«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

martedì 30 gennaio 2024

Illogica delusione logica

Qualche giorno fa mi ero cercato un nuovo problema da “portarmi dietro” per quando esco a spasso: «abbiamo un sacco con 101 monete: 51 autentiche e 50 false. Una moneta falsa pesa (come tutte le altre false) esattamente 1 gr in più o in meno di una autentica. Il solito guardiano ci dà una di queste monete presa dal sacco e ci chiede di stabilire se sia originale oppure falsa. A nostra disposizione abbiamo una bilancia digitale con due piatti che ci fornisce la differenza di peso fra questi. Possiamo usare la bilancia per un’unica pesata con qualsiasi sottoinsieme delle 101 monete come preferiamo.»

Poi sono uscito ma, sfortunatamente, andavo alla pizzeria sotto casa e così ho potuto pensarvi solo pochi minuti. In questo caso però non avevo la minima idea di come fare: volevo essere logico ma non vedevo nessun passaggio intermedio alla soluzione richiesta (che è il punto di partenza).
E poi mi erano venuti dei dubbi sulla formulazione del problema:
1. Possiamo distinguere le monete false dalle autentiche dentro il sacco? Ovviamente no, altrimenti il problema sarebbe stato banale! Sarebbe bastato confrontare la moneta da identificare con una autentica e vedere se il peso era lo stesso o se differiva per 1 grammo…
2. Sappiamo il peso delle monete autentiche? Sapendo, per esempio, che una moneta autentica pesa 3 grammi (e le false quindi o tutte 2 o tutte 4 grammi) si poteva forse costruire delle specie di equazioni… Ma tornato a casa verificai che non abbiamo questa informazione.

SCIUPATRAMA

Il giorno dopo, rischiando grosso a causa della mia tendenza all’insonnia, ci pensai brevemente a letto. E qui feci, credo, un progresso.
Dall’esame di TAC (Teoria Algoritmi e Calcolabilità) ricordavo che la complessità teorica inferiore dell’ordinamento di N elementi è o(N): in altre parole per poter essere ordinati ogni elemento deve essere considerato almeno una volta.
Questo mi ha probabilmente suggerito la seguente riflessione: se la differenza fra una moneta autentica e una falsa è un grammo in più o in meno allora l’unica maniera per distinguere le false dalle autentiche è quella di pesarle tutte.
Per esempio supponiamo di pesare 10 monete e, grazie a qualche trucco diabolico, scopriamo che 6 pesano 10 grammi e le altre 4 pesano 9 grammi: come facciamo a sapere se le sei monete sono le false che pesano un grammo in più delle autentiche oppure se sono le quattro a essere false pesando un grammo in meno?
Ma fui bravissimo, oppure stanchissimo, e riuscii a evitare di pensarci e ad addormentarmi subito.

Il giorno successivo ogni tanto mi capitò di pensarci e cercai di stabilire cosa succedeva mettendo le 100 monete su un piatto e quella da identificare sull’altro. L’idea mi sembrava abbastanza sensata ma aspettavo di pensarci con calma durante una passeggiata…

Stamani ho cercato di spiegare il problema a mio padre con la relativa intuizione sul fatto che si doveva pesare sicuramente tutte le monete ma non sono sicuro di quanto mi abbia compreso…
Comunque mi ero organizzato per pensarci come si deve durante una passeggiata: avevo infatti deciso di prendere la bicicletta per avvicinarmi al centro ma di parcheggiarla da qualche parte e proseguire a piedi…

Già mi pregustavo questo piacevole divertimento ma, proprio per non avere dubbi sui dettagli, prima di uscire riapro il problema per rileggerne il testo e… delusione! ...mentre lo rileggo intuisco la soluzione!
Ovviamente smetto di pensarci ma ero decisamente sicuro di aver capito come fare…

Così vado verso il centro in bici e la lascio sui viali. Finalmente inizio a camminare e mi concentro sul problema: ma, come temevo, in appena 50 metri verifico che lo ho già risolto…
Forse riderete di me ma ero sinceramente deluso: tutto il mio divertimento che da giorni pregustavo era sfumato in pochi attimi… l’equivalente cerebrale di una eiaculazione precoce!

Allora mi viene un’idea: raggiungo una grossa libreria in centro, cerco un libro di problemi logici/matematici, ne scelgo uno e lo risolvo sulla via del ritorno!
Con questo incentivo raggiungo una libreria Feltrinelli dove però il commesso mi invia a un reparto dove non hanno niente che faccia al caso mio (io ero convinto invece che avrei avuto l’imbarazzo della scelta!). Fortunatamente alla libreria vicina trovo un librone pieno di problemini con delle belle illustrazioni: non so forse per bambini…
Fra questi scelgo il seguente:

PROBLEMINO BONUS (FACILE):
Usando solo il numero 5 arrivare al numero 11 in 8 operazioni.

Tornando al problema originario la soluzione che mi era venuta in mente era quella di mettere 50 monete su un piatto e 50 sull’altro, tenendo in mano la moneta da identificare.
Se la “mia” moneta è falsa allora sulla bilancia ci saranno 51 monete autentiche e 49 false; se invece è autentica sulla bilancia ci saranno 50 monete autentiche e 50 false.
Il punto è che nel primo caso le monete false saranno in numero dispari, nel secondo pari.

Ora come possiamo suddividere un numero di monete pari su due gruppi (piatti della bilancia)?
Sicuramente ce ne saranno un po’ nel primo piatto e un po’ nel secondo: diciamo N nel primo piatto e M (con M>N) nel secondo. Questo significa che N monete sul primo piatto ed N nel secondo si annulleranno fra loro e la differenza di peso sarà data dalle rimanenti sul secondo piatto: ovvero M-2N che sarà un numero pari (perché M+2N è pari per ipotesi, quindi possiamo scrivere M come 2*P e quindi 2P+2N = 2(P+N) che quindi è pari).
Se questo numero è pari allora sulla bilancia apparirà un numero di grammi (positivo o negativo non è importante) pari a 2*(il numero di coppie di monete false), quindi un numero di grammi le cui unità saranno 0, 2, 4, 6 o 8.

Se invece le monete false sono in numero dispari allora, tolte quelle che si annullano fra loro nei due piatti, significa che in un piatto ne rimarrà un numero ancora dispari.
In questo caso sulla bilancia apparirà un numero di grammi le cui unità saranno 1, 3, 5, 7 o 9.

Nel caso precedente la mia moneta sarà autentica, in questo falsa.
Graficamente (con "A" per le monete autentiche ed "F" per le false):
Caso con F in numero pari:
Piatto 1 - Piatto 2
A - A
A - A
...
A - A
A - F
A - F
F - F
F - F
...
F - F

Caso con F in numero dispari:
Piatto 1 - Piatto 2
A - A
A - A
...
A - A
A - F
A - F
A - F
F - F
F - F
...
F - F

La soluzione del problemino facile è invece facile…
Per strada avevo pensato (5x5+5x5+5)/5

Ma mentre scrivevo questo pezzo ho pensato a 5+5+5/5

Non so, forse arrivarci in esattamente 8 operazioni è più difficile?
No, perché per arrivarci con solo operazioni basta prendere la seconda soluzione e aggiungervi e sottrarvi 5 ripetutamente:
Cioè: 5+5+5/5+(5-5+5-5)
Bo, probabilmente era effettivamente un libro di problemi per bambini!

Conclusione: mi chiedo se il mio cervello abbia lavorato al problema della bilancia mentre non ci pensavo coscientemente e che, in questa maniera, appena ne ho riletto il testo la soluzione sia emersa spontaneamente. Secondo me è molto plausibile…
Dovrei scrivere un pezzo su come risolvo i problemi negli esami di intelligenza...

lunedì 29 gennaio 2024

Defatigante

Pezzo defatigante oggi: ieri su suggerimento di un amico sono andato in bici a Fiesole che, essendo in collina è in salita rispetto a Firenze.
Eccezionalmente ecco la traccia del percorso (che, per adesso, continuo a divertirmi a fare!):

In rosso l’andata e in verde (in questo caso praticamente uguale) il ritorno. I due quadrati viola è dove mi sono fermato a riprendere fiato. Nella bici ho un doppio cambio: 3 marce davanti e 7 dietro. Avevo iniziato la salita con 2-3 per poi ridurla via via: un cartello per i ciclisti avvertiva che la pendenza media sarebbe stata del 4,5% (numeri a memoria solo indicativi!). Superato il paese di San Domenico ho però notato un nuovo cartello: da qui in poi la salita sarebbe stata del 6,4% e questo mi ha tagliato le gambe. Ho telefonato a casa (avevo promesso di farlo) ed ero al 70% intenzionato a tornare indietro: poi però ho detto, proviamo a mettere la marcia 1-1 e ad andare il più lentamente possibile: magari riesco ad andare ancora un po’ avanti.
Così sono ripartito e per un tratto, dove mi ero distratto a pensare a qualcosa, non mi sono neppure accorto della fatica. Poi però ho visto un nuovo cartello: il chilometro finale era del 7,2% medio…
Qui mi sono rifermato: poi però mi sono detto che un chilometro è corto e che, anche se ripido, sarebbe rimasto tale. Così sono ripartito e sono arrivato in cima: volevo comprare qualcosa da mangiare (avevo preso solo 5 biscotti per colazione) ma era ancora tutto chiuso così sono tornato via poco dopo.
La discesa è andata bene: i freni funzionano…
Ah! curiosamente non ero stanco: in pianura andavo bene. E stamani non sono per nulla indolenzito: ma qui probabilmente c’entra il fatto che dormendo male sviluppo poco l’acido lattico. Non escludo di essere indolenzito domani!

Ma a parte questa stanchezza/non stanchezza fisica oggi volevo scrivere un pezzo più leggero del solito dopo quelli impegnativi del 27 e del 28.

Settimane fa UUiC in un commento (che non ritrovo quindi potrei non ricordare bene) mi scrisse qualcosa tipo che eccedevo nelle citazioni; non sono sicuro ma, forse, aggiungeva che gli davo troppa importanza…

Come spesso accade su alcune idee mi capita di riflettere a lungo: alla fine mi sono posto la domanda chiave “perché mi piace inserire le citazioni”?
Vabbè, a volte è semplicemente più semplice copiare una citazione che cercare di riassumerla con un giro di parole il 99% delle volte meno chiaro dell’originale; poi, soprattutto se sto cercando di illustrare uno specifico libro, la voce diretta dell’autore rende molto di più il “colore” delle idee perché vi traspare anche parte del suo pensare più profondo.

Ma le citazioni a cui si riferiva UUiC (credo!) erano evidentemente altre, quelle che magari “estraggo dal cilindro” e vanno a confermare qualche mia teoria o a integrarla.

