«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

mercoledì 31 marzo 2010

Tiro le sottrazioni: scansatevi

Oramai sono passati 27 giorni da quando ho iniziato questo blog e, quindi, posso trarre le prime conclusioni.
Personalmente mi diverto a scrivere e sono, moderatamente, soddisfatto dei miei post. Ma, si sa: "ogni post è bello a mamma (o papà) sua".
Come ho scherzosamente premesso in Inizio non vado alla ricerca di consenso e, sostanzialmente, scrivo solo per me stesso. Ciò nonostante inizio a chiedermi cosa ne pensano i miei occasionali lettori.
E` infatti vero che non mi importa di ricercarne l'approvazione, però, per il proprio ego, è comunque seccante non venire apprezzati.
Ancora non ho iniziato a fare sondaggi specifici ma, da qualche commento casuale, è più volte saltato fuori l'aggettivo "noioso".
In effetti si tratta di un'opinione comprensibile. Due post, quelli sulle mie difficoltà telefoniche, restano un po' indigesti anche per me. Inoltre, i due post "KGB le origini", temo risultino noiosi ai più.
Poi, immagino, in base ai gusti personali, anche altri post potrebbero risultare noiosi.

Altro problema collegato è l'eccessiva lunghezza: un post divertente e piacevole lo si legge volontieri indipendentemente da quanto sia lungo. Se però lo si trova un po' noioso, allora si riesce a leggerlo, solo se ci vuole poco tempo (meno di 2 min.?) altrimenti lo si abbandona.
Oltretutto la frequenza giornaliera dei post è probabilmente eccessiva. Anche la pietanza più gustosa, mangiata ogni giorno, dopo un po' viene a noia: figuriamoci poi se la pietanza è "così così"...
Magari aiuterebbe vivacizzare il post con qualche immagine. Il problema è che, cercare immagini gradevoli e adatte, richiede tempo e, la frequenza giornaliera, non mi aiuta.
Infine, non sono sicuro che sia un male, ma il blog è molto poliedrico: alcuni post sono seri e un pizzico impegnativi mentre altri sono praticamente inconsistenti. Forse il lettore occasionale rischia di rimanerne spiazzato e confuso: magari legge un post pensando che sia spiritoso e poi scopre, a sue spese, che si tratta di una mia qualche strampalata teoria; viceversa qualcuno potrebbe leggerne un altro, credendo che si tratti di qualcosa di serio, e invece finisce per leggere delle battute, più o meno facete, che, lette nello spirito sbagliato, sicuramente non possono venire apprezzate.

Riassumendo, i problemi del blog che possono renderlo noioso sono:
  1. Alcuni post oggettivamente noiosi.
  2. Eccessiva lunghezza dei singoli post.
  3. Eccessiva frequenza di nuovi post.
  4. Post di argomento e tono disparato e imprevedibile.
  5. Post non vivaci essendo privi di immagini.

In conclusione, senza voler cambiare la forma e lo spirito dei miei post, credo che potrei venire incontro al lettore occasionale evidenziando, in qualche maniera, il tipo di contenuto di ciascun post.
In questo modo i lettori potrebbero facilmente evitare di leggere ciò che non interessa (in particolare i "pezzi" oggettivamente noiosi!) e, automaticamente, si diminuirebbe la frequenza "soggettiva" dei post.

Per evidenziare il tipo di post farò qualche disegnino da visualizzare immediatamente sotto il titolo: oltretutto otterrei anche il non disprezzabile vantaggio di vivacizzare il blog con un po' di colore...

Un po' per volta vedrò di fare una legenda con il significato dei vari disegnini, che dovrebbero essere comunque facilmente comprensibili, e aggiornerò opportunamente anche i vecchi post.

martedì 30 marzo 2010

Eventuali e varie

Oggi non ho voglia di scrivere. E dire che qualche idea potrebbe essere fornita anche dall'attualità...
Ok... facciamo questo esperimento: provo a commentare qualche notizia fresca fresca, di giornata.

I risultati delle regionali
L'altra settimana ho scoperto che ci sarebbero state le elezioni regionali. Fino a sabato non ero sicuro che si votasse anche in Toscana. Domenica e, credo, lunedì mattina, chi ha voluto votare, ha potuto farlo al proprio seggio.
Apparentemente, a chi legge queste mie parole, potrebbe sembrare che non mi importi granché di queste elezioni.
Questa impressione è corretta. Da tempo ho deciso di non votare fino a quando non ci sarà un partito che, non dico mi rappresenti, ma che almeno non mi debba vergognare di aver scelto.
I programmi non esistono più, al massimo sono degli slogan, se va bene, privi di errori ortografici. I candidati sono, almeno per me, degli sconosciuti, emanazioni dei partiti e di conseguenza a essi completamente asserviti.
Per me andare a votare sarebbe equivalso a scegliere un partito nazionale, insomma uno dei due poli, e a incrociare le dita riguardo al candidato. Ma anche a livello nazionale la situazione non è migliore. Al mio orecchio, lo ammetto piuttosto sordo ai titoli politici, giungono sempre le stesse voci: Berluskoni attacca le toghe rosse e il PD attacca Berluskoni perché attacca le toghe rosse. La politica italiana, da molti anni ormai, è solo questa. Mi pare un po' pochino. Se mi viene voglia, e riesco a vincere la nausea, vedrò di approfondire l'argomento in un altro post.
In conclusione congratulazioni a chi ha vinto, a chi dice di aver vinto e a chi crede di aver vinto.

Integrazione o assimilazione? La lingua divide Berlino e Ankara
Il titolo lo ho ripreso, pari pari, dal www.corriere.it
Non ho letto l'articolo ma solo l'occhiello: Erodogan, ha chiesto alla Merkel di istituire scuole di lingua turca in Germania, e lei ha categoricamente rifiutato.
Personalmente credo che l'integrazione non sempre sia possibile e, per salvaguardare la coesione nazionale, l'unica possibilità sia l'assimilazione. Mi rendo conto che il mio è un giudizio forte e che dovrebbe essere argomentato ma, per motivi di spazio, non lo farò oggi. Ricordo a chi mi legge che, data la complessità dell'argomento, io per primo, non essendo un sociologo, mi rendo conto della fallacità della mia opinione.
Per curiosità chiedo ai miei lettori di segnalarmi, in quali contesti storici, l'integrazione, ha avuto esito positivo. Sono sicuro che esistono e sono curioso di esaminarli per capire la ragione del loro successo. Io ho particolarmente impresso il fatto che, l'impero romano, ha prosperato per secoli usando sistematicamente l'assimilazione e, quando poi, per vari motivi che non sto a illustrare, ha cercato di "integrare" i goti all'interno dei suoi confini, ha finito per gettare le basi della propria disgregazione.

