«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

sabato 29 ottobre 2011

Cuochino (*1)

In questi giorni, potenza di FB, sono impegnato a revisionare il libro di un'amica di una mia amica.
In realtà non sono particolarmente qualificato per questo tipo di lavoro ma è un qualcosa che mi diverto a fare e per questo, facendolo con entusiasmo, i miei servigi vengono (stranamente!) apprezzati.
Ovviamente non posso rivelare di cosa tratta il libro in questione ma, fra i vari episodi narrati, è descritta la “prima volta” dell'autrice alle prese con i fornelli.

Questo ha risvegliato i miei ricordi e mi sono ritrovato a pensare a quando anch'io, obtorto collo, presi il mestolo in mano.
Non sono sicuro se l'ho già scritto (è qualcosa infatti che non mi piace ammettere (*2)) ma sono figlio unico. In genere si è portati a pensare che tali bambini siano super protetti (e forse è vero) ma io credo che sia più corretto dire che sono facilmente vittime di eccessi (in genere di protezione ma non solo). Forse perché i genitori, non avendo altri figli con cui fare paragoni, rischiano di valutare male le capacità/maturità/bisogno di protezione/etc del loro bambino.
Da questo punto di vista l'episodio che mi accingo a raccontare è veramente esemplificativo!

All'epoca avevo 6 anni: ne sono sicuro al 100% perché nella casa dove cucinai il mio primo pranzo ci abitai solo un anno.
Io non ero assolutamente attratto dalla cucina, anzi, non ero assolutamente attratto dal cibo. In genere pranzavo a scuola ma quando ero a casa (magari in convalescenza), non avendo nonni o altri parenti a portata di mano, la mamma (o forse il babbo?) mi dava da mangiare e poi spesso rimanevo solo per qualche ora (nessuna paura: stavo proprio bene! (*3)).
Un giorno il babbo, non ricordo il perché ma probabilmente aveva un impegno imprevisto, dovette uscire prima di pranzo: frettolosamente mi spiegò come cuocere le paste e la carne e se ne andò.

Verso l'ora di pranzo, senza troppi patemi, andai in cucina e iniziai i preparativi seguendo le indicazioni ricevute (come detto non ero assolutamente appassionato di cucina e tutto quello che facevo era nuovo per me...).

PASTA DI LEGNO: misi l'acqua nella pentola e la salai col sale grosso (non ricordo ma dubito di aver indovinato la dose giusta). Poi accesi il fornello del gas (ad accendere il fuoco avevo già esperienza: all'epoca ero un piccolo piromane e, soprattutto a casa dei nonni, avevo fatto molta esperienza...) e misi l'acqua a scaldare. Quando l'acqua iniziò a bollire ci buttai dentro le paste (non ricordo ma forse la quantità era già preparata in un piatto...). Poi, seguendo le istruzioni che avevo memorizzato, mi ricordai di rigirare il tutto con il cucchiaio di legno per non farle attaccare. Passato il tempo stabilito scolai le paste facendo molta attenzione a non bruciarmi (sono sempre stato molto prudente e protettivo nei miei confronti!) e le misi nel piatto. Il sugo era stato gentilmente preparato a parte e lasciato in una terrina così quello non fu un problema. Il problema fu invece il sapore della pasta! Non essendo stato ammonito al riguardo avevo tranquillamente lasciato il cucchiaio a bollire insieme alle paste col risultato che queste avevano preso uno schifoso saporaccio di legno!

SUOLE DI SCARPE ALL'OLIO: cuocere la carne in teoria sarebbe dovuto essere banale: il babbo mi aveva lasciato la padella con l'olio e l'aglio già pronta. Io dovevo solo riscaldare la padella, prendere la fettina di carne dal frigo e cuocerla per cinque minuti...
Mi sembrava facilissimo. Il problema fu che riscaldai l'olio a tutta fiamma: osservai l'aglio bruciare incerto se fosse normale o meno poi, dopo un altro po' di tempo, mi decisi a “buttare” nell'olio la fettina di carne stando molto attento a non schizzarmi. Appena la carne entrò in contatto con l'olio bollente si ripiegò su se stessa in un furioso sibilare di vapore. Qualcuno un minimo più esperto di me avrebbe preso dei provvedimenti ma io mi limitai a seguire pedissequamente le istruzioni ricevute e aspettai per cinque minuti mentre osservavo la carne prima contorcersi e poi irrigidirsi nell'olio.
Il risultato fu un pezzo di carne rinsecchito e molto prossimo a venir classificato come bruciato. Ovviamente non lo mangiai. A quel tempo non si buttava nulla e quindi a sera quei “deliziosi” pezzettini di carne dura furono lasciati al babbo. Ricordo che, invece di congratularsi con me per essermi preparato da solo il pranzo ed essere sopravvissuto, fu proprio lui a dirmi che la carne sembrava la suola di una scarpa!

In conclusione l'esperimento fu considerato fallimentare e per una decina di anni non toccai più i fornelli! Però poi sono migliorato: cliccate sul tag “Ricette” e meravigliatevi alle delizie che adesso cucino!

Nota (*1): De Amicis avrebbe intitolato questo aneddoto “Il piccolo cuochino toscano” ma io, più semplicemente, mi limito a “Cuochino”...
Nota (*2): Ma su questo, prima o poi, scriverò un post ad hoc...
Nota (*3): Essere lasciato solo a casa quando ero così piccolo mi pare naturale anche se forse non lo è: me ne sono reso conto quando, qualche anno fa, mia cugina mi chiese di fare da “baby sitter” ai suoi figli, di 14 e 16 anni, perché non voleva lasciarli soli a casa! Ma forse in quel caso la paura era che invitassero un branco di amici e distruggessero l'abitazione...

venerdì 28 ottobre 2011

Adiós, profesor de guitarra

Oggi ho avuto l'ultima lezione con il mio primo maestro di chitarra. Dal secondo lunedì di novembre avrò un nuovo insegnante: ci ho parlato al telefono e mi è parso un ragazzo sveglio (il prossimo lunedì è impegnato perché è a suonare...). Comunque vedremo...

Il maestro, come per le lezioni precedenti, mi aveva inviato molto materiale che non avevamo potuto guardare attentamente perché non c'era tempo.
In particolare c'erano ben quattro nuovi accordi. Siccome avevo paura di confondermi a cercare di impararli tutti insieme (oltretutto, come scritto nel post precedente, il Dm dovevo rimpararlo usando il mignolo al posto dell'anulare per premere il SOL sulla prima corda...) di mia iniziativa mi sono scritto un mio spartito dove, accanto ai quattro accordi che già conoscevo, ho aggiunto uno alla volta i nuovi accordi.

Questo è lo spartito (per comodità ho messo tutto insieme ma mi sono esercitato sulle tre parti separatamente):

Mi sono trovato bene: oltretutto ho la sensazione che via via diventi più facile imparare i nuovi accordi.

Poi mi sono esercitato con gli ottavi come il maestro mi aveva spiegato (col solito ritardo di una lezione). Rallentando molto il tempo sono riuscito a battere i quarti col piede e a scandire mentalmente gli ottavi (piede giù e piede su...). Poi ho lentamente aumentato la velocità. L'esercizio con cui mi sono esercitato era facile perché ogni misura era simile: una pausa di 5/8, DO 1/8, RE 1/8, MI 1/8 e, alla misura successiva, un RE di 8/8; poi una pausa di 5/8, DO 1/8, RE 1/8, MI 1/8 e, alla misura successiva, un RE di 2/8, SI 2/8, LA 2/8 e SOL 6/8 (che infatti bucava nella misura successiva...). Queste note venivano ripetute un paio di volte e nel mezzo c'era una piccola variazione...
Su questo ho avuto qualche problema in più: soprattutto per colpa delle note che bucavano la misura e mi facevano perdere il ritmo col metronomo. Dovrei trovare degli esercizi un po' più facili che mischino insieme ottavi e quarti ma senza sfondare le misure...

In pratica gli esercizi della terza lezione che il maestro mi aveva dato non li avevo nemmeno guardati.

La lezione è iniziata col mio colpo basso: il direttore del centro musicale non l'aveva informato e sono stato io a dargli la notizia che “dovevo” cambiare maestro causa incompatibilità con l'orario.
Il maestro ha assorbito il colpo con buona grazia anche se qualche sospetto sul vero motivo del mio cambio di insegnante lo deve avere avuto perché mi ha fatto un paio di domande “insidiose”...

Comunque abbiamo fatto lezione regolarmente e io ero molto più rilassato del solito perché sapevo che era l'ultima volta che avevo a che fare con lui e le mie aspettative erano bassissime.

Abbiamo riguardato i nuovi accordi e, come al solito, ne avevo imparato due usando le dita sbagliate...
In un caso ero stato io un po' capra: siccome nel Dm mi aveva detto di usare il mignolo anziché l'anulare, avevo fatto lo stesso per il D. Invece no: nel D bisogna usare proprio l'anulare perché il mignolo serve averlo libero per non ricordo più quale altro accordo...
Nell'altro caso era invece stato il maestro che si era guardato bene dall'avvertirmi: si tratta di A dove io usavo l'indice, il medio e l'anulare mentre il maestro avrebbe voluto che io usassi il medio, l'anulare e il mignolo...
Invece che stressarmi ho appreso la nuova seccante notizia col sorriso sulle labbra.