Io credo che il motivo principale sia di conferma: quando scopro che, per esempio, Aristotele ha scritto qualcosa di molto simile a quanto da me affermato mi fa piacere.
Attenzione! “conferma” è forse leggermente fuorviante: non è che se scopro che un autore famoso la pensa come me su una particolare questione allora quella è la prova che ho ragione. No! la ritengo solo la prova che la mia idea era ragionevole, non necessariamente corretta, perché anche un grande autore l’ha avuta. Ecco la considero la conferma che l’idea è degna di essere presa in considerazione non che sia corretta al 100%.
Che io non sia succube delle fama degli autori che leggo lo dimostra il fatto che spesso non esito a evidenziare, magari anche su questo ghiribizzo, quando la penso diversamente. Anche quando l’autore mi piace e, in genere, mi trovo d’accordo con lui.

A volte poi mi piace l’eleganza con cui riescono a sintetizzare un concetto che a me richiedeva mezza pagina di frasi faticose e stentate. Qui non ammiro tanto l’idea (che magari anch’io avevo avuto) ma l’estetica e l’efficacia con cui riesce a esprimerla.

Bo, mi sembrava di aver più cose da dire su questo argomento ma al momento non mi viene in mente altro…

Conclusione: «Il successo di tanti libri [e ghiribizzi!] si fonda sull'accordo fra la mediocrità delle idee dell'autore e la mediocrità delle idee del pubblico.» (Nicolas de Chamfort)

domenica 28 gennaio 2024

Bimbo prediletto, bimbo viziato

Ieri mi sembrava di cattivo gusto entrare nella questione della recentissima condanna di Israele da parte della Corte Internazionale di Giustizia ma la sentenza è stata molto importante.
È bene sottolineare che il Sudafrica aveva chiesto alla Corte non di pronunciarsi sul genocidio ma sulla possibilità di genocidio e, quindi, di intervenire urgentemente per prevenirlo.

La Corte ha dichiarato la propria competenza sul caso annullando così la principale linea di difesa israeliana, ha riconosciuto gli eccessi che stanno venendo compiuti contro la popolazione palestinese, la distruzione di tutte le infrastrutture locali, la gravità delle parole dei massimi esponenti politici israeliani (tipo il ministro della difesa che afferma che i palestinesi sono “animali-umani”) e ha chiesto a Israele di adempiere agli impegni sottoscritti e di fare in modo quindi di cessare gli eccessi che sta compiendo.
Inoltre tutti questi provvedimenti devono essere presi rapidamente e, dopo un mese, dovrà essere presentato un documento che specifici gli interventi fatti.

Quest’ultima parte è in effetti paradossale: si chiede all’accusato, che ricusa l’accusa, di cambiare il proprio comportamento che, come detto, Israele ritiene legittimo.
In questa maniera Tel Aviv si trova però in imbarazzo: se non cambia comportamento rischia di aggravare la propria posizione e, in futuro, di essere accusato di vero e proprio genocidio.

In teoria la sentenza mette anche in imbarazzo gli USA di Biden che, in futuro, rischiano una condanna per complicità in genocidio dato il supporto assoluto dato alle azioni israeliane.
Ma soprattutto la sentenza dà fiato alla montante opposizione interna al paese, principalmente dei giovani, contraria al sostegno a Israele: nelle sue ultime uscite il presidente è stato contestato è chiamato dai manifestanti “Genocide Joe”. Difficile esserne sicuri a causa del suo frequente disorientamento ma Biden mi è parso effettivamente turbato. Ora forse lui potrebbe non capire le accuse che gli vengono mosse ma la sua squadra sì e recentemente (v. il corto Coretto errato?) è stata giustamente richiamata alle proprie responsabilità dai soliti manifestanti.

È difficile, almeno per me, prevedere come evolverà questa vicenda: Netanyahu a causa di problemi con la giustizia ha tutto l’interesse a prolungare la guerra; contemporaneamente la Casa Bianca, che avrebbe invece l’interesse opposto, ovvero cessare o sospendere il conflitto visto che fa perdere voti a Biden, è particolarmente debole e in balia delle lobbi.
Al contrario gli USA rischiano di venire trascinati in una guerra contro gli hezbollah in Libano e, magari, contro l’Iran.

In questa situazione dovrebbe prevalere il buon senso: gli USA dovrebbero rendersi conto della propria debolezza ed evitare a tutti i costi di impelagarsi in conflitti dall’altra parte del mondo.
Ma questa amministrazione ha già dimostrato di non sapere cosa sia il buon senso e di fare anzi spesso il contrario di ciò che sarebbe logico (*1).

Tenendo conto di questi fattori suppongo che l’esito più probabile sarà che Israele riuscirà a coinvolgere gli USA in un allargamento del conflitto.
Il problema di Israele (v. anche A caldo su Gaza del 7/10/2023; Gaza 2 del 14/10/2023 e Sul conflitto Israele-Gaza (*2)) è però che la sicurezza nella regione è troppo legata all’uso della forza reso possibile dal sostegno incondizionato degli USA: in passato questa è stata una strategia vincente ma cosa accadrà in futuro con gli USA in declino e anzi, grazie a Biden, in caduta libera?
Le prospettive nel medio lungo termine non sono buone per Israele…

L’immagine è sciocca ma mi viene sempre in mente: Israele mi dà l’idea del bambino prediletto al quale il genitore ricco e potente permette tutto, anche ciò che è sbagliato e ingiusto; il bambino ormai viziato, non importa se di natura sarebbe buono, perde la bussola morale e non distingue più il bene dal male. Soprattutto all’asilo si comporta male con i suoi compagni perché tanto, anche quando la combina grossa, interviene il genitore a risolvere la situazione.
Sfortunatamente col tempo i genitori spariscono e il bambino, divenuto adulto, deve cavarsela da solo in un mondo che lo disprezza a causa del suo comportamento passato e degli evidenti difetti caratteriali.

Conclusione: mi chiedo quale sia l’insegnamento che il governo israeliano trae dal giorno della memoria: sembra quasi qualcosa del tipo “A causa dell’orrore dell’Olocausto a Israele tutto è permesso”… ma sicuramente mi sbaglio...

Nota (*1): osservando chi va a rimorchio di Washington capiamo chi siano i capi di stato più fessi europei, ovvero i più pronti a imbarcarsi in imprese militari dubbie e probabilmente fallimentari. E l’Italia, sfortunatamente, con la crisi nel Mar Rosso (con gli houthi dello Yemen) ne ha subito approfittato per fare il passo avanti del volontario imbecille: non so, forse la Meloni, conta sul fatto che l’impegno dell’Italia sarà forzatamente piccolo data l’esiguità della nostra flotta…
Nota (*2): questi pezzi, nonostante che i primi due furono scritti a “caldo”, sono molto validi e inquadrano bene la situazione: solamente il “pericolo Turchia”, ventilato nel pezzo più recente, si è notevolmente sgonfiato. Erdogan cerca di portare avanti una politica indipendente sfruttando a proprio vantaggio la tensione fra USA e Russia: in questo caso ha cercato di fare lo stesso col conflitto fra Israele e Gaza: ha ruggito contro Tel Aviv ma poi, concretamente, si è ben guardato dall’alzare un dito a favore dei palestinesi.

sabato 27 gennaio 2024

Il giorno della memoria 6

Nel 2018 iniziai un esercizio che si prefiggeva di considerare più genocidi per trarne delle riflessioni più generali sulla loro natura.
All’epoca (Il giorno della memoria) scrissi: «Ieri ho scoperto che il giorno della memoria non è dedicato, come credevo, al ricordo di tutti i genocidi ma specificatamente alle vittime dell'Olocausto.
Ciò che si dice sull'importanza della memoria è certamente vero: solo imparando dal passato si può evitare di ripeterne gli errori.
Ma la memoria, come la verità, per essere pienamente efficace non può essere troppo selettiva: se si perde il contesto allora la verità si inaridisce e diviene dogma; qualcosa di ripetuto pedissequamente ma non realmente compreso.
Per questo motivo se vogliamo imparare veramente dal passato è bene ampliare i nostri orizzonti e considerare anche altri genocidi. Paradossalmente questo lavoro di osservazione migliorerà la nostra comprensione anche dell'Olocausto e, soprattutto, ci permetterà di individuare similitudini fra queste stragi di massa. Questa comprensione è l'elemento fondamentale per imparare dal passato.»

Sì, nonostante siano passati 6 anni sono ancora d’accordo con me stesso: se si vuole realmente imparare dal passato non ci si deve limitare a un singolo episodio storico ma si devono comparare e confrontare fra loro più casi diversi. Solo in questa maniera sarà possibile riconoscerne gli aspetti caratterizzanti e, in poche parole, imparare realmente dal passato.

Negli ultimi sei anni (con l’esclusione del 2022) ho analizzato cinque diversi “genocidi”:
- Genocidio dei circassi → Il giorno della memoria
- Genocidio del Ruanda → Il giorno della memoria 2
- Genocidio della Cambogia → Il giorno della memoria 3
- Genocidio in Bosnia → Il giorno della memoria 4
- Genocidio dei nativi americani → Il giorno della memoria 5

Dopo aver “studiato” questi 5 esempi credo che sia giunto il momento di cercare di trarre qualche conclusione più generale.

Prima di tutto la definizione di “genocidio”, come tutte le definizioni, ha degli elementi di arbitrarietà: io però la definirei come “la volontà di uccidere, non importa se direttamente o indirettamente, una percentuale significativa di una certa parte di popolazione che si distingue dal resto per etnia, religione, classe sociale, politica e/o differenze culturali”.
Esaminiamo i singoli aspetti di questa definizione:
- “Volontà di uccidere”: è fondamentale. Come nel caso dei singoli, in base alla volontà si distingue fra omicidio colposo e volontario, così nel caso di moltitudini di persone si passa da tragedia a genocidio vero e proprio.
Dei casi che ho esaminato, penso che nel 5° (nativi americani) non si possa parlare di genocidio perché, sì, ci poteva essere razzismo fra i coloni europei, ma è mancata una chiara volontà di sterminare gli indiani. Quando questa volontà vi è stata era limitata a individui che hanno portato a singoli massacri ma non genocidi. Una percentuale significativa della popolazione indigena morì a causa delle nuove malattie arrivate con i coloni europei ma in questo caso mancò la volontà di uccidere.
- “direttamente o indirettamente”. In alcune circostanze non si uccidono direttamente i membri di un particolare gruppo ma si creano delle condizioni tali che ne provocano comunque la morte.
Dei casi che ho esaminato, il 1° (circassi) l’esercito russo non uccise direttamente la popolazione ma la forzò a fuggire dalle proprie terre per rifugiarsi nell’allora impero Ottomano. Si stima però che gli stenti della fuga provocarono fra il 90 e il 97% di morti fra la popolazione circassa.
- “percentuale significativa”. Se le vittime non rappresentano una percentuale significativa della popolazione si hanno dei massacri ma non dei genocidi.
Per esempio, nel 4° caso (Bosnia) vi è stato un massacro ma non genocidio.
- “parte della popolazione”. Non sempre la popolazione vittima è una minoranza, talvolta può rappresentare numericamente la maggioranza: come vedremo in seguito ciò che fa la differenza è la forza. Il genocidio è possibile solo se una parte è notevolmente più forte dell’altra altrimenti il pericolo di rappresaglie significative lo rende impraticabile.
- “etnia, religione, classe sociale, politica e/o differenze culturali”. Le caratteristiche della popolazione vittima che la contraddistinguono possono essere molteplici.
Per esempio: culturale/etnica/religiosa per i circassi, etnica nel Ruanda, politica/sociale in Cambogia.