Il Marsili
Non avevo mai sentito questo nome e non sapevo di cosa si trattasse. Beh, il Marsili è il vulcano più grande d'Europa. Un gigante di 70x30Km. (poco meno dei 2/3 della provincia di Firenze) alto 3000 metri.
Anche voi non lo avevate mai sentito? Il motivo è che la sua vetta è 450 metri sotto la superficie del mar Tirreno. Si tratta infatti di un vulcano sottomarino. E` venuto alla ribalta ieri perché, secondo una ricerca appena pubblicata, numerosi segnali sembrano indicare che una sua eruzione potrebbe essere imminente.
Il pericolo non sarebbe l'eruzione in sé stessa ma il fatto che, le sue pareti, i pendii del vulcano, sono estremamente fragili e, in caso di eruzione, potrebbero crollare provocando tsunami "giganteschi".
Per "giganteschi" cosa si intende? Anche l'autore della ricerca non lo sa per certo perché non ha dati sufficienti per previsioni accurate. Tutto è possibile: se si dovesse "sfaldare" lentamente, in tante piccole frane, non ci accorgeremo di niente, se invece il vulcano dovesse esplodere, distruggendo contemporaneamente un volume sostanziale di parete, allora potremmo avere onde anche di 30 o 50 metri di altezza.
Visto che il vulcano si trova, equidistante, al largo di Sicilia, Calabria e Campania allora sapete dove IO non andrò in vacanza...

lunedì 29 marzo 2010

Il povero gobbetto manesco

Post stanco per un blog triste.
Ieri, il pullman della Juventus, è stato assalito da tifosi inferociti per gli ultimi deludenti risultati della squadra.
I TG ridicono sempre le stesse cose, sentite e risentite così tante volte che, adesso, sono quasi prive di significato:
  1. Le persone che contestavano la squadra non sono veri tifosi.
  2. Il piccoletto, che è riuscito a infiltrarsi fra due cordoni di polizia, e ha tirato, qualcosa a metà fra una pacca e uno schiaffetto, sul collo di Zebrinà (**), grosso il doppio di lui, è un vigliacco.

Non voglio divagare sul tifoso piccoletto e, aggiungo soltanto che, trovo involontariamente ironica (*) la definizione di vigliacco per qualcuno che, suppongo coscientemente, rischierà qualche conseguenza legale per un gesto, in ultima analisi, dimostrativo. I TG si ostinano a declamare: "E` un vigliacco perché ha colpito Zebrinà alle spalle" per forza: l'aggressore era talmente basso che, per motivi di altezza, uno schiaffo in faccia non sarebbe mai riuscito a darlo!

Ma è il primo punto che ha stimolato i miei ragionamenti.
La logica dei TG è che questi tifosi, non siano veri "tifosi", perché non amano la squadra e anzi, invece di sostenerla nel momento difficile, la contestano duramente.

Se la definizione di tifoso è questa allora i TG hanno ragione. Ma io, ovviamente, non credo che tale definizione sia corretta. Secondo la visione dei TG, appiattiti sulle posizioni dei club-azienda, il tifoso dovrebbe essere come un semplice cliente e limitarsi a dare soldi all'azienda-club; comprando il biglietto per la partita, o meglio ancora sottoscrivendo l'abbonamento annuale, acquistando gadget e magliette ufficiali e, magari, facendo l'abbonamento a Cyelo (**). Al massimo, a questi tifosi-clienti, sarebbe concesso di applaudire, e fare foto con il telefonino, al passaggio dei propri beniamini. Senza mai diventare troppo invadenti ovviamente!
Intendiamoci il tifoso è anche questo però, volenti o nolenti, c'è qualcosa di più. Non è vero che il tifoso debba amare i calciatori della propria squadra o la sua dirigenza: i calciatori vanno e vengono e la dirigenza fa i propri interessi.
Il tifoso, in maniera incomprensibilmente umana, ama un simbolo: il nome della propria squadra, i suoi colori e la usa maglia. Qualcosa cioè di incredibilmente astratto e non giustificabile razionalmente.
Come questo sia possibile non lo so (immagino ci sia una spiegazione evolutiva), credo che sia nella natura dell'uomo riuscire a identificarsi, perfino morire, seguendo un vessillo. Del resto questo lo hanno già dimostrato innumerevoli guerre.
Come sia possibile, dicevo, non lo so, ma il risultato è chiaro: il tifoso fa propri i colori e i simboli della sua squadra e finisce per identificarsi, almeno parzialmente, in essi.
Ogni successo della propria squadra diventa un successo personale e, viceversa, ogni sconfitta diventa una delusione. I giocatori sono solo il tramite grazie al quale, il simbolo-squadra, cerca di raggiungere i propri obiettivi. Se i giocatori falliscono non danneggiano solo la squadra ma feriscono anche l'ego dei loro tifosi.

Da questo punto di vista, ritengo che il comportamento dei tifosi che assediavano il pullman della Juventus, fosse comprensibile, magari non giustificabile, ma comprensibile sì. Invece i TG, con la loro italica ipocrisia, li liquidano dicendo che non sono nemmeno "tifosi".

E il povero piccoletto, che ha tirato lo scappellotto a Zebrinà? Probabilmente lui agogna, sopra ogni cosa, che la Juventus torni alla vittoria, per potersi sentire alto 2 metri, e guardare dall'alto in basso colleghi, amici, familiari e conoscenti vari. Però, con l'ipocrita logica italica, sarà bistrattato, additato come "cretino", magari pure razzista, e alla fine diventerà l'unico capro espiatorio dell'intero gruppo di contestatori domenicali.

Nota (*) Dallo Zanichelli: Ironia (2) = Dissimulazione, più o meno derisoria, del proprio pensiero con parole non corrispondenti ad esso

Nota (**): Per l'uso di nomi e marchi vedi: 2+2=boh?

domenica 28 marzo 2010

Los Tres Tenores

Questo week-end mi è stata affidata una ricerca: indicare tre personaggi storici, nati prima dell'anno 1000AD, che mi "piacciono".
Ho volutamente evidenziato il verbo "piacciono" perché, credo, sia un'indicazione volutamente ambigua.
Cosa significa infatti che mi "piacciono"?
Che li ritengo storicamente importanti? che avrei voluto essere al loro posto o che mi immedesimo in loro? che li ammiro o che semplicemente mi intrigano?