Comunque mi ha poi fatto provare a suonare il primo esercizio sugli accordi nonostante io gli avessi ripetutamente spiegato che non mi ero esercitato su quel pezzo ma con i miei brani.
Le difficoltà del brano erano molteplici: innanzi tutto per il D e l'A dovevo improvvisarmi a usare dita diverse da quelle che avevo imparato a casa (praticamente impossibile almeno per me...) e in più c'era l'accordo G che avevo studiato 2 settimane fa al posto del G7 ma che non avevo fatto in tempo a ripassare. Infine dovevo fermare le corde quando c'erano le pause cosa che nei "miei" esercizi non avevo avuto bisogno di fare (e che comunque il maestro non mi aveva detto che andava fatto...)
Me la sono cavata piuttosto male ma il maestro mi ha gratificato con un “non c'è male” quando ha finalmente capito che era la prima volta che provavo a suonare quella roba...
Abbiamo provato 3 o 4 volte: rallentando il tempo, aggiungendo il metronomo e togliendo l'accompagnamento (che invece di aiutarmi mi confondeva) e infine, una volta memorizzata la sequenza degli accordi (facilmente perché erano solo 9 e tutti di 4/4 con pause intercalate...) sono riuscito a suonarlo decentemente.

Poi abbiamo riguardato il brano musicale che però praticamente non avevo ripassato ma, forse per darmi un po' di soddisfazione, mi ha detto che l'avevo suonato benino (in realtà avevo fatto schifo).
L'abbiamo suonato due o tre volte e poi la lezione è finita...

Come mai abbiamo lavorato così poco? Perché, diversamente dalle altre lezioni, non ho messo freno alle sue divagazioni!
Così, mi ha spiegato anche come “contare” i 1/16 e i 1/32. Poi mi ha parlato del barrè (e della sua notazione) e come spostare gli accordi lungo il manico della chitarra. Poi mi ha spiegato alcune differenze fra la chitarra classica e quella elettrica nella scelta degli accordi: in pratica chi suona la chitarra elettrica suona gli accordi dal quinto tasto in giù per non sovrapporsi al basso...
È tornato alla carica con la posizione del plettro: spiegandomi che dovrei tenere parte della mano appoggiata sulla chitarra o sulla prima corda a seconda delle note.
Poi mi ha dato varie altre nozioni scompagnate e senza criterio che, al momento, non ricordo: come ho detto non avevo voglia di riportarlo immediatamente in carreggiata...

Conclusione: non so se ho fatto bene a cambiare maestro così presto ma per il momento sono molto contento di averlo fatto!

giovedì 27 ottobre 2011

Mondo pizza

Lo scorso agosto, approfittando di una svendita causa ristrutturazione, ho comprato le “Cronache del Mondo Emerso” di Licia Troisi, Ed. Mondadori, 2010 col 30% di sconto.
In genere sono molto diffidente con i libri fantasy scritti da donne (il fatto è che da ragazzino rimasi traumatizzato dal rosa shocking delle “Nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley...) ma questa trilogia (il libro è una raccolta) mi era stata tiepidamente consigliata da un'amica.
Per la precisione mi aveva detto che era un libro “da autobus” intendendo, credo, che fosse di facile lettura. Insomma non un commento entusiasmante ma visto che era in offerta...

Il primo libro mi è piaciuto: i personaggi principali son ben delineati, la “terra del vento” dove si svolge la trama è credibile e il supercattivo di turno è una minaccia lontana. Insomma l'inizio è molto lineare ma piacevole e, soprattutto, non vi ho trovato quello scarso “realismo” (vedi Sospensione dell'incredulità e del giudizio) che mi piace così poco...
Nella seconda parte del primo libro, la terra del vento è attaccata a sorpresa dai cattivi e la vita della protagonista (Nihal) subisce un brusco cambiamento.
È costretta a fuggire nella vicina “terra dell'acqua” e poi nella “terra del sole” dove, dopo una difficile prova di ammissione, viene accettata nella scuola dei cavalieri drago.
Inizia così l'addestramento di Nihal che viene mandata poi a fare il tirocinio finale presso un cavaliere gnomo. Questa è stata forse la prima piccola grande seccatura: perché chiamare “gnomo” quello che nella tradizione fantasy è chiamato “nano”? Se si vuole usare uno stereotipo della fantasy non c'è niente di male a farlo ma perché far finta che non sia così chiamando una cosa per un'altra?
Poco dopo c'è la prima grossa contraddizione del libro. Premetto che il mondo è diviso in svariati regni di cui 5 sono in mano al supercattivo e solo 3 sono ancora indipendenti.
La contraddizione è che nella lunga guerra col Tiranno (questo è il soprannome del supercattivo) si è creato un fronte. Inizialmente avevo interpretato il termine in maniera generica come “luogo dei combattimenti” ma lentamente mi sono reso conto che l'autrice l'intendeva esattamente nel significato della prima guerra mondiale: un lungo confine con trincee e fortificazioni che avanza e arretra lentamente in funzioni delle battaglie (in genere poco risolutive).
Cosa c'è che non va? Il problema è che l'ambientazione è fantasy! È completamente inverosimile pensare che in una tale ambientazione ci siano gli uomini, i mezzi e il coordinamento necessario per costruire e mantenere un fronte come quello indicato dall'autrice.
Perché, non dico nel nostro medioevo ma ancora in epoca napoleonica, non ci sono guerre con un fronte analogo a quello della Grande Guerra? Il fatto è che all'epoca gli eserciti erano composti da decine di migliaia di uomini non da milioni: se si dispongono 50.000 uomini su un fronte lungo 2000Km si hanno 25 uomini a sorvegliare ogni Km. Di confine: un po' pochini (visto che poi non saranno tutti disponibili contemporaneamente etc). E se in un punto del confine c'è un attacco in forze del nemico come fanno ad affluire rapidamente i rinforzi (senza grosse strade, camion o treni)? E come fanno anche solo a mobilitarsi i rinforzi, magari in una base a 100Km di distanza, senza il telegrafo? Bene che vada arriverebbero sul confine due giorni dopo l'attacco del nemico!
E la trincea, senza nessun macchinario, come viene scavata? Con pale di legno?
Certo in questa ambientazione fantasy esiste la magia ma i maghi sono pochi e, dal testo, non risulta assolutamente che abbiano parte nella “costruzione” del fronte...
Insomma l'idea di un fronte tipo prima guerra mondiale è totalmente irrealistico in questo tipo di ambientazione fantasy.
Giudizio complessivo sul primo libro: 6,5 (7 la prima parte e 6 la seconda).
Nel secondo libro le cose si complicano: il coprotagonista, il mago Sennar, parte in missione per raggiungere il misterioso mondo sommerso e cercare di ottenere rinforzi. Nihal, ormai cavaliere, ha delle avventure minori: durante una missione incontra per caso il suo unico amico dei tempi dell'accademia e, contemporaneamente, si trova alle prese con incubi e mostri interiori (problemi psicologici!).
La missione di Sennar è deludente: il mondo sommerso sono delle “bocce” di cristallo sottomarine interconnesse fra loro. Sennar incontra una ragazza e quasi nasce una storia d'amore ma poi lui si rende conto di amare Nihal (e quindi non succede niente). Alla fine riesce a ottenere l'aiuto sperato che però, militarmente, sembra essere completamente ininfluente. Contemporaneamente Nihal affronta un nuovo nemico che riesce a sconfiggere solo con l'aiuto della magia “proibita”: questo comporta un peggioramento dei suoi incubi e lo scoprire il segreto del suo maestro lo gnomo/nano Ido.
Sul finire del libro Nihal incontra una maga che le spiega l'origine dei suoi incubi e le indica l'unico modo per sconfiggere il Tiranno.
A parte l'insensatezza e sostanziale inutilità delle avventure narrate in questo secondo libro, si inizia a osservare un nuovo fenomeno: il ritmo non corrisponde all'azione. Anche le scene d'azione vengono raccontate stancamente e diventano sempre meno coinvolgenti. Ecco, si mantiene lo stesso ritmo lento del primo libro anche quando l'azione si fa più serrata. Spesso si ha l'impressione di leggere dei riassunti che, ovviamente, destano ben scarse emozioni...
Giudizio complessivo: 5 (tante noiose avventure non funzionali alla trama...)
Nel terzo libro Nihal, accompagnata dal mago Sennar e dallo scudiero Laio, lascia il “fronte” e inizia la missione, il quest, che la porterà a girovagare per tutto il mondo emerso: le è stato infatti vaticinato che l'unica maniera per sconfiggere il Tiranno è quella di raccogliere otto pietre magiche disseminate una per ciascuno degli otto regni.
Le pietre sono custodite in dei tempietti e e sono sorvegliate da dei guardiani magici. Una volta che Nihal avrà le otto pietre potrà lanciare un incantesimo così potente che toglierà i poteri al Tiranno per un'intera giornata.
Questa missione ci porta direttamente alla seconda grande incongruenza: ciascuno degli otto regni è infatti caratterizzato fino all'assurdo! Cioè la terra dell'acqua è tutta fiumi e paludi, quella del vento è una grande prateria, quella della roccia è composta da montagne altissime, quella del fuoco da “centinaia” di vulcani, quella della notte da un buio perenne...
La sensazione che avevo leggendo la descrizione di questi regni e cercando di immaginarmi la mappa relativa era quella di una pizza alle “otto stagioni”. Insomma uno spicchio col prosciutto, uno con i funghi, uno con gli spinaci etc...
Poi, quando ormai avevo quasi concluso la lettura, ho trovato una mappa in fondo al libro: avevo ragione! si tratta proprio di una pizza alle 8 stagioni con in mezzo la “Rocca del Tiranno” che è grande quanto un intero regno!
Molto prudentemente l'autrice non ha inserito nessuna scala per la mappa. A volte questi territori sembrano molto estesi ma, ad esempio nella battaglia finale, un esercito attraverso combattendo un intero regno in mezza giornata!
Comunque la contraddizione maggiore non sta nella geografia infantile quanto nello scarso realismo della strategia militare: come ho già spiegato gli eserciti buoni sono divisi dai cattivi da un fronte; ora, osservando la mappa, si può facilmente constatare che i cattivi potevano aggirare il fronte in decine di maniere diverse...
A parte questa strana anomalia militar-geografica la narrazione scivola via in un tono monotono e completamente piatto: le avventure sembrano venir riassunte piuttosto che descritte!
Ad esempio un momento (potenzialmente) topico del racconto, quando il capo dei cavalieri drago (che aveva sempre osteggiato Nihal) si sacrifica per salvare l'eroina facendole da scudo con il proprio corpo, viene liquidato così:
Raven, ..., vide l'arco lontano puntato contro la loro unica speranza e non esitò. Si lanciò in direzione della freccia e si frappose al suo cammino. Nihal ebbe solo il tempo di voltarsi e vedere la freccia destinata a lei penetrare con facilità la corazza del Supremo Generale e conficcarsi nel suo petto. La mezzelfo capì cos'era accaduto e rimase ferma a guardare la morte di un vecchio nemico che le aveva salvato la vita.
Non so, forse dipende anche dall'uso del passato remoto... Ma tutte queste situazioni vengono descritto in maniera così piatta che diventano addirittura noiose.
Inoltre non mancano svariate piccole contraddizione come se la revisione del libro fosse stata molto superficiale. Ad esempio in un periodo di 4 righi si contraddice riguardo il filo della spada:
La lama non era più liscia e affilata come un tempo, ... ma era tagliente come la prima volta che Nihal l'aveva presa in mano...
Il finale fa poi quasi sorridere: in un lungo dialogo fra il Tiranno e Nihal si viene a scoprire che egli è un nichilista. Non agogna al dominio del mondo per brama di potere ma solo perché vuole spazzare via ogni forma di vita. A questo scopo infatti sta preparando un incantesimo che ucciderà tutti gli abitanti del mondo emerso... Incidentalmente mi chiedo: che bisogno ha di conquistare tutto il mondo? Perché non si limita a lanciare l'incantesimo finale? E, già che ci sono, perché accetta di affrontare Nihal disarmato e senza poteri magici (e infatti lei l'uccide!) quando gli sarebbe bastato nascondersi per poche ore per ritrovare i propri poteri magici?
Giudizio terzo libro: 4 (noiosissimo!)
Giudizio sulla trilogia: 5+

