«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

sabato 29 giugno 2019

La kappagibbazione

Al liceo la professoressa G. ci raccontò un giorno che una casa editrice aveva affidato al Carducci (*1) il compito di realizzare un’antologia per la scuola. Il risultato fu che tutti gli scrittori e i poeti analizzati e commentati dal Carducci sembravano prenderne le sue idee.
In altre parole un grande poeta non è necessariamente la persona più indicata per interpretare le poesie altrui!

All’epoca l’idea mi fece molto ridere e, come questo pezzo dimostra, nella sua essenza la ricordo ancora.

Credo che sia un fenomeno comune, almeno nella comunicazione scritta dove non è possibile un confronto interattivo con l’altro, interpretare quanto si legge alla luce delle proprie idee che ne diventano il contesto e quindi la chiave di lettura.

A me succede frequentemente quando interpreto idee storiche, politiche, sociali alla luce di quanto ho scritto nella mia Epitome. Almeno sono comunque consapevole della possibile distorsione del pensiero originale che potrei commettere!

Conclusione: con kappagibbazione intendo quindi la riduzione/semplificazione di una tesi altrui all’ambito della teoria della Epitome!

Nota (*1): nome inserito abbastanza a caso: non ricordo esattamente chi fosse ma non è importante! Magari era il Pascoli?

Commisso - 30/6/2019
A me Rocco Commisso sembra veramente un presidente/tifoso impaziente di fare bene con la Fiorentina però tutte le iniziative che sta prendendo, in primo luogo le voci di mercato, mi sembrano dubbie. Poi certo la campagna acquisti si deve giudicare non dalle voci ma dai fatti e, soprattutto, alla fine di essa: però, insomma, questa partenza non mi rassicura…

Sulla conferma di Montella il mio parere è duplice: se è stato tenuto per sicurezza, come eventuale capro espiatorio, se la nuova squadra non dovesse andare bene, allora lo capisco; se però, come temo, vi è veramente fiducia nelle sue capacità professionali allora sarebbe il primo vero errore di Commisso.

Versione privata - 30/6/2019
Sto pensando di cambiare la strategia di pubblicazione dell’Epitome: invece di “pubblicare” una nuova versione ogni pochi mesi pensavo che forse è più produttivo far rimanere private le nuove versioni fino a quando non ci sono modifiche significative. Magari, non so, limitarmi a una o due nuove versioni pubblicate ogni anno.
Del resto fare così tante pubblicazioni avrebbe senso se ci fosse una base di lettori interessata alle più recenti variazioni del mio pensiero e, magari, attiva nel segnalarmi eventuali problemi: lo svantaggio è che per me è più impegnativo pubblicare tante versioni per tutto il lavoro in più che comportano; e FORSE qualche lettore potrebbe essere impaurito dal vedere nuove versioni così spesso, non so…

Per adesso sto già lavorando a una nuova versione (la 1.3.1) che probabilmente manterrò privata: vi ho aggiunto/sostituito ben tre epigrafi (due di Pasolini e una di Gramsci!), corretto qualche refuso e poco più...

Errore?!?!?! - 1/7/2019
Mi piace inserire fra i libri che leggo anche qualcosa di leggero che mi rilassi quando sono stanco e non ho voglia di prendere appunti. Per questo l’altra settimana, oltre a Pasolini e “Il disagio della civiltà e altri saggi” di Freud, avevo comprato anche Ivanhoe di Walter Scott.

Lo menzionava Le Goff spiegando che decise di divenire uno storico del medioevo proprio dopo aver letto tale libro che, infatti, scritto nel 1820 è considerato il primo esempio di romanzo storico.

Eppure ci ho trovato un grosso errore! Lo sfondo storico da cui prende spunto è il ritorno in patria di Riccardo Cuor di Leone: io a spanne (io conosco un po’ meglio solo la storia antica e non ho letto la lunga introduzione all’opera) l’avevo datato nel XII secolo. Però il capitolo XXVI si apre con un finto frate che afferma di essere “un povero fratello dell’ordine di San Francesco”. Eppure io (sempre a spanne) avevo “datato” San Francesco nel XIII secolo!

Così ho controllato: Riccardo Cuor di Leone nasce nel 1157 e muore nel 1199; San Francesco nasce nel 1181 o 1182 e muore nel 1226 ma si converte nel 1205 e il suo ordine viene approvato dal Papa solo nel 1209!

Conclusione: l’incompatibilità delle date mi sembra palese!

Il miracolo polacco - 1/7/2019
Il seguente articolo (in inglese) spiega il miracolo economico polacco, leggetelo con attenzione e prendete nota di tutti gli elementi con cui viene spiegato: How Poland’s 'golden age' of economic growth is going unreported di Eglé Fredriksson su Euronews.com

Avete capito tutto? Notato niente di strano? Noo?
Allora vi faccio io una domanda: qual è la moneta usata in Polonia?
L’euro? No: è lo “złoty polacco” ovvero piena sovranità monetaria...

Davvero pensate che la moneta non conti nulla? Vedi anche Euro assassino e I veri motivi della crisi economica
In altre parole se la Polonia avesse adottato l’euro adesso sarebbe probabilmente nelle condizioni della Grecia…
Al contrario l’Italia senza l’euro (*1) oggi sarebbe probabilmente economicamente a ridosso della Germania.

PS: grazie EU per averci reso più ricchi!!

Nota (*1): in effetti la faccenda è leggermente più complicata e le grane per l’Italia sono cominciate con l’ingresso nello SME e la separazione fra Tesoro e Banca d’Italia: ma comunque è inutile spiegare a chi non vuole ascoltare né capire; chi invece fosse interessato allora si informi, ad esempio, leggendo “Il tramonto dell’euro” di Alberto Bagnai...

venerdì 28 giugno 2019

Saccentini ridanciani

In Propositi maggesi mi ero ripromesso di scrivere vari pezzi: qualcosa, in maniera più o meno completa, ho scritto ma non ho ancora affrontato due dei temi indicati.

Il pezzo sui vaccini è molto impegnativo e quindi dovrò trovare la giornata adatta: sicuramente prima o poi lo scriverò ma non ho idea di quando.
L’altro pezzo era su una pubblicità di Sky: in questo caso mi ero trattenuto dallo scriverne perché so già che, una volta completato il pezzo, sarò di cattivo umore. Però, siccome tanto questa pubblicità è piuttosto martellante e non posso comunque dimenticarmela, allora tanto vale che mi tolga il pensiero scrivendo la mia opinione al riguardo…

Si tratta di una “pubblicità progresso”: già su questo tipo di pubblicità di per sé ci sarebbe da scriverci un pezzo a parte. Spesso queste pubblicità travalicano il contenuto informativo, che a mio avviso sarebbe il loro ambito legittimo (*1), e sconfinano nel campo di un moralismo paternalistico: un evidente tentativo di manipolare i valori della società indicando ciò che, secondo gli ideatori della pubblicità, è buono e giusto. Oltretutto ieri ho scritto della “civiltà dei consumi” di Pasolini (v. Il fascismo per Pasolini) e del conformismo con cui il Potere cerca di imporre i propri protomiti: ecco alcune “pubblicità progresso” ne sono un palese esempio esplicito.

La pubblicità in questione presenta una classe multirazziale di bambini delle elementari che, ridendo sguaiatamente, elencano dei presunti luoghi comuni relativi agli immigrati e all’immigrazione; infine arriva la maestra che ammonisce dolcemente i bambini a non imitare “i grandi”. Il senso della pubblicità vorrebbe essere quello di far intendere che i luoghi comuni presentati dai bambini sono falsi: i piccoli alunni se ne rendono conto e ne ridono mentre gli adulti no. Mi sembra che la morale con cui si chiude la pubblicità sia qualcosa del tipo “anche i bambini capiscono l’integrazione” o qualcosa del genere…

Questa pubblicità mi irrita quindi per varie ragioni.
La prima è che i bambini che ridono sguaiatamente non mi fanno tenerezza ma mi infastidiscono: vabbè, qui sono io fatto male, lo so!
La seconda ragione è più seria: si strumentalizzano dei bambini per far passare un messaggio essenzialmente politico: qualcosa del tipo “l’integrazione funziona” (vedi Svezia…), “l’immigrazione non ha aspetti negativi” e, magari più indirettamente, “l’immigrazione è inevitabile”. Da notare che tutte queste affermazioni sono più o meno opinabili: di sicuro non sono certezze. Capisco usare dei bambini per pubblicizzare pannolini o giocattoli; tollerabile magari anche adoperarli come elemento di contorno per raffigurare la classica famigliola felice. Utilizzarli però in una pubblicità evidentemente politica (anche se apparentemente di “progresso”) mi pare un abuso o, comunque, cattivo gusto.
La terza fonte di irritazione è data dal contenuto dei vari luoghi comuni elencati dai bambini che, al di là dell’esatta apparenza formale, sono nella sostanza tutti piuttosto opinabili (*2). In particolare però ce un’affermazione che è completamente errata (cioè vera nella logica ribaltata di questa pubblicità!): ovvero che l’immigrazione non sottrae risorse allo stato sociale.
Questa affermazione non è opinabile ma proprio falsa: la logica (ma anche studiosi della materia, v. Immigrazione++) ci dice che se un numero costante di risorse vengono suddivise fra un numero crescente di persone allora il risultato è che, a testa, ne toccano meno a ciascuno. Certo che, se contemporaneamente all’immigrazione, si aumentasse la spesa sociale allora questo problema non si presenterebbe: ma vi ricordate quand’è stata l’ultima volta che in Italia si è incrementata la spesa per la sanità, l’istruzione o comunque di qualcosa per il benessere pubblico? Esatto: tanto tanto tempo fa, al contrario si è tagliato le spese sempre di più (a proposito: grazie EU!).
In altre parole se un ospedale ha una riserva di 100 cerotti e 100 pazienti allora a ogni paziente tocca un cerotto: se però i pazienti diventano 200 allora a ognuno tocca mezzo cerotto…

Analogamente la maestra dovrebbe spiegare ai suoi alunni che se una scuola ha 100 gessetti e 100 alunni allora ogni alunno avrà a sua disposizione un gessetto. Se gli alunni diventano 200 invece a ciascuno toccherà mezzo gessetto.
Lo stesso accade con le risorse pubbliche (che, mi pare, il bambino più istruito di me chiama welfare): se queste restano costanti (ma in realtà in Italia vengono addirittura diminuite) ma aumenta il numero di persone che ne usufruisce allora il risultato è che diminuisce la fornitura procapite di servizi. Non è razzismo ma matematica: di nuovo rimando a Immigrazione++ per ulteriori informazioni.

