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domenica 16 ottobre 2011

La notte prima degli esami

Finalmente, dopo averne tanto sentito parlare, ho visto il film “la notte prima degli esami”.
Inizialmente i vari personaggi stereotipati non mi avevano impressionato molto favorevolmente. Anzi stavo già pensando di scrivere un post con una bella stroncatura. Poi però mi sono invaghito di una delle protagoniste e, soprattutto, sono incominciati dei divertenti colpi di scena che hanno ribaltato il mio giudizio.
Il finale con il fatidico incontro fra la bella e il ragazzo protagonista è bellissimo; un po' forzata la scena dell'esame quando il professore d'italiano tenta la carognata finale; divertentissima la carrellata con la lista dei vari personaggi e quello che hanno fatto da “grandi”.
Ma non voglio parlare di questo film: che interesse ci può essere per la recensione positiva di un film del 2006 ormai già visto da tutti?

Il film mi ha fatto ripensare al mio esame di maturità. Ricordo che mio padre raccontava spesso di sognare di dover ripetere la maturità eppure a me la mia non ha lasciato quasi nessun ricordo.
Ho cercato di ricordarne qualche particolare e, in effetti, qualcosa mi è tornato a mente ma niente di troppo interessante.

Però, ripensare al liceo e agli esami, mi ha portato per associazione di idee a ricordarmi di quando fui rimandato a settembre. Ebbene sì: KGB al primo anno del liceo scientifico fu rimandato a settembre in inglese!

Non so bene da dove partire per raccontare l'aneddoto che ho in mente quindi abbiate pazienza e perdonatemi: devo fornire al lettore degli elementi essenziali che, solo alla fine di questo post, verranno messi insieme.
1) Nella mia ingenuità, il primo giorno di scuola del liceo, non mi preoccupai di correre ad assicurarmi un buon banco ma mi accontentai di quello che rimaneva: finii così in prima fila appiccicato alla cattedra.
2) Ora, non so bene perché, ma per l'intera durata del liceo ho avuto ben tre professori d'inglese tutti di madrelingua siciliana: gli ultimi due professori erano delle brave persone (uno di loro fu addirittura così folle da portarci in gita per tre giorni!) però la professoressa del primo anno era invece una precaria un po' nervosetta che, appena poteva, se ne tornava a casa. Spesso il lunedì arrivava stravolta e particolarmente nervosa per il viaggio.
3) Nonostante i risultati estremamente variegati del sondaggio che proposi ai miei amici e conoscenti sul mio senso dell'umorismo (vedi Risultato sondaggio) personalmente ritengo di esserne piuttosto dotato. Magari il mio umorismo non è immediatamente comprensibile, è sempre cerebrale e talvolta criptico: dopotutto io ho riso come un matto per l'intera durata di Brüno (vedi DVD Reviews), film che tutte le persone che conosco hanno trovato un po' troppo pesante...
4) Nella città dove abitavo all'epoca dei fatti c'è un parco, chiamato le Cascine, dove la notte (almeno era così una venticinquina di anni fa!) passeggiano le prostitute.
5) Nella tradizione orale di famiglia viene attribuita a mio padre la colpa della mia bocciatura in inglese! Di solito era sempre mia madre ad andare a parlare con i professori ma, per qualche strano motivo, fu mio padre ad andare a parlare con la professoressa d'inglese. In genere i genitori dovrebbero prendere le parti dei figli: dire che si impegnano, che studiano, che apprezzano l'insegnante, dovrebbero insomma impetrare un po' di clemenza. Invece, quando la prof spiegò a mio padre che io non andavo molto bene e che ero sul 5, lui le rispose che c'era poco da fare perché io ero come lui: “completamente privo di orecchio per le lingue”. Insomma le disse che ero un caso senza speranza.

In verità credo che la colpa fosse mia: non perché non studiassi ma perché la prof aveva un conto in sospeso con me! Dopotutto nelle altre materie andavo bene e, in questi casi, un 5½ come il mio sarebbe dovuto diventare un 6 senza troppi problemi...
Ma come mai la professoressa ce l'aveva con me?
Ecco, adesso i vari elementi della storia andranno al loro posto...

Era un lunedì mattina e la professoressa arrivò in classe in forte ritardo tutta stravolta (vedi punto 2).
Ci raccontò che aveva avuto un problema col treno (autobus? Non ricordo...) e che si era dovuta fare tutte le Cascine a piedi.
A causa del mio senso dell'umorismo balordo (vedi punto 3) immediatamente feci l'associazione “professoressa passeggia per le Cascine = professoressa/prostituta” (vedi punto 4).
Essendo seduto in prima fila (vedi punto 1) non mi ero reso conto di come la classe stesse reagendo alle parole della nostra insegnante. Così, per niente impressionato dal nervosismo della professoressa, appena lei finì di parlare iniziai a riderle in faccia con la serafica tranquillità data dalla certezza che anche il resto della classe sarebbe esploso in un tripudio di risa. Invece no: i miei compagni erano rimasti zitti come pesci morti e la mia risata beffarda riecheggiava solitaria fra le pareti della classe.
La prof mi chiese guardandomi in cagnesco “Morandini (*1)! Cosa trovi di tanto divertente nella mia passeggiata alle Cascine?”. Io sempre ridacchiando (tanto oramai!) le risposi qualcosa evasivamente ma, temo, nel prosieguo della giornata scoprì la vera ragione della mia ilarità.
Evidentemente, priva del mio acuto senso dell'umorismo, non la prese bene e se la legò al dito...

In conclusione fui vittima del mio stesso umorismo: però che bella risata mi feci!

Nota (*1): Morandini non è il mio cognome!

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