Conclusione: meno male che l'ho pagato poco!

martedì 25 ottobre 2011

Curiosità pedopornografica

Ieri ha destato la mia curiosità l'articolo del corriere.it Video hot di Belen dove nell'occhiello si legge "L'ipotesi di reato è diffusione di materiale pedopornografico...".
Per la precisione è stato il termine "pedopornografico" a stupirmi: infatti per "pedopornografico" pensavo si intendesse materiale pornografico con bambini sotto, diciamo, i 13 anni mentre invece nel video (che apparentemente io sono uno dei pochi italiani a non aver visto!) la nota showgirl dovrebbe avere 17 anni...
Una rapida ricerca su Wikipedia ha immediatamente svelato il mistero (cito dall'articolo Pedopornografia):
"La pedopornografia è la pornografia (ossia la rappresentazione di atti sessuali) in cui sono raffigurati soggetti in età pre-puberale.
La pedopornografia viene spesso erroneamente confusa con la pornografia minorile, ossia il materiale pornografico in cui sono coinvolti individui che, pur non avendo ancora raggiunto la maggiore età, hanno già subito le trasformazioni fisiche e mentali proprie della pubertà. Tale confusione nasce probabilmente dal fatto che in molte legislazioni, tra cui quella italiana, viene considerata illegale e punita non la pedopornografia in quanto tale, ma più in generale qualsiasi forma di pornografia minorile, ossia la produzione, distribuzione e detenzione di materiale pornografico coinvolgente minori.
"

In verità non ho molto da aggiungere: la mia immodestissima opinione è che la pedopornografia propriamente detta sia di svariati ordini di grandezza più grave della pornografia minorile.
Nel caso di Belen, ad esempio, mi pare di capire che lei fosse consenziente e che le riprese non fossero state effettuate di nascosto. Certo, per la legge italiana vige lo strano sofisma che un minore, in quanto tale, non può mai essere definito "consenziente" però, mi si passi la battuta, almeno un diciassettenne, al contrario di un bambino, può credere di esserlo!

lunedì 24 ottobre 2011

SIC

Domenica è morto Simoncelli e, poche ore dopo, il sito satarico umoremaligno.it ci aveva già pubblicato un post con una quindicina di battute.
Normalmente ogni loro post ha una ventina di commenti ma per questo su Simoncelli ce ne sono già oltre 90.
Una buona metà di questi commenti accusano umoremaligno.it di non aver rispetto per il morto scherzandoci sopra a poche ore dalla morte.

Già in passato ho scritto la mia opinione riguardo la legittimità della satira che possa venire percepita come offensiva: vedi L'accademia di atene e Regali diversamente utili.

La mia conclusione era quella che bisognava considerare sia la percentuale di persone offese che il loro numero assoluto: dato un numero sufficientemente alto di lettori è infatti statisticamente inevitabile che qualcuno si risenta per una battuta! Se però questa percentuale è abbastanza bassa allora si può interpretare la loro irritazione come dovuta a una carenza di umorismo piuttosto che a una carenza della battuta. Se però il numero di persone offese è sufficientemente alto, indipendentemente dalla percentuale da essi rappresentata, allora è giusto censurare la battuta.

Tutte queste riflessioni si riferivano però a siti generici (di notizie, d'informatica, blog personali etc...) e non a siti espressamente satirici come umoremaligno.it.

Dov'è la differenza?
La differenza sostanziale è che chi va a leggere un sito satirico deve aspettarsi battute che potrebbero non essere di suo gradimento.
Se qualcuno ha l'animo così sensibile da non tollerare battute sulla religione, i gay o il proprio partito del cuore non dovrebbe leggere un sito satirico ma limitarsi alle barzellette della Settimana Enigmistica...

Immagino che i miei lettori non saranno d'accordo con me e magari penseranno qualcosa del tipo: "Sì, vabbè la satira, ma scherzare sulla morte di un ragazzo di 24 anni quando il cadavere è ancora caldo è indice di una mancanza di rispetto intollerabile..."

Io credo che proprio uno dei commenti al post di umoremaligno.it su Simoncelli sia molto significativo: senza autorizzazione copio e incollo qui di seguito.

Andrea: Il giorno che morirò spero tu voglia farmi il favore di scrivere il mio necrologio

Ecco, io credo che questo Andrea abbia colto l'essenza della questione: le battute sulla morte di Simoncelli non vogliono farsi beffa del dolore dei suoi parenti e amici ma sono un tributo. Sono l'estremo segno di rispetto che un sito satirico può fare alla morte di una persona: scherzarci sopra.

Personalmente le battute sulla morte di Simoncelli mi hanno fatto ridere: non risa sguaiate ma risa tristi. Risa che vogliono essere un sincero commiato per chi ormai non è più fra noi.
Vi sembra così assurdo?
Forse per la mentalità italiana lo è ma pensiamo ad altre culture. Avete presente i funerali nei film americani: la gente visita la casa del defunto dove viene celebrato un piccolo rinfresco con cibo e bevande. Il funerale rimane un evento triste ma viene visto anche come la festa d'addio del defunto che, per quanto possibile, si immagina voglia lasciare un ricordo il meno amaro possibile della propria dipartita...

Ecco, io vedo le battute di umoremaligno.it sotto quest'ottica: un allegro commiato molto più sincero di tante frasi di circostanza (a volta magari pure ipocrite) trite e ritrite...

sabato 22 ottobre 2011

Pasta alla KGB

L'altra settimana ho provato a comprare una nuova marca di funghi secchi ed ero ansioso di assaggiarli.
In genere adopero i funghi secchi per farci un sugo col pomodoro oppure per il pollo: questa volta volevo provare qualcosa di nuovo e mi sono inventato la seguente ricetta.
La "base" è la mia versione della matriciana (vedi: oops! ero convinto di aver già postato la mia ricetta della matriciana ma mi accorgo ora che non è così!) sulla quale ho fatto le mie elaborazioni.