Da questa mia definizione io considero genocidi quelli del Ruanda, dei circassi e della Cambogia; massacri gli episodi in Bosnia e tragedia quella dei nativi americani.

L’altro mio intento era quello di individuare gli elementi che rendono possibile un genocidio. Qui ho creato una lista che però potrebbe essere incompleta.
1. Debolezza minoranza: la popolazione vittima è una minoranza non necessariamente numerica ma sicuramente è molto più debole della parte che uccide.
2. Politica: i singoli non sono in grado di organizzare un genocidio ma è necessaria una grande struttura che, in genere, si identifica con un governo (Cambogia, Ruanda, governo russo nel caso dei circassi).
3. No rappresentanza: la parte vittima è in genere non rappresentata o scarsamente rappresentata nel governo politico che poi coordinerà il genocidio. Sottolineo che non si ha rappresentanza se non si è abbastanza forti e, talvolta, non si è forti solo perché non si ha rappresentanza.
4. Fanatismo: com’è possibile arrivare agli orrori di un genocidio? È necessario del fanatismo che renda gli esecutori veri e propri delle morti dei fanatici: può essere un’ideologia politica (in tal caso vi è spesso una figura forte ispiratrice che elimina l’opposizione: per esempio Pol Pot), può essere la religione etc.
5. Pseudogiustificazione: collegata al punto precedente vi deve comunque essere una pseudogiustificazione (“pseudo” perché non vi può essere nessuna ragione in grado di giustificare un genocidio) per placare l’inevitabile dissonanza cognitiva in coloro che uccidono degli innocenti: può essere razziale, religiosa, ideologica. L’altro viene visto come “inferiore/subumano”, “superfluo”, “pericoloso/dannoso”. La pseudogiustificazione è quella che viene fornita alla popolazione maggioritaria specialmente quando sia necessaria la cooperazione di questa al genocidio.
6. Scopo reale: in alcuni genocidi la popolazione maggioritaria (più forte) può non essere coinvolta direttamente nelle uccisione: è il caso del genocidio dei circassi che fu provocato dall’esercito russo ma non dalla popolazione russa. In questo caso il genocidio è frutto di una decisione politica e spesso la sua giustificazione è, almeno nel mondo moderno, economica. A volte scopo reale e pseudogiustificazione possono essere entrambi presenti ma di diverso contenuto

In “Collasso” di Diamond vi è un capitolo sul Ruanda: secondo l’autore un elemento fondamentale che portò al genocidio fu l’esaurimento delle risorse ambientali che non erano più sufficienti a sostenere l’altissima densità di popolazione del paese.
Io ancora non so bene come considerare questo fattore: di sicuro non era un fattore negli altri genocidi che ho esaminato (quindi non è un elemento necessario). Forse lo si potrebbe integrare in una variante del punto 6 qui sopra: una causa che, inconsciamente, infiamma gli animi e porta all’abbrutimento gli uomini facendo loro dimenticare ragione e coscienza.

C’è da aggiungere che il genocidio spesso si confonde con la guerra: sia verso altri popoli che civile. Di sicuro la guerra può facilitare e nascondere, almeno temporaneamente, dei genocidi.

Conclusione: il prossimo passo su cui ragionare è, considerato l’elenco di fattori che rendono possibile i genocidi, che cosa si possa fare per prevenirli e magari, riconoscendoli in tempo, impedirli.
Sicuramente questo esercizio, nonostante lo trovi faticoso e spesso nauseante, mi pare molto utile e cercherò di portarlo avanti in futuro aggiungendo altri genocidi o presunti tali alla mia analisi.
Se lo scopo del giorno della memoria è quello di imparare dagli orrori del passato allora è così che si dovrebbe fare.

venerdì 26 gennaio 2024

Coretto errato?

Ho visto un video su Telegram (QUESTO) in cui un piccolo gruppo di manifestanti protesta davanti alla Casa Bianca contro il sostegno statunitense a Israele.

Il motto che viene da questi cantato è: «Biden staffers you can’t hide/We charge you with genocide»

Mi pare illuminante che non venga chiamato in causa il presidente, del resto non si sa quanto capace di intendere e di volere, ma quelli che io chiamo i suoi “badanti” e che probabilmente pensano, in caso di necessità, di riversare sul vecchio tutte le colpe di quello che hanno combinato in questi anni.

Vedi sopra - 26/1/2024
L’idea del capro espiatorio (vedi anche la sua etimologia) è molto vecchia. Qui un esempio tratto da il “De bello gallico” di Cesare:
«[…] egli sapeva, e ne era ben consapevole, che la colpa di un crimine può essere facilmente trasferita a un morto»

Israele condannato! - 26/1/2024
Video: LIVE: The Hague - The International Court of Justice

Senza giudizio - 2/2/2024
Sto malissimo! Ieri mi hanno tolto un dente del giudizio (12:00). Il pomeriggio mi sentivo un po’ stordito, indolenzito (3/10) ma non dolorante e sono stato a letto. Verso le 19:00 ho iniziato a sentire dolore (6/10) e ho preso un antidolorifico leggero che di solito funziona benissimo. In questa maniera sono andato avanti (dolore 5/10) fino alle 22:00: poi il dolore ha iniziato a farsi molto più forte così ho ripreso un secondo antidolorifico ma non è bastato a contrastarne l’aumento (6½/10 con punte a 7).
Alle 2:00 sono crollato (nel pomeriggio ero stato a letto ma senza dormire) e ho dormito per circa 3 ore. Verso le 5:00 stavo un po’ meglio (5/10) e sono rimasto a letto, riaddormentandomi di tanto in tanto. Alle 9:45 mi sono alzato e mi sembrava di stare benino (4/10) ma nel corso della mattinata sono progressivamente ripeggiorato. Adesso 12:00 sono di nuovo a 5/10 ma ho toccato anche i 6/10.

Essendo la prima volta che mi tolgo un dente non so quanto sia normale ma sono piuttosto preoccupato: perché in realtà ho (credo) anche una buona tolleranza al dolore.
Sto cercando di non prendere antidolorifici per riuscire a valutare bene il dolore e capire se sta diminuendo o no. In teoria sì, perché ieri con gli antidolorifici ero a 6½ su 10, e oggi senza ero a 6/10 ma non sono sicuro che sia andato tutto bene.
Ovviamente oggi il dentista è chiuso e quindi non posso contattarlo: se non miglioro telefonerò domani mattina...

Carlson-Putin - 7/2/2024
Non so voi ma io sono in fibrillazione da ieri sera dopo aver scoperto che l’intervista di Carlson a Putin è confermata!! Già avevo letto di questa ipotesi ma ora è ufficiale!

Strano che la Baronessa Tedesca, democratica e per la libertà d’espressione, non cerchi di bloccarla...

Aggiornamento 21:40 - l'intervista dovrebbe essere di ben due ore!!

Libri 2023

Questa è la lista dei libri che ho letto nel 2023. Avevo “scommesso” di leggerne 31 e invece ne ho letti 26 (mi pare)…

Ma in realtà non ho mai cercato di vincere questa sfida: non credo che abbia senso leggere per leggere, voglio dire senza capire e riflettere su quanto letto. E poi dipende che cosa si legge: onestamente i libri di fantasia di Erikson, per esempio, mi hanno lasciato poco o nulla…

L’annata non è stata molto buona ma comunque ho letto due libri eccezionali: “Il secolo breve” di Hobsbawm e “The Framers’ coup” di Klarman.
Il primo lo posso consigliare a tutti, il secondo solo a chi è fortemente interessato alla stesura della costituzione americana (anche se dalla sua lettura si imparano tante altre cose anche molto attuali).

Fra i libri di intrattenimento il migliore è di gran lunga “Neuromante” di Gibson (letto almeno per la terza volta). Completamente evitabili (ma leggibili) quelli di Erikson. Assolutamente terribile “Mendicanti di Spagna”: con molto masochismo ho terminato di leggerlo (la parte finale migliora un po’) ma credo sia stato uno dei libri di fantascienza più brutti che abbia mai letto…

Merita una menzione anche “Le conseguenze economiche della pace” di Keynes: ottimo libro che fa capire i disastri che un pessimo presidente americano (Wilson in questo caso) può provocare: in pratica la seconda guerra mondiale ha le sue radici nella conferenza di pace di Parigi.
Passando all’attualità, Wilson era comunque notevolmente superiore a Biden: immaginatevi voi cosa questo significhi per l’occidente e il mondo intero…

Meritano anche “The Social Cancer” di Rizal (un paio di capitoli divertentissimi!), il “De bello gallico” di Cesare e, a chi interessa l’argomento, “Anatomy of film perfection” di Filip Mentos.

Di livello variabile gli altri: però l’unico che non rileggerei è “Inni alla notte” di Novalis perché, ormai l’ho capito, di poesia non ci capisco niente…

Conclusione: sicuramente in questo brutto 2023 non ho letto quanto avrei voluto/dovuto: speriamo meglio per il 2024… ho “scommesso” di leggerne 35 e al momento sono a 4...

giovedì 25 gennaio 2024

Lupo mannaro

C’è un gioco su Steam che da anni mi incuriosisce: Town of Salem.
Lo seguo da tempo ma non l’ho comprato né credo lo farò mai. Si tratta infatti di un gioco “sociale” ovvero una sua parte sostanziale consiste nell’interazione fra i vari giocatori che devono parlare fra di loro per scambiarsi informazioni, teorie e ipotesi. Nel gioco ogni giocatore ha un ruolo diurno, con particolari poteri, ma segretamente (cioè all'insaput della maggioranza) ci sono anche un piccolo numero di streghe e stregoni.
Ogni giorno la popolazione del villaggio vota per far bruciare un sospetto stregone o strega; la notte sono invece le streghe e stregoni che insieme decidono chi uccidere della popolazione del villaggio.
Un gioco che mi affascinava ma che non avrei mai osato fare a causa dell’interazione diretta con altre persone: lo consideravo interessante e lo seguivo (vi risparmio tutte le polemiche fra giocatori e sviluppatori!) ma di cui non sapevo altro.

“Werewolf”, ovvero “Lupo mannaro”, è invece il nome di un gioco di società ideato dallo studente di psicosociologia russo Dmitry Davidoff.

Nella sua versione base ogni giocatore riceve una carta che indica se sarà un “villico” o un “lupo mannaro” (due in tutto). Il gioco ha poi due fasi: nella fase diurna tutti i giocatori discutono insieme e decidono di rimuovere dal gioco un giocatore che sospettano essere un lupo mannaro; nella fase notturna i lupi mannari decidono chi eliminare dei villici.
I villici vincono se riescono a uccidere i due lupi mannari, mentre i lupi mannari vincono quando rimangono appena due villici.

