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domenica 27 gennaio 2019

Il Giorno della Memoria 2

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.1 "Psicomante Maior").

Lo scorso anno (v. Il Giorno della Memoria) per commemorare il giorno della memoria scrissi del genocidio dei circassi avvenuto nella seconda metà del XIX secolo. Quest’anno voglio invece scrivere di un avvenimento molto più recente: il genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994.

La mia idea è che ricordare, conoscere e confrontare fra loro, per quanto superficialmente, queste immani tragedie ci darà una “comprensione migliore” del fenomeno. Ho scritto “comprensione migliore” fra virgolette perché uno dei primi risultati di questo esercizio è stato il rendermi conto della totale follia che li caratterizza (v. Geremiade) ma non mi viene in mente un termine più adeguato…

Come lo scorso anno mi sono basato come unica fonte su Wikipedia: lo specifico perché i veri storici sorridono ironicamente quando sentono accostare le parole “Wikipedia” e “fonte”: in questo caso però mi sono limitato a estrarre delle informazioni piuttosto fattuali e quindi, a meno che non siano state inserite volutamente errate (ma non vedo perché...), dovrebbero comunque essere affidabili.

Il genocidio ruandese ebbe luogo dal 6 aprile al 15 luglio 1994 ma le radici sono molto più antiche.
Le etnie Tutsi e Hutu avevano convissuto per molti secoli (secondo una teoria dal XV secolo) più o meno pacificamente nella stessa regione: SEMBRA (*1) che prima della colonizzazione belga le differenze etniche ormai non fossero particolarmente sentite e che siano stati proprio gli europei ad accentuare la sensibilità razziale dando la propria preferenza ai Tutsi (tendenzialmente più alti e dal naso e i lineamenti in genere più stretti). Nel periodo della colonizzazione sembra quindi che i Tutsi raggiunsero un livello di ricchezza e predominanza sociale rispetto agli Hutu: quando poi il Ruanda ottenne l’indipendenza il potere passò alla minoranza Tutsi e così iniziarono delle forti tensioni sociali.
Ripercorriamo rapidamente questa progressiva crescita di violenza e scontro sociale (sempre da fonte Wikipedia).
1959 Rivolta Hutu contro la monarchia Tutsi che...
1961 ...porta al referendum per l’indipendenza.
1962 Indipendenza ufficiale dal Belgio e sterminio di 100.000 Tutsi.
1966 Colpo di stato che riporta i Tutsi al potere.
1972 Fallisce colpo di stato Hutu: la successiva repressione Tutsi provoca 200.000 morti Hutu.
1973-1975 Colpo di stato militare guidato da un generale Hutu che istituisce un regime repressivo e autoritario.
1988 Tensioni nel vicino Burundi si propagano al Ruanda.
1990-1993 Guerra civile in Ruanda fra le forze governative a predominanza Hutu contro quelle militari a predominanza Tutsi. Provoca 1.000.000 di vittime ma ha ancora i contorni di uno scontro civile/politico piuttosto che etnico. Gli accordi di pace vennero sottoscritti nel (ottobre) 1993 sotto l’egida dell’ONU, degli USA e della Francia ma il successivo assassinio (6 aprile 1994) del presidente Hutu fu la scintilla che scatenò il genocidio dei Tutsi.
1994 Dal 6 aprile al 15 luglio genocidio dei Tutsi
1996 “Strascichi” del genocidio: profughi Hutu (*2) massacrati in Zaire dai Tutsi.

Il genocidio venne ordinato dal governo di emergenza (il presidente era stato appena assassinato) ed eseguito da forze paramilitari nelle città mentre, nelle zone rurali, collaborarono comuni cittadini Hutu che ben conoscevano i propri vicini. Le uccisioni furono brutali, casa per casa: si colpirono i propri vicini e i conoscenti da una vita con armi di fortuna, non solo con armi da fuoco ma anche con machete e bastoni chiodati. Spesso uomini e donne subirono violenze e torture prima di essere uccisi.
Il genocidio finisce con la vittoria dell’RPF, le truppe irregolari Tutsi che avevano combattuto la precedente guerra civile, nelle regioni progressivamente liberate (e che provocano l’esodo della popolazione Hutu che teme rappresaglie) fino alla vittoria finale nell’estate del 1994.
Si stima che i morti Tutsi furono complessivamente fra gli 800.000 e 1.000.000: non ho trovato i numeri esatti ma stimo che morì circa il 75% della popolazione Tutsi.