Ingredienti per 2 persone (porzioni abbondanti)
  1. Pasta quanto basta (io userei sui 200gr ma dipende dal tipo)
  2. Funghi secchi: + o - 50gr (non ricordo!)
  3. 1 scatola di pomodori pelati
  4. Pancetta sui 150 gr. (*1)
  5. Olio, sale e pepe
  6. 2 spicchi d'aglio
  7. 1 Cipolla media
  8. Dragoncello
  9. Zenzero (in polvere)

Istruzioni:
  1. Tritare la cipolla e farla soffriggere con un cucchiao d'olio in una padella grande (dove poi salteremo anche la pasta)
  2. Quando la cipolla inizia a colorarsi aggiungere la pancetta, con sale e pepe
  3. Nel frattempo fare rinvenire i funghi secchi in acqua tiepida (io metto i funghi a mollo in una tazza nel microonde)
  4. Quando la pancetta è cotta (a me piace molto cotta ma dipende dai gusti) aggiungere i funghi strizzati con le mani (conservare l'acqua che in caso di necessità può essere aggiunta se il sugo diventa troppo secco)
  5. Aggiungere circa mezzo cucchiaino di dragoncello e fare insaporire il tutto girandolo con un cucchiao di legno
  6. Dopo qualche minuto aggiungere l'intero contenuto della scatola di pelati (a questo punto io ci aggiungo anche due cucchiate dell'acqua dei funghi)
  7. Risalare e riaggiungere mezzo cucchiaino di dragoncello (il dragoncello è il mio "segreto" nella matriciana ma poiché trovo che si leghi molto bene con funghi ne aggiungo una dose doppia!)
  8. Aggiungere la punta di un cucchiano di zenzero (questo è il "segreto" di questa ricetta: gli altri sapori sono predominanti ma la punta di zenzero lascia al sugo una piacevolissima sensazione di "frizzantino")
  9. Nel frattempo far bollire l'acqua salata e cuocere la pasta
  10. Quando il pomodoro inizia a prendere un po' di colore abbassare il fuoco al minimo per non rischiare di bruciarlo e attendere che la pasta sia cotta
  11. Quando la pasta è cotta scolarla e farla saltare nella padella insieme al condimento
  12. Dopo un minito a fuoco medio/alto il piatto è pronto!

Nota (*1): In realtà io non uso la pancetta ma delle confezioni di carne di suino già tagliate: lo svantaggio è che sono meno saporite ma hanno anche il grosso vantaggio di essere molto meno grasse.

venerdì 21 ottobre 2011

Terza depressione

Ieri ho avuto la terza lezione di chitarra: sono sempre più convinto di non essere compatibile col mio maestro.
Ma procediamo con ordine.

La lezione è iniziata con la revisione degli esercizi. Prima mi ha (giustamente) chiesto come è andata e io ho cercato di cogliere l'occasione per chiedergli del problema del posizionamento della chitarra (vedi Brevissimo update). Mi ha interrotto una mezza dozzina di volte con digressioni irrilevanti. Dopo cinque minuti sono riuscito a esporre il problema.
Lui mi ha risposto: "la chitarra classica, come ti ho spiegato nella prima lezione, si tiene così..."
e io: "sì, ma io, la chitarra elettrica come la devo tenere?"
Lui: digressione sul fatto che la chitarra elettrica si tiene come si vuole, si può sonare anche in piedi e alcuni la suonano dietro la testa...
io suggerisco: "Provo a tenerla come la chitarra classica?"
lui: "Ok, prova..."
io: posiziono la chitarra sulla gamba sinistra (invece che come mio solito sulla destra) ma il cavo mi batte sulla gamba destra...
lui: "Il problema è che la tua chitarra ha il cavo nella posizione sbagliata..."
io: penso che il problema sia un altro ma non lo dico...

Poi passiamo al primo esercizio di ritmica: quello con gli ottavi che non so bene come fare a contare. Mi spiega come fare: la tecnica mi riesce molto innaturale e dovrò esercitarmi molto per imparare (in pratica col piede devo scandire i quarti e a considerare un ottavo quando l'abbasso e un ottavo quando l'alzo).
Gli altri esercizi di ritmica sono banali perché le misure sono formate solo da ottavi (e non come il precedente da quarti e ottavi!): in pratica non conto e mi limito ad andare a tempo.
Comunque osservandomi suonare salta fuori che la posizione della mia mano non è ottimale: ma possibile che non si riesca a mettere dei punti fermi? Io avrei passato di buon grado la prima lezione a imparare soltanto il posizionamento corretto di mani e chitarra...

Passiamo agli esercizi sugli accordi: io ero molto contento perché, impegnandomi molto, riuscivo a destreggiarmi decentemente fra i miei 4 accordi.
Al DO e al LAm (per colpa del software e del maestro pensavo fosse un LA...) avevo aggiunto il REm e avevo sostituito il SOL7 al SOL. In pratica avevo imparato 2 accordi nuovi ed ero migliorato sui due di partenza.
Alla mia dimostrazione pratica arriva il colpo basso: il maestro mi dice "Il REm sarebbe meglio se il RE sul terzo tasto della seconda corda lo suonassi col mignolo invece che con l'anulare...".
E me lo dice adesso!!!? Dopo che ho passato una settimana ad esercitarmi nella maniera classica?? Cioè se me lo diceva alla lezione precedente non ci sarebbero stati problemi ma adesso invece mi tocca reimparare, non dico da capo ma quasi, la nuova tecnica!
Per chi non si intende di chiatarra il problema con gli accordi è che questi devono venire "automatici". Le dita devono essere in grado di spostarsi sulle corde giuste senza doverci pensare coscientemente: non basta quindi ricordarsi di sostituire l'anulare col mignolo ma bisogna che sia la mano stessa ad assimilare la nuova disposizione e, per far questo, l'unica maniera è esercitarsi tanto tanto tanto. Specie per me che ho il cervello in poltiglia (magari a un ragazzino basta mezz'ora...).

Infine passiamo al brano. Ovviamente essendoci quarti e ottavi faccio grande fatica ad andare a tempo però rallentando molto la velocità me la cavo...
Sempre sul brano gli faccio notare un problema: devendo suonare prima un FA (primo tasto, prima corda) e subito dopo un DO (primo tasto seconda corda) come faccio a non staccare le note?
Io avevo trovato la soluzione di ruotare l'indice: i suoni venivano puliti (e infatti il maestro non si era accorto di nulla) ma ovviamente non andava bene. Il maestro mi ha consigliato due alternative: tenere premuti entrambe le corde con l'indice oppure suonare la prima corda col medio e la seconda con l'indice...

Edited: Non ricordo quando ma il maestro mi ha detto di cambiare la maniera in cui tenere il plettro: siccome tutte le fonti (internet/libri/amici) sono concordi che non sia molto importante ho immediatamente spostato nel dimenticatoio la nuova nozione...

Negli ultimi 3-4 minuti, abbiamo guardato rapidamente gli esercizi della terza lezione.
In particolare ci sono dei nuovi accordi: io sul momento ero contento perché questo mi dava l'opportunità di continuare a esercitarmi con gli accordi appena studiati senza annoiarmi grazie ai nuovi...
Oggi ho però guardato per bene il primo esercizio sugli accordi ed è arrivato il nuovo colpo demoralizzante: su 4 accordi TUTTI sono nuovi!
Per la precisione si tratta del LA, del SOL (non SOL7 ma SOL maggiore; comunque ho chiesto conferma al maestro tramite email), del RE e del MI....
Io non so cosa fare: ho la sensazione che mettermi a imparare quattro accordi nuovi senza essere pienamente a mio agio con i quattro precedenti rischi solo di farmi fare una grande confusione...
Probabilmente inserirò i nuovi accordi uno alla volta riscrivendomi da me uno spartito (tanto ho capito come sono costruiti questi esercizi). Se poi gli accordi mi verrano discordanti fra loro pazienza: l'idea dell'esercizio e far imparare alle dita...
Suggerimenti?

Dopo tre lezioni con il maestro sto iniziando a farmi un'idea di cosa c'è che non va.
Il problema principale è metodologico (e non è poco!). In tutti i corsi che ho fatto, ma anche a scuola o all'università, prima si spiega la teoria, poi si assegnano gli esercizi per far pratica e poi si fa la verifica.
Questo maestro di chitarra invece fa il contrario: prima mi manda allo sbaraglio con degli esercizi che non so bene come svolgere, poi in quella che dovrebbe essere la verifica mi spiega come avrei dovuto farli (la "teoria" insomma) e la verifica vera e propria è assente.
I problemi di questo approccio sono ovvi: il tempo che uso per esercitarmi non è produttivo e io tendo a perdere entusiasmo; anche le lezioni sono molto frustranti perché più che imparare cose nuove scopro solo di essermi esercitato nella maniera sbagliata...
Poi non ha un programma: cioè il maestro non è partito con la logica di insegnare nelle prime X lezioni queste Y cose. Al contrario sembra non essersi posto il problema e che proceda a casaccio in base agli spunti dati dagli esercizi ma senza nessun criterio o priorità...
Oltre a questo il maestro è logorroico, tende a fare digressioni inutili e spesso non trova le parole per esprimersi concisamente col risultato di sprecare un sacco di tempo anche per spiegare concetti sui quali basterebbero due parole.