Il gioco ha avuto un sorprendente successo ed esistano sue varianti anche molto complesse: su Steam, a parte “Town of Salem”, ci sono molte altre versioni della stessa idea base...

Ma la cosa interessante è che Davidoff avrebbe sviluppato il gioco per dimostrare una teoria ben precisa: una minoranza ben informata, se in grado di cooperare insieme, potrebbe vincere la guerra dell'informazione contro una maggioranza disinformata. E in effetti (almeno nella versione base del gioco) di solito sono i lupi mannari che riescono a vincere...

Estremamente attuale, no?!

E compatibile con la mia teoria: la capacità di coordinarsi insieme dei gruppi chiusi è un grosso vantaggio rispetto ai gruppi aperti; lo stesso vale per le microsocietà.
Non avevo però pensato all’ambito specifico dell’informazione ma è comprensibile come una minoranza coordinata insieme su obiettivi specifici, che oltretutto ha il controllo dei principali canali di informazione, riesca a far credere quello che vuole a una maggioranza in buona fede e composta da singoli dalle idee contrastanti (*1).

In più, c’è da dire, che i giocatori di “Werewolf” (o simili) stanno partecipando a un gioco in cui comunque hanno almeno l’informazione che vi sono due lupi mannari: nella realtà la maggior parte delle persone non si rende conto che esiste una “minoranza informata” che manipola l’informazione; questi ultimi, proprio come nel gioco, hanno invece la possibilità di coordinarsi insieme per “zittire” quelle voci (censurandole, screditandole, comprandole, minacciandole etc.) che hanno capito come stanno le cose e che potrebbero, piano piano, illuminare la maggioranza...

Vabbè, adesso mi è tornata voglia di comprare il gioco che oltretutto costa pochi euro!

Conclusione: Ah! Ho scoperto il tutto per caso grazie a un corto su YouTube: QUESTO QUI

Nota (*1): Beh, relativamente: ovviamente su idee simili ci avevo già riflettuto. Per esempio in [E] 23.2 scrivo: «A inizio 2019 iniziò a emergere il fenomeno Greta Thunberg (v. anche 13.5). La sua popolarità sui media, sostanzialmente ingiustificata, mi portò a pensare che essa non potesse essere frutto di un caso. Evidentemente doveva esistere almeno un piccolo gruppo di potenti, capaci di controllare alcuni media, che avevano scientemente lanciato il personaggio di Greta, forse studiato a tavolino. Raccolto un successo, forse addirittura insperato, presso l’opinione pubblica ipotizzai che si fosse poi verificato un effetto a valanga con tutti i media che facevano a gara per proporre al proprio pubblico le imprese della simpatica ragazzina svedese.» Cioè non c’era bisogno che tutti i media coordinassero i loro sforzi sul personaggio di Greta: bastava invece un piccolo sottoinsieme di questi per ottenere, se tutto andava bene, lo stesso risultato...

mercoledì 24 gennaio 2024

I primitivi del 21mo secolo

Da qualche giorno sto leggendo “A Hunter-Gatherer’s Guide to the 21st Century” di Heather Heying e Bret Weinstein, (E.) Swift, 2022 e sto iniziando a formarmi un giudizio assolutamente non definitivo.
Come ho accennato in un pezzo precedente gli autori sono una coppia di marito e moglie, entrambi biologi evoluzionisti, che sono stati decisamente bastonati dal sistema: prima non cedendo alle follie più sciocche dell’ideologia “woke” che è costata loro i posti di professori universitari, successivamente denunciando l’approccio antiscientifico (e per accorgersi di questo non vi è bisogno di essere medici!) della gestione della pandemia che è costata loro molte “amicizie”.

Io seguo il loro canale su YouTube DarkHorse Podcast Clips che, ovviamente, è bersagliato dalla censura e dallo “shadow banning”. Sfortunatamente, forse demoralizzati dal costante declino di visioni, ultimamente pubblicano molto meno materiale di prima.
In effetti ho comprato il loro libro anche come forma di supporto non solo morale ma, sebbene molto indirettamente, economico.

Venendo al libro in sé ancora non ho ben capito quale sia il suo argomento!
Credo che l’intento degli autori sia evidenziare i limiti dell’uomo, dovuti alla sua natura psicologica plasmata dall’evoluzione negli ultimi 200.000 anni, nell’adattarsi alla vita moderna che, come tutti sappiamo, è incredibilmente cambiata grazie ai progressi tecnologici nell’ultimo secolo.
Da questo punto di vista c’è una certa sovrapposizione con la teoria della mia Epitome: anche io parto dai limiti psicologici dell’uomo ma poi il mio orizzonte si allarga fino a includere anche filosofia, politica e democrazia.

Al momento sono arrivato a pagina 48 (pagine scritte con un carattere piuttosto piccolo), più o meno a metà del 3° capitolo, ma ho la sensazione di non essere ancora nel vivo dell’argomento centrale vero e proprio.

Comunque fatemi scorrere le mie note per segnalare ciò che più mi ha colpito!

Nell’introduzione il concetto ripetuto più volte è che l’evoluzione sociale degli ultimi decenni (secoli?) ha ampiamente sorpassato la capacità di adattamento biologico della nostra specie.
Credo di aver espresso anch’io questo concetto in diversi pezzi: in effetti è ormai, o dovrebbe essere, un’ovvietà.

Invece il messaggio del primo capitolo è che la peculiare nicchia ecologica umana è la capacità di adattarsi a quasi ogni nicchia ecologica.
Il singolo uomo non saprà fare tutto e anzi avrà solo una sua specialità ma la società, mettendo insieme tutte queste specializzazioni, riesce a raggiungere capacità impensabili anche solo non dico un secolo ma anche appena 50 anni fa!
Non è un concetto nuovo neppure questo: l’ho trovato espresso pari pari da Jung in “Tipi psicologici”…

Poi viene fatta una distinzione fra “cultura” e “coscienza” che non sono sicuro di aver compreso pienamente: il contesto è quello di risolvere problemi e, in questo caso, si usa la cultura per risolvere i problemi già noti mentre la coscienza (forse “consapevolezza”?) per affrontare quelli nuovi.
Sempre nello stesso sottocapitolo ho trovato una buona epigrafe per il mio capitolo [E] 6.5 dove metto in relazione economia e morale. Non voglio divagare parlando delle mie teorie ma mi limito a presentare un’immagine della tabella riassuntiva al mio capitolo.
Aggiornamento 8/2/2024: mi ero dimenticato la tabella!
Ecco cosa scrivono invece gli autori: «Quando i tempi sono buoni, le persone sono riluttanti ad accettare la saggezza antica – la loro cultura. In altre parole, dovrebbero essere relativamente conservatrici. Quando le cose non vanno bene, le persone sono pronte ad affrontare che vengono col cambiamento.» (*1)
In effetti nella mia tabella manca una colonna relativa specificatamente alla cultura (io considero la morale un sottoinsieme della cultura) ma di sicuro è evidente come queste tendenze dipendano dall’andamento economico e, soprattutto, dai suoi riflessi nella società.

Altro fondamentale tema di questo capitolo è come anche la cultura sia al servizio del genoma e come anch’essa si evolva per permetterne la diffusione. Per la precisione considerano la cultura un fattore epigenetico: ovvero un qualcosa che permetta al nostro genoma di esprimersi in una certa maniera esattamente come potrebbe fare un ormone o magari una particolare dieta.
L’esempio (questo in realtà all’inizio del 3° capitolo) è la famosa illusione ottica di Müller-Lyer dove una linea fra frecce convergenti (tipo: >-<) ci appare più lunga di una di pari dimensioni ma racchiusa da frecce divergenti (tipo: <->).
L’illusione ottica è infatti tale solo per le popolazioni industriali abituate a vivere in ambienti dalle linee squadrate: un adattamento del cervello per aiutarci a vivere nel nostro mondo dove la prospettiva funziona in genere in modo opposto all’illusione. Popolazioni primitive infatti non cadano nella trappola di questa illusione ottica. Ma non si tratta di diversità genetica ma culturale (in senso lato).
Io vi vedo anche una certa analogia con quanto scrissi a inizio mese in Alberi, aneddoti e Aristotele: «Il cervello si adatta per sfruttare il materiale che è abituato ad avere a disposizione: io sono abituato a pensare con carta e penna e do il massimo con carta e penna.
Ma Aristotele, che al massimo avrà avuto una tavoletta di cera, probabilmente si trovava molto più a suo agio di me a riflettere anche su problemi complessi a mente.
Al contrario i giovani di oggi sono abituati a studiare usando il calcolatore: questo fa sì che sviluppino alcune facoltà utili, come per esempio cogliere il significato di tutti gli elementi dell’interfaccia senza sforzo, ma atrofizzandone altre, come (forse!) la memoria: se tutte le risposte si trovano in linea è inutile memorizzarle nel cervello.
Questo a prescindere dall’intelligenza: è una forma di adattamento il cui scopo è quello di far rendere al massimo il cervello col minimo sforzo.»

Il secondo capitolo è invece molto divertente!
Viene ripercorsa l’evoluzione umana dalla nascita della vita sulla terra circa 3,5 miliardi di anni fa. Il capitolo non mi pare così necessario all’obiettivo del libro ma è pieno di curiosità:
- siamo dei pesci! In particolare siamo dei pesci che vivono fuori dall’acqua, ovvero i “tetrapodi”.
- i mammiferi sono più imparentati con le stelle marine che con gli insetti!
- gli squali non hanno ossa (ma solo cartilagini).
- metà delle specie di mammiferi sono roditori e un quarto pipistrelli!

Passaggio interessante: «Una chiara tendenza umana è la seguente: via via che i primi uomini collaboravano insieme per riuscire a controllare il proprio ambiente, i loro principali competitori divennero presto divennero gli altri uomini.» (*2)
Questo periodo riflette pari pari il pensiero di Darwin che, più o meno, scriveva che per ogni organismo i rivali più accaniti sono gli altri membri della sua stessa specie perché competono per esattamente le stesse risorse (*3).