Conclusione: e intanto l’EU porta avanti la sua crociate contro le bufale che, come questa pubblicità dimostra, è in realtà una guerra esclusivamente contro il dissenso e le opinioni che non si “conformano” alla narrativa che va per la maggiore, ovvero quella propugnata dai parapoteri per salvaguardare i propri interessi. Impossibile non rimandare al pezzo di ieri: Il fascismo per Pasolini.

Nota (*1): ad esempio informare che il fumo fa male, che esistono specifici numeri di telefono per particolari emergenze, che usare il preservativo aiuta a prevenire la diffusione di alcune malattie sessuali, etc. Insomma informazioni certe e non opinioni o ideali per quanto, magari, ben intenzionati.
Nota (*2): non sono falsità ma sono comunque solo opinioni, seppure legittime e plausibili (per la cronaca alcune in realtà le condivido anche, ma non è questo il mio punto!). Come detto, a mio avviso, questo tipo di pubblicità, finanziata o comunque sponsorizzata dallo Stato, è legittima solo se diffonde informazioni certe e non opinioni o credenze superficiali per quanto, magari, ben intenzionate.

giovedì 27 giugno 2019

Il fascismo per Pasolini

Pochi giorni fa mi sono comprato un libretto molto interessante che ho già finito di leggere: Il fascismo degli antifascisti di Pier Paolo Pasolini, (E.) Garzanti, 2018.
Si tratta di una breve raccolta di otto articoli, pubblicati su vari quotidiani nella prima metà degli anni ‘70, legati da un tema comune: il fascismo.

Prima di addentrarmi nell’analisi del testo vero e proprio voglio però confrontare le sensazioni che mi hanno dato le figure di Ennio Flaiano (v. Introduzione al satiro) e Pasolini: vi ho infatti trovato delle singolari similarità, insomma la solita serendipità che mi affascina sempre...

Flaiano aveva una grande sensibilità nel percepire i cambiamenti della società: politicamente mi è però sembrato piuttosto distaccato (così a memoria ricordo un solo frammento prettamente politico: v. La libertà del satiro). Riconosce i limiti di PCI e DC e ne rimane sostanzialmente equidistante. L’aspetto politico è secondario nella sua visione dell’Italia che cambia. Non manca poi di umorismo e di un lirismo, spesso nascosto ma che di tanto in tanto emerge esplicitamente.

Pasolini ha una sensibilità nella percezione dei mutamenti della società paragonabile a quella di Flaiano ma con una particolare attenzione all’aspetto politico: non si limita poi a notare il cambiamento ma se ne chiede il perché. Pasolini è schierato a sinistra col PCI ma non ne va al rimorchio e resta un pensatore indipendente (un “intellettuale critico” insomma, [E] 3.5). In un paio di pezzi critica apertamente Berlinguer. La DC è però nettamente peggio: nell’ultimo articolo del libro la paragona esplicitamente a una forma di fascismo, anzi la considera la continuazione vera e propria del fascismo “archeologico” (vedi poi). Di umorismo in questi pezzi ne ho notato poco poco, qualcosa nel primo articolo forse, ma proprio un accenno: dalla biografia so che è stato anche un poeta ma in questi articoli, a differenze di quelli di Flaiano, non si percepisce.

Curiosamente entrambi gli autori hanno avuto a che fare col cinema: Flaiano come sceneggiatore di Fellini e Pasolini direttamente come regista.
Entrambi hanno poi osservato e riconosciuto un profondo mutamento nella società italiana: Flaiano lo data negli anni ‘60 e Pasolini, più o meno, nel 1965.
Ecco, volendo un’altra differenza fra i due è che, mentre entrambi si accorgano del cambiamento culturale della società, soltanto Pasolini cerca con pertinacia di comprenderne le cause: come vedremo infine le trova e ne è grandemente preoccupato.

Venendo al libretto vero e proprio, come spiegato, è composto da otto articoli scritti e pubblicati nei primi anni ‘70 e, più o meno, tutti affrontano il tema del fascismo da diverse prospettive.
La brevissima introduzione all’opera, un paio di paginette, spiega che per Pasolini esistono tre forme di fascismo.
La prima forma di fascismo è quello storico di Mussolini & C., lo considera ormai culturalmente superato e, proprio per questo, ormai irripetibile. Il MSI ne è la continuazione ideale ma, proprio per questo, essendo ispirato a qualcosa di profondamente superato, non ha futuro né speranze di essere determinante nella politica italiana.
La seconda forma di fascismo è quello dei giovani dell’epoca: è un fascismo puramente nominale nel senso che non ha niente a che vedere, ideologicamente, con quello “archeologico” (così Pasolini chiama il fascismo del ventennio). Anzi, secondo Pasolini, i giovani che si dichiarano fascisti in realtà condividono la stessa cultura del resto della gioventù italiana (vedremo poi di che “cultura” si tratta): la scelta di campo politico è più che altro una forma di ribellione nei confronti della società.
In alcuni articoli Pasolini è piuttosto comprensivo con questi giovani: il loro essere fascisti non è genetico né culturale ma una scelta, sebbene irresponsabile, praticamente quasi casuale. In un altro articolo è invece molto più duro e li definisce neonazisti. Potrebbe essere la naturale evoluzione del pensiero di Pasolini o, magari, rileggendo più accuratamente di quanto io non abbia fatto, le due visioni potrebbero essere conciliate insieme: non saprei…

La terza forma di fascismo è però quella che ho trovato decisamente più interessante. Pasolini precorre i tempi di 20-30 anni e, pur senza riuscire bene a definire bene i contorni del problema (egli stesso ne è consapevole e lo ammette), nel complesso riesce comunque a centrarlo.
Pasolini si rende conto che gli italiani sono culturalmente cambiati: i loro ideali non sono più la Chiesa, la patria, la famiglia, l’ubbidienza, il risparmio e la moralità.
Il benessere degli anni sviluppatosi negli anni ‘60 ha cambiato gli italiani facendo degenerare tali valori (sul rapporto fra benessere e morale vedi [E] 5.3 e 11.3) valori: la religiosità è divenuta superficiale e apparente, la patria un’opportunità di arricchimento, la famiglia non è più sacra e immutabile, l’ubbidienza un male necessario al quale derogare appena possibile, il risparmio si è trasformato in voglia di arricchimento e la moralità si è piegata alle esigenze dei nuovi tempi.
Ma da cosa deriva questo cambiamento? Per Pasolini non è il risultato spontaneo dei tempi che cambiano ma vi vede un “Potere”, che lui stesso non sa bene definire, ma abbastanza evidente col senno di poi: «Scrivo “Potere” con la P maiuscola… ...solo perché sinceramente non so in cosa consista questo nuovo Potere e chi lo rappresenti. S semplicemente che c’è. Non lo riconosco più né nel Vaticano, né nei Potenti democristiani, né nelle Forze Armate. Non lo riconosco più neanche nella grande industria. Perché essa non è più costituita da un certo numero limitato di grandi industriali: a me, almeno, essa appare piuttosto come un tutto (industrializzazione totale), e, per di più, come tutto non italiano (transnazionale)» (*1).
Nella mia Epitome il “Potere” delineato da Pasolini equivale chiaramente ai parapoteri ([E] 4.2) esteri che influenzano dall’esterno, confrontandosi con i parapoteri politici locali, le criptocrazie ([E] 11.5) (Italia compresa).
L’aspetto più interessante e sorprendente dell’analisi di Pasolini è che all’epoca in cui scriveva ancora non si poteva parlare propriamente di globalizzazione. Questo mi ha portato a riflettere su come spiegare questo apparente anacronismo. In effetti in campo economico l’Italia era ancora una piccola fortezza chiusa (dove, ad esempio, la FIAT deteneva una percentuale bulgara nel mercato delle auto italiano); inoltre l’equilibrio fra le due superpotenze USA e URSS si traduceva, nei paesi occidentali, in una maggiore libertà e contemporaneamente gli ideali (protomiti di libertà, democrazia, giustizia, etc...) della seconda guerra mondiale non erano ancora dimenticati.
Ma allora come si può spiegare il fantasma di questo potere percepito da Pasolini? Quale forza stava trasformando gli italiani in assenza della globalizzazione?
Il fatto è che sebbene la globalizzazione economica propriamente detta ancora non esistesse c’era già, almeno nel mondo occidentale, una globalizzazione della cultura. Pasolini parla di “conformismo” ma il significato è lo stesso: il mondo occidentale stava già venendo colonizzato dagli ([E] 6.2) epomiti giunti dagli USA: in particolare dal consumismo. In altre parole i protomiti americani (e quindi caratteristici dei parapoteri economici poi diventati dominanti con la globalizzazione vera e propria), di una società cioè dove i parapoteri economici avevano già una forza significativa, hanno iniziato a colonizzare l’Europa ben prima della globalizzazione economica.
Il meccanismo si basa sull’imitazione dei modelli esaltati dal cinema e dalla televisione (*2).
Copiare i modelli di successo è caratteristico dell’essere umano ([E] 1.3): il problema (o se vogliamo la conseguenza) è che proprio nel comportamento vengono già vissuti i valori sebbene ancora non percepiti come tali: il passaggio successivo è quello di promuovere il valore espresso dal comportamento a vero principio; contemporaneamente i valori tradizionali in contraddizione con i nuovi comportamenti, inaridiscono e si svuotano di significato ([E] 5.3). Alla fine, più o meno dopo una generazione, ci può essere una vera e propria sostituzione di valori morali.
Ciò di cui Pasolini è particolarmente preoccupato è la pervasività di questa nuova cultura che attraversa tutte le fasce sociali (per questo secondo Pasolini c’è una differenza solo nominale fra giovani fascisti e non: alla fine la cultura e i valori sono gli stessi).
Secondo Pasolini il fascismo aveva avuto un impatto culturale solo superficiale sugli italiani: questi partecipavano alle manifestazioni del regime da “bravi fascisti” ma tornati a casa si toglievano la maschera e tornavano loro stessi (*3).
Invece: «Non si tratta più, come all’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione superficiale, scenografica ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Il che significa, in definitiva, che questa “civiltà dei consumi” è una civiltà dittatoriale. Insomma se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la “società dei consumi” ha ben realizzato il fascismo.» (*4)
Qua e là nelle mie note ho inserito vari punti interrogativi quando veniva ventilato il concetto “civiltà dei consumi = fascismo”. L’uguaglianza proposta da Pasolini infatti non mi è chiarissima: alla fine tutto dipende dalla definizione di “fascismo”. Suppongo che in altri articoli, più centrati sul consumismo, abbia ampliato e chiarito questo concetto, non so…
Comunque, da quello che ho capito, l’aspetto tirannico del consumismo è nella sua falsa tolleranza: falsa perché equivale a una libertà solo apparente visto che può essere limitata in qualsiasi momento: «...la vera intolleranza è quella della società dei consumi, della permissività concessa dall’alto, che è la vera, la peggiore, la più subdola, la più fredda e spietata forma di intolleranza. Perché è intolleranza mascherata da tolleranza. Perché non è vera. Perché è revocabile ogni qualvolta il potere ne sente il bisogno. Perché è il vero fascismo da cui viene poi l’antifascismo di maniera: inutile, ipocrita, sostanzialmente gradito al regime.» (*5)

