Con me stesso. In verità il termine “indignato” è troppo forte: è più giusto scrivere che sono seccato con me stesso.
Quando leggo i giornali online in genere (vedi ad esempio Lettura del giornale) salto a piè pari gli articoli di politica (*1).
Per questo motivo avevo snobbato gli articoli sugli “indignati”. Credevo fosse un movimento di nicchia, con scarso seguito popolare, e pertanto non particolarmente influente.
La grande manifestazione di ieri a Roma mi ha fatto ricredere. Evidentemente avevo sottovalutato il fenomeno.
A sera ho sentito un frammento d'intervista a uno dei promotori. La giornalista l'ha fatto parlare solo per una manciata di secondi duranti i quali il poveretto ha fatto solo in tempo a dire che si dissociava dai pochi violenti e che l'indomani ci sarebbe stato il confronto pubblico saltato per i disordini.
A parte le parole, che erano ben poca cosa, mi hanno colpito due particolari: su un cartello alle spalle dell'intervistato si poteva leggere “apartitico”. Questo significa che c'è una presa di coscienza, anche nell'opinione pubblica italiana, che i partiti tradizionali sono sostanzialmente equivalenti fra loro e che c'è molta sfiducia nelle loro capacità di risolvere la situazione.
Il secondo particolare che mi ha colpito è stato l'aspetto, un po' dimesso e un po' trasandato, del rappresentante degli indignati: è ovvio che non si trattava di un politico né di un furbastro pronto a cavalcare il malcontento. Non so chi fosse ma mi ha dato l'idea di un professore di italiano. Questa sua mancanza di ipocrisia e semplicità mi è subito piaciuta. Da notare come la giornalista, per questi stessi motivi, non trattandosi di un politico né di un altro potente di turno, lo abbia trattato con estrema sufficienza.
Così ho cercato di documentarmi un po' su questo movimento. I giornali erano tutti concentrati sulle violenze così ho cercato su wikipedia. Stranamente, almeno fino a ieri, non c'era niente sugli indignati italiani. Così mi sono letto l'articolo sugli indignati spagnoli e ho iniziato a seguire il movimento occupy Wall Street.
Ogni movimento pone l'accento su problematiche diverse ma ci sono degli elementi comuni: sfiducia nei partiti e nella politica tradizionale, accuse al mondo della finanza e alle diseguaglianze sociali.
Ripetutamente ho sentito uno slogan di questo tipo: “La crisi è stata causata dai banchieri: perché dobbiamo pagarla noi?”. Di chi sia veramente la colpa di questa crisi non è facile stabilirlo: io ho le mie idee che magari esporrò in un altro post.
Sicuramente però le banche hanno le loro responsabilità: a questo proposito è interessante il mio post Soldi facili dove, quando ancora non sapevo niente degli “indignati”, ho proposto una teoria probabilmente in linea con le idee del movimento...
A mio avviso a essere posto sotto accusa non è soltanto il mondo della finanza ma il modello sociale occidentale basato, a diversi livelli da nazione a nazione, sul dualismo democrazia + economia di mercato.
Non sono sicuro che “economia di mercato” sia il termine corretto: quello che intendo è che il modello sociale corrispondente prevede una società con persone povere, ricche e ricchissime. La presenza di persone ricchissime al fianco delle povere è giustificata dal fatto che le ricchissime, usando oculatamente la propria ricchezza, oltre che ad aumentarla per se stesse rendono più ricchi, tramite ad esempio opportunità di lavoro, anche gli altri cittadini.
La democrazia dovrebbe poi garantire un'equa ripartizione della ricchezza intervenendo con apposite leggi per impedire che i più forti si approfittino dei più deboli.
Finché questo modello ha funzionato nessuno ha avuto da lamentarsi ma, negli ultimi 20 anni circa, la situazione è costantemente peggiorata.
In particolare negli USA abbiamo l'1% della popolazione che controlla il 50% della ricchezza (dati sentiti alla TV), la forbice fra poveri e ricchi continua ad allargarsi e il ceto medio sta scomparendo appiattendosi su quello povero (*2). Pare naturale che il 99% della popolazione inizi a protestare (*3)!
E la democrazia americana? Come può tollerare tutto ciò?
L'importanza delle lobby nelle campagne elettorali degli aspiranti presidenti è ben nota: è ragionevole supporre che negli anni questa influenza indiretta e nascosta abbia lentamente fatto spostare l'ago della bilancia a favore delle grandi imprese a scapito del cittadino comune. La crisi economica ha poi fatto il resto.