La sensazione è che il maestro suoni sì la chitarra da quarant'anni ma che abbia scarsissima esperienza di insegnamento. Domani probabilmente contatterò la direzione per vedere se posso cambiare insegnante...

giovedì 20 ottobre 2011

Inspirazione

Stavo per andare a letto quando, con uno sbadiglio, mi è venuta improvvisa l'ispirazione per una poesia.
In genero mi diverto a metterle in rima ma questa volta preferisco optare per la spontaneità...

Vento invernale
Dalle vette spoglie, sotto l'estrema luce,
giù per erti pendii ombrosi
il vento precipite corre veloce.
Al bosco strappa l'ultima foglia
e annuncia il primo inverno.
Cieco corre fra gli alberi
e irato sibila quando i rami lo graffiano.
In un turbinio ocra di foglie
raggiunge la casa nella radura:
vorrebbe spegnere la luce al suo interno
ma non ne ha la pazienza e passa oltre.
Dietro la finestra tintinnante,
l'uomo fissa nel crepuscolo, fra i rami inquieti,
ricordi lontani di storie mai avvenute.
Una lacrima è dimenticata sul volto assorto:
l'inverno del suo cuore è giunto.

mercoledì 19 ottobre 2011

Perplessità anticalamità

Ho appena letto l'articolo Decreto Sviluppo 2013 dal corriere.it.
Fra i vari provvedimenti uno mi ha colpito: le nuove polizze che garantiscono le case contro gli incendi dovranno obbligatoriamente coprire anche il rischio dei danni derivanti da terremoti (anzi contro qualsiasi calamità naturale!).

Cosa vi trovo di sbagliato?
Tutto! È come voler attaccare le ali di una mosca a un rinoceronte e pretendere che questo riesca a volare!

La teoria delle assicurazioni è quella di dividere il costo del rischio di un singolo fra molti individui.
Un esempio matematico per chiarire: tizio vuole essere garantito dal rischio XX per 1000€. La probabilità che XX si verifichi è stimata dall'assicurazione all'1%. A Tizio viene quindi richiesto di pagare 20€ (ovvero il 2%) e in questa maniera la compagnia assicurativa è statisticamente sicura di guadagnarci. Se infatti 1000 persone stipulano la stessa polizza di Tizio la compagnia assicurativa guadagnerà 20*1000=20000€ e mediamente né rimborserà 10*1000=10000€ con un ricavo netto di 20000-10000=10000€. Facendo quindi pagare 20€ per polizza la compagnia si garantisce un ricavo netto del 50% per polizza.

Da questo semplice esempio si ricava che il costo della polizza dipende da due elementi: la probabilità dell'evento XX e l'ammontare previsto del rimborso nel caso XX si verifichi. Apparentemente il numero di assicurati è irrilevante.

Il costo di una polizza contro l'incendio dipende quindi dal valore della casa (molto alto) e dalla probabilità che un incendio la distrugga completamente (molto basso).
Analogamente il costo di una polizza contro i terremoti dipenderà ancora dal costo della casa (molto alto) e dalla probabilità che questa venga distrutta da un terremoto (molto basso, ma dipende dalla sismicità della zona).
Quindi dov'è il problema? Se il primo tipo di polizza funziona perché non dovrebbe farlo anche il secondo?
I problemi sono due: è vero che la probabilità che una casa venga distrutta da un terremoto è molto bassa ma, nonostante questo, a naso ho la sensazione che sia di un ordine o due (se non più) di grandezza più alta della probabilità di venir distrutta da un incendio.
Ovviamente non possiamo fare questa statistica basandoci sui dati di un solo anno perché, fortunatamente, i terremoti sono eventi rari ma potremmo confrontare il numero di case distrutte da incendi e terremoti negli ultimi 25-50 anni per farci un'idea...
Il secondo problema è che se un terremoto distruttivo colpisse una città non distruggerebbe una singola casa ma la maggior parte delle case di quella città!
In questa eventualità le assicurazioni si troverebbero a dover far fronte a un rimborso sicuramente molto aldilà della loro liquidità.

Le conseguenze sono due: il costo delle polizze incendio/anticalamità aumenterebbero moltissimo (e probabilmente non avrebbero un costo giustificabile per chi vive in aree a bassa sismicità) e, nel caso di grandi calamità, sarebbero comunque inutili perché le assicurazioni fallirebbero o almeno sarebbero costrette a dilazionare su molti anni i rimborsi...

In conclusione sono sicuro che questa norma verrà stralciata oppure le compagnie assicurative smetteranno di stipulare assicurazioni sugli incendi!

martedì 18 ottobre 2011

Fantastico eccezionale

Ho scoperto per caso un blog fantastico/eccezionale Umore maligno. Ogni 2/3 giorni pubblicano un post: in genere una serie di freddure basate sulle notizie di cronaca a volte dei pezzi a tema di più ampio respiro (tipo sul matrimonio, etc).
Io preferisco le freddure: la qualità media è ottima e alcune poi sono eccezionali!
Incollo le due (ne volevo scegliere una ma non riuscivo a decidere qual era la più surreale!) che più mi sono piaciute dal post sui fatti di Roma (tratte da Rome was fucked in a day di Umoremaligno.it):
1) Roma, guerriglia urbana tra polizia e black bloc. È arrivato così all’improvviso, l’autunno.
2) Lo slogan dei violenti: “Non chiediamo il futuro, ci prendiamo il presente”. Preferito di poco a “La mia banca è differente”.

Brevissimo update 19-Ottobre-2011
Alla vigilia della mia terza lezione di chitarra. Questa volta non sono riuscito a imparare il brano. Probabilmente se stasera lo studiassi per un paio di ore potrei farcela (è lungo ma facile e pieno di ripetizioni). Con gli accordi continuo ad avere problemi ma continuo anche a migliorare. Gli esercizi sulle note continuano ad essere banali.
Ho notato che mi rimane difficile passare dal LA al REm: strano perché le dita non devono fare molta strada.
Ho notato un problema che ho con gli accordi: con l'avambraccio destro faccio pressione sul corpo della chitarra e, quando con la mano sx lascio andare il manico per cambiare accordo, questo si muove e io perdo tempo prezioso a ritrovare la posizione. So già cosa mi dirà il maestro: "non fare pressione con l'avambraccio destro" (che è quello che già cerco di fare!) ma quello che vorrei veramente sapere è come tenere la chiatarra in maniera che sia stabile...
Ho poi verificato che non ero io a fare confusione con gli accordi SOL e SOL7 ma il file MIDI è corrotto oppure il mio software ha qualche opzione che gli fa interpretare gli accordi in maniera bizzarra...

Frasetta ossessiva 22-Ottobre-2011
Stanotte mi sono svegliato improvvisamente con una frasetta in testa: "Noi redivivi, voi redimorti!".
Suppongo che si basi sul gioco di parole in inglese: "we relieved (che si pronuncia come re-lived), you re-died" cioè "Noi sollevati, voi rimorti"
Non riesco a ricordare dove l'ho sentita: forse da un film o magari da un cartone animato? Qualcuno può aiutarmi? Ovviamente non vale guardare su internet: sarebbe troppo facile!

Bisbata 25-Ottobre-2011
Ancora non ho materiale sufficiente per scrivere un nuovo post su Bisba ma questa di stamani è troppo divertente!
Dopo aver fatto colazione avevo lasciato la scatola vuota dei miei cereali a base di crusca sul tavolo (vedi Consigli al 27%) ed ero andato in bagno a lavarmi i denti. Uscito dal bagno ho sentito degli strani rumori provenire dalla cucina e sono andato a investigare. Bisba avevo buttato la scatola di cereali sul pavimento e cercava di infilarci dentro il capo per raggiungere i pochi bastoncini di crusca rimasti al suo interno. Invece di brontolarla ho deciso che forse era più utile dimostrarle che dentro queste mie scatole arancioni non c'è niente di buono per lei (oltretutto questi bastoncini di crusca non hanno un buon sapore e ricordano il cartone!): così ne ho rovesciato il contenuto sul pavimento in maniera che Bisba potesse constatarlo di persona.
Con mio stupore Bisba ha mangiato tutti i bastoncini di crusca con grande ingordigia!

Ucciso 1-Novembre-2011
Dopo aver letto, per un paio di ore, Tucidide nel cuore della notte e essermi alzato verso le 5:20 per beccare Bisba che commetteva la sua marachella quotidiana (tutto documentato tramite foto per un prossimo post...). Sono tornato a letto e mi sono subito appisolato. Ho fatto un sogno di cui ricordo solo il finale: ero seduto ai piedi di un letto, forse in un ospedale, e stavo parlando con una donna convalescente sdraiata su di esso. Ero sereno, scherzavo tranquillo senza neanche la preoccupazione di impressionarla favorevolmente. Poi mentre ero a metà di una frase sono stato colpito alla nuca da un colpo di fucile arrivato attraverso la finestra. Mi sono svegliato stupito. Nel serial Medium, in una delle ultime puntate, viene detto che non si sogna mai di morire...
Però forse non ero io quello del sogno (anche se lo ero stato fino a poco tempo prima) infatti ho visto la scena dall'esterno e il tizio era più robusto di me...