Beh, sull’antifascismo “di maniera” di Pasolini ci sarebbe da scrivere un altro pezzo: ma per oggi ho già scritto più che abbastanza e preferisco fermarmi adesso...

Mi rendo conto di aver kappagibbizzato Pasolini mescolando insieme le sue teorie con le mie: scusatemi di solito cerco di separare bene il mio pensiero dall’altrui ma in questo caso non ci sono riuscito! Occhio quindi: non tutte le affermazioni qui riportate sono di Pasolini, alcune sono mie elaborazioni basate sul suo pensiero…

Conclusione: una vera e propria miniera di idee e conferme: basti pensare al parallelo che si può fare fra il mio capitolo [E] 13.3 sulla moderna "deriva morale" e la visione della "civiltà dei consumi" di Pasolini. Mi rendo conto che il concetto di intellettuale organico e critico ([E] 3.5) è fondamentale. Leggere le idee degli intellettuali critici è utilissimo, molto meno, quasi fuorviante, leggere gli intellettuali organici.

Nota (*1): tratto da Il fascismo degli antifascisti di Pier Paolo Pasolini, (E.) Garzanti, 2018, pag. 32.
Nota (*2): pur all’inizio degli anni ‘70 Pasolini percepisce chiaramente l’incredibile forza di questo mezzo di comunicazione. O mi confondo con Flaiano? Mi è venuto il dubbio!
Nota (*3): questa visione della presa del fascismo sugli italiani è confermata anche da Fascisti di Giordano Bruno Guerri (v. Introduzione al pezzo sul fascismo e seguenti).
Nota (*4): ibidem, pag. 73-74.
Nota (*5): ibidem pag. 78-79.

martedì 25 giugno 2019

Baba is KGB

Nel 2016 scrissi un pezzo (v. Giochi educativi) sui giochi al calcolatore e, onestamente, non trovai molti argomenti a loro favore.
Certo possono contribuire a effettuare una certa ginnastica mentale incentrata sulla logica; altri FORSE potrebbero essere utili per i riflessi. Infine alcuni (ma non molti) potrebbero essere educativi per le tematiche che affrontano (in genere però la maggior parte di questi è solo noiosa e quindi inefficace).

Ecco recentemente ho trovato un gioco che credo possa essere veramente utile: si tratta di Baba is you.
Il gioco è un rompicapo ma molto particolare: il protagonista può muoversi nelle quattro direzioni e interagire con gli oggetti del livello secondo delle regole ottenute combinando insieme dei blocchetti con delle parole (*1). Questo significa che il giocatore interagisce non solo con gli oggetti presenti ma anche con le regole che ne definiscono il comportamento: è necessario interagire anche con queste per risolvere i diversi livelli.
Sembra complicato ma… in effetti lo è! Bisognerebbe vedere il gioco in azione per capirlo realmente…

Si potrebbe obiettare che di giochi rompicapo ce ne sono moltissimi eppure, come spiegato in Giochi educativi, non sono troppo utili perché la logica e l'abilità tecnica necessaria per sfruttare le caratteristiche del particolare mondo di gioco procedono di pari passo. Ad esempio in Spacechem (v. Giochi educativi) il giocatore sviluppa delle tecniche che, combinate insieme, gli permettono di risolvere i diversi livelli del gioco: ma si tratta di tecniche specifiche e utili solo in quel determinato gioco.
Spesso la soluzione del gioco diventa una questione di tecnica: richiede cioè molto tempo e pazienza oltre a una piccola parte di intuizione iniziale. Frequentemente per risolvere un livello, anche sapendo già cosa fare, occorrono decine di minuti. Se poi non ci si gioca per molto tempo si perde tutta l’abilità acquisita (proprio perché non viene sfruttata al di fuori del gioco) e occorre ricominciare dall’inizio per “reimparare” le tecniche dimenticate.

“Baba is you” da questo punto di vista è molto diverso: la componente “tecnica” è praticamente inesistente. Tutto il gioco si basa sull’intuizione e sulla logica: una volta che si capisce cosa fare si può risolvere ogni livello in pochi secondi. Capita quindi di dover pensare molto a lungo per scoprire la soluzione ma non c’è la frustrazione o la noia di dover perdere molto tempo per realizzare l’idea pensata.

È quindi un gioco che aiuta a sviluppare la creatività, logica e intuizione del giocatore in maniera estremamente intensa e concentrata. Spesso alcuni livelli, a prima vista, sembrano banalmente irrisolvibili eppure non è così: il gioco dimostra che tutto non è come sembra a prima vista e aiuta quindi a sviluppare il pensiero laterale per trovare soluzioni apparentemente impossibili.

L’utilità di questo gioco è che le capacità di pensiero che vengono esercitate, non essendo frammiste a particolari aspetti “tecnici”, possono essere direttamente trasferite nel mondo reale: cambia infatti la maniera di vedere un problema, ci si sente meno vincolati dalle regole “apparenti” e si inizia a pensare “a tutto campo” all’essenziale per risolverlo. Poco importa se il problema in questione è un livello di “Baba is you”, un problema matematico, un problema manuale o di lavoro.

Per questo motivo consiglio questo gioco a TUTTI: è un esercizio che praticandolo quotidianamente (tipo un livello al giorno) vi renderà più intelligenti, nel senso di capaci di risolvere in maniera inaspettata moltissimi tipi di problemi reali.

Forse l’unico limite è che richiede una buona dose di capacità logica iniziale: credo però che con pazienza, e con la consapevolezza che fa bene alle nostre capacità intellettive, si possa superare questo ostacolo: se, diciamo, dopo 20-30 minuti non si è risolto un livello lo si può temporaneamente lasciare perdere per riprovare l’indomani con un livello diverso (*2).
Ovviamente non si deve guardare le soluzioni su Internet!

Conclusione: io, come esercizio mentale, ho aggiunto un livello di Baba al giorno oltre allo studio mnemonico delle parole su Anki...

Nota (*1): Ad esempio “Baba”, “is” e “you” sono tre distinti blocchetti che, combinati insieme, costituiscono la regola più comune del gioco: “Baba is you”, ovvero i Baba (dei coniglietti bianchi) vengono controllati dal giocatore tramite le frecce della tastiera.
Nota (*2): Il gioco dà la possibilità di affrontare molti livelli senza costringere il giocatore a risolverne qualcuno in particolare.

lunedì 24 giugno 2019

Novità musicali 14

Dopo diversi mesi (dall’ottobre 2018, v. Novità musicali 13) mi sono ricordato di continuare ad ascoltare musica e di “ingrassare” la mia collezione di “incerti”, ovvero dei pezzi che non sono sicuro di quanto mi piacciano. Poi l’altra settimana mi sono deciso a riascoltare tale lista e, piano piano, sono arrivato a scegliere 26 nuovi brani da aggiungere alle mie collezioni: v. su Spotify e Youtube Lista 1, 2 e 3

In genere descrivo i brani che più mi colpiscono e fornisco statistiche varie. In effetti però non vedo controindicazioni a pubblicare direttamente la lista di questi 26 brani così, chi fosse interessato, può cercarli tutti su Youtube. Eccola qui:
Victorius - Dinosaur Warfare
Freedom Call - Tears of Babylon
Kryptos - One Shot to Kill
Seven Kingdoms - Forever Brave
Hell Boulevard Satan in Wonderland
Mono Inc. - Voices of Doom
Age of Glory - Divine Fury
Unsun - Home
Amon Amarth - Mjolner, Hammer of Thor
Bloodbound - Rise of the Dragon Empire
Amon Amarth - The Way of the Vikings
The Hu - Wolf Totem
Powerwolf - Venom of Venus
Rebellion - Odin
Aephanemer - Bloodline
Elvenpath - About Nightmares and Kings
Kryptos – Mach Speed Running
Flashback of Anger - Ripped Off
Brothers of Metal - Prophecy of Ragnarök
Secret Rule - The Song of the Universe
Burning Point - The King is Dead, Long Live the King
Leaves Eyes - Riders on the Wind
Epica - Sacred & Wild
Powerwolf - Demons are a girl’s best friend
Unleash the Archers - Dawn of Ages
Kliodna - Fly Far Away

Ho smesso di ascoltare Spotify a causa della cattiva qualità e, soprattutto, della pubblicità troppo frequente. Su Youtube ho seguito parecchio un particolare utente (chiamato “Unknown Power Metal YT”) che pubblica brani poco noti di Power Metal e ho carcato di riascoltare gruppi che mi erano piaciuti.
Il risultato è che la maggior parte dei brani che ho aggiunto alle mie collezioni li conoscevo già e, soprattutto, sono tutti molto recenti: dei 26 brani aggiunti solo 2 sono antecedenti al 2010 (e, comunque, entrambi del 2009!). Di questo sono contento: penso che significhi che, almeno dal punto di vista musicale, conservo una certa apertura mentale che mi permette di apprezzare le novità.