Del terzo capitolo, visto che lo sto ancora leggendo, approfitto per non scriverne niente: in realtà ne ho già apprezzato uno spunto molto attuale: il principio di precauzione di Chesterton che in pratica suggerisce di non “giocare” con ciò che non si conosce/capisce completamente.
Esempio mio: immaginiamo che in un universo parallelo al nostro si sviluppi una pandemia che uccide principalmente (98% delle vittime totali) le persone malate con più di ottant’anni (e che probabilmente sarebbero morte di altro nel giro di mesi massimo pochi anni). Viene creata quindi in fretta e furia una nuova medicina completamente rivoluzionaria che per motivi di tempo non è stata sperimentata a fondo e quindi, potenzialmente, potrebbe avere anche delle controindicazioni molto gravi. A chi la dareste? Solo a chi ha più di ottanta anni o a tutta la popolazione?
Ecco, per il principio di precauzione di Chesterton, andrebbe somministrata solo agli ultraottantenni perché per loro il beneficio probabilmente supera il rischio.
Come spiegato la coppia è stata brutalmente osteggiata durante la pandemia per le loro idee scientifiche

Conclusione: vabbè, un libro al momento interessante col potenziale per diventarlo ancora di più. Non sono pienamente d’accordo con tutto ciò che vi leggo: qua e là ci sono delle idee su cui sono grossomodo d’accordo ma a cui aggiungerei piccole modifiche e/o precisazioni. Mi chiedo se il problema possa essere il fatto che gli autori sono due: io in genere mi immedesimo nel pensiero dell’autore e lo faccio mio, arrivo così a intuire (magari sbagliando!) anche le idee non pienamente espresse: invece in questo caso non vi riesco. Per esempio il secondo capitolo ha poco a che vedere col primo di cui invece il terzo riprende il filo.
Vedremo...

Nota (*1): passaggio tradotto al volo da me tratto da “A Hunter-Gatherer’s Guide to the 21st Century” di Heather Heying e Bret Weinstein, (E.) Swift, 2022, pag. 9.
Nota (*2): ibidem, pag. 36.
Nota (*3): per esempio in Appunti darwiniani del novembre 2022: «[...] la massima competizione che un individuo deve affrontare è con gli altri membri della sua propria razza. Questo perché la nicchia ecologica è esattamente la stessa.»

martedì 23 gennaio 2024

Quante candeline?

Oggi sono uscito per una passeggiata a piedi e mi sono portato dietro un nuovo problema logico: «Un elfo è dentro la torta magica di un gigante. In pratica si trova in un cunicolo completamente buio a forma di ciambella dal cui soffitto sbucano le basi delle candeline (è la sua torta di compleanno ed ha ALMENO 2 anni). Alla base le candeline hanno un interruttore per accenderle che l’elfo può leggere e modificare. Al momento alcune candeline sono accese e altre spente. L’elfo può vedere la base di una candelina alla volta. Lo scopo dell’elfo è scoprire il numero esatto di candeline (come detto maggiore o uguale a due): l’elfo potrà muoversi avanti e indietro nel cunicolo quanto e come vuole ma non può lasciare segni sulle pareti o altro: può solo sfruttare gli interruttori...»

Non si tratta di un problema particolarmente difficile o interessante di per sé ma ho notato un’evoluzione nell’euristica della mia soluzione.

Finalmente, dopo averne risolti almeno una dozzina, non temo più che la soluzione sia una “furbata” che non ha niente a che vedere con la logica. Questo dubbio costantemente mi distraeva togliendomi capacità di concentrazione. Beh, forse è da due o tre problemi che inizio ad aver fiducia nella “qualità” dei problemi proposti dalle fonti (canali YouTube) che ormai riconosco.

Una seconda novità è che qui, più volte, mi sono ricordato di dover essere logico: di non aver cioè paura di andare al nocciolo del problema anche quando ciò mi porta a conclusioni controintuitive. In questo caso ci sono riuscito parzialmente: non sono andato dritto alla soluzione come avrebbe fatto uno Spock (il vulcaniano di Star Trek) ma, credo, ho divagato meno del solito.

SCIUPATRAMA
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Inizialmente da buon informatico: le candeline accese o spente mi hanno portato a pensare ai numeri binari. Contemporaneamente mi sono reso conto che il problema per l’elfo è capire quando compie il giro della ciambella: per quanto ne sappiamo il gigante potrebbe avere anche 1000 o 100000 anni!
Voglio dire che se si sapesse che il gigante ha al massimo 200 anni si potrebbe spegnere tutte le candeline contandone 201 (per essere sicuri di averle spente tutte) e poi accenderle tutte una alla volta contando quante se ne accendono. Ma non sapendo il numero massimo di candeline non si può applicare questa strategia.
Ho iniziato a pensare di accendere/spegnere le candeline e invertire la direzione di marcia nel cunicolo ma senza arrivare a nulla.
Poi ho pensato di usare le candeline per contare usando numeri binari il numero di candeline incontrate, tornando ogni volta indietro per aggiornare il contatore binario (ma è dubbio che l'elfo possa avere la memoria perfetta per ricordare quale debba essere la configurazione binaria delle candeline accese o spente, soprattutto per numeri binari di molte cifre).
Contemporaneamente, come spiegato, ogni tanto mi ripetevo di dover essere logico e, quindi, di trovare la maniera per capire quando si è fatto il giro del cunicolo.
Alla fine, dopo 10-15 minuti, ho abbandonato la fuorviante idea dei numeri binari e ho trovato una soluzione semplice: usare due candeline accese per marcare l’estremità sinistra e destra della parte del cunicolo esplorata. Quando poi le due candeline accese coincidono vuol dire che abbiamo esplorato l'intero cunicolo e quindi trovato il numero cercato.

Questa è l’idea di base che poi ho perfezionato per renderla meno ambigua e, volendo, ottimizzarla un po’. Inoltre c’era il caso limite del gigante con solo due anni (e quindi due candeline) che non mi tornava molto…

Ma avendo questi elementi in mente la soluzione corretta (più lineare) è facile da trovare: inizialmente “inizializziamo” le due candeline che sicuramente esistono spegnendo la prima che troviamo e accendendo la seconda. La prima candelina spenta marca l’estremità sinistra del cunicolo esplorato, mentre quella accesa è l’estremità destra: è chiaro che quando la prima candelina si accende significa che si è fatto il giro completo della ciambella.

Supponiamo che il gigante abbia 10 anni, avremo [legenda: X candela non esplorata; 0 candela spenta; 1 candela accesa]:
10 candeline
XXXXXXXXXX

entriamo in un punto a caso del cunicolo, spegniamo una candelina e accendiamo la successiva:
XXX01XXXXX

ora spegnamo la candelina accesa e ci spostiamo a destra accendendo quella che troviamo:
XXX001XXXX

adesso torniamo 2 candeline a sinistra per verificare che la candelina marcatrice all’estremità sinistra sia sempre spenta.
Siccome questo è il caso ritorniamo tutto a destra, spegnamo la lampadina accesa e accendiamo la successiva:
XXX0001XXX

adesso torniamo 3 candeline a sinistra e verifichiamo che la candelina all’estremità sinistra sia sempre spenta.
Siccome questo è il caso torniamo tutta a destra e ripetiamo quanto fatto al passo precedente ovviamente tornando poi a sinistra di un passo in più ogni volta.
Alla fine arriveremo a questa situazione:
0010000000

Torniamo quindi indietro di 9 candeline e verifichiamo che la candelina all’estremità sinistra (la quarta) è sempre spenta. Andiamo tutto a destra, spegnamo la lampadina accesa e accendiamo la successiva:
0001000000

Adesso però, quando torniamo indietro di 10 candeline troviamo il marcatore acceso: questo significa che le candeline sono in tutto 10.

Caso con 3 candeline:
XXX

X01

100
(due va bene)

010
(tornando indietro di tre passi troviamo il marcatore acceso: significa che le candeline sono tre)

Caso con 2 candeline:
XX

01

10
(adesso tornando indietro di due candeline, siamo alla prima, la ritroviamo accesa: quindi le candeline sono 2)

Comunque, dopo aver risolto questo problema, mi sono reso conto che devo migliorare a usare la logica per scartare tentativi di soluzione che non portano da nessuna parte. Per esempio il contare in binario le candeline esplorate mi aiuta a riconoscere quando finisco il giro? Nì: se mi accorgo che il numero binario che devo aggiornare è stato modificato (ma non sempre è immediato accorgersene) allora potrebbe funzionare ma sarebbe estremamente e inutilmente più complicato della soluzione più semplice.
Per qualche motivo ho una forte resistenza ad abbandonare una strade per cercarne una nuova che non so se esiste e che mi devo immaginare: è un piccolo sforzo creativo che per qualche motivo esito troppo a fare...
Avrei dovuto subito rendermi conto che non c’era bisogno di usare le candeline come numeri binari ma che bastava usare una sorta di marcatore: poi alla fine ci sono arrivato ma probabilmente ho sprecato 8 minuti inutilmente.


La parte rossa indica la parte del tragitto in cui ero molto concentrato su tentativi di soluzione errate; la parte blu è il tratto di strada molto breve (probabilmente l’ho accentuato più del dovuto) dove finalmente ho sviluppato l’idea corretta; nella parte in verde l’ho poi perfezionata considerando e verificando anche i casi speciali con 2 o 3 candeline solamente: a questo punto però non ero più molto concentrato sul problema perché avevo già capito di averlo risolto e che mi rimanevano solo i dettagli, a occhio forse ci pensavo il 40% del tempo ripetendo e controllando più volte gli stessi passaggi; dal tratto viola in poi ho smesso di pensarci perché ho giudicato il problema completamente risolto (sono arrivato fino al Duomo prima di tornare indietro percorrendo un diverso tragitto)…

Conclusione: sarà interessante vedere se la prossima volta che esco a piedi con un problema sarò in grado di applicare effettivamente questi miei buoni propositi!

PS: ah! mi ero dimenticato di accennare a una possibile ottimizzazione: quando ci spostiamo a destra di una candelina se la troviamo accesa possiamo spegnerla e passare alla successiva: torneremo indietro solo quando ne troviamo una spenta che accendiamo...

lunedì 22 gennaio 2024

Contrattempi

Stanotte ho dormito poco ma benino: dalle 1:30 alle 6:00.
Un po’ meno delle 5 ore che di solito sono il mio sonno medio ma le ore fatte sono state di sonno continuo e, per questo, particolarmente ristoratore. Di solito mi sveglio moltissime volte durante il sonno mentre stanotte ho fatto un’unica tirata con un sogno lunghissimo...