I miei sentimenti sulla vicenda li ho già espressi (v. Geremiade) e adesso è invece necessario cercare di rimanere razionali e obiettivi per cercare di confrontare questo genocidio con quello dei Circassi ed individuarne così gli elementi comuni e le differenze.
Per il genocidio dei Circassi avevamo individuato le seguenti precondizioni:
1- minoranza (rispetto alla popolazione russa)
2- religione diversa
3- differenza culturale (in particolare la lingua)
4- etnia (?)
5- localizzazione territoriale
6- il tipo di governo della maggioranza (impero russo)
7- rappresentanza politica della minoranza

Alcuni di questi elementi sono presenti anche nel genocidio ruandese ma non tutti.
1- Minoranza: sì → i Tutsi rappresentavano il 20% della popolazione ruandese quindi erano una significativa minoranza.
2- Religione: no → sia Tutsi che Hutu erano/sono cristiani
3- Cultura: no → credo non ci fossero differenze significative di cultura fra Hutu e Tutsi
4- Etnia: sì → sembra anzi la “motivazione” principale del genocidio
5- Localizzazione: no → da quanto ho capito i Tutsi erano distribuiti più o meno uniformemente nel territorio ruandese.
6- Tipo governo: incerto → il Ruanda usciva dalla guerra civile ma mi pare di capire che l'autorità politica fosse ancora a forte maggioranza Hutu.
7- Rappresentanza: incerto → come detto il Ruanda usciva dalla guerra civile e, mi pare di capire, non c’era ancora stata una vera e propria ripartizione del potere (*3).

A questi punti ne devono essere aggiunti un paio nuovi:
8- Scopo reale dei parapoteri: nell’Epitome ho dimostrato che il potere in ogni società, comprese quelle a guida democratica, non è mai del popolo ma appartiene a diversi gruppi di potere che cambiano in base all’epoca e al luogo. Quando uno stato fa qualcosa in genere le motivazioni (protomiti) fornite alla popolazione non sono le stesse dei parapoteri il cui utile è spesso più concreto che ideologico. Nel genocidio dei Circassi lo scopo del parapotere politico (e, suppongo, di molti altri parapoteri economici) era evidentemente quello di impadronirsi delle loro terre. Nel caso del Ruanda sono maggiormente incerto: da una parte il parapotere politico, a maggioranza Hutu, voleva forse cercare di mantenere il proprio controllo (che gli accordi di pace precedentemente siglati avrebbero fortemente ridotto) del paese eliminando fisicamente l’opposizione Tutsi; dall’altra mi pare evidente che le élite al potere condividessero gli stessi pregiudizi, se non odio, del resto della popolazione Hutu (*4) verso i Tutsi.
9- Coinvolgimento popolazione: ritengo che sia un elemento significativo: per avere l’approvazione o almeno l'acquiescenza della popolazione basta un protomito (fuorviante) che spieghi “per tutelare i vostri interessi si deve fare così...”; per ottenerne però la collaborazione attiva il protomito deve essere molto più forte e convincente, qualcosa del tipo “se non fate così ne andrà direttamente del vostro immediato benessere e/o di quello dei vostri cari...”. Ora, nel caso dei Circassi, la popolazione russa non ebbe un ruolo attivo ma furono i militari che agirono sul campo: questo significa che i protomiti (le informazioni) forniti a essa potevano anche essere vaghe e imprecise per non provocare proteste interne. Nel caso del Ruanda invece, il coinvolgimento diretto della popolazione Hutu fa pensare a protomiti molto più potenti (a dei veri e propri epomiti quindi).

Ci sarebbero probabilmente altre considerazioni da fare ma credo che sia meglio analizzare altri stermini di massa prima di sbilanciarsi in inutili speculazioni.
Mi pare comunque che già questa analisi comparata, sebbene superficiale, sia utile per “comprendere” non le “ragioni” (che in realtà non esistono) di questo tipo di follia.
È poi normale, via via che approfondisco l’argomento, aggiungere nuovi fattori all’elenco delle precondizioni che possono portare al genocidio: idealmente mi piacerebbe, una volta che ho più materiale, costruire una tabella riassuntiva in cui sia facile comparare i vari casi: credo che da questo esercizio si potrebbero ricavare molte importanti riflessioni e insegnamenti.

Conclusione: al prossimo anno...

Nota (*1): queste teorie abbastanza fumose vanno prese con le molle perché possono rappresentare anche solo l’opinione più o meno arbitraria dell’ultimo utente che ha contribuito alla pagina…
Nota (*2): si parla di “migliaia” di vittime: si tratta dei profughi Hutu causati dalle riconquiste delle forze Tutsi durante il genocidio.
Nota (*3): l'importanza di una rappresentanza nella struttura del potere ce la dà il caso della regione del Butare, governata all’epoca dall’unico prefetto Tutsi: per molti giorni non ci furono massacri fino a quando questi non fu sostituito da un Hutu fedelissimo del governo.
Nota (*4): del resto questa tendenza è normale: un parapotere può diffondere un protomito/distorsione con la consapevolezza che questo sia falso per poi, magari a generazioni di distanza, finire per credere sinceramente in esso. Ad esempio nell’antichità le persone più istruite (e quindi appartenenti ai parapoteri dell’epoca) non credevano nella magia considerando sciocche superstizioni o semplici sogni i voli delle streghe su bastoni e gli incontri col diavolo; nel XIII secolo però il Papa (parapotere religioso/politico) per giustificare maggiormente la crociata contro i catari li incolpò non solo di eresia ma anche di speciali rapporti col demonio che sfociavano appunto in magia: nei secoli successivi (in pratica fino all’illuminismo) anche gli intellettuali (e quindi anche gli alti prelati) si convinsero della reale esistenza di streghe e stregoni.

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