Ma veniamo alle statistiche, che probabilmente non interessano nessuno ma che a me divertono!

Due brani appartengono a gruppi italiani che non conoscevo! È sempre una piacevole sorpresa quando lo scopro, in genere solo alla lettura dei dettagli del gruppo su Encyclopaedia Metallum
I pezzi in questione sono: “The Song of the Universe” dei Secret Rule e “Ripped Off” dei Flashback of Anger.
Mi sento sempre in colpa a pubblicare il mio preferito: sono consapevole di quanto sia brutto venir giudicati da un incompetente come me, per giunta dopo pochissimi ascolti. Però devo scegliere…
Dei Secret Rule mi piace molto la voce della cantante però non mi hanno convinto i cambiamenti di ritmo all’interno del pezzo “The Song of the Universe”; Di “Ripped Off” mi piace il ritmo incalzante e il ritornello, bello poi anche il testo piuttosto impegnato…
Insomma una scelta difficile ma fra i due preferisco:
Ripped Off – dei Flashback of Anger

Incredibile poi, come ho anticipato, il numero di brani recenti: ben 13 sono del 2018 o del 2019 e, comunque, sono quattro quelli del 2017…
Sono 8 (compresi i 2 italiani) i brani di gruppi che non conoscevo. Fra questi il mio preferito (ma anche in questo caso la scelta non è facile) è:
About Nightmares and Kings - degli Elvenpath

Dei gruppi che già conoscevo mi sono piaciuti dei pezzi molto agili e divertenti (segnalo “Riders on the Wind” e “Prophecy of Ragnarök” ma anche “Tears of Babylon”). Alla fine ho scelto un buon pezzo (non è certo il loro migliore) dei Powerwolf ma piuttosto piacevole e orecchiabile:
Demons are a Girl’s Best Friends - Powerwolf
Attenzione però! Anche il pezzo migliore della mandata appartiene a un gruppo già noto: in effetti questo dei Powerwolf sarebbe quindi il secondo classificato in questa particolare categoria…

I generi: come al solito trionfa il Power Metal (8) seguito da Melodic Death Metal (3) e Symphonic Power Metal (3); con due brani ho: Melodic Power Metal, Symphonic Metal e Trash Metal (entrambi dei Kriptos, il gruppo indiano che ho segnalato nel mio pezzo precedente. Cosa poi intendono per Trash Metal poi non mi è chiaro, vabbè…). Infine con un solo brano: Alternative Metal, Alternative Rock, Folk Rock (sarebbero i “The Hu”, il gruppo mongolo che ha già avuto una discreta notorietà sulle reti sociali: loro si definiscono “Rock”, io ho aggiunto “Folk” anche solo per gli strumenti usati…), Gothic Rock, Heavy Metal (meno del solito…), Progressive Power Metal (il gruppo italiano Flashback of Anger).
Volendo segnalare qualcosa di questi generi più “strani” (per me!) invece del banale (perché ormai famoso) “Wolf Totem” dei The Hu, propongo invece:
Voices of Doom – dei Mono Inc.
Che comunque, con oltre un milione di visualizzazioni, proprio degli sconosciuti non sono!

Ah! Le nazionalità: stravincono i tedeschi con 10,5 brani (il mezzo brano è dovuto ai Leaves’ Eyes che considero mezzo tedesco e mezzo norvegese). Seguono a grande distanza gli svedesi (3), poi italiani (2) e indiani (2; entrambi dei Kriptos). Con un unico brano: Olanda, Francia, Finlandia (pochi!), Bielorussia, Canada, Mongolia, Polonia e USA. Beh, a 0,5 chiude la Norvegia!
Volendo pubblicare un brano di un gruppo di una nazionalità “diversa” dal solito sono incerto fra il polacco “Home” degli “UnSun” (brava la cantante) o “Fly far Away” dei Kliodna (di struttura più articolata): vabbè, vincono i bielorussi sui polacchi!
Fly far Away – Kliodna

Comunque il brano che mi è più piaciuto in assoluto è:
Bloodline – Aephanemer

Conclusione: un gruppo dal nome complicatissimo (“Aephanemer”) ma veramente bravi!

sabato 22 giugno 2019

La religione di Maurizio

Brevissima premessa.
Ho già scritto che in geografia sono un completo ignorante? Ebbene sì, è così…
Non so: fin da bambino mi è sembrata un puro e semplice sforzo mnemonico sostanzialmente inutile e, per questo, mi sono sempre guardato bene dall’impegnarmi in tale materia o, comunque, dall’interessarmene per mio conto.

Oggi, come ogni giorno (a breve ci scriverò un pezzo a parte!), ho fatto i miei consueti 10 minuti di esercizi per la memoria con Anki (v. Anki, Ank’io e successivi): un programma in cui inserisco le definizioni di parole che incontro nei libri che leggo e che mi permette di impararle.

L’ultima parola della giornata era “Latania”. Facile!
Cito a memoria: “Genere di piante con tre specie tutte nelle isole Mascarene, medio piccole, dall’aspetto di palma (la definizione non dice proprio così ma lo si capisce dalle foto che ho allegato alla scheda!) e di importanza per la orticoltura.”
Questa scheda inutile la devo, come molte altre di botanica e zoologia tropicale, a Salgari...

Da una precedente indagine sapevo anche che l’arcipelago delle Mascarene si trova a largo del Madagascar ma avevo sempre avuto il dubbio di quali fossero le specifiche isole in questione: non so (non ridete!) magari le Seicelle sono lì?

Allora oggi mi sono finalmente deciso a indagare per bene la questione (informazioni lette su Wikipedia).
Le Mascarene comprendono due isole maggiori: Maurizio (indipendente dal 1968 da UK e originariamente francese) e Riunione (tuttora francese) e vari altri isolotti.
La storia: inizialmente scoperte dalla Francia, che vi portarono lavoratori indiani (credo che originariamente le isole fossero disabitate) che adesso costituiscono il 70% della popolazione, furono in parte acquisite dagli UK che poi concedettero l’indipendenza nel 1968.

Poi ho approfondito le informazioni sull’isola Maurizio perché mi incuriosiva il nome e ho finito per leggere il paragrafo riguardante la religione: circa 50% di induisti, poi un forte minoranza cristiana (30%), poi musulmani ma anche buddisti ed ebrei. Ovviamente l’isola presenta un’unica grande città e i vari luoghi di culto sono tutti concentrati insieme e, nel corso dell’anno, si susseguono le feste delle varie tradizioni religiose.
L’articolo non lo dice esplicitamente ma questo mi ha fatto pensare a una grande tolleranza religiosa. La cosa non mi stupirebbe dato che la maggioranza della popolazione è induista: le religioni politeiste infatti sono molto più tolleranti di quelle monoteistiche e, in particolare, di quelle abramitiche. Al riguardo rimando a Tolleranza e rispetto.

Conclusione: e quindi? Quindi niente: mi sembrava buffa questa concatenazione di ricerche e riflessioni! Semmai ora mi sono incuriosito sulla religione dell’isola Maurizio: magari ne leggerò di più nel wikipedia in inglese. Idealmente mi piacerebbe scoprire quale sia la dinamiche e le relazioni fra le diverse religioni dell’isola…
E il nome Maurizio? Non ho avuto la pazienza di leggere l’intero articolo per scoprirlo!

venerdì 21 giugno 2019

La scimmia nuda

Sto scrivendo un pezzo piuttosto impegnativo, beh in realtà l’ho praticamente finito ma ho la sensazione che dovrò rimaneggiarlo abbastanza e ora non ne ho voglia…
Curiosamente pochi giorni fa avevo scritto un altro pezzo e stavo per pubblicarlo quando, dopo aver fatto per scrupolo ulteriori controlli, ho avuto dei ripensamenti e, nel dubbio, ho preferito lasciare perdere…
È raro che succeda perché di solito, essendo molto pigro, non mi piace perdere quello che faccio!

Ne approfitto quindi per scrivere questo pezzo decisamente più facile: ieri sera ho finito di leggere La scimmia nuda di Desmond Morris, (E.) Bompiani, 1990, trad. Marisa Bergami.
Come spiegai recentemente in I libri formano mi ero improvvisamente reso conto di quanto questo libro, letto quando facevo le medie, mi avesse influenzato. Per questo, volevo “omaggiarlo” scegliendone un passaggio da inserire come epigrafe nella mia Epitome.

Beh, questo libro è invecchiato malissimo!
Prima di tutto è particolarmente vittima del paradosso dell’Epoca: l’autore vede la propria epoca (gli anni ‘60) e la propria nazione (gli USA) come il culmine della civiltà umana: quasi che la storia dell’uomo con i suoi millenni di evoluzione fosse destinata a creare la “superiorità” del mondo occidentale. Una perfezione ormai anacronistica in cui, per capirci, la maggior parte delle donne non lavora, porta la gonna e le acconciature dei due sessi sono profondamente diverse. Questi sono solo tre particolari che ricordo a memoria ma il libro ne è pieno. Questo porta a un paradosso: se la tesi del libro è quella che l’evoluzione umana porti inevitabilmente a questi aspetti sociali allora perché questi non sono più validi (visto che oggi la maggior parte delle donne lavora, indossa indifferentemente gonne o pantaloni, e le acconciature sono molto più simili)? L’unica spiegazione è che la teoria dimostrata dall’autore non sia corretta!