Devo incontrarmi a un appuntamento (per sesso!) con una mia amica (una mia ex compagna del liceo che all’epoca mi piaceva). Invece di andare da lei direttamente passo a prendere da casa degli “aggeggi” che penso mi potrebbero essere utili. Soprattutto non fisso però con lei direttamente ma con un gruppo di altri amici/coppie: l’idea è poi di andare tutti insieme a un mio castello dove potremo poi godere in intimità le nostre compagnie.
Sfortunatamente rimaniamo bloccati intorno a un tavolo a discutere: arriva anche questa mia amica che è vestita da guerriera greca: non un’armatura realistica ma più un costume salace, ovvero che le lascia scoperte varie parti del corpo: ha una pelle rosata e noto anche un po’ di pancetta che però, molto diplomaticamente, fingo di non notare. Dell’armatura ricordo un reggiseno corazzato, un gonnellino corto con lamine di bronzo e un elmo con una cresta piumata di colore blu: non credo avesse però degli schinieri ma invece dei semplici sandali con i lacci che risalivano incrociandosi più volte intorno ai polpacci. Trovo curiosa la sua scelta di abbigliamento ma mi piace e non ci penso più di tanto. Non le parlo direttamente ma capisco che si annoia ed è seccata di essere in compagnia e non sola con me: sbuffa vistosamente girando intorno al tavolo. Anche io vorrei già essere solo con lei ma sono ancora fiducioso che la mia sia stata una buona idea e che il contrattempo sia solo temporaneo: temo però che si stufi e decida di andare via.
Finalmente ci spostiamo verso il castello che, scopro o mi rendo conto, non è mio (ne ho solo, per qualche motivo, la disponibilità) ma appartiene a un’antica famiglia nobile. Si trova nelle colline (anzi fra le colline!) intorno alla città, in una gola brulla, buia e fredda: quando vediamo il maniero da lontano molto entusiasmo si spegne perché fa paura e sembra abbandonato. Come se non bastasse arrivano un paio di strani rappresentanti della famiglia che, capisco subito, sono dei vampiri ma, soprattutto, sono inopportuni per i miei progetti. Fuggiamo.
Io e i miei compagni ci ritroviamo a una lezione universitaria: c’è sempre l’idea che, appena finisce, raggiungeremo le nostre belle. Frattanto però, almeno la mia, è sparita! Finalmente ce ne andiamo ma quando sto per uscire dall’aula mi accorgo di aver dimenticato qualcosa e torno indietro a prenderla pensando di non aver problemi a raggiungere poi il mio gruppetto.
Invece esco dall’aula e non so dove siano spariti: sono all’estremità di una strada che sbocca a un grande incrocio con moltissima gente per strada: dalle parti, invece che negozi, ci sono le porte delle diverse aule universitarie. Mi viene l’idea bislacca di controllarle tutte: dirimpetto a quella da dove sono appena uscito c’è quella della mia classe del liceo V-E (sì, confondo liceo e università) ma è vuota. Poi entro in un’altra dove stanno tenendo una conferenza su dei pianeti e c’è solo gente anziana (io sono me stesso in prima persona ma credo che fossi giovane, diciamo sui 25 anni).
Mi rendo conto che questo metodo di ricerca non può funzionare così vado a chiedere a degli studenti/volontari/tutor/bidelli che sono seduti a dei tavolini spartani, ignorati da tutti, per dare informazioni (tenete poi presente che per tutto il sogno ho un senso di fretta per cercare di raggiungere/fare qualcosa). Chiedo a uno di questi “Sai dov’è la classe V-E?” e qui vedo che è già spaesato ma subito aggiungo “non la classe fisica, quella è laggiù in fondo, ma gli studenti?”. Ovviamente non ne sa niente. Per qualche motivo gli chiedo anche se sa dove posso trovare un’erba dal nome strano (tipo “centofalina” o qualcosa di più o meno simile): qui i suoi occhi si accendono e mi indica una strana struttura che avevo già notato. Una specie di cilindro (in realtà un tronco di cono sottolineo con pignoleria dato che la base è leggermente più ampia del soffitto) che si protende verso l’esterno, sopra la strada, da un edificio a un angolo dell’incrocio. Il cilindro ha una freccia blu tipo quella del senso unico ma a colori invertiti.
Cerco di raggiungerlo il più velocemente possibile ma come detto la strada è piena di persone: quando vi arrivo vicino vengo intralciato da un ragazzo disabile che cammina penosamente e soffrendo. È piegato in due ed emaciato, è circondato da 4 o 5 persone, forse amici o parenti che lo circondano e lo aiutano sospingendolo avanti. Anch’io mi accorgo che sta male e che, probabilmente, non ha molto da vivere: mi dispiace per lui ma, contemporaneamente, mi ostruisce la strada e, quel che è peggio, è diretto proprio al “mio” cilindro per la via più diretta. Oltretutto le persone gli fanno spazio per farlo passare ma così facendo rendono più intenso il via vai vicino a lui. Siccome ho fretta cerco di superarlo passandogli intorno per superarlo e precederlo al cilindro. Ma anche se sono più veloce, la confusione e il mio tragitto lievemente più lungo, lo fanno arrivare un attimo prima di me.
Alla base del cilindro c’è un vecchietto che sembra una specie di benzinaio. Il ragazzo morente inizia a slacciarsi i pantaloni: osservo incuriosito. Il ragazzo si piega in avanti e il vecchietto benzinaio gli infila una specie di sonda trasparente, spessa un dito, nell’ano: subito si vede passare nel tubo un fiotto di feci marroni seguito da sangue scuro.
Io decido di lasciar perdere questa specie di ascensore: non so bene come funzioni ma io mi aspettavo qualcosa più tipo teletrasporto piuttosto che essere tirato su per il sedere…
Gli chiedo così “prima di fare la fila” (dato che il ragazzo morente sta ancora venendo “svuotato”) se ha l’erba centofalina. L’uomo mi dice che lui non ce l’ha ma mi indica invece una vecchietta seduta al bordo della strada lì vicino.
Vado dalla vecchietta vestita di stracci che sembra decisamente una senzatetto: le chiedo se ha l’erba centofalina e lei mi fa un sorriso sdentato che non capisco se è ironico oppure amichevole.
Io ho paura che proverà a vendermi l’erba per antonomasia invece che quella profumata che cerco io. Inizia così a tirare fuori dalla borsa dei biscottoni casalinghi che presumo essere a base di erbe diverse: a me dispiace non comprare nulla ma contemporaneamente mi secca spendere soldi per prodotti che né mi servono né mi interessano.
Improvvisamente non siamo più in strada ma all’interno di un negozio: la vecchietta che mi mostrava la propria mercanzia è un’amica della proprietaria che, saputo quello che voglio, si precipita anche lei verso di me con i suoi prodotti (il negozio è infatti vuoto a parte me e le due amiche sedute a chiacchierare: la vecchietta è diventata una di queste). La vecchietta/amica della proprietaria e l’altra donna mettono, non so per quale motivo, in ciotole piene di una sostanza oleosa i grossi biscotti, ma qui mi sveglio…

Controllo l’ora: è ancora presto ma mi accorgo di sentirmi già ben riposato e così decido di alzarmi e di mettere nero su bianco il lungo sogno che ricordo più o meno bene.
In realtà credo che si tratti della serie di sogni che ho avuto nel corso della notte: la fase REM (quando si sogna) è infatti breve e distribuita nel corso del sonno. Io evidentemente ricordo un po’ del sogno precedente e cerco di ricollegarmi a esso in maniera relativamente coerente.
In questo caso si distinguono vari sogni distinti: quello con la mia ragazza/amante, quello del castello, quello della lezione (di questi tre ricordo poco), quello della ricerca del mio gruppo con tanto di ascensore cilindrico e relativo disabile e infine quello del negozio dove però mi sveglio prima di scoprire il segreto degli strani biscotti…

Conclusione: ieri ho proseguito con le mie letture e, sicuramente, avrei avuto cose più interessanti da scrivere. Però non resisto al fascino di raccontare i miei sogni anche se immagino non interessino a nessuno: soprattutto mi danno una sensazione strana quando li rileggo a distanza di anni. Evidentemente continuano a smuovere qualcosa nel mio inconscio con i loro vaghi e labili significati...

domenica 21 gennaio 2024

Aliquid putre in Helvetia

«Chi soldi possiede, navighi con vento sicuro e regoli a suo piacimento la fortuna. Prenda in moglie Danae e gli sarà consentito convincere perfino Acrisio, come fece con la figlia. Faccia il poeta, il declamatore, strappi a tutti applausi e cause discuta e sorpassi Catone. Da giureconsulto del “risulta, non risulta” disporrà e il suo valore sarà quello di un Servio e di un Labeone. Troppe chiacchiere: quel che vuoi, coi soldi alla mano desideralo e arriverà. La cassaforte Giove tien dentro racchiuso.» (*1)

Mi sembrava di aver già terminato di leggere il “Satyricon” di Petronio ma ieri mi sono accorto che mi mancavano ancora poche pagine: in realtà la parte finale disponibile è così frammentaria che si intuisce appena quella che doveva essere la trama (*2).

Eppure non mancano passaggi interessanti (*3): l’autore, in quello proposto sopra, descrive la potenza del denaro e come questo sia in grado di fornire varie opportunità. Ma, particolare più sottile, evidenzia anche come cambi la reazione degli altri rispetto al ricco: egli non solo può comprarsi ciò che vuole ma viene anche apprezzato e ammirato: se farà il poeta, non importa il suo talento, comunque la folla lo acclamerà.

L’ammirazione, anzi la piaggeria, che circonda il ricco provocata dal denaro mi ha sempre disgustato. Di sicuro ne ho scritto seriamente ma al momento mi ricordo solo di un pezzo ironico del 2014: Intervista a John

Chiaro però che tutta questa atmosfera di approvazione e attenzione da cui viene circondato il ricco lo porta, tranne forse nei casi dalle personalità più sobrie e intelligenti, a convincersi della propria eccezionalità, della propria intelligenza, della propria arguzia etc.

Probabilmente la maggior parte dei super-ricchi è in parte consapevole di questa tendenza e, almeno coscientemente, cercherà di controllarsi per non apparire arrogante o supponente di fronte agli altri. Ma è però altrettanto chiaro che dentro di sé la presunzione, la sopravvalutazione delle proprie forze e capacità, fermenterà trasformandosi in hybris.

Alla fine però, se questa arroganza restasse limitate al singolo individuo, non sarebbe troppo dannosa: ogni tanto il super ricco potrebbe prendere qualche decisione avventata, magari sottovalutando l’intelligenza della gente comune, ma nel complesso non potrebbe danneggiare troppo la società.

Il problema è quando centinaia e centinaia di questi super ricchi si ritrovano insieme, magari in una cittadina svizzera, e parlano fra loro, da pari a pari. Ecco allora che il pensiero si polarizza, che il convincimento della propria presunta superiorità intellettuale si rafforza e a questo si affianca anche (altrettanto erroneamente) l’idea di superiorità morale. Vengono infatti trovati scopi e obiettivi condivisi: guidare la gente comune, sfortunatamente meno dotata di loro, attraverso politici e media compiacenti verso un futuro “migliore” che essi, grazie alle loro capacità intuitive e lungimiranza, riescono a intravedere e hanno scelto per il resto dell’umanità a loro inferiore. Incidentalmente questo futuro vedrà di salvaguardare, o meglio ancora incrementare, la propria ricchezza: solo il 99,999% della popolazione se la passerà un po’ o molto peggio… ma è per il bene di tutti si dicono annuendo benigni fra loro...

