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venerdì 2 febbraio 2018

Geremiade

Qualche giorno fa (v. Il Giorno della Memoria) mi ero ripromesso di scrivere, per ogni 27 gennaio, un pezzo su un genocidio. Ho pensato però che fosse una buona idea iniziare a lavorarci subito perché, facendo tutto insieme, avrei avuto le idee più chiare e mi sarebbe stato quindi più facile notare analogie, cause comuni e peculiarità: scrivere insomma dei pezzi più utili e interessanti.

Così ieri ho iniziato a leggermi su Wikipedia, prima la versione italiana e poi quella inglese (*1), del genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994.
L'idea era quella di raccogliere i fatti accertati e poi confrontare i punti evidenziati in Il Giorno della Memoria, sul genocidio dei circassi, per analizzare le somiglianze e le differenze ed, eventualmente, trarre nuove riflessioni, idee e conclusioni. Tutto sommato un lavoro piuttosto semplice dal mio punto di vista.

Eppure ancora non ho scritto tale pezzo: ho meticolosamente riempito una pagina di quadernone, fitta di note e appunti, ma non ho neppure iniziato l'articolo per il Giorno della Memoria del 2019...

Il motivo è che sono disgustato. Per natura tendo a razionalizzare, a risalire alle cause, a sviscerare i motivi e le ragioni, a etichettare e definire tutto ciò che stuzzica la mia curiosità (*2)...
Come al solito sono stato metodico e ho svolto coscienziosamente la prima parte del lavoro che mi ero proposto di svolgere: i miei appunti, anche se basati su Wikipedia (*3), sono chiari e precisi; un paio di incongruenze che mi ero annotato dopo aver letto la versione italiana le ho chiarite poi leggendo quella inglese un po' più approfondita...

Ma è stato quando avrei dovuto tirare le somme di quanto letto che ho dovuto fare un passo indietro: perché alla fine qualsiasi ragione, qualsiasi motivo, diventa puerile di fronte a una violenza così crudele e insensata. Alla fine si ha la sensazione che cercare di capire sia impossibile: tutte le belle idee che abbiamo sulla natura intrinsecamente positiva dell'uomo crollano. Chi si macchia le mani di certi orrori non può avere niente di buono in sé.
Cercando poi di trovare risposte nella follia del genocidio si ottengono solo ragioni altrettanto assurde: alla fine si hanno solo un mucchio di motivazioni che, pure sommandole tutte insieme, non spiegano nulla...

Si deve rivedere al ribasso l'opinione dell'umanità: praticamente priva di morale, molto stupida e in costante balia degli istinti più vili e gretti.
Questo è l'uomo: poi possiamo vestirlo bene, in giacca e cravatta, oppure armarlo di machete, ma l'essenza resta la solita.

Totalmente ipocrita appare il lavoro della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia che, alla fine, ha condannato qualche capro espiatorio considerato, per qualche motivo, “più colpevole” degli altri. Ma comunque che senso ha condannare a venti anni o all'ergastolo una persona che ne ha uccise duemila? È possibile chiamarla giustizia?

Poi, intendiamoci, leggendo queste pagine di Wikipedia ci sono anche accenni a storie di persone coraggiose: persone che hanno cercato di opporsi alla violenza o di salvare altri essere umani, anche rischiando la propria vita e, talvolta, rimettendocela.
Ma queste persone sono le eccezioni dell'umanità: eroi sconosciuti di cui nessuno parla. Qualcuno sapeva, o ricordava, che fra queste persone ci sono anche due italiani? I loro nomi: Pierantonio Costa e Antonia Locatelli (*4).

Vabbè, poi alla fine magari riuscirò a scriverci un bel pezzo però dovrò tenere a freno l'emotività e usare solo la mia razionalità: mi chiedo però se sia possibile valutare certi eventi basandosi solo sulla ragione. Temo che in tal caso si rischi di ridurre la morale a un semplice conteggio dei morti.
Mi chiedo se ci possa essere morale senza emozioni o bene senza sentimenti...
Dovrei rifletterci meglio ma, su due piedi, direi di no: così come un uomo senza anima non è un uomo.

Conclusione: mi secca un po' aver rivelato quale sarà il genocidio di cui tratterò nel prossimo Giorno della Memoria ma era impossibile tacerlo e, comunque, la maggior parte di voi se ne dimenticherà. Invece mi sembrava importante condividere queste mie emozioni visto che, nel pezzo vero e proprio, probabilmente non ce ne sarà lo spazio.
Scusatemi anche qualche eccesso letterario e se mi sono lasciato trasportare dai miei sbalzi emotivi...
Infine ci sarebbe da riflettere perché questo genocidio mi abbia turbato di più di quello dei circassi: non so, forse la diversa prospettiva temporale, il secolo e passa di distanza, e il minor numero di dettagli lo rendono un po' più irreale... ci penserò...

Nota (*1): interessanti le differenze, comunque evidenziate come “sospette” nella versione italiana...
Nota (*2): non è un caso che nella mia epitome mi sia prefisso il “semplice” obiettivo di spiegare come “funziona” il mondo!
Nota (*3): fonte considerata molto poco attendibile dagli storici che, in genere, sghignazzano quando sentono che qualcuno si è “documentato” su di essa...
Nota (*4): se invece Locatelli e Costa fossero i cognomi di due giocatori della Serie A si saprebbe tutto di loro! Questo la dice lunga su chi siano considerati eroi in questa nostra epoca.

6 commenti:

  1. Jared Diamond ha un intero capitolo, in Collasso, sulla guerra tra Tutsi e Hutu, nel quale presenta i risultati di due ricercatori belgi.
    Guerra di sovrappopolazione che è stata travestita da guerra etnica.
    Poiché la sovrappopolazione è un tabù tra i più forti è rimasta la narrazione della guerra interetnica.
    Ne scrissi anche a casa mia, dovrei recuperare la pagina.

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    1. Interessante...
      Jared Diamond me l'avevi già segnalato e io avevo adocchiato il libro intitolato "Collasso. Come le società scelgono di vivere o di morire". È lo stesso libro, vero?

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    2. Si'.
      Molto interessante
      UUiC

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    3. Non hai idea di quanto ci abbia pensato senza arrivarci!!
      In realtà ero preoccupato fosse la sigla di un'organizzazione terroristica... :-)

      Sono proprio rintronato...

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