Inoltre molte delle argomentazioni dell’autore partono dall’ipotesi che l’uomo abbia attraversato un fase evolutiva in cui fu un cacciatore dotato di una base fissa a cui tornare e dove lo aspettavano le femmine.
Attualmente certezze sulla nostra preistoria non ci sono più: si ammette che i dati concreti sono così pochi che si possono solo fare ipotesi.
La tendenza però è quella di ridimensionare l’attività venatoria dei nostri antenati: apparentemente molto più raccoglitori. Ma soprattutto, proprio perché vivevano di caccia e raccolta, avevano bisogno di un territorio molto esteso: erano quindi nomadi e senza basi fisse.
Gli insediamenti stabili sono invece legati all’agricoltura: è questa che spinge la società umana a difendere strenuamente il proprio territorio per non perderne le risorse faticosamente accudite e lavorate e senza le quali, incapace di procurarsi altrimenti mezzi di sussistenza, è destinata a soffrire la fame. Quando l’uomo era sostanzialmente nomade anche un confronto violento con un’altra tribù poteva portare, al peggio, a doversi trasferire in un territorio più sfavorevole: non era però questione di vita o di morte come divenne poi la difesa dei propri campi coltivati.
Inutile dire che il basarsi su queste premesse errate getta molti dubbi sull’accuratezza delle conclusioni dell’autore.
In verità solo occasionalmente mi sono sentito completamente convinto dai suoi risultati: ad esempio in un capitolo spiega che l’uomo comune è capace di creare veri rapporti sociali solo con un centinaio di persone: la stessa argomentazione è ripresa praticamente identica da Harari che poi l’amplia ulteriormente introducendo l’importanza della nascita della realtà multisoggettiva.

Eppure questo testo ha comunque almeno due grandissimi pregi.
Il primo è quello di aver fatto pienamente scendere l’uomo dal piedistallo su cui (complice la religione) si era arrampicato: l’uomo è un animale, per la precisione uno scimmione. Questa verità biologica ci condiziona molto più di quanto si possa pensare ed è il concetto che assorbii così profondamente da ragazzino.
Il secondo merito è in realtà fortemente legato al precedente: non mi stupirei se questo libro fosse considerato una pietra miliare della psicologia evolutiva. Ovvero della psicologia che spiega il comportamento umano considerando le necessità evolutive che, per centinaia di migliaia di anni, ne hanno condizionato le scelte. Come detto molte delle conclusioni a cui giunge l’autore sono dubbie ma il principio che usa per arrivarci, rifarsi cioè alla natura biologica dell’uomo, è corretto.

Alla fine, l’unico passaggio che mi è piaciuto e che ho trovato appropriato per trarne un’epigrafe, è proprio l’inizio del libro: un po’ banale! Si potrebbe sospettare che io abbia letto solo la prima pagina dell’opera mentre invece l’ho letta tutta!
Curiosamente un altro passaggio che ho trovato QUASI adatto per l’Epitome è nella pagina finale dove l’autore traccia le proprie conclusioni: in particolare accenna al concetto di “limiti dell’uomo” (e chi ha letto, o provato a leggere, la mia opera capirà perché ho “drizzato” le orecchie!) ma sfortunatamente non ho trovato frasi sufficientemente incisive e autoconclusive…

Conclusione: sono contento di aver riletto questo libro anche se, sostanzialmente, non l’ho trovato utile come speravo. È stato poi buffo rileggere, a distanza di tanti anni, il capitolo sul sesso con le sue vivide descrizioni che, comprensibilmente, mi aveva particolarmente attratto da ragazzino: ancora ne ricordavo diversi passaggi praticamente a memoria!

martedì 18 giugno 2019

Wow del 1° trimestre 2018

Avevo una mezza idea di scrivere un pezzo impegnativo ma poi ho pensato “Chi me lo fa fare?!” e così…

Così preferisco scrivere un pezzo che mi prende tempo (devo riguardare e rileggere parecchi articoli) ma che però mi diverte: la selezione dei “Wow”!
Come al solito sono molto indietro e, come indica il titolo, oggi sceglierò i miei tre pezzi migliori per gennaio, febbraio e marzo 2018 (sempre che ci siano dei candidati all’altezza!).

Gennaio 2018:
- Logica femminile ma non troppo: un pezzo che a rileggerlo non è facilissimo da seguire, però trovo divertenti questi tipi di incomprensioni…
- Un lavoro con i fiocchi: il pezzo in questione vale poco ma il pasticcio della Telecom è così grande che merita almeno una menzione…
- Il giorno della memoria: pezzo nella media ma l’idea alla sua base è ottima.

Febbraio 2018:
- Geremiade: titolo brutto ma il pezzo è bello e sincero.
- Ereditarietà della colpa: un buon pezzo di morale.
- Mollata a San Valentino: pezzo autocelebrativo: avendo pochi dati e per di più in un campo dove non si è esperti è difficile avere il coraggio di prendere decisioni difficili. In questo caso ci sono riuscito e, col senno di poi, feci benissimo…
- Genio compreso: riflessione sul genio.
- La morale dell’astensione: perché è giusto NON votare se nessun partito ci convince. Col senno di poi aggiungerei al ragionamento anche il mio “perfezionamento” dell’imperativo categorico (che non ricordo però dove l'ho scritto e non ho voglia di cercarlo) perché conclude e giustifica ulteriormente la mia intuizione.

Marzo 2018:
- Zarathustra. Interessante. Bella anche la mia ipotesi sullo Spirito Santo…
- Umorismo e intelligenza: ricerca (non mia) interessante.
- Previsione sul prossimo governo: buona analisi anche se non priva di errori. Considerato i pochi dati a disposizione avevo fatto un buon lavoro. Sostanzialmente sottovalutavo l’abilità politica di Salvini (che infatti non conoscevo).
Fiorame: bella l’idea della serie che, solo per pigrizia, non sono riuscito a portare avanti anche quest’anno.

Conclusione: nel complesso vari pezzi discreti ma non ho visto capolavori...

lunedì 17 giugno 2019

Introduzione al satiro

Stamani ho aggiunto le parole che non conoscevo (o che volevo approfondire) alla mia base dati di Anki (*1). È stata una buona mandata: tante parole, dei campi più disparati, alcune anche molto interessanti…

Vabbè, credo che sia quindi venuto il momento di scrivere il mio pezzo a commento de La solitudine del satiro di Ennio Flaiano, (E.) Adelphi, 1996 (è postumo).

Come ho più volte ripetuto quest’opera, scelta per impulso dalla libreria di casa, mi è piaciuta molto sia nella struttura che, soprattutto, nel contenuto.
La struttura è quella di una collezione di pensieri e di brevi articoli di giornale: tutto sommato ricorda molto quella di un ghiribizzo. Si legge bene perché si tratta di frammenti in genere di una pagina o meno e, raramente, poco più lunghi.
Ma, come detto, è soprattutto il contenuto che ho trovato piacevole. Gli argomenti sono vari: forse prevalgono i ritratti della società del tempo (la maggior parte dei frammenti sono della fine degli anni ‘50 e inizio anni ‘60 con una piccola parte degli inizi degli anni ‘70). È un Italia familiare ma contemporaneamente già un po’ aliena: è un’Italia che cambia volto rapidamente, che si trasforma, diventa industriale, con gli eccessi e i peccati di un rapido benessere, sempre vittima delle proprie contraddizioni.
Un piccolo esempio: in un frammento viene citato anche Alberto Sordi come (cito a memoria) “un giovane attore che interpreta la gioventù moderna”. Ecco si ha la sensazione di essere a uno specchio e di vedere la stessa Italia che da una parte è il presente proiettato nel futuro di Flaiano e dall’altra il nostro passato.

È difficile essere specifici. Comunque ottimo il “pennello” dell’autore che riesce a descrivere con pochi tratti diverse psicologie umane e la mentalità del tempo.
Gli esempi sarebbero tantissimi: così, senza pensarci troppo, mi viene in mente, un articolo molto divertente in cui si sovrappongono due storie. Nella prima l’autore racconta il suo tentativo di farsi installare nel giardino di casa una “moderna” lampada al neon; la seconda, che riempie i titoli dei giornali e della televisione, è il lancio di un satellite. L’installazione della lampada procede con tutte le disavventure possibili e immaginabili ma, a sera, c’è sempre il quotidiano bollettino sui progressi del satellite. È qui evidente la contraddizione di un paese proiettato nel futuro ma dove comunque resta un’impresa riuscire a montare, e a far funzionare, una semplice lampada al neon!

Ah! dimenticavo! Tutti gli articoli sono pervasi dell’ironia dell’autore, un osservatore distaccato ed equilibrato capace di cogliere gli eccessi e quindi gli aspetti più ridicoli del tempo. Ovviamente si respira anche un certo rimpianto (talvolta, mi ha colpito perché ante litteram, non privo di motivi ecologisti) verso il passato e contrario alla bruttura di molte innovazioni.