In realtà al di là della dubbia moralità di pochissimi che decidono per tutti, questi super ricchi, dalle capacità nella norma o poco più ma rese miopi dall’egoismo e dalla presunzione generati dalla ricchezza, non sono in grado di prevedere il futuro né, tantomeno, di individuare strategie particolarmente buone. Nei casi migliori riusciranno solo a proteggere la loro ricchezza a danno della popolazione globale, nei casi peggiori causeranno veri e propri disastri…

“Contro la stupidità neanche gli dei possono niente” scriveva Nietzsche: e che dire allora di persone normali che si ritengono dei geni visionari e che, sfortunatamente, hanno la possibilità di influire pesantemente nell’andamento del mondo? Beh, la mia teoria è che chi si sopravvaluta, anche se di intelligenza normale, finisca per compiere scelte errate esattamente come farebbe uno stupido: e se ti comporti e pensi da stupido allora sei uno stupido.
La mia risposta è che nessuna divinità potrà salvarci dai loro pasticci: bambini viziati che giocano col fuoco in un bosco d’estate senza adulti che li sorveglino...

Conclusione: pezzo pessimista, lo so, ma bisogna essere obiettivi e la situazione è questa: siamo governati da politici imbecilli che seguono le indicazioni di riccastri cretini che nella loro presunzione si credono dei geni illuminati.

Nota (*1): tratto da “Satyricon” di Petronio, (E.) BUR, 2009, trad. Andrea Aragosti, pag. 507.
Nota (*2): dove il protagonista cerca di curare la propria impotenza con le relative divertenti avventure alla Strabuccino…
Nota (*3): Probabilmente anche tutta la parte centrale sopravvissuta del racconto, incentrata sulla cena da Trimalcione, voleva mostrare gli eccessi di follia e autocompiacimento a cui porta l’eccessiva ricchezza: ecco spiegate le stravaganze e assurdità del generoso ospite….

sabato 20 gennaio 2024

Imperi e colonie

Stanotte ho dormito malissimo (ho avuto prima freddo e poi caldo) dalle 3:00 alle 4:00 e dalle 6:00 alle 8:00, però ieri sera ho provato a leggere ed è andata piuttosto bene.

Ho iniziato un nuovo libro (scritto dai bloggatori del canale DarkHorse Podcast Clips) che sembra molto promettente: una visione della società moderna dal punto di vista evolutivo (gli autori sono biologi evoluzionisti) molto ben documentato.

Ma soprattutto sono andato avanti con “L’età degli imperi” di Hobsbawm. Siccome ho letto solo parte di un capitolo mi limiterò alle annotazioni raccolte. Il capitolo in questione è sulla formazione e caratteristiche degli imperi della fine del XIX secolo.

Un primo passaggio che mi ha colpito è in verità solo un accenno: in pratica che i paese colonizzati, e sfruttati per le loro risorse, trassero comunque un complessivo beneficio da questo sviluppo economico. Attualmente, in una fase di revisionismo storico, si tende a colpevolizzare il colonialismo come un fenomeno esclusivamente negativo per i paesi colonizzati. Invece Hobsbawm, che scrive questo libro nel 1987, dà per scontato che non fosse così: lo sviluppo economico di questi paesi, magari basato intorno a un unico prodotto o risorsa, comunque anomalo, portò ricchezza anche a una parte della popolazione locale.
Ovviamente mi fido della valutazione di Hobsbawm e ho declassato la questione del male assoluto del colonialismo a “wokismo” storico.

Una caratteristica molto interessante del colonialismo fu che portò alla crisi dei governi locali. Scrive Hobsbawm: «[…] la disgregazione dei governi locali indigeni, che a volte determinò l’instaurazione del dominio europeo su aree che precedentemente gli europei non si erano dati la pena di amministrare, era dovuta a sua volta all’indebolimento delle strutture locali prodotto dalla penetrazione economica.» (*1)
La frase di per sé è un po’ vaga e nel prosieguo non viene approfondita. La cosa interessante è che alla luce della mia teoria è immediatamente comprensibile: l’intervento economico occidentale, essenzialmente limitato a una specifica produzione, provocò inevitabilmente la creazione di intermediari locali che, sebbene ricevessero le briciole, si arricchirono molto rispetto ai propri connazionali. In altre parole si crearono dei parapoteri locali, prima totalmente inesistenti e con forti relazioni e collaborazioni con gli europei, che non avevano rappresentanza nel governo locale: questi furono la forza sociale che evidentemente portò alla disgregazione del relativo parapotere politico.
Ovviamente questo Hobsbawm non lo scrive: è una mia deduzione del fenomeno alla luce della mia teoria.

Accenno poi a “l’imperialismo sociale” in cui l’imperialismo è usato come motore sociale per contrastare e placare il malcontento sociale tramite miglioramento economico, riforme sociali o altro.
Meccanismo interessante: vi chiedo se vi siano paralleli con il mondo attuale. A me pare che la crisi in Ucraina sia usata anche per distrarre la popolazione e, magari, togliergli diritti e/o libertà. Cioè non per migliorare le condizioni di vita della popolazione occidentale ma, semmai, per peggiorarla.
Insomma vi sono paralleli ma anche sostanziali differenze…

Conclusione: probabilmente avrei dovuto fare un’esame più ampio del capitolo ma, comunque, ne ho più volte scritto nel “diario” che sto pubblicando scannerizzandone le varie pagine...

Nota (*1): “L’età degli imperi” di Hobsbawm, (E.) Laterza, 2005, tradotto da Franco Salvatorelli.

venerdì 19 gennaio 2024

La vera verità

Ho visto un piccolo frammento dell’intervento della Baronessa Tedesca alla riunione dei miliardari di Davos: mi ha colpito come ha esordito. “I will tell you the real information…” ha detto.

Probabilmente sono io ingenuo ma, periodicamente, mi torna il dubbio che certi politici “ci siano proprio” e non “ci facciano”. L’attacco della Baronessa mi ha quasi fatti pensare che lei creda effettivamente che chi si discosti dalla propaganda faccia disinformazione. Insomma come se lei veramente creda che l’Ucraina stia vincendo, che sia solo una questione di soldi e non anche di armi e soldati, che l’economia russa sia allo stremo…

Ma del resto questa è la stessa persona che ha avuto la faccia tosta, o forse l’ingenuità, di affermare che la Russia prendeva i processori delle lavatrici occidentali per costruire i propri missili…

Non so: probabilmente chi le scrive i discorsi ha semplicemente voluto aggiungere quel tocco di sfacciataggine proprio per stupire e confondere le persone con la mia sensibilità.

Cervi - 19/1/2024
Ascoltavo questo video: Who is Judge Napolitano? dove il giudice Napolitano racconta la sua vita.
Da grande esperto della costituzione americana esaltava l’importanza della carta dei diritti (la parte migliore della Costituzione) e fra i vari diritti c’è quello che stabilisce che il cittadino ha il diritto di essere armato con le stesse armi usate dalle forze dell’ordine (e dei “cattivi”).
L’idea è considerata folle in Europa e, non a caso, sta venendo combattuta anche negli stessi USA…
Ma perché è importante? Lo spiega lo stesso Madison: “Questo diritto non serve per sparare ai cervi ma per difendersi dai tiranni”…

Come ho scritto in Torno e risolvo tutto la maggior parte delle pagine non vale lo sforzo degli occhi per capire la mia calligrafia… con qualche eccezione!

Una di queste eccezioni la troverete il 12 gennaio: circa due pagine e mezzo di una riflessione in cui lego insieme la forza militare con la democrazia: sul finale accenno alla Costituzione americana e la frase di Madison sarebbe stata perfetta…

Rule of Law - 19/1/2024
Nella stessa intervista citata qui sopra il giudice Napolitano sottolinea un altro concetto che mi sta molto a cuore: la costituzione può essere buona quanto vogliamo ma non ha una sua voce, non è in grado di autoproteggersi: tutto dipende dalle capacità delle persone a cui spetta il compito di proteggerla. Il pericolo è che prevalga sulla Costituzione la volontà del governo a cui poi si piegano tutte le istituzioni (ma anche i media).
Il giudice Napolitano si riferiva alla costituzione americana ma lo stesso vale, pari pari, per tutte le costituzioni “democratiche” compresa quella italiana.
Al riguardo rimando al pezzo: Indietro su Sartori (4/?)

Alzatevi! - 20/1/2024
Fra i vari tipi di video che seguo su YouTube, da circa un mesetto, ve ne è uno nuovo: i cabarettisti!

Ho iniziato a seguire Osmo che è facile da seguire perché finlandese, poi ho scoperto Phil Hanley: la sua specialità è quella di scherzare con il pubblico. Davvero è impressionante come riesca a improvvisare reagendo alle parole delle persone coinvolte…

E oggi Quinn Dale: anche questo scherza bene col pubblico ma la sua specialità è andare contro il politicamente corretto. Si trova particolarmente a proprio agio a scherzare sui neri in un pubblico nero! Ma forse mi ha conquistato prendendo in giro Biden…

Incubo MOLTO anomalo! - 23/1/2024
Sono a casa a letto, sdraiato su un fianco e mi diverto a tirare una boccetta legata a un filo sul davanzale della finestra (su cui sono accumulati numerosi oggetti): vorrei cercare di incastrarla fra qualche libro o altro. Non so perché ma c’era un collegamento a Zozzapanna qui!
Dopo un paio di tentativi mi metto a cantare una canzone dei Manowar seguendone il testo sul mio tablet. La luce nella stanza è quella grigiastra del buio illuminato vagamente da uno schermo elettronico.
Sento un rumore alle mie spalle: e penso di aver svegliato mia mamma cantando [che nella realtà è morta oltre 10 anni fa]. Mi giro e vedo la mia camera esattamente com’è adesso, compresa la libreria strapiena: guardo la porta chiusa in silenzio cercando di percepire qualche suono proveniente dalle altre stanze. Improvvisamente la porta si socchiude ma dietro di essa non vedo una forma umana ma solo un grigio più scuro. [Può darsi che qui, senza motivo, abbia iniziato a gridare nel sonno]. Sento la mamma dire qualcosa ma non capisco le parole. Una situazione inquietante ma niente di più eppure, per qualche motivo incomprensibile lancio un urlo improvviso che mi sveglia!

A detta di mio padre il mio urlo è stato lungo e forte tanto che anche egli, che dorme piuttosto profondamente nella stanza di fronte al corridoio, ne è stato svegliato!
Mi ha chiesto infatti, piuttosto allarmato, cosa succedeva e io ho bofonchiato che andava tutto bene e sono tornato a dormire: non avevo infatti addosso quella adrenalina che si ha quando ci si sveglia da un incubo ma ero invece solo perplesso e stupito…

Libri e sonno

Il mio ritorno in città non sta procedendo bene. Come temevo non riesco a dormire e, di conseguenza, sono di cattivo umore. La cosa buffa è che se a casa avevo sempre sonno qui invece non ce l’ho mai: ho infatti la sgradevole sensazione che, appena mi coricassi, sarei svegliato da ogni sorta di suono.
Ieri sera ho fatto le 3:00: non avevo sonno e poi avevo cenato tardi e preso un tè verso le 22:00.
Alla fine sono andato a letto ascoltando un video di Fridman: avere un rumore di fondo mi tranquillizza. Premesso che mi sono svegliato più volte, alla fine sono stato definitivamente svegliato da mio padre con la televisione a volume folle verso le 8:15.
Inutile dire che subito bisticciamo e lui mi biascica le sue proteste.
Ah! e il giorno prima, ero arrivato in città in tarda mattinata, non era andato troppo meglio. Mi chiedo se stare al calcolatore mi renda più nervoso…
Quello che più mi dispiace è che non riesco a leggere né a concentrarmi in genere.

