenta un problema riconosciuto dai media e dall'opinione pubblica al politico conviene sempre intervenire facendo qualcosa, al contrario aspettare l'evolvere della situazione può essere politicamente pericoloso.
Vediamo perché: se il politico interviene e poi il problema non era realmente tale potrà dire che è stato così grazie al suo intervento; se invece il problema si rivela essere serio allora potrà dire che sarebbe stato ancora peggio se non fosse intervenuto. Al contrario se il politico decide di aspettare e il problema si sgonfia da solo nessuno gli darà il merito di non aver preso decisioni affrettate; ancora peggio se il problema si dimostra essere davvero grave visto che potrebbe segnare la fine del politico che non ha fatto niente per prevenire il disastro.
In altre parole se il politico si attiva per risolvere un problema ci sarà sempre una narrativa, indipendentemente dalla bontà delle sue decisioni, che o lo scagiona o addirittura lo premia.
Ecco, in questo contesto, il ruolo degli esperti del governo è quello di corroborare la narrativa secondo la quale le decisioni prese dal politico sono state le migliori possibili: se vi è stato un disastro queste avranno evitato un disastro maggiori e, se tutto si è risolto bene allora è stato merito del politico.
Questo è il compito degli esperti e, per raggiungerlo, piegheranno risultati scientifici e zittiranno chi la pensa diversamente.

E questi sono i primi 19 minuti del video: più o meno dove ero arrivato pochi giorni fa!
Siccome ho già scritto abbastanza mi interrompo qui ma voglio scoprire cosa aggiunge nella rimanente ora buona di intervista!

Conclusione: Quando? Bo... con il portatile mi trovo malissimo a scrivere e, come se non bastasse, avrei da scrivre su tanti altri argomenti, Probabilmente concluderò l'ascolto facendo altro e giudicherò così se vale la pena scriverci sopra un altro pezzo.

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