Personalmente ho avuto la sensazione che l’autore fosse un pensatore eccezionalmente indipendente e intellettualmente onesto che politicamente non si riconosceva in nessuna delle forze politiche del tempo: non che fosse un nostalgico del fascismo, assolutamente no! Ma vedeva chiaramente i limiti e le ipocrisie dei partiti italiani. Probabilmente gli sarebbe stato facile schierarsi da una parte politica per ottenere maggiore successo ma è chiaro che gli interessava la libertà di esprimere il proprio pensiero e non l’apprezzamento di una cultura autoreferenziale. Dopotutto chi scrive per il successo immediato, per il grande pubblico, esprime idee già vecchie e scontate perché, altrimenti, non comprensibili né apprezzabili da esso…
Al riguardo c’è un pezzo sul “Festival del Cinema di Venezia” dei primi anni ‘70 quando si svolge anche un “contro Festival” e dove… anzi: invece di riassumerlo facendogli perdere tutta la sua efficacia, ne ricopio un pezzetto significativo: «Quello che viene chiamato il contro-Festival ha risuscitato, come leggo in un giornale, il “clima partigiano” fra gli aderenti: forse un po’ in chiave di commedia, secondo la nota legge di Marx sulla ripetizione degli eventi storici. Tuttavia ai sono visti registi e autori dedicarsi a colpi di mano e azioni da commandos, come negli anni di guerra, per trafugare e trasportare un film, mettendo a repentaglio anche i loro yachts personali, poiché tra gli idealisti, ai quali mi inchino, c’è anche gente ormai affermata, ossequiata, inserita nel più calmo benessere e amareggiata soltanto dal contegno del fisco.»(*2)
Beh, nel suo contesto è ancora più incisivo: però denuncia bene e, anzi preannuncia, quella classe di intellettuali da salotto, che se la cantano e se la suonano, che si applaudono a vicenda e ostracizzano come reazionario tutto ciò che non è allineato col loro pensiero fintamente progressista: perché, ci pensavo mentre ricopiavo il testo precedente, gli intellettuali benestanti e pasciuti, inseriti e venerati dalla società saranno obbligatoriamente intellettuali organici (v. nota 148 di [E] 3.5 (*3)) e non certo critici.
Ecco, al contrario Flaiano era un intellettuale critico: questo spiega il suo velato disprezzo per gli intellettuali organici che, a loro volta suppongo, dovevano invidiarlo e detestarlo proprio perché poteva permettersi di essere onesto con se stesso e i propri lettori. Ma questa è una mia personalissima sensazione/intuizione: prendetela per ciò che vale, cioè zero.

In un altro pezzo, inutile appesantire troppo questo, scorrerò le mie note sul libro per riportare i tanti dettagli e le curiosità che mi hanno colpito…

Conclusione: ah! Fra le amicizie di Flaiano c’erano anche Cardarelli (“il più grande poeta morente”!) e Fellini. Interessantissimi i pezzi dove Flaiano rivela i retroscena della produzione della “Dolce vita” alla quale contribuì in prima persona.

Nota (*1): il programma che uso per tenere allenata la memoria. Non ho voglia di cercarne i (numerosi) collegamenti: chi è interessato usi il marcatore “memoria”…
Nota (*2): tratto da La solitudine del satiro di Ennio Flaiano, (E.) Adelphi, 1996, pag. 358.
Nota (*3): per comodità riporto qui di seguito la mia nota 148: «Ci si potrebbe chiedere quale sia il ruolo degli “intellettuali” nella diffusione di protomiti e distorsioni: i liberi pensatori non ci danno forse una visione oggettiva della realtà? Assolutamente no: storicamente gli intellettuali hanno sempre tramandato (giustificandola e, magari, interpretandola a proprio vantaggio) la visione del mondo caratteristica dei potenti della propria epoca. Solo recentemente gli intellettuali possono avere un'indipendenza economica che possa permettere loro di esprimere liberamente ciò che pensano. Per questo motivo solo negli ultimi anni, diciamo dal XX secolo in poi, ha senso distinguere fra intellettuali organici e critici: gli intellettuali organici sono quelli funzionali al potere costituito e che, in genere, lo esaltano e lo giustificano; quando un intellettuale organico critica un parapotere lo fa solo perché sta seguendo le indicazioni di un altro forte potere che gli ha dato il compito esplicito di farlo. Gli intellettuali critici sono invece quelli sostanzialmente indipendenti e che danno quindi la propria onesta visione del mondo: proprio per questo, sono utilissimi alla democratastenia mentre vengono parimenti ostacolati dei parapoteri; anche oggi gli intellettuali critici sono una sparuta minoranza perché comunque è più facile e conveniente seguire la corrente e uniformarsi al pensiero dominante piuttosto che sostenere verità invise ai potenti.»

sabato 15 giugno 2019

La tetrarchia

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").

Oggi avevo una mezza idea di scrivere sulla Solitudine del satiro di Flaiano, letteralmente una miniera di spunti, ma preferisco qualcosa di più facile e meno impegnativo: un pezzo politico!

Ultimamente seguo molto Twitter, specialmente Bagnai, ma soprattutto parecchi sconosciuti che però scrivono commenti interessanti, spesso intelligenti e/o divertenti.
Recentemente leggo però molta confusione in riferimento all’attuale governo: io trovo divertente che persone magari acute e profonde in altri campi siano così politicamente ingenue. Il loro problema è che non hanno letto la mia Epitome e, quindi, non hanno i giusti strumenti per interpretare la situazione attuale!

Vabbè, un po’ scherzo… ma un po’ no!
Se si vogliono comprendere le apparenti ambiguità politiche del governo è molto utile aver letto il capitolo dell’Epitome sui populismi ([E] 12). Poi, in realtà, bisognerebbe aver letto anche la serie dei miei pezzi sul M5S qui sul ghiribizzo, così come quelli sulla formazione dell’attuale governo dello scorso anno…
Oggi voglio quindi approfittarne per chiarire quale sia la struttura di questo governo.

Il governo attuale è apparentemente sostenuto da due forze politiche ma in realtà sono quattro: questo ovviamente causa molti problemi di interpretazione a chi non se ne è reso conto perché l’atteggiamento del governo gli può quasi apparire come schizofrenico!

Le forze al governo non sono solo M5S e Lega ma: M5S/Grillo-Casaleggio, M5S/Di Maio, Lega e Uomini del Presidente.
Analizziamo queste forze una a una.
1. M5S/Grillo-Casaleggio Si tratta di un populismo apparente, inefficace e rinunciatario (per la definizione del significato di questi termini rimando a [E] 12.4. In breve significa che equivale a un partito tradizionale e finge solo di essere un populismo, non vuole migliorare realmente la situazione della popolazione ma è dalla parte dei parapoteri). Alcuni suoi esponenti sono le ministre Grillo e Trenta: evidentemente indipendenti da Di Maio, sembrano seguire una loro propria agenda, avulsa da quello del governo (e relativo contratto), tutta a favore dei parapoteri.
Una parte importante della perdita di voti del M5S è da attribuire a loro…
2. M5S/Di Maio Si tratta di un populismo forse reale e almeno parzialmente efficace, di sicuro ambizioso (di nuovo rimando a [E] 12.4. In breve essi cercando di fare realmente il bene della democratastenia ([E] 4.4) e, almeno parzialmente possono riuscirci; in quanto ambiziosi vorrebbero un M5S più forte e con più voti). Chi mi segue sa che la classificazione del populismo del M5S/Di Maio è sempre stata una mia priorità: avendo gli strumenti giusti per comprendere (Epitome), e sapendo dove/cosa guardare, piano piano ci sto riuscendo.
Adesso sono abbastanza convinto che rappresenti un populismo reale (soprattutto vorrebbe fare bene perché ambizioso) con il limite, comune a tutti i populismi, di non aver ben chiare quali siano le vere cause della crisi socio/economica del nostro paese: questo porta a politiche più o meno azzeccate anche se ben intenzionate. Ad esempio il reddito ci cittadinanza rappresenta un progresso enorme per la giustizia sociale nel nostro paese.
Esponenti del M5S/Di Maio sono, oltre all’ovvio Di Maio, anche Toninelli e Bonafede (buona la legge contro corruzione).
3. Lega Ancora non sono sicuro del tipo di populismo della Lega. Il motivo è che Salvini è enormemente opportunista e, per incrementare il consenso della sua parte politica, non si fa scrupoli di sorta (*1). Le sue posizioni viete sulla religione, ad esempio, le trovo ipocrite e le digerisco male ma, sembra, gli abbiano fatto comunque guadagnare grande successo fra i cattolici praticanti. Lo stesso si può dire per alcune sue mosse a favore dei parapoteri tipo il suo appoggio alla TAV (ho forti dubbi anche sulla “flat tax”).
Rafforzare il partito può anche essere la scelta più lungimirante se però poi si usa questa forza per fare il bene della democratastenia.
Di sicuro, anche grazie a esponenti come il Bagnai, almeno la Lega ha una chiara comprensione di quali siano i problemi economici del paese e, per questo, è il partito che ha maggiore probabilità di essere, almeno parzialmente, efficace (nel senso di [E] 12.4).
In definitiva ancora non ho capito se la Lega è un populismo reale o apparente, di sicuro è ambizioso e parzialmente efficace.
4. Uomini del Presidente Il parto di questo governo fu estremamente travagliato e, a mio avviso inopinatamente, fu permesso al presidente Mattarella di interferire pesantemente nella sua formazione. Col senno di poi Salvini ha avuto ragione e ha portato la Lega dal 17 a oltre il 30% mentre con la mia intransigenza probabilmente adesso ci sarebbe un deleterio governo tecnico…
Comunque a Mattarella fu permesso di imporre un suo uomo, il ministro Tria (*2).
Da un punto di vista politico gli “Uomini del Presidente” equivalerebbe a un tipico partito tradizionale (come PD o Forza Italia) ovvero tutto schierato dalla parte dei parapoteri e pronto a seguire pedissequamente tutte le deleterie indicazioni dettate da Bruxelles contro gli italiani.
Chi mi segue sa che è dal primo giorno di questo governo che ho sospetti su Tria ma il caso dei mini-BOT ne è la riprova: entrambe le forze che “ufficialmente” sostengono il governo sono a favori di questi strumenti finanziari ma Tria, non si sa bene su che basi, li ha bocciati. Cioè le basi politiche sono evidenti: su indicazioni di Mattarella che, a sua volta, ha ricevuto gli ordini da Bruxelles: sono le basi economiche per cui li ha scartati a essere molto dubbie e speciose…