Ah! “Il Maestro e Margherita” ho ricevuto poi 2 stelline su 5 e mi è sembrato anche di essere stato generoso: ho voluto premiare la fantasia delle situazioni. Ho provato a leggere qualche recensione entusiastica ma non dicono niente: citano banalità e non sanno esprimere eventuali aspetti più profondi che sicuramente mi saranno sfuggiti. Voglio vedere che tipo psicologico era Bulgakov: come poeta sicuramente avrà avuto F dominante…
Ah! Ah! Il solito sito (non affidabile) che uso come riferimento lo segnala come INTP! Sì, e allora io sono Babbo Natale! Almeno il T è dato al 69%… e col mio voto (INFP → mi sono fidato della valutazione delle altre lettere) è sceso al 68%… (intendiamoci anche il mio voto è inaffidabile: mi sono basato su un unico libro che, soprattutto, non ho capito: leggendo altro di Bulgakov potrei anche cambiare la mia opinione, ma dubito che lo farò)…

E riflettevo un po’ in questi giorni, soprattutto leggendo il Satyricon, che il mio romanzo di Strabuccinator ha delle analogie con “Le metamorfosi” di Apuleo e con il “Satyricon” nello spirito giocoso in cui è scritto: lo scopo precipuo è di divertire e intrattenere con una serie di situazioni congegniate con una trama attenta a produrre logicamente le situazioni volute per quanto improbabili. Chiaro che per scelta il mio romanzo era molto più orientato alla scenetta erotica, che comunque voleva essere divertente, di Apuleio e suppongo Petronio (impossibile esserne sicuri perché le parti probabilmente più spinte sono andate perse, ipotizzo io a causa di giovani monaci sporcaccioni…).

Conclusioni: vabbè, non mi dilungo oltre… come se non bastasse nel pomeriggio sono stato vittima del mal di denti...

mercoledì 17 gennaio 2024

Torno e risolvo tutto

Sono tornato!
Onestamente non ne sentivo la mancanza: ho passato la maggior parte del tempo a dormire e, nonostante non avessi il calcolatore con me, ho letto molto meno di quanto speravo.

Non ho però voglia di raccontare quanto fatto e, soprattutto, detto e, sopra-soprattutto, pensato: infatti ho tenuto un discreto diario quotidiano dove ho via via appuntato le riflessioni che mi passavano per la mente. L’idea è di farne delle scansioni da pubblicare al relativo giorno: per onestà devo anche anticipare che non so quanto valga la pena fare lo sforzo di comprendere la mia cacografia, diciamo che ogni tanto c’è qualche idea buona e valida ma forse il gioco non vale la candela per tutto il resto che la contorna…
Non mi voglio porre vincoli e pubblicherò il materiale via via che ne ho voglia…

Invece il pezzo di oggi vuole riprendere quanto scrissi in Alberi, aneddoti e Aristotele: in particolare mi riferisco al problema (copio e incollo) «due prigionieri perfettamente logici sono rinchiusi in due celle separate in una torre. Il primo vede 12 alberi dalla sua finestra verso nord, il secondo ne vede 8 dalla sua finestra verso sud. Entrambi sanno che, fra tutti e due, vedono tutti gli alberi intorno alla torre e che nessun albero è visto da entrambi contemporaneamente. La guardia chiede al primo prigioniero se gli alberi del giardino intorno alla torre sono 18 o 20: se il prigioniero risponde correttamente lui e il suo compagno vengono liberati altrimenti entrambi vengono uccisi. Se il primo prigioniero preferisce non rispondere allora la guardia ripete la stessa domanda al secondo prigioniero con le stesse regole esposte in precedenza. Se anche il secondo prigioniero decide di non rispondere allora l’indomani la guardia ripete la stessa domanda al primo prigioniero e così via. Con quale procedimento logico i due prigionieri potranno salvarsi?»

All’epoca non mi riuscì risolvere il problema a mente e ne intuii semplicemente i passi iniziali.
Successivamente provai a lavorarci il 4 gennaio (ma ero distratto dalla televisione e fui interrotto continuamente) e poi, finalmente a casa, mi pare il 5 e il 6 gennaio, con idea notturna fra il 5 e il 6.
Alla fine riuscii a risolverlo ma è stato di gran lunga il problema più difficile che abbia affrontato.
Ora vedrò di spiegarne la soluzione basandomi sulle ben 8 pagine di quadernino che mi ci sono volute per risolverlo…

Queste pagine le scrissi il 4 gennaio e illustrano bene quello che forse è il problema principale.
Per ragionare su un problema ritengo che sia fondamentale riuscire a visualizzarlo mentalmente nei suoi aspetti essenziali.
In questo caso è difficile combinare insieme l’albero con le ipotesi su quello che ogni prigioniero pensa possa vedere l’altro con la sequenza delle risposte (o, meglio, non risposte) date alla guardia ogni giorno. Personalmente mi sono concentrato sull’albero delle ipotesi ma, forse, proprio questa mia attenzione a un singolo aspetto ha ritardato la risoluzione del problema.

Nella pagina a destra si evidenzia un mio errore:
Sto cercando di esaminare il caso in cui la guardia chiede se gli alberi che si vedono sono 6 od 8 con il prigioniero A che ne vede 4 e il B che ne vede 2.
Traccio poi l’albero delle ipotesi fatte da A su cosa veda B e su cosa esso, a sua volta, possa supporre che veda A. Qui mi fermo al terzo livello e cancello quanto scritto per il quarto e quinto.
Erroneamente pensavo che A, conscio di vedere 4 alberi, potesse scartare l’ipotesi in cui ne vedeva 6: in realtà l’A originario è diverso dall’A al terzo livello che è come, legittimamente, se lo immagina B.

Successivamente disegno anche l’albero delle ipotesi dal punto di vista di B e qui, ancora al livello 3, ci si può ricondurre a uno dei casi “banali” della pagina precedente e, quindi, risolvere il problema dato.

Queste invece sono due pagine scritte il 5: semplicemente riparto da capo, cercando di migliorare il “formato” con cui traccio i vari casi. Da questo punto di vista c’è già un piccolo ma importante miglioramento: non limito più l’albero delle ipotesi a 3 livelli e, soprattutto, distinguo i vari A e B assegnando a ciascuno un indice diverso (evidenziando così che sono come persone diverse perché ipotesi all’interno di altre ipotesi).

La pagina a sinistra, sempre del 5, è importante anche se all’epoca non me ne resi immediatamente conto perché (al di là delle possibili inesattezze nel relativo commento) per la prima volta applico il ragionamento di scartare un sottoalbero (se non ci sono risposte) e dedurre che è corretta l’alternativa.
La pagina a destra è invece del 6 gennaio. Di nuovo ripeto i casi facili e cerco di migliorare ulteriormente la rappresentazione grafica del problema: per esempio qui distinguo chiaramente la sequenza delle non risposte (“P” per “passo” ed “R” per risposta) dall’albero delle ipotesi: solo successivamente cerco di ricostruire “dove si è” a ciascuna non-risposta.
Importate poi il fatto che ormai ho assimilato l’idea di navigare attraverso l’albero delle ipotesi a ogni non-risposta.
Anzi, qui ho ormai già capito come funzioni il tutto: le ultime due pagine sono di verifica…

Qui salto direttamente al caso del problema e disegno solo la parte di albero che porta al caso iniziale da cui, a ogni non risposta, si risale al caso ipotetico che lo genera. Nella pagina a destra faccio lo stesso partendo dalla prospettiva di B per verificare che le diverse ipotesi siano ordinate nello stesso modo (ma lo sono per costruzione).
Come scrivo la mattina del 5° giorno il prigioniero A annuncia la soluzione 20 data da 12 + 8.

Per il mio amico INFJ: se B avesse visto 6 alberi invece di 8 allora il grafico a destra sarebbe partito dal 6 al terzo livello e proprio B avrebbe annunciato la soluzione 18, data da 12 + 6, la sera del 4° giorno.

Ecco, adesso mi chiedo se la soluzione si possa semplificare ulteriormente partendo da un’ipotesi più vicina alla radice dato che da un certo punto in poi siamo sicuri di essere in casi impossibili. Ma forse questo “punto” da cui partire non è ricavabile senza ambiguità: uhm… dovrei ragionarci e farci qualche prova…

Comunque, per concludere, due paginette extra con la soluzione di altri due problemini piuttosto facili!
Problema 1: trovare gli interi a, b e c tali che:
a + bc = 2020
ab + c = 2021
Problema 2: cinque pirati devono spartirsi un tesoro di 100 monete. Le parti vengono stabilite dal capitano ma poi vengono messe al voto: se la maggioranza è contraria il capitano viene ucciso e il suo secondo diviene il nuovo capitano; egli a sua volta propone una nuova spartizione che poi viene votata dai sopravvissuti etc.
I pirati sono A, B, C, D ed E. B succede al capitano A, C a B etc.
Tutti i pirati sono perfettamente logici e vogliono massimizzare la propria parte di bottino ma, soprattutto, non essere uccisi. Inoltre, siccome sono sanguinari, se pensano di poter ottenere la stessa parte di bottino con un nuovo capitano allora voteranno contro la spartizione proposta.

SCIUPATRAMA:
C’è poco da dire in verità…
Per il primo problema cercavo di trovare inizialmente una soluzione “ragionata” invece che algebrica (e avevo infatti stabilito che A e C dovevano essere molto simili) ma poi opto per “giocare” con le formule…

Il secondo problema mi ero arrischiato a farlo a letto prima di dormire ma, abituato a quello molto più difficile, l’ho risolto immediatamente. A dire il vero non avevo pensato a ottimizzarlo tenendo presente che a parità di voti la spartizione è approvata ma al mattino mi ero reso conto di questa possibilità. Infatti qui scrivo direttamente la tabella con la soluzione e, anzi, nella pagina a destra la seconda tabella si riferisce al caso in cui la spartizione NON è approvata a parità di voti. Il problema spiegava esplicitamente che si era nel caso della prima tabella (a parità di voti la spartizione è approvata).
Non sto a entrare nei particolari del problema dato che le soluzioni sono banali…
Oops! Mentre rileggevo mi sono accorto che la seconda tabella della seconda pagina è sbagliata da C in poi! C può infatti anche prendersi tutto il bottino per sé dato che se D non vota a favore verrà ucciso quando diverrà capitano... A loro volta cambiano quindi anche le proposte di B e di A...

Conclusione: ancora non ho controllato le soluzioni “ufficiali”. In genere non lo faccio perché so se ho risolto un problema o no, ma in questo caso il problema dei prigionieri merita una verifica: soprattutto sono curioso di vedere se hanno usato una maniera più chiara per descrivere graficamente il tutto...