Indignato

Con me stesso. In verità il termine “indignato” è troppo forte: è più giusto scrivere che sono seccato con me stesso.

Quando leggo i giornali online in genere (vedi ad esempio Lettura del giornale) salto a piè pari gli articoli di politica (*1).
Per questo motivo avevo snobbato gli articoli sugli “indignati”. Credevo fosse un movimento di nicchia, con scarso seguito popolare, e pertanto non particolarmente influente.

La grande manifestazione di ieri a Roma mi ha fatto ricredere. Evidentemente avevo sottovalutato il fenomeno.

A sera ho sentito un frammento d'intervista a uno dei promotori. La giornalista l'ha fatto parlare solo per una manciata di secondi duranti i quali il poveretto ha fatto solo in tempo a dire che si dissociava dai pochi violenti e che l'indomani ci sarebbe stato il confronto pubblico saltato per i disordini.
A parte le parole, che erano ben poca cosa, mi hanno colpito due particolari: su un cartello alle spalle dell'intervistato si poteva leggere “apartitico”. Questo significa che c'è una presa di coscienza, anche nell'opinione pubblica italiana, che i partiti tradizionali sono sostanzialmente equivalenti fra loro e che c'è molta sfiducia nelle loro capacità di risolvere la situazione.
Il secondo particolare che mi ha colpito è stato l'aspetto, un po' dimesso e un po' trasandato, del rappresentante degli indignati: è ovvio che non si trattava di un politico né di un furbastro pronto a cavalcare il malcontento. Non so chi fosse ma mi ha dato l'idea di un professore di italiano. Questa sua mancanza di ipocrisia e semplicità mi è subito piaciuta. Da notare come la giornalista, per questi stessi motivi, non trattandosi di un politico né di un altro potente di turno, lo abbia trattato con estrema sufficienza.

Così ho cercato di documentarmi un po' su questo movimento. I giornali erano tutti concentrati sulle violenze così ho cercato su wikipedia. Stranamente, almeno fino a ieri, non c'era niente sugli indignati italiani. Così mi sono letto l'articolo sugli indignati spagnoli e ho iniziato a seguire il movimento occupy Wall Street.

Ogni movimento pone l'accento su problematiche diverse ma ci sono degli elementi comuni: sfiducia nei partiti e nella politica tradizionale, accuse al mondo della finanza e alle diseguaglianze sociali.

Ripetutamente ho sentito uno slogan di questo tipo: “La crisi è stata causata dai banchieri: perché dobbiamo pagarla noi?”. Di chi sia veramente la colpa di questa crisi non è facile stabilirlo: io ho le mie idee che magari esporrò in un altro post.
Sicuramente però le banche hanno le loro responsabilità: a questo proposito è interessante il mio post Soldi facili dove, quando ancora non sapevo niente degli “indignati”, ho proposto una teoria probabilmente in linea con le idee del movimento...

A mio avviso a essere posto sotto accusa non è soltanto il mondo della finanza ma il modello sociale occidentale basato, a diversi livelli da nazione a nazione, sul dualismo democrazia + economia di mercato.
Non sono sicuro che “economia di mercato” sia il termine corretto: quello che intendo è che il modello sociale corrispondente prevede una società con persone povere, ricche e ricchissime. La presenza di persone ricchissime al fianco delle povere è giustificata dal fatto che le ricchissime, usando oculatamente la propria ricchezza, oltre che ad aumentarla per se stesse rendono più ricchi, tramite ad esempio opportunità di lavoro, anche gli altri cittadini.
La democrazia dovrebbe poi garantire un'equa ripartizione della ricchezza intervenendo con apposite leggi per impedire che i più forti si approfittino dei più deboli.

Finché questo modello ha funzionato nessuno ha avuto da lamentarsi ma, negli ultimi 20 anni circa, la situazione è costantemente peggiorata.
In particolare negli USA abbiamo l'1% della popolazione che controlla il 50% della ricchezza (dati sentiti alla TV), la forbice fra poveri e ricchi continua ad allargarsi e il ceto medio sta scomparendo appiattendosi su quello povero (*2). Pare naturale che il 99% della popolazione inizi a protestare (*3)!
E la democrazia americana? Come può tollerare tutto ciò?
L'importanza delle lobby nelle campagne elettorali degli aspiranti presidenti è ben nota: è ragionevole supporre che negli anni questa influenza indiretta e nascosta abbia lentamente fatto spostare l'ago della bilancia a favore delle grandi imprese a scapito del cittadino comune. La crisi economica ha poi fatto il resto.

È interessante notare come gli scrittori di fantascienza abbiano ormai da molti decenni ipotizzato un futuro dominato dalle grandi multinazionali dove il singolo cittadino è un essere insignificante, una rotellina di un meccanismo incomprensibile, che non può niente se non seguire le regole adeguandosi ad avere libertà sempre più limitate (in particolare penso alla corrente cyberpunk)...
Gli scrittori con la loro fantasia talvolta vedono più in là di economisti, sociologi e ovviamente (ci vuole poco!) politici.

Quello che però è sfuggito agli scrittori è l'importanza di internet per la tutela della libertà e della democrazia. Grazie a internet il singolo cittadino non è più solo e quindi inerme nei confronti delle grandi istituzioni (pubbliche o private). Si può organizzare; può diffondere e confrontare le proprie idee con quelle altrui e, quando la situazione lo richiede, è facilissimo passare dal virtuale al reale organizzando ad esempio una manifestazione come quella di Roma.

La mia conclusione non è definitiva: ci sarebbe ancora molto da scrivere e da riflettere e sicuramente tornerò sull'argomento. Quindi nessuna conclusione ma due considerazioni: è di nuovo evidente l'importanza del web libero. Senza internet, con i suo social network, blog e quant'altro, un movimento sano e più che legittimo come quello degli indignati non avrebbe avuto modo di nascere e organizzarsi (*4).
Per questo è fondamentale che tutti noi ricordiamo l'importanza fondamentale della libertà, in tutte le sue forme, del web.
Non per niente il ministro dell'interno Castagne, all'indomani dei disordini (*5), ha subito preannunciato che sarà “necessario” introdurre leggi più severe contro i violenti: volete scommettere che queste leggi presenteranno nuovi bavagli per la libertà della rete (totalmente innocente per le violenze compiute dai pochi facinorosi)?
La seconda considerazione è che questi movimenti sono destinati a crescere e prosperare fin quando durerà la loro ragion di essere che, anche se non è completamente esatto, al momento si può dire corrispondere alla crisi economica che stiamo attraversando (*6).

Nota (*1): Come ho già scritto altrove (vedi ad esempio Douche & Turd) non vedo sostanziali differenze fra la destra e la sinistra italiana. Di conseguenza gli articoli dei giornali (in Italia tutti ben schierati) di una parte politica che attaccano quell'avversaria mi interessano ben poco: non sono per niente interessanti e si limitano ad accusare una parte politica di aver fatto qualcosa che l'altra parte mai farebbe. Ed in realtà è proprio questo che io non credo sia vero: magari non farebbero le stesse identiche cose ma la sostanza non cambierebbe.
Nota (*2): Non ho dati da confrontare ma CREDO che la situazione italiana sia meno disomogenea. Però la direzione è questa...
Nota (*3): In Cina si sta sviluppando una forbice ancora più marcata con circa 100 milioni di cinesi ricchissimi e il rimanente miliardo e passa poverissimi. Gli occidentali in genere si meravigliano che questo vada bene ai cinesi più poveri ma questi, se interpellati, candidamente dichiarano che adesso stanno meglio di prima. Credo che il parallelismo sia evidente, vero?
Nota (*4): Un commentatore ha paragonato i movimenti degli indignati ai movimenti che stanno cambiando la faccia del mondo arabo. Io sono completamente d'accordo.
Nota (*5): Volutamente non ho parlato dei disordini. Ovviamente li disapprovo e oltretutto li considero pure controproducenti: difficilmente vedremo famiglie con bambini partecipare ad altre manifestazioni. La loro violenza ingiustificata getta una cattiva luce su tutto il movimento.
Nota (*6): quindi molto molto a lungo...

lunedì 17 ottobre 2011

Eridano

Nel post Rimbambito 2/2 scrissi un paragrafo decisamente criptico:
Come se dalla Colchide nel mar Nero, per tornare in Grecia, si dovesse risalire il Danubio per passare poi nel Po e scendere giù per il mar Tirreno(*3)...
...
Nota (*3): Ah... mi dicono che gli argonauti hanno fatto proprio così... Ok, allora anche noi abbiamo fatto bene!


In un maldestro tentativo di mostrare la mia scarsa erudizione avevo scherzato sulla deviazione che prendemmo da Gardaland per tornare verso casa: invece di andare verso sud ci dirigemmo sull'autostrada verso nord per evitare un lungo incolonnamento di autoveicoli.
Lo “scherzo”, che dubito qualcuno abbia colto, si basa sull'analogia fra il nostro viaggio di ritorno e quello degli argonauti. Questi infatti, secondo il mito, per tornarsene in Grecia dalla Colchide (che si affaccia sul Mar Nero) risalirono il Danubio per poi “passare” nel Po e da qui discendere il mar Tirreno.