Quindi, considerate le attuali tensioni all’interno del governo, che futuro può avere questa maggioranza?
In pratica si sta riverificando la situazione che analizzai lo scorso anno all’epoca della formazione di questo governo. Rimando ai pezzi politici del maggio-giugno 2018 per maggiori informazioni ma, in pratica, le elezioni anticipate converrebbero solo alla Lega mentre tutti gli altri parlamentari rischierebbero di rimetterci il posto. Per questo motivo l’ipotesi di elezioni in autunno mi sembrano altamente improbabili.
L’unica alternativa a questo governo è il solito governo tecnico o del Presidente (o come lo volete chiamare). Un governo sostenuto da un accozzaglia di forze (ci vorrebbero almeno PD e M5S col sostegno esterno di Forza Italia per avere i numeri) che, prono agli interessi “superiori” della EU, finirebbe col rovinarci del tutto. Oltretutto un governo di questo tipo, che si prolungasse nel tempo e smantellasse le timide novità introdotte dell’attuale coalizione, farebbe lentamente evaporare il consenso della Lega
C’è da dire che Salvini è un politico molto più abile (e senza scrupoli) dei suoi avversari (*3) e, probabilmente, in questa situazione ci sguazza a proprio agio.
Adesso è molto più forte di un anno fa: col suo 33%, se Forza Italia e FdI gli portassero un 15% di voti, la coalizione di centro destra potrebbe essere vicinissima al 50%.
E se poi (come da tempo suggerisco) facesse salire a bordo della Lega esponenti del M5S/Di Maio (che essendo al secondo mandato dovrebbero, in teoria, sparire dalla scena politica), a partire da Di Maio stesso, e se questi iniziasse a togliersi qualche sassolino dalle scarpe, magari spiegando come il M5S/Grillo-Casaleggio abbia remato contro? Io credo che farebbe perdere al M5S un 10% di voti e ne porterebbe un 5% in dote alla Lega.
In altre parole credo che Salvini abbia la forza di non permettere la nascita di un governo tecnico convincendo gli ex alleati (e magari, come detto, pezzi del M5S) che il ritorno alle urne sarebbe preferibile.

Insomma credo che, grazie alla minaccia del ritorno al voto (invece del governicchio tecnico), questo governo possa durare ancora: la strategia più probabile del M5S/Grillo-Casaleggio e Uomini del Presidente sarà quella di remare contro dall’interno del governo ma sono convinto (in verità lo spero soltanto!) che Salvini sappia cosa fare anche in questo caso…

Quindi KGB “tifa” per la Lega di Salvini?
In realtà ancora non ho deciso: per me è fondamentale stabilire se la Lega sia un populismo reale o apparente: dalla politica di Salvini ciò ancora non è chiaro. Nel mio giudizio pesa poi molto la presenza nelle fila della Lega di Bagnai: a mio avviso garanzia che, almeno i problemi economici, siano ben chiari…
Diciamo quindi che per me una Lega in buona fede (populismo reale) è l’unica speranza per l’Italia: anche il M5S/Di Maio è un populismo reale però è una forza politica solo virtuale e che esisterà solo fino alla fine di questa legislatura…

Conclusione: vedremo! La situazione è molto fluida e imprevedibile: sono comunque sicuro che la mia ricostruzione della struttura del governo sia abbastanza accurata e che questa detterà comunque, almeno a grandi linee, le strategie politiche delle diverse forze...

Nota (*1): mi divertivo a pensare cosa avrei fatto io se fossi stato a capo della Lega all’indomani delle elezioni al posto di Salvini. Probabilmente ci sarebbe stato adesso in carica un governo tecnico, zerbino dei più gretti interessi della EU; la Lega sarebbe un partito molto più pulito (avrei “fatto fuori” tutti gli esponenti del partito che non mi fossero sembrati abbastanza onesti) e avrei propugnato una linea politica netta, giusta e chiara. Probabilmente con me la Lega avrebbe avuto ora un consenso intorno al 10-12% sebbene in calo!
Nota (*2): e FORSE lo stesso Conte non gli è troppo lontano; ma in questo caso non ho abbastanza informazioni per pronunciarmi…
Nota (*3): credo che anche chi non lo apprezza debba riconoscerglielo.

venerdì 14 giugno 2019

Rineuro

Oggi ho cominciato a reinstallare l’ambiente per lavorare con le reti neurali. Sono ripartito dal solito Deep learning cookbook perché, anche se scritto male, ha esempi funzionanti.

Rispetto alla precedente installazione sul vecchio calcolatore ho avuto un solo problema ma mi ha fatto perdere un sacco di tempo: è necessario il Berkeley DB ma non è spiegato da nessuna parte.
Comunque una volta installato è andato tutto bene.

La volta scorsa (v. Scarsa memoria) i miei 8Gb mi erano stretti e mi avevano costretto a usare un vocabolario di 300.000 parole invece che di 3.000.000. Questa volta, senza chiudere altri programmi (quindi avrei potuto risparmiare un 2Gb o più), sono rimasto al 40% con un picco temporaneo del 60%…

Come potenza vera e propria di calcolo pensavo meglio: mi aspettavo un fattore x10 di maggiore velocità mentre invece l’incremento è più modesto: da 1 ora e 20 (v. Reti smagliate) sono passato a 18 minuti, insomma circa x4. Però il calcolatore è rimasto utilizzabile e io ci ho fatto altre cose: magari se lo lasciavo in pace finiva in 15 minuti, non so…

E Panermos? - 18/6/2019
Ma cos’è successo alla mia partita a CK2 con Panermos?
Come previsto mi ero stufato di scriverne la cronaca ma avevo continuato a giocarci per conto mio (molto più divertente non dover prendere appunti ogni pochi secondi!) e stavo andando benissimo.
Ero uscito dall’impero bizantino fondando il regno di Sicilia, e l’intera isola era il mio feudo personale, inoltre avevo inglobato quasi interamente l’Italia meridionale fino allo Stato Pontificio.

A dire il vero a quel punto mi ero un po’ bloccato a causa della situazione internazionale: io adesso ero forte ma i miei vicini lo erano ancora di più: a est avevo il regno di Bulgaria, ancora mezzo pagano, ma molto forte; a sud, nel nord Africa, un regno musulmano ugualmente forte, a nord lo Stato Pontificio più debole di me ma con un asso nella manica: il Papa. Attaccare il papato equivale a mettersi contro i cattolici che, in questa partita, equivalgono al Sacro Romano Impero che (stranamente: di solito non nasce o si sbriciola del tutto) è una vera e propria superpotenza.

In altre parole ero in una fase di attesa un po’ noiosa ma ero assolutamente sicuro di aver “già vinto”. Così ho iniziato a giocare e, ogni tanto a correre in un’altra stanza a vedere le azioni di una partita di calcio… Così mi sono distratto ho commesso degli errori, ho avuto una sfortuna ENORME e… ho perso l’intera Sicilia, il fulcro del mio potere!

Adesso mi aspetterebbe una partita di sofferenza dove io sono il più debole fra tanti vicini potenti e non ho avuto cuore di rigiocarci...

Storia x tutti - 20/6/2019
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").

La Storia si ripete?
No. La Storia è sempre uguale: la Storia segue sempre le Leggi del Potere ([E] 5) e, in particolare, i parapoteri ([E] 4.2) cercano di sfruttare la democratastenia ([E] 4.4).

Calcio femminile - 28/6/2019
Diversi anni fa mi capitò di guardare una partita di calcio internazionale femminile: il livello mi sembrò estremamente basso e così mi guardai bene dal vederne altre.
Sto però seguendo le partite della nazionale femminile e devo dire che la qualità del gioco è sorprendentemente cresciuta ed è piacevole seguirle.

Nello specifico poi si ha la netta sensazione che la nazionale italiana, al di là delle individualità, giochi nettamente meglio delle altre squadre, proprio come organizzazione di gioco: secondo me quindi l’allenatrice Bertolini deve essere molto brava…

Conclusione: probabilmente con lei al posto di Di Biagio avremmo stravinto l’europeo U21!

Da una glossa - 28/6/2019
Pasolini vedeva nel consumismo il fascismo; Giovanni Paolo II invece vi vedeva l’ateismo.

La mia conclusione è che ognuno vede nel proprio nemico più terribile ciò che considera essere il male. Anzi direi quasi che è la definizione stessa di male che si adatta e si plasma per descrivere più efficacemente il nostro avversario.

E la successiva intuizione psicologica è che le definizione astratte di assoluti hanno bisogno di rapportarsi a esempi concreti per essere pensati: ovviamente in questo modo non sono più assoluti ma casi particolari...

mercoledì 12 giugno 2019

Strauss III

E così, inaspettatamente anche per me, ho completato anche questa nuova versione dell’Epitome: ieri ancora non sapevo a che punto ero e oggi invece ho finito anche gli altri punti rimasti in sospeso.
Ho solo da rileggere e correggere i cinque capitoli che ho più significativamente modificato: noioso, anzi noiosissimo, ma facile…

Ma veniamo alle “solite” statistiche…
Le pagine in più rispetto alla precedente versione 1.2.1 sono solo 7: ho aggiunto diversi nuovi sottocapitoli ma ho fatto poche modifiche nel resto dell’opera. Insomma le novità sono state decisamente “chirurgiche”.
Per la precisione:
- aggiunta/sostituzione di varie epigrafi;
- aggiunti i nuovi sottocapitoli 5.11, 7.2 e 12.5;
- riscritto il sottocapitolo 15.5;
- modifiche significative in 12.3, 13.5 e 20.3.
- e ho riguardato/corretto i capitoli 5, 7, 12, 13, 15 e 20.

ah! Ho notato un fastidioso problema nel PDF: per qualche motivo la conversione mi aggiunge spazi più o meno casuali nelle epigrafi. Suppongo che non vengano “digeriti” bene i caratteri che uso per esse: il (famosissimo) “MathJax_Main”… Quando avrò voglia proverò a cambiarlo…