Già di per sé, a causa della sua estensione temporale, è una domanda complicatissima. Per me lo è ancor di più in quanto, non essendo uno storico, ho conoscenze di storia piuttosto lacunose e a macchia di leopardo...
Comunque proverò a buttare giù qualche idea e a trarre poi le mie conclusioni.

Volendo considerare l'impatto storico direi: Gesù Cristo, Maometto e, probabilmente, Siddhartha. Però mi stuzzicano poco e, mi pare pure un po' blasfemo, anche solamente considerarli alla pari degli altri personaggi storici.

Un'ovvia scelta sarebbe Alessandro Magno. A mio avviso Alessandro è l'esempio più eclatante di cosa può riuscire a fare una persona eccezionale nata in una eccezionale posizione di potere e privilegio (figlio di Filippo di Macedonia). Eppure credo che, il gigantesco ma effimero impero da lui creato, abbia avuto un impatto storico minore, in maniera relativa ovviamente, delle conquiste di Cesare e dell'azione politica di Ottaviano Augusto. L'impero romano, che molto più dell'impero di Alessandro ha influenzato l'evoluzione dell'Europa, deve infatti la sua nascità alle conquiste di Cesare e alla forma politica che Augusto gli dette.
Annibale? Sicuramente genio militare: battè più volte i romani ma non riuscì a sconfiggere Roma.
Magari Carlo Magno: il suo Sacro Romano Impero, dopotutto, fu la spina dorsale su cui si costrui l'Europa mediovale...
Una figura, sebbene negativa, che ebbe sicuramente un grande impatto sulla storia dell'Europa, fu Attila: forse, senza di lui, l'impero romano sarebbe potuto durare qualche secolo in più o "morire" in maniera meno devastante...

Certo poi non possiamo dimenticare la filosofia greca che è una delle gambe, insieme alla religione cristiana, sulle quali il pensiero del nostro continente si è sviluppato.
Di getto direi Aristotele a causa dell'ipse dixit medioevale e non. Ripensandoci credo però che più fondamentale sia stato Socrate che, con la sua filosofia, ha dato dignità al "pensare con la propria testa" e di conseguenza ha favorito la fioritura filosofica successiva. Insomma: senza Aristotele ci sarebbe stato comunque Platone, ma senza Socrate...
Certo anche Pitagora è molto importante: mi chiedo se la matematica avrebbe potuto avere lo sviluppo che ha poi avuto se egli non avesse elevato il numero al mezzo con cui la divinità si esprime.

E fra coloro che mi intrigano? L'imperatore Giuliano (360-363) detto l'Apostata: brillante condottiero, fece salsicce (metaforicamente) degli alemanni, attivissimo scrittore/filosofo non stava mai fermo ed era sempre impegnato in qualche impresa. Nonostante l'educazione cristiana avuta nell'infanzia preferì ritornare al culto degli dei e questo, ovviamente, la storiografia cristiana non glielo ha mai perdonato. Anche in questo caso mi chiedo cosa sarebbe successo all'impero se egli fosse vissuto più a lungo invece di morire prematuramente in una scaramuccia con i sassanidi...
Poi aggiungerei a questa lista Stilicone: l'ultimo generale dell'impero romano di occidente degno di questo nome (beh, in realtà, circa 50 anni dopo, ci fu Ezio ma allora la situazione dell'impero, credo, era oramai non salvabile). Oltretutto Stilicone sconfisse e sterminò i goti di Radagasio dalle mie parti: mentre cioè assediavano Fiesole. Sfortunatamente l'imperatore dell'epoca, Onorio, era un debole senza alcuna visione politica e, per invidia o paura, non trovò di meglio che fare arrestare Stilicone. Probabilmente Stilicone sarebbe stato in grado di sollevare l'esercito per proteggere la propria vita e, magari, prendere il potere in prima persona. Eppure, mi piace pensare, esitò a farlo per non provocare una guerra civile. Fu una scelta sbagliata ma che, nondimeno, apprezzo.
Infine una donna, la mia eroina, l'imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano. Considerata bellissima (e spietata ovviamente!) dai contemporanei in gioventù fu attrice (occupazione considerata di pochissimo superiore al meretricio) ed ebbe innumerevoli amanti. Poi conobbe Giustiniano (quello del codice), ancora non imperatore, che dovette aspettare di salire al potere prima di poterla sposare. Fosse stata solo bella e dissoluta non mi avrebbe colpito, però, una volta al potere, dimostrò, con numerose iniziative, la sua intelligenza. Anche Giustiniano la tenne sempre in altissima considerazione e divise con lei il potere. Non le ho reso giustizia: per chi è interessato a una sua vivida descrizione, consiglio la lettura del capitolo a lei dedicato nella "Declino e caduta dell'Impero Romano" del Gibbon.

Quindi chi scelgo fra tutti questi personaggi?
Escludo subito i tre uomini di religione, in quanto mi pare irriverente e, perfino troppo facile, prenderli in considerazione per questo gioco.
Riparto quindi dalla domanda iniziale che chiedeva di scegliere tre personaggi che mi "piacciono" senza altre particolari indicazioni. Quindi a me chi "piace"?
Dopo una lunga riflessione, forse per affinità, sicuramente per simpatia, opto per i brutti.

Allora i miei nominati, ovvero le scelte che accendo, sono:
  1. Attila: considerato dai contemporanei, forse ingiustamente, una specie di demone (comunque descritto come basso e con la testa grande)
  2. Socrate: brutto, basso e trasandato nel vestire.
  3. Giuliano l'Apostata: basso, dall'aspetto scimmiesco e pelosissimo.

sabato 27 marzo 2010

Detti scacchistici

E` due notti che dormo bene. Sfortunatamente non ci sono troppo abituato e, così, mi sento più rintontito del solito.
Non solo: ho pure poche idee e niente di divertente...
Fortunatamente, qualche giorno fa, misi da parte una lista di 306 detti scacchistici ripromettendomi di farne una selezione da pubblicare sul blog: dopotutto del materiale non totalmente mio non potrà che alzarne il livello...