Evidentemente le conoscenze geografiche degli antichi Greci riguardo l'Europa occidentale non erano molto precise: come ben sappiamo infatti il Po e il Danubio non sono collegati fra loro!

Oggi leggendo Polibio (e soprattutto una nota al testo) ho finalmente capito l'origine di questa strana credenza geografica che mi aveva così colpito...
Polibio, descrivendo la topografia della pianura Padana, descrive anche il percorso del fiume Po accennando fra l'altro che il suo nome per i “poeti” è Eridano. Dove “poeti” lo leggo come sinonimo di “nel mito”.
La nota poi spiega che, secondo la mitologia greca, l'Eridano era un fiume figlio di Oceano e Teti situato all'estremità occidentale dell'Europa e di cui il Po era semplicemente un braccio.

Sono quindi pronto a scommettere che gli argonauti per passare dal Danubio al Po risalirono un tratto dell'Eridano perché, è facile supporre, anche il Danubio doveva essere considerato un braccio di tale fiume mitologico!

domenica 16 ottobre 2011

La notte prima degli esami

Finalmente, dopo averne tanto sentito parlare, ho visto il film “la notte prima degli esami”.
Inizialmente i vari personaggi stereotipati non mi avevano impressionato molto favorevolmente. Anzi stavo già pensando di scrivere un post con una bella stroncatura. Poi però mi sono invaghito di una delle protagoniste e, soprattutto, sono incominciati dei divertenti colpi di scena che hanno ribaltato il mio giudizio.
Il finale con il fatidico incontro fra la bella e il ragazzo protagonista è bellissimo; un po' forzata la scena dell'esame quando il professore d'italiano tenta la carognata finale; divertentissima la carrellata con la lista dei vari personaggi e quello che hanno fatto da “grandi”.
Ma non voglio parlare di questo film: che interesse ci può essere per la recensione positiva di un film del 2006 ormai già visto da tutti?

Il film mi ha fatto ripensare al mio esame di maturità. Ricordo che mio padre raccontava spesso di sognare di dover ripetere la maturità eppure a me la mia non ha lasciato quasi nessun ricordo.
Ho cercato di ricordarne qualche particolare e, in effetti, qualcosa mi è tornato a mente ma niente di troppo interessante.

Però, ripensare al liceo e agli esami, mi ha portato per associazione di idee a ricordarmi di quando fui rimandato a settembre. Ebbene sì: KGB al primo anno del liceo scientifico fu rimandato a settembre in inglese!

Non so bene da dove partire per raccontare l'aneddoto che ho in mente quindi abbiate pazienza e perdonatemi: devo fornire al lettore degli elementi essenziali che, solo alla fine di questo post, verranno messi insieme.
1) Nella mia ingenuità, il primo giorno di scuola del liceo, non mi preoccupai di correre ad assicurarmi un buon banco ma mi accontentai di quello che rimaneva: finii così in prima fila appiccicato alla cattedra.
2) Ora, non so bene perché, ma per l'intera durata del liceo ho avuto ben tre professori d'inglese tutti di madrelingua siciliana: gli ultimi due professori erano delle brave persone (uno di loro fu addirittura così folle da portarci in gita per tre giorni!) però la professoressa del primo anno era invece una precaria un po' nervosetta che, appena poteva, se ne tornava a casa. Spesso il lunedì arrivava stravolta e particolarmente nervosa per il viaggio.
3) Nonostante i risultati estremamente variegati del sondaggio che proposi ai miei amici e conoscenti sul mio senso dell'umorismo (vedi Risultato sondaggio) personalmente ritengo di esserne piuttosto dotato. Magari il mio umorismo non è immediatamente comprensibile, è sempre cerebrale e talvolta criptico: dopotutto io ho riso come un matto per l'intera durata di Brüno (vedi DVD Reviews), film che tutte le persone che conosco hanno trovato un po' troppo pesante...
4) Nella città dove abitavo all'epoca dei fatti c'è un parco, chiamato le Cascine, dove la notte (almeno era così una venticinquina di anni fa!) passeggiano le prostitute.
5) Nella tradizione orale di famiglia viene attribuita a mio padre la colpa della mia bocciatura in inglese! Di solito era sempre mia madre ad andare a parlare con i professori ma, per qualche strano motivo, fu mio padre ad andare a parlare con la professoressa d'inglese. In genere i genitori dovrebbero prendere le parti dei figli: dire che si impegnano, che studiano, che apprezzano l'insegnante, dovrebbero insomma impetrare un po' di clemenza. Invece, quando la prof spiegò a mio padre che io non andavo molto bene e che ero sul 5, lui le rispose che c'era poco da fare perché io ero come lui: “completamente privo di orecchio per le lingue”. Insomma le disse che ero un caso senza speranza.

In verità credo che la colpa fosse mia: non perché non studiassi ma perché la prof aveva un conto in sospeso con me! Dopotutto nelle altre materie andavo bene e, in questi casi, un 5½ come il mio sarebbe dovuto diventare un 6 senza troppi problemi...
Ma come mai la professoressa ce l'aveva con me?
Ecco, adesso i vari elementi della storia andranno al loro posto...

Era un lunedì mattina e la professoressa arrivò in classe in forte ritardo tutta stravolta (vedi punto 2).
Ci raccontò che aveva avuto un problema col treno (autobus? Non ricordo...) e che si era dovuta fare tutte le Cascine a piedi.
A causa del mio senso dell'umorismo balordo (vedi punto 3) immediatamente feci l'associazione “professoressa passeggia per le Cascine = professoressa/prostituta” (vedi punto 4).
Essendo seduto in prima fila (vedi punto 1) non mi ero reso conto di come la classe stesse reagendo alle parole della nostra insegnante. Così, per niente impressionato dal nervosismo della professoressa, appena lei finì di parlare iniziai a riderle in faccia con la serafica tranquillità data dalla certezza che anche il resto della classe sarebbe esploso in un tripudio di risa. Invece no: i miei compagni erano rimasti zitti come pesci morti e la mia risata beffarda riecheggiava solitaria fra le pareti della classe.
La prof mi chiese guardandomi in cagnesco “Morandini (*1)! Cosa trovi di tanto divertente nella mia passeggiata alle Cascine?”. Io sempre ridacchiando (tanto oramai!) le risposi qualcosa evasivamente ma, temo, nel prosieguo della giornata scoprì la vera ragione della mia ilarità.
Evidentemente, priva del mio acuto senso dell'umorismo, non la prese bene e se la legò al dito...

In conclusione fui vittima del mio stesso umorismo: però che bella risata mi feci!

Nota (*1): Morandini non è il mio cognome!

sabato 15 ottobre 2011

Miserie porche

Ieri ero tranquillamente seduto al computer quando Bisba, che dormicchiava sul mio letto, si è alzata di scatto, ha attraversato la scrivania pesticciando la mia tastiera e si è messa alla finestra.
Di fronte alla finestra ho un albero di alloro dove gli uccellini zampettano allegramente. Ho pensato che Bisba fosse rimasta ipnotizzata da uno di essi e ho continuato col mio lavoro.
Ogni tanto le davo uno sguardo con la coda dell'occhio e la vedevo sempre vigile e attenta. Fra me e me sorridevo pensando alla sua frustrazione nel vedere degli uccellini così vicini senza poterli catturare.
Dopo un po' mi sono reso conto che dei rumori strani provenivano dal giardino. “Strani” è la parola corretta perché davvero non sapevo come interpretare quel suono: era il rumore di un ramo che si spezza, irregolare, frequente e simile a se stesso ma sempre un po' diverso.
Incuriosito ho aperto la finestra, mi sono sporto fuori, ho preso la macchina fotografica e ho fotografato questo:


Ero infatti rientrato da non molto e avevo lasciato il cancello aperto. Evidentemente i simpatici porcellini non si erano fatti scrupolo a entrare nel mio giardino per fare i loro porci comodi.
Il rumore che sentivo erano i maiali che mangiavano le noci, mallo mezzo marcio compreso, cadute sul prato.
Ho scattato delle foto in tutta fretta (questo per spiegare la loro scarsa qualità) poi ho provato a fare degli urlacci ma sono stato completamente ignorato.


Come, credo, la maggior parte dei miei lettori, non avevo mai avuto a che fare con dei maiali vivi e ruspanti (ovviamente non considerando maiali e maiale metaforici) e non avevo idea di se e quanto fossero pericolosi. L'unica cosa che sapevo è che non dovevo gettargli contro delle perle. Improvvisamente sono stato colto dalla paura che potessero andare a mangiare i fiori e così sono sceso di corsa in giardino.
Prima di affrontare le terribili bestie mi sono armato di un bastone da passeggio. Mi sono avvicinato ai rosei mammiferi (che continuavano a mangiare qualsiasi gli capitasse a tiro) con molta cautela. A circa 4-5 metri di distanza mi sono educatamente presentato loro agitando il bastone e gridando un “Oooiihh!!”.


Volevo capire se era loro intenzione aggredirmi, scappare o ignorarmi. Gli ho guardati per bene: erano cinque, di cui uno un po' più grande degli altri, ma non enormi...
Evidentemente il mio fascino con le donne è servito: ho fatto immediatamente colpo sul maialone capo che, quando mi ha visto, è sbiancato ed è trotterellato via impaurito seguito dai suoi amici. Ho notato che anche mentre scappavano ne approfittavano per mangiare qualsiasi cosa sbucasse dal terreno!