È interessante notare come gli scrittori di fantascienza abbiano ormai da molti decenni ipotizzato un futuro dominato dalle grandi multinazionali dove il singolo cittadino è un essere insignificante, una rotellina di un meccanismo incomprensibile, che non può niente se non seguire le regole adeguandosi ad avere libertà sempre più limitate (in particolare penso alla corrente cyberpunk)...
Gli scrittori con la loro fantasia talvolta vedono più in là di economisti, sociologi e ovviamente (ci vuole poco!) politici.
Quello che però è sfuggito agli scrittori è l'importanza di internet per la tutela della libertà e della democrazia. Grazie a internet il singolo cittadino non è più solo e quindi inerme nei confronti delle grandi istituzioni (pubbliche o private). Si può organizzare; può diffondere e confrontare le proprie idee con quelle altrui e, quando la situazione lo richiede, è facilissimo passare dal virtuale al reale organizzando ad esempio una manifestazione come quella di Roma.
La mia conclusione non è definitiva: ci sarebbe ancora molto da scrivere e da riflettere e sicuramente tornerò sull'argomento. Quindi nessuna conclusione ma due considerazioni: è di nuovo evidente l'importanza del web libero. Senza internet, con i suo social network, blog e quant'altro, un movimento sano e più che legittimo come quello degli indignati non avrebbe avuto modo di nascere e organizzarsi (*4).
Per questo è fondamentale che tutti noi ricordiamo l'importanza fondamentale della libertà, in tutte le sue forme, del web.
Non per niente il ministro dell'interno Castagne, all'indomani dei disordini (*5), ha subito preannunciato che sarà “necessario” introdurre leggi più severe contro i violenti: volete scommettere che queste leggi presenteranno nuovi bavagli per la libertà della rete (totalmente innocente per le violenze compiute dai pochi facinorosi)?
La seconda considerazione è che questi movimenti sono destinati a crescere e prosperare fin quando durerà la loro ragion di essere che, anche se non è completamente esatto, al momento si può dire corrispondere alla crisi economica che stiamo attraversando (*6).
Nota (*1): Come ho già scritto altrove (vedi ad esempio Douche & Turd) non vedo sostanziali differenze fra la destra e la sinistra italiana. Di conseguenza gli articoli dei giornali (in Italia tutti ben schierati) di una parte politica che attaccano quell'avversaria mi interessano ben poco: non sono per niente interessanti e si limitano ad accusare una parte politica di aver fatto qualcosa che l'altra parte mai farebbe. Ed in realtà è proprio questo che io non credo sia vero: magari non farebbero le stesse identiche cose ma la sostanza non cambierebbe.
Nota (*2): Non ho dati da confrontare ma CREDO che la situazione italiana sia meno disomogenea. Però la direzione è questa...
Nota (*3): In Cina si sta sviluppando una forbice ancora più marcata con circa 100 milioni di cinesi ricchissimi e il rimanente miliardo e passa poverissimi. Gli occidentali in genere si meravigliano che questo vada bene ai cinesi più poveri ma questi, se interpellati, candidamente dichiarano che adesso stanno meglio di prima. Credo che il parallelismo sia evidente, vero?
Nota (*4): Un commentatore ha paragonato i movimenti degli indignati ai movimenti che stanno cambiando la faccia del mondo arabo. Io sono completamente d'accordo.
Nota (*5): Volutamente non ho parlato dei disordini. Ovviamente li disapprovo e oltretutto li considero pure controproducenti: difficilmente vedremo famiglie con bambini partecipare ad altre manifestazioni. La loro violenza ingiustificata getta una cattiva luce su tutto il movimento.
Nota (*6): quindi molto molto a lungo...
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1 ora fa
Gli occupanti di Wallstreet stanno qui e qui resteranno. Finché le cose non cambiano. Il movimento è globale e poliedrico.
RispondiEliminaE che durante una manifestazione qualche grullo (rigidamente di sesso maschile) si è distinto per atti vandalici fa parte del folclore italiano. IMO, of course. Nulla di cui preoccuparsi.
Ciao Brigitte,
RispondiEliminaCondivido tutto ciò che hai scritto (o eri già tu che condividevi ciò che avevo scritto io?).
Il "rigidamente di sesso maschile" non è però completamente esatto...
Vedi qui:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-black-bloc-a-roma-chi-sono-le-ragazze-violente/