Per non fare torto a chi non conosce gli scacchi ("Ho sempre avuto un po' di pietà per coloro che non conoscono gli scacchi" - Siegbert Tarrasch) ho deciso di cercare dei detti che abbiano anche forte attinenza con la vita reale.
Credo infatti che, una delle ragioni per cui gli scacchi sono così interessanti, è perché sono una metafora della vita. In una partita di scacchi, e negli atteggiamenti psicologici dei due avversari, vengono infatti riprodotte in "piccolo" situazioni della comune esistenza. Quindi, entro certi limiti, questi detti pensati per gli scacchi, con un minimo di adattamento, valgono anche al di fuori di essi.

Dai 306 detti iniziali ho fatto una prima scrematura rimanendo con circa quaranta, poi ne ho fatta una seconda arrivando a ventidue e infine una terza arrivando a undici. Undici non mi piaceva così, ne ho eliminato ancora uno, rimanendo con dieci. Di seguito quindi ecco i dieci detti selezionati seguiti dalla mia interpretazione (che a volte, magari, risulterà inutilmente pedantesca).

  1. "Quando vedi una buona mossa cercane una migliore" - Emanuel Lasker
    Anche nella vita bisogna cercare di rimanere sempre con gli occhi aperti in maniera da riuscire a cogliere ogni eventuale opportunità. Non bisogna sedersi sugli allori nè accontentarsi.

  2. "Se il tuo avversario ti offre la patta, cerca di capire perché pensa di stare peggio." - Nigel Short
    Detto scherzoso di Short che afferma una ovvietà spesso però dimenticata: negli scacci la patta equivale al pareggio quindi, a volte, chi la propone, crede di rischiare di perdere. Se qualcuno ci fa una proposta, magari anche molto favorevole, bisogna sempre considerare quali sono le sue motivazioni. Forse si potrebbe ottenere di meglio. Vedi il proverbio "non è tutto oro quello che luccica".

  3. "Alcune parti di un errore sono sempre corrette" - Savielly Tartakover
    Tartakover si riferisce a una combinazione (combinazione=sequenza di più mosse) di scacchi che dovrebbe portare a un vantaggio. A volte si possono sbagliare i calcoli ma, in genere, non è l'intera sequenza di mosse a essere errata, ma si tratta di un singolo dettaglio che era sfuggito. Analogamente, nella vita, contano i dettagli. Vedi il proverbio "il diavolo si nasconde nei dettagli".

  4. "Le buone posizioni non vincono le partite: le buone mosse sì" - Gerald Abrahams
    Anche nella vita una buona congiuntura non basta ad avere successo: sono necessarie anche delle decise azioni personali.

  5. "Per evitare di perdere un pezzo, molti hanno perso la partita" - Savielly Tartakover
    Terribilmente e ironicamente vero! Immagino che Esopo abbia scritto una favola con la stessa morale! Anche nella vita bisogna stare attenti, per evitare un problema, a non finire in uno peggiore. Vedi il proverbio "cadere dalla padella nella brace".

  6. "Non è sufficiente essere un buon giocatore... bisogna anche giocare bene" - Siegbert Tarrasch
    Tarrasch si riferiva al "per vincere una partita". Analogamente nella vita, per avere successo, non bastano le doti innate ma bisogna anche darsi da fare per utilizzarle al meglio.

  7. "Un piano sbagliato è meglio che nessun piano" - Frank Marshall
    Anche nella vita abbandonarsi agli eventi raramente porta a qualcosa di positivo. Un piano, una linea d'azione, anche se non corretta al 100% almeno porterà dei cambiamenti, ovvero delle opportunità (vedi detto 1).

  8. "Il tattico deve sapere cosa fare quando c'è bisogno di fare qualcosa: lo stratega deve sapere cosa fare quando non c'è bisogno di fare niente" - Savielly Tartakover
    Nella vita bisogna essere plastici e reattivi. Alcune situazioni richiedono azioni tempestive ed energiche. Altre situazioni, però, richiedono una attenta pianificazione. Insomma la flemma è positiva se non diventa inerzia e l'intrapendenza è positiva se non diventa impulsività. Diverse situazioni necessitano dell'una o dell'altra qualità.

  9. "Un buon sacrificio non deve essere necessariamente corretto ma lasciare il tuo avversario spiazzato e confuso" - Rudolph Spielmann
    Negli scacchi un "sacrificio" è il cedere temporaneamente del materiale per ottenere in seguito un adeguato compenso. Ricorda un po' il detto 7. Nella vita una scelta, anche se non corretta al 100%, può avere un esito buono perché su di essa possono influirvi elementi esterni imponderabile (sorte, fortuna). Inoltre, nello scontro/confronto con un'altra persona, sarebbe bene tenere presente non solo quale sia l'azione più forte in generale ma anche quella più temuta o meno sopportata dal nostro avversario/interlocutore.

  10. "Gli scacchi sono un gioco terribile. Se non hai il centro, il tuo avversario ha una posizione più libera. Se invece hai il centro allora hai realmente qualcosa di cui preoccuparti!" - Siegbert Tarrasch
    Detto scherzoso di Tarrasch. Per comprenderne la seconda parte bisogna sapere che, un altro detto, dice di attaccare il centro avversario. Comunque, senza entrare nelle complicate interpretazioni scacchistiche, questo detto equivale al proverbio "l'erba del vicino è sempre più verde". Ogni situazione ha i suoi pro e contro: più che a perder tempo desiderandone un'altra bisogna cercare di sfruttare al meglio ciò che si ha.

venerdì 26 marzo 2010

Le Avventure di Cavolina: La commissione per mamma (Pt. 2/3)

A moderatamente bassa richiesta, per la serie "le Avventure di Cavolina", ecco il seguito alla prima parte dell'omonima favola per grandi e piccini.

Le Avventure di Cavolina: La commissione per mamma (Pt. 2/3)
Dopo poco arrivarano al punto più pericoloso: attraversare la strada che dai campi va in città. Cavolina guardò prudentemente verso il ponte alla sua destra e, non vedendo nessuna macchina, attraversò veloce tirandosi dietro Selvaggia.