Il problema non si è però risolto perché, invece di uscire dal cancello, sono andati a infilarsi in un angolo del giardino da dove non potevano scappare.
Così li ho seguiti a distanza di sicurezza. Erano evidentemente molto impauriti: questo mi ha dato sicurezza ma non troppa: ho pensato che la paura, se avesse superato un certo livello, avrebbe potuto trasformarsi in aggressività .
Così, invece di urlargli contro, ho iniziato a blandirli: non ricordo bene ma mi pare di averli chiamati “topini”. Uno dei vantaggi di vivere isolati è che nessuno ti ascolta se dici delle idiozie a dei maiali.


Con prudenza mi sono avvicinato e li ho scacciati dall'angolo in cui si erano infilati. A questo punto loro sono scappati (sempre mangiando al volo tutto ciò che fosse vagamente commestibile) e hanno riattraversato tutto il giardino finendo all'estremità opposta.
Io ero un po' seccato, un po' divertito e un po' preoccupato con nessuna di queste emozioni predominante sulle altre.
Li ho seguiti senza fretta e ovviamente li ho ritrovati intenti a mangiare. Sono riuscito a raggrupparli insieme e questa volta, quando li ho rimessi in fuga, erano nella direzione giusta e hanno così finalmente imboccato il cancello (che mi sono affrettato a richiudere!).


La morale di questa storia è molto profonda e utile a tutti: se si lascia il cancello aperto i maiali possono entrarti in giardino...
E anche: i maiali mangiano tutto!

venerdì 14 ottobre 2011

Seconda lectio

Ma...
Pensavo che con la lezione di oggi mi sarei fatto un'idea più precisa del maestro ma non è stato così...

La lezione era stata impostata con una certa logica: controllare come suonavo gli esercizi assegnati la scorsa settimana, fare un pizzico di teoria e spiegare gli esercizi per la prossima settimana.

Brevemente ricordo che gli esercizi della prima lezione erano: 4 esercizi sugli accordi, 3 sulle note e 1 brano musicale.
Gli esercizi sulle note erano banali e anche il brano era piuttosto facile: il mio vero e unico problema erano gli accordi e in particolare il cambiarli rapidamente.
Comunque, impegnandomi molto durante la settimana, ero riuscito a raggiungere una velocità decente (anche se, inutile dirlo, talvolta sbaglio corda o, essendo troppo lento, perdo il ritmo) ed ero ansioso di mostrare al maestro i miei progressi...

Invece si è scoperto che uno degli accordi era sbagliato: io suonavo il SOL maggiore mentre invece avrei dovuto suonare un SOL7. Non è che KGB sia un cretino: che l'accordo era un SOL me lo diceva il programma (*1) con cui avevo aperto i files!
L'unica spiegazione è che non sapendo usare il programma (complicatissimo e mai usato prima) sia stato io, in qualche strana maniera, a cambiare l'accordo. Il caso poi ha voluto che, durante la settimana, non abbia mai ricaricato i files perché, non potendo salvare, non volevo dover reinserire da capo tutte le impostazioni...

Poi, per studiare il brano, avevo deciso di stamparlo. Con Harmony Assistant non sapevo come fare a non stampare gli spartiti degli altri strumenti e così avevo usato Tux Guitar (vedi Potenziale progresso).
Per qualche motivo però Tux Guitar (forse non digerisce bene i files midi) ha abbassato tutte le note di 3 semitoni. Non un grosso problema ma molto seccante.

Infine anche sui banalissimi esercizi sulle note è successo un pasticcio: la tablatura (corda + tasto) che il programma mi mostrava per le varie note richiedeva che io ne suonassi oltre il quarto tasto. Siccome fino a quel momento avevo studiato solo le note della prima posizione, mi ero ingegnato per cambiare i parametri del calcolo della tablatura per averla come ero abituato. Ovviamente il maestro voleva che io li suonassi con la tablatura originale...

In conclusione non ho potuto suonare nulla decentemente e il motivo era che il maestro non mi aveva spiegato per bene come fare gli esercizi. Il risultato è stato molto ma molto frustrante.

Comunque anche oggi ho imparato qualcosa di nuovo e, pur con tutti i problemi sopraelencati, almeno ho suonato per più di 3 minuti!

Le cose nuove che ho imparato sono state:
  1. Chiarimento su posizione mano sinistra durante accordi e durante note singole
  2. Precisazione su note legate e staccate
  3. Osservazioni su diteggiatura con mano sx
  4. Irrilevante teoria sugli accordi
  5. Come usare la mano per la seconda posizione
  6. Come suonare gli accordi con la mano dx

I punti 1 e 2 erano già emersi durante la prima lezione ma oggi sono stati, per così dire, “perfezionati”.
Il punto 3 riguarda le eccezioni alla regola “indice per primo tasto, medio per secondo, anulare per terzo e mignolo per il quarto”: in pratica la scelta di quale dito usare per premere una corda dipende anche dalla nota seguente e dalla relativa facilità di esecuzione.
Il punto 6 è forse la novità che più mi ha colpito della giornata (nel senso che sapevo già di avere problemi riguardo la posizione della mano, della diteggiatura etc). In pratica quando suono col plettro un accordo tendo a sollevarlo un po' prima dell'ultima corda col risultato che questa si sente poco...

Anche oggi non abbiamo fatto in tempo a guardare gli esercizi per la prossima settimana ma questa volta sarò più cauto e in caso di dubbio contatterò il maestro via email...

Nota (*1): Il programma è la trial version di Harmony Assistant: in pratica posso fare tutto tranne salvare.

giovedì 13 ottobre 2011

Che gattaccia!

Mi sono accorto che da molto tempo non posto nessun aggiornamento su Bisba...
Chi non la conoscesse bene potrebbe pensare che lei sia maturata o che almeno la mia disciplina stalinista abbia avuto qualche effetto... macché!

Invece di combinare un malestro al giorno ne fa una ogni due. Ma non perché sia diventata meno monella ma perché sono diventato io più bravo a prevenirla riponendo ogni cosa vagamente commestibile in luoghi inaccessibili a un felino...
E poi, oramai, i suoi malestri “standard” non fanno più notizia: io per primo do per scontato che se dimentico il pane sul tavolo di cucina per tutta la notte allora, la mattina dopo, sicuramente lo ritroverò per terra tutto rosicchiato... Poi comunque lei riesce sempre a inventarsi qualcosa di nuovo.

Comunque un successo minore l'ho ottenuto anche se più che di addestramento si è trattato di un non-addestramento.
In primavera Bisba aveva preso l'antipatica abitudine di miagolare alla mia porta verso le 6:00 del mattino per uscire. Così, per diversi mesi, quando andavo a letto chiudevo una seconda porta per non essere disturbato (ma era una seccatura perché dovevo scollegare ogni volta il cavo dell'ADSL...). Contemporaneamente tutte le volte che nell'arco della giornata la sentivo miagolare alla mia porta di camera ho iniziato ad ignorarla.
La mia teoria era di farle scordare (*1) l'associazione “Miagolo alla porta di KGB → Lui mi sente”. Se lei avesse il minimo dubbio che io possa sentirla starebbe tutto il tempo a miagolare; invece pensando che non serva a niente si rassegna subito.
Da circa un mese non chiudo più la seconda porta ma lei non miagola più al mattino per farsi aprire (al massimo lo fa per qualche minuto...).

Bisba continua poi a mangiare di tutto. Le ultime novità sono: fagioli all'uccelletta (mischiati con spezzatino), pandoro al cioccolato (ghiotta!) e parmigiano (vedi poi foto...)

Qualche foto esplicativa:

La volta che mi "mangiò" un calzino nuovo...
La zampa è mia...


...come pure i rammendi


La volta che "grattò" il parmigiano grattato...
il contenitore del parmigiano stava sul vassoio giallo; in un'altra occasione rubò i pezzi di formaggio da dentro la grattugia; per la scatola vedi poi...


quello che rimane del contenitore di cristallo; è visibile anche il suo piattino per il latte


Al ristorante, se avanza qualcosa e ci viene chiesto se vogliamo portarla via "per il cane", rispondiamo "sì, ma per la gattina". L'ultima volta era avanzata una bella bisteccona e per due giorni l'avevo tagliata a cubettini per Bisba. Era rimasto solo l'osso ma non mi andava di pulirlo: ci ha pensato Bisba...
Estratta dalla spazzatura con una certa destrezza...


ripulita piuttosto bene...


La volta che portò un uccellino in casa (di solito ci porta i topini...)
sotto il tavolo l'uccellino non canta...


Bisba...


quando poi prova a mangiarli (topi, uccellini, lumache...) cerca di inghiottirli interi e spesso li vomita...


La volta che riesce a entrare nella dispensa non esita a rosicchiare le scatole (per non parlare dei brick del latte e delle confezioni di pasta...)
notare i segni sei dentini...


questi sono solo 2 esempi ma la casistica è molto più vasta...


La gattina "difficile" tenuta ferma in posa:
"Mi chiamo Bisba e sono un alcolista"