Per le epigrafi prosegue l’opera di sostituzione degli aforismi copiati dalla raccolta con frammenti presi da libri che ho effettivamente letto: è un peccato che solo recentemente abbia iniziato ad annotarmeli scrupolosamente altrimenti, di sicuro, ne avrei già più che abbastanza…
E poi per alcuni capitoli ne ho anche troppi mentre per altri, in particolare il 20° sui pericoli, non ne ho praticamente nessuno…

Vabbè: non mi viene in mente altro… ne approfitto per chiudere qui…

Conclusione: pubblicherò domani: versione 1.3.0 “Strauss III”...

martedì 11 giugno 2019

Cubetti coraggiosi

Ieri sera avrei finito di leggere La solitudine del satiro e, sicuramente, ci scriverò un pezzo perché il libro mi è piaciuto moltissimo: probabilmente ce ne potrei scrivere parecchi vista l’abbondanza di spunti intelligenti, spiritosi, curiosi o profondi, però…

...però oggi voglio scrivere un rilassante (almeno per me!) pezzo di argomento matematico…

Nella conclusione a Errore di vollume di piramide (*1) accennavo al fatto che mi interessava calcolare il volume di una piramide per poter calcolare la somma dei primi N quadrati: ecco, oggi spiegherò proprio cosa avevo in mente di preciso…

Prima è necessaria però una premessa “storica”: probabilmente l’ho già scritto altrove ma, all’epoca della prima media, mio padre mi sfidò a calcolare la somma dei primi N numeri naturali. Ci pensai qualche minuto (ricordo che eravamo in macchina) e poi gli risposi: “N al quadrato fratto due più N diviso due” ovvero: N^2/2 + N/2
Come ero arrivato a questa formula?
Semplicemente mi ero immaginato i numeri naturali come tanti quadratini allineati l’uno sotto l’altro. Qualcosa del tipo:

□□
□□□
□□□□
□□□□□
etc…
Mi pare evidente che la figura ricordi parecchio un triangolo rettangolo isoscele con lato e altezza pari a N. Il numero totale di quadratini sarà quindi uguale all’area di tale triangolo (N^2/2) con una correzione: i quadretti sulla diagonale vengono tagliati a metà da essa, per trovare il numero di quadretti interi devo quindi aggiungervi le parti tagliate via, ovviamente N/2…

Qualche mese fa, non ricordo più perché (qualcosa a riguardo della somma/differenza di cubi mi pare), cercavo di calcolare la somma dei primi N quadrati.
Ovviamente mi ricordai del mio vecchio metodo con i quadretti e mi resi subito conto che, in questo caso, se pensavo alle unità come singoli cubetti allora la somma dei primi N quadrati la potevo vedere come il calcolo del volume di una piramide con base N e altezza N più “qualche correzione”…
Come sapete qui mi fermai perché non sapevo calcolare il volume di una piramide: ma a questo ho rimediato nei recenti pezzi matematici ai quali rimando (v. Solita piramide e precedenti)…

Oggi mi ero quindi deciso a calcolare con precisione le “correzioni” necessarie a calcolare esattamente la somma cercata: in pratica si tratta delle “fette” di cubetti tagliate via dai lati piani della piramide.
Inizialmente mi ero immaginato una bella piramide con gli strati di cubetti piazzati esattamente nel mezzo al livello precedente: insomma delle vere e proprie piramidi a gradoni.
L’idea era quella di calcolare il volume della piramide (N^3/3) e di aggiungervi i volumi dei cubetti tagliati via lungo le 4 diagonali e le 4 facce della piramide.
Mi sono però subito reso conto che esiste una disposizione più “comoda” con cui disporre i diversi strati di cubetti: l’idea è di impilare ogni ogni strato sopra il precedente partendo dall’angolo in alto a sinistra (guardando il tutto dall’alto). In questa maniera ottengo una piramide che mi taglia i cubetti da cui è composta soltanto lungo una sola diagonale e due facce (invece che quattro e quattro come nella costruzione precedente).

Così ho iniziato ad analizzare la diagonale: mi sono subito reso conto (ormai ci ho fatto l’occhio alle piramidi!) che ogni singolo cubetto racchiudeva una piramide con la base quadrata e il vertice su uno dei quattro angoli del lato quadrato superiore. L’area di tale piramide era 1*1*1/3 ovvero 1/3 e quindi la quantità di cubetto tagliata via era di 2/3.
Siccome i cubetti lungo tale spigolo sono N un primo aggiustamento consiste nell’aggiungere (2*N)/3 al volume della piramide.

Sono poi passato ad analizzare i cubetti “tagliati” dalle due facce della piramide: anche in questo caso è facile vedere che vengono tagliati esattamente a metà. Devo quindi aggiungere ½ per ogni cubetto “tagliato” dalle facce della piramide. E quanti sono tali cubetti?
Osservando il mio disegnino (che, mi fa fatica, ma aggiungerò alla fine di questo pezzo) è evidente che si tratti della somma dei primi (N-1) interi per ogni faccia.
In totale quindi:
2 * ((N-1)^2+N)/2 * ½ =
= (N^2 – 2N + 1 + N – 1)/2 =
= (N^2 – N)/2

Allora la somma dei primi N quadrati è:
N^3/3 + 2/3N + N^2/2 – N/2 =
= N^3/3 + N^2/2 + N/6

Facciamo qualche riprova:
N = 1
S = 1/3 + 1/2 + 1/6 = 1 Va bene!

N = 2 (ovvero 1 + 4 = 5)
S = 8/3 + 4/2 + 2/6 = 18/6 + 2 = 5 Va bene!

N = 3 (ovvero 1 + 4 + 9 = 14)
S = 27/3 + 9/2 + 1/2 = 9 + 10/2 = 14 Va bene!

E tanto mi basta…

Conclusione: ho notato qualcosa di interessante su cui dovrò riflettere… chissà...

ah! dimenticavo la foto dei miei appunti: alla fine è più complicato a scriversi che a farsi!

Nota (*1): molti mi hanno fatto notare che “volume” si scrive con una sola L e non due: lo so, grazie! Era una (probabilmente cattiva) battuta che avevo inserito volontariamente nel titolo visto che anche nelle mie formule avevo inserito una L (per lato) di troppo...

sabato 8 giugno 2019

Solita piramide

Sono da mio padre e, ovviamente, mi annoio: ho sbadigliato per un bel po' oziando su FB e Twitter e poi mi sono ricordato del “solito” problema della piramide e di un'idea che mi era venuta in mente notti fa...

Ecco dunque: ci eravamo lasciati con Piramide risolta (anche no) dove mi chiarivo un problema ma me ne creavo un altro. In pratica trovavo giusto dividere g(x) per il volume L*L*H ma non mi tornava più come mai avevo calcolato g(x) come f(x)*f(x) e non f(f(x))...

Allora ci ho ripensato cercando di ricordare il mio ragionamento iniziale. All'epoca ero concentrato sul fatto che ogni piano divideva il quarto di parallelepipedo (e di piramide) per 2: avevo in mente una moltiplicazione per ½ anche se ero consapevole che tale valore variava al variare della X ovvero della posizione lungo l'asse dell'altezza (pensavo alla piramide come se fosse sdraiata, con la base a sinistra e il vertice a destra).
La funzione f(x) mi avrebbe dovuto dare il coefficiente per cui moltiplicare il volume al variare della x e non direttamente un volume: come si vede nella scansione in Errore in vollume di piramide sull'asse Y avevo inizialmente fatto passare la retta dal punto (0,1): solo in seguito mi era parso naturale "normalizzare" il tutto inserendo i punti (0,L) e (H,0) da cui far passare la retta, etc, etc...

Così ho pensato di estremizzare questa idea: partire dalla retta che passa per i punti (0,1) e (1,0) e poi normalizzare per base (L) e altezza (H).
In questa maniera f(x) (funzione da [0,1]→[0,1]) avrebbe restituito non un volume ma un coefficiente da normalizzare ma che aveva quindi senso moltiplicare ancora per f(x). A quel punto, normalizzati i valori di ingresso e uscita, avrei potuto moltiplicare idealmente per il volume unitario 1 ottenendo quindi un volume: per trovare il rapporto R si deve quindi dividere G(H) (con G(x) pari a l'integrale di g(x)) per il volume L*L*H.

Ecco i miei calcoli:
f(x)=-x + 1 (cioè la retta che passa per 0,1 e 1,0)

Normalizzarla in ingresso significa dividere x per H, normalizzarla in uscita moltiplicare per L il suo risultato.
Si ottiene quindi:
g(x)=L*f(x/H)*L*f(x/H)=
=L*L*(-x/H+1)*(-x/H+1)=
=L^2*(-x/H+1)^2
Quindi:
G(x)= L^2*(x^3/3H^2 -x^2/H +x)
Il volume cercato è quindi:
G(H)-G(0) ovvero G(H) perché G(0) è zero...
G(H)=L^2*(x^3/3H^2 -x^2/H +x)=
=L^2*(H^3/3H^2 -H^2/H +H)=
=L^2*(H/3 -H +H)=
=L^2*H/3
Ottengo quindi il rapporto R dividendo G(H) per L^2*H ottenendo esattamente 1/3!

Come al solito il volume della piramide sarà uguale a 4 volte il volume del quarto di parallelepipedo moltiplicato R.
Cioè: 4L^2*H/3

Ricordando che il lato della piramide è 2L allora si ha che il volume della piramide è base * altezza diviso 3.

Chiaramente l'errore segnalato in Piramide risolta (anche no) è che la f(x) ivi definita non ritorna dei volumi ma dei coefficienti già “normalizzati” ed è quindi corretto calcolare g(x) come f(x)*f(x)*1...

Come funzioni questa normalizzazione non mi è chiarissimo ma mi torna invece il metodo che ho proposto in questo articolo. Sono soddisfatto. Suppongo che quando finalmente ristudierà gli integrali doppi tutto mi diventerà più chiaro!

Conclusione: scusate il mio linguaggio matematico non matematico: ho principalmente scritto per me stesso e non ho avuto voglia di scrivere molto di più specificando tutti i dettagli delle mie idee...