Oramai erano arrivate nei pressi del paese quando, improvvisamente, da dietro un albero, saltò fuori un grosso animale: Cavolina lanciò un urlo per lo spavento e Selvaggia, ancora più impaurita, salto in bracciò alla sua padrona, cercando di arrampicarsi sulla sua testa, col risultato di farla cadere gambe all'aria.
"Selvaggia, che combini?! Non vedi chi è?" - disse Cavolina alla sua oca - "E` nonno Rospo che si diverte a farci prendere paura!"
Allora Selvaggia, sebbene ancor tutta tremante, smontò da sopra la sua padroncina e guardò sospettosamente nonno Rospo.
Nonno Rospo era un rospone nero, brutto e tutto bitorzoluto. Però non era cattivo e non aveva avuto intenzione di impaurire la bambina e la sua oca. Così, dopo aver riso per la buffa scenetta e gonfiato le gote per il divertimento, se ne andò per la sua strada, saltellando via, con un semplice "croack!" di saluto.

Finalmente Cavolina arrivò dal fruttivendolo che, riconosciutala, la salutò calorosamente. Venuto a sapere che la piccola doveva comprare una zucchina per sua mamma, cercò e le regalò la più grossa. Anche il macellaro e il panettiere la videro e, usciti dai loro negozi, la salutarono e le chiesero come mai la mamma non fosse venuta personalmente.
Cavolina rispose che la mamma aveva da fare la minestrina e per questo aveva mandato lei. I negozianti si guardarano fra loro, come contandosi, e improvvisamente il macellaro esclamò - "Ah, già! oggi è il secondo giovedì del mese e il veterinario e il suo assistente vanno a controllare gli animali della fattoria!". E tutti e tre scoppiarono a ridere.
"Certo che i grandi sono proprio strani!" - pensò Cavolina, rincamminandosi verso casa con la zucchina per mamma in mano.
Cavolina aveva fretta di tornare a casa per fare merenda ma Selvaggia, alla quale iniziavano a far male i piedi palmati, era stanca e adesso era l'oca a farsi trascinare dalla bambina.

Arrivata alla strada, Cavolina guardò prudentemente verso il ponte alla sua sinistra e, non vedendo nessuna macchina, attraversò veloce tirandosi dietro Selvaggia.
"Wrooommm!!! Squack!"
Cavolina aveva attraversato sana e salva ma, Selvaggia, era stata investita da un grosso camion proveniente da destra, e ora giaceva sull'asfalto agitandosi debolmente.
"Oh! Ochina mia! Amica Selvaggia! Cosa ti è successo!" - gridò Cavolina con gli occhioni blu già colmi di lacrime.
Ma Selvaggia non poteva rispondere perchè aveva le morbide budelline sparsa sull'affannoso petto e, non aveva la forza di muoversi, perchè la vita la stava lasciando.
Cavolina era però una bambina coraggiosa, così, prese in braccio Selvaggia e, con attenzione, staccò le sue budelline dall'asfalto. Poi corse a tutta velocità verso casa sussurando alla sua ochina di tener duro.
"Non morire Selvaggia! non morire! dobbiamo passare molte altre giornate a giocare insieme!" - le disse Cavolina piangendo.

Finalmente Cavolina arrivò alla fattoria ed entrò dentro urlando - "Mamma, mamma! aiuto! la mia ochina! la mia ochina muore!"
Dopo poco la mamma uscì dalla sua camera tutta accaldata e con la veste spiegazzata - "Che succede Cavolina? Perchè urli?"
Cavolina mostrò Selvaggia, che ormai quasi non respirava più, alla mamma.
"Cavolina! Ti avevo detto di comprare una zucchina non un'oca!" - disse la mamma.
"Ma mamma! è la mia ochina Selvaggia! E` stata investita da un camion mentre tornavamo a casa!" - rispose Cavolina piangendo.
La mamma, che voleva bene a Cavolina perché era una bambina molto ubbidiente, capì cosa era successo: prese il povero animale dalle braccia della bimba e le disse - "Ho capito, povera piccina mia! Vediamo cosa posso fare. Tu vai in camera tua e aspetta là con Pisellino fino a quando non ti chiamo. Cercherò di salvare la tua ochina!"

(Fine della seconda parte)

giovedì 25 marzo 2010

Cowboys

Da qualche mese faccio parte di un circolo di fotografia. Questo circolo ha anche un gruppo su FB che viene usato per condividere le foto, commentarle e scambiarsi opinioni più o meno scherzose.
Ovviamente la qualità delle foto e i temi trattati sono estremamente vari.

Recentemente sono rimasto sinceramente impressionato da una serie di foto di una nostra collega: la signorina S. (*)
La sua opera, molto impegnata e ambiziosa, è, nel suo genere, unica; l'autrice ha infatti cercato di eseguire una sorta di trasposizione fotografica del noto film "I segreti di Brokeback Mountain" (*).
Ma come rendere con degli scatti le atmosfere intense del film? Ovviamente non aveva senso cercare di riprodurre le immagini "fisiche" del film. L'autrice ha quindi preferito concentrarsi nell'esprimere, reinterpretandole con originalità, le emozioni intense del film e non le sue immagini.
L'autrice ha centrato in pieno il suo obiettivo anche grazie ai due Jack ed Ennis nostrani magistralmente interpretati da S. e D.
Come detto E., invece di cercare scenografie o costumi particolari, punta tutto sulla tensione erotica. Il richiamo più evidente al film, oltre che dai sottointesi erotici, è dato solamente dai cappelli stile far west dei due modelli.


Nello schizzo qui a fianco cerco di riassumere gli elementi più significativi della foto, a mio avviso, più intensa. L'immagine raffigura S. e D. strettamente abbracciati. I due non si guardano direttamente, eppure gli sguardi, rivolti verso l'obiettivo, paiono comunque intrecciarsi fra loro, tanta è la tensione sessuale che esprimino.
D. ha lo sguardo duro e severo mentre, con il braccio sinistro, pare voler proteggere da ogni minaccia il suo compagno.
S., felice di sentirsi protetto, appare più dolce, quasi femmineo, la bocca languidamente socchiusa trasuda desiderio e la testa è maliziosamente inclinata verso il suo protettore.
E` facile capire a quali stereotipi, nell'immaginario della fotografa, D. e S. corrispondono: il primo è il classico stallone maturo mentre, il secondo, è il puledrino inesperto ma anzioso di imparare.
L'autrice avrebbe potuto calcare la mano e cascare nella trappola di voler stupire, o addirittura scandalizzare, ad ogni costo. Sarebbe stato facile, ad esempio, scadere nel volgare fotografando i due modelli impegnati in effusioni più o meno esplicite. Invece no: E. ha preferito ricorrere a sottili suggestioni inconsce e, proprio per questo, ancor più potenti.
D. e S. infatti, non soltanto sono strettamente avvinghiati, ma tengono in mano delle macchine fotografiche fingendo che siano dei revolver. Questo, ovviamente, a una lettura superficiale. Come tutti sanno, le armi, e in particolare le pistole, sono dei simboli fallici. Nella foto, dalla loro posizione, si capisce che le macchine fotografiche rappresentano dei falli eretti. L'autrice ha voluto quindi sovrapporre nella stessa immagine, all'amore spirituale, esplicitato dal modo in cui D. protegge il suo compagno, un forte riferimento sessuale. Sotto questa luce, la lingua di S., pronta a guizzare dalla bocca dischiusa, e le labbra turgide, piegate a formare una "o", di D., assumono un significato poco meno che esplicito.
In conclusione una foto che può non piacere, forse disturbare, ma che sicuramente non lascia indifferenti. Bravi bravissimi, D. e S. perfettamente a loro agio nel rappresentare una coppia omosessuale estremamente credibile.

Ok. Basta così...
Devo dare alcune spiegazioni ai miei lettori, indefessi e non. L'altra sera, all'uscita dal circolo, ho scambiato poche parole con D. che ha avuto l'avventatezza di definirmi "persona spiritosa". Il gentile complimento ha stimolato la mia fantasia e, durante l'ennesima notte insonne, ho progettato questa facezia per mettere alla prova il SUO senso dell'umorismo!
Temo però che, per chi non può vedere la foto e non conosca i personaggi, nonostante la mia riproduzione artistica a mano libera, questo post sia incomprensibile. Mi dispiace, ma non posso farci niente: lo scopo di questo post è infatti solo quello di essere letto, e spero apprezzato, solamente da D. (e magari dai pochi altri che hanno visto o possono vedere la foto).
Inutile dire, ma lo scrivo lo stesso, che la foto in questione non ha nessun richiamo sessuale ma mostra solamente due amici che scherzano davanti all'obiettivo.


Nota (*) Proteggo l'identità dei protagonisti di questo post indicandoli con la sola iniziale del nome. Vedi 2+2=boh?
Nota (**) Questo film del 2005, del regista Ang Lee, narra la contrastata storia di amore fra due cowboys omosessuali. Ha vinto il Leone d'oro e ben tre oscar (regia, sceneggiatura non originale e colonna sonora).

mercoledì 24 marzo 2010

Il mio ginecologo

Per almeno tre anni sono andato da un ginecologo (*): il Dr. Boender(**). Le mie non erano visite di cortesia ma visite mediche. Diversamente da alcune donne, non ho avuto nessun imbarazzo a farmi visitare anche se il dottore era un uomo. Il dottore era pure un bell'uomo.

Come disse il marito ai carabinieri, che lo sorpresero mentre con un'ascia smembrava il cadavere della moglie, "Non è quello che sembra: posso spiegare tutto..."

Per circa quattro anni ho lavorato in Olanda. Durante il primo anno non ho avuto problemi di salute poi, una estate, una terribile malattia: avevo preso i vermi...
Solo allora mi decisi a informarmi su come avere l'equivalente del medico di famiglia. Parlando con una collega spagnola, che abitava vicino a casa mia, venni a sapere che sull'altro lato del canale c'era lo studio del Dr. Boender, il suo dottore.
Con qualche ricerca trovai l'indirizzo email e scrissi per sapere se aveva posto. Mi rispose la segretaria dicendo che non c'erano problemi. Ah! qui è importante sottolineare che "Gabriele" in olandese viene interpretato come un nome femminile (e infatti regolarmente ricevevo posta indirizzata a "Mevrouw" invece che "Meneer" Gabriele B.). Anche per questo motivo, suppongo, la mia richiesta non destò "sospetti".
La mattina dopo, di buon ora, andai allo studio e subito notai una targa bella grande. La targa era in olandese ma si capiva benissimo cosa diceva: "Medico Ginecologo".
Ora, considerata la mia pigrizia, dopo tutto il "lavoro" fatto per scovare questo medico, oltre che la comodità data dalla vicinanza del suo studio, pensate che sarei andato a cercarne un altro? Ovviamente no...
Arrivato a lavoro rintracciai la mia amica spagnola e le feci notare che mi aveva mandato da un ginecologo. Ella rideva tutta contenta e mi disse "Hai visto poi quanto è bello?". No, non ci avevo fatto caso. La bellezza maschile per me è un totale mistero: magari scriverò un post a questo proposito.

Comunque, una volta debellati i vermi, mi tenni il dottor Boender. Dopo tutto aveva il grosso vantaggio di essere a poche decine di metri da casa. A volte c'era da aspettare un po' ma, in genere, ero in compagnia di belle ragazze. Solo una volta ci trovai un vecchietto (o forse una vecchietta ma molto, molto, brutta).
L'unica cosa che mi infastidiva era che le pazienti le teneva un sacco di tempo e me, invece, mi liquidava in 5 minuti. Anzi, sembrava che evitasse accuratamente di toccarmi. Una volta ci andai, quasi appositamente, per verificare se mi avrebbe toccato o meno: mi feci controllare la schiena dove mi era venuta una pustola...

Comunque come dottore non doveva essere troppo male: infatti per il resto della mia permanenza in Olanda non morii per nessuna malattia.


Nota(*) Secondo il mio Zingarelli:
Ginecologo--> Medico specializzato in ginecologia
Ginecologia--> Parte della medicina che studia e cura le malattie dell'apparato genitale femminile

Nota(**) Normalmente (vedi 2+2=boh?) non uso nomi autentici ma, la probabilità che questo dottore legga il mio blog sono così basse che, per amor di verità, correrò il rischio.

martedì 23 marzo 2010

KGB le Origini: Il Ribelle

Secondo post, dopo KGB le Origini: lo Sterminatore, dove scrivo di me stesso.
Temo, per una volta, di non distinguermi dalla massa. Come tutti amo parlare di me stesso e, in particolare, della mia infanzia.
Scriverò un altro post autobiografico che, temo, dirà poco o nulla a chi lo legge. Però è anche vero, come ho suggerito fra le righe in Inizio, che, sostanzialmente, scrivo per me stesso e per il solo piacere di farlo. Non ho bisogno quindi di cercare l'approvazione dei miei, ipotetici, lettori con post sempre divertenti e accattivanti. Non mi interessa convincerli della giustezza delle mie idee, oppure, di mostrare quanto originale e creativo io possa essere. Insomma mi fa piacere se qualcuno apprezza i miei post ma non è questo il mio obiettivo. Così se mi va di scrivere un post barboso lo scrivo: se non piace pazienza!

Il post precedente (KGB le Origini: lo Sterminatore), scritto per impulso più che pianificato, non affrontava un episodio specifico ma abbracciava un periodo di diversi anni. Da adesso cercherò invece di seguire un ordine più cronologico. Lo scopo di questi post, quelli della serie "KGB le Origini...", è infatti quello di ricercare le radici (o le presunte tali) di alcuni aspetti della mia personalità. Visto che la personalità si sviluppa progressivamente nel tempo, è naturale e sensato procedere con ordine.

Il seguente episodio è molto vecchio. L'ultima volta che ci ho ripensato, circa venti anni fa, lo ricordavo molto più chiaramente soprattutto nelle implicazioni sul mio carattere. Adesso alcune sensazioni non sono più nitide in tutti i loro dettagli però l'essenza dell'aneddoto la ricordo ancora bene.

Dunque, avevo tre o quattro anni (non sono sicuro al riguardo: sicuramente non di più, forse meno), e gironzolavo tranquillamente per casa. Con l'animo in pace e la coscienza serena, entrai in salotto. Improvvisamente fui raggiunto dall'anziana signora (non so quanto fosse anziana in verità: io la consideravo una "vecchina" ma magari aveva sui 50 anni...) che, occasionalmente, mi badava e preparava da mangiare. Senza darmi spiegazioni sul "perché" decise di sculacciarmi: mi prese in braccio e, sedutasi sulla sedia accanto all'ingresso del salotto, mi mise sulle ginocchia abbassandomi i pantaloni.
Io strepitavo e scalciavo ma non per il dolore (era una sculacciata estremamente leggera) ma perchè non avevo idea di cosa avessi fatto. Non ricordo se fra le mie grida riuscii anche a esprimere questa domanda. Probabilmente no.
Lentamente però (lentamente per un pensiero: quindi nell'arco di pochi secondi!) la frustrazione e la collera presero il posto della paura. Improvvisamente, in un singolo istante, realizzai che stavo subendo una ingiustizia e questo pensiero mi diede forza e coraggio. Fino a quel momento avevo urlato e scalciato ma in quell'attimo di comprensione decisi che non dovevo darle soddisfazione: smisi di scalciare e di gridare e mi afflosciai immobile. Dopo qualche secondo anche la vecchia signora si accorse che non mi dibattevo e mi disse qualcosa tipo - "Adesso non piangi più?" e mi lasciò andare.
Mentre mi allontanavo, in silenzio ma gonfio di collera, uscendo dal salotto, le lanciai il più severo sguardo colmo di disprezzo che riuscii a raccogliere. Ella mi guardò e mi disse, con un sorriso stupito, "Ma sei arrabbiato?". Io non le risposi.

Certo data l'età, e in mancanza di cespugliose sopracciglia, il mio sguardo di severo disprezzo non dovette essere molto temibile!
Questo è l'ultimo (a dire il vero anche l'unico) ricordo che ho di quella signora: voglio provare a chiedere al babbo, cosa si ricorda di lei...

Questo episodio è importante perchè sicuramente ebbe una grandissima influenza sullo sviluppo della mia etica della "giustizia". Difficile essere più preciso. Significò qualcosa tipo: ll non tollerare l'ingiustiza (o l'indignazione per l'ingiustizia) e il dovere ad opporsi a un torto. Ecco, forse, significò (o almeno mi avviò in questa direzione) il fare ciò che ritenevo giusto fare indipendentemente dall'opinione di terzi. Da qui al fare ciò che si ritiene essere giusto il passo è breve.

lunedì 22 marzo 2010

Decisamente Teleagonia...

Questo post è il seguito di Telegonia o Teleagonia?. Come il precedente anche questo post è assolutamente di nessun interesse. Serve solo da (molto) momentaneo sfogo alla mia frustrazione per l'inassistenza fornita da Telegom.
Di seguito proseguo la mia cronaca dalla giornata a cui ero arrivato precedentemente. Se qualcuno è interessato agli inutili dettagli può trovarli nel post indicato di sopra.

Venerdì, 12 marzo. Attendo speranzoso l'ennesima telefonata. Per l'ennesima volta rimango deluso.

Sabato, 13 marzo. Tre squilli. Non faccio in tempo a rispondere. I fantomatici ulteriori tecnici hanno chiamato?

Lunedì, 15 marzo. Telegom ha prontamente chiuso la chiamata. Richiamo Fischiali. Mi dicono che in mattinata hanno fatto un intervento ma che non sono riusciti a risolvere il problema. Spiego che dal primo pomeriggio non ho più internet. La signorina con cui parlo, dopo alcuni controlli (risultavo connesso anche con router spento), dice che probabilmente c'è stato un errore di permutazione della linea. Magia magia, significa che hanno attaccato il mio internet a qualcun altro! Mi è arrivata, l'ormai inutile, lettera della Telegom con il codice pin per riattivare i numeri a pagamento.

Martedì, 16 marzo. Niente internet per l'intera giornata. A sera richiamo l'assistenza Fischiali. Giovane ragazzu simpatico: mi chiede se conosco Luca Bini di San Miniato. Parliamo anche di Facebook e dei suoi problemi. A parte questo mi ragguaglia sulla situazione spiegandomi cosa è stato fatto. L'11 marzo il tecnico ha detto di aver "risolto": Fischiali ha però continuato a monitorare la situazione e lunedì ha dichiarato che il controllo ha avuto esito negativo. Cioè si sono accorti che i problemi persistono e quindi hanno ricontattato automaticamente il tecnico.

Questa ultima conversazione, insieme alle due-tre telefonate nelle quali ho parlato direttamente col tecnico, mi ha permesso di intuire come sta la situazione realmente. Questo tecnico è lo stesso che lavora per Telegom: o direttamente o in appalto, non so. Parlandoci, ascoltando i miei dettagli con noia e disinteresse, mi diede l'idea di essere parecchio stanco e poco solerte. Le possibilità sono due: o è incapace e non sa come risolvere il mio problema oppure ha da fare il lavoro di 20 persone. Probabilmente è giusta la seconda. In teoria Fischiali gli ha affidato l'incarico di controllare l'intera linea telefonica per isolare e risolvere il problema. Nel suo intervento dell'11 marzo si è invece limitato a chiamarmi dalla centrale dicendomi che aveva cercato di migliorare il segnale da là (cosa che, ovviamente, non era servita a niente), mi aveva poi suggerito, fra le righe, che sarebbe stato meglio se mi rivolgevo a Telegom per problema sulla linea invece che per problema su ADSL. Credo che mi abbia mentito dicendo che avrebbe mandato dei tecnici per verificare la situazione del famoso ramo spezzato sui cavi telefonici.
Io credo che il suo obiettivo sia di guadagnare tempo il più possibile chiudendo la chiamata senza fare niente: con Telegom non è un problema: se lui dice di aver risolto allora Telegom chiude la chiamata e, ogni volta che richiamo, la pratica riparte da capo. Con Telegom può quindi guadagnare tempo indefinitivamente. Fischiali invece, con i suoi controlli automatici gli sta più col fiato sul collo. Per questo sono, ancora, fiducioso che, entro due settimane, il problema verrà risolto.

Mercoledì 17 marzo. Mattinata sempre senza internet. Improvvisamente, nel primo pomeriggio, vengo riallacciato: i soliti problemi di connessione persistono ma almeno posso controllare posta e simili (tipo aggiornare il mio blog con i post che avevo bufferizzato nei giorni precedenti). Comunque a sera, anche per controllare che la chiamata non sia stata chiusa col semplice riallacciamento, richiamo Fischiali. Ribecco lo stesso ragazzu del giorno prima: mi assicura che il ticket non è stato chiuso e che ci stanno ancora lavorando. Io mi lamento un po' che è da molti giorni che questo problema si sta trascinando senza soluzione. Inoltre gli ventilo i miei dubbi sulla buona volontà del tecnico di affrontare il problema. Il ragazzu fa qualche nuovo controllo: circa 10 minuti di interferenze e musica jazz, intervallate dalla sua voce che mi dice di aspettare ancora un minuto. Alla fine mi conferma che ha mandato una email al "livello 2" informandolo del problema. Secondo lui il "livello 2" tartasserà il tecnico fino a quando il problema non sarà risolto.

Giovedì 18 marzo. Vengo contattato dal solito tecnico (ho riconosciuto la voce) che vuole fare il solito controllo dalla solita centrale. Seguo le sue solite istruzioni. Stavolta, dopo circa un ora, mi richiama chiedendomi se può venire a controllare a casa. Io stendo il tappeto rosso e aspetto. Arriva e verifica l'interferenza al mio telefono. Per ulteriore conferma controlla, collegandosi direttamente ai fili, che il segnale arrivi disturbato dall'esterno. E` così: il problema è all'esterno.
Mi spiega che è il tipo di interferenza che si ascolta quando il cavo telefonico sta per rompersi. Mi dice anche che da queste parti hanno recentemente sostituito un cavo perchè gli scoiattoli ne avevano mangiato il rivestimento per oltre un metro! Intorno alla mia casa vivono orde di scoiattoli però, da come ripulisconi i mandorli, sembrano di gusti culinari molto migliori...
Conclude dicendo che riallerterà (come sospettavo è la stessa persona con cui avevo parlato la settimana precedente) gli addetti al controllo dei cavi. Poi aggiunge di dirgli questa volta, quando mi chiameranno, (ehm a quale "altra" volta si riferisce? Ai 3 squilli ai quali non avevo fatto in tempo a rispondere?) "che il problema persiste" altrimenti chiuderanno subito la chiamata. Mi pare un'ovvietà ma credo che debba essere interpretato come la conferma al fatto che, l'ulteriore livello di assistenza, è ben felice di evitare di fare qualsiasi cosa se, appena, ha una scusa per farlo...

Venerdì, 19 marzo. Palpitante attesa ma niente di nuovo.

Sabato, 20 marzo: ore 9:00 al secondo squillo sono già a parlare con l'ennesimo tecnico (quello che dovrebbe controllare effettivamente i cavi del telefono, tratto per tratto, per vedere dove è il problema). Inizialmente mi fa un po' confondere suggerendo che non ci siano interferenze (al mattino infatti, fino alle 10:00, la situazione è ancora accettabile...). Poi, come mi aveva istruito il tecnico Telegom, gli dico che il problema persiste. Alla fine, molto seccato, mi dice che verrà a controllare stasera o, al massimo, lunedì. Io gli dico dei famigerati rami sui fili e lui subito: "io, però, senza il mio collega, i rami non posso toglierli...". E allora che viene a fare? A fare un sopralluogo? Una specie di endoscopia prima dell'operazione chirurgica? Mi sa che ho capito il tipo: verrà a controllare i cavi senza portare nemmeno la scala...

Lunedì, 22 marzo. Attesa... Inutile... Sono le 18:00 e inizio a prepararmi psicologicamente per richiamare Fischiali...

domenica 21 marzo 2010

The Writer

Dopo due notti di sonno decente ho ridormito male. Almeno oggi è domenica e, ho potuto recuperare, stando a letto fino a tardi. Come conseguenza però sono rimasto rintontito per gran parte della mattinata.
Chi ha letto altri post inizierà a comprendere dove voglio arrivare...
Esatto! Il post di oggi non potrà, causa rintontimento, essere uno dei più brillanti e/o divertenti e/o originali e/o interessanti...

Da qualche settimana, vedi post Dark Steel Break, avevo voglia di guardare l'ultimo film della Bigelow "The Hurt Locker".
Mi era giunta notizia che fosse allegato con Paesaggio (*) e quindi avevo chiesto, a chi passava da un giornalaio, di comprarmelo.
Risultato, ieri, mi è stato consegnato il DVD, allegato a Paesaggio, intitolato "The Reader" di Stephen Daldry del 2008. Non sorprendetemente, ma inaspettatamente, ho visto quindi questo film.

Nel cast spiccano Kate Winslet e Ralph Fiennes. La Winslet ha vinto l'oscar come migliore attrice protagonista.
In effetti l'interpretazione della Winslet è buona anche se non mi è parsa eccezionale. Tenderei a ipotizzare che, per ragioni politiche, si volesse premiare questo film e che, l'unico premio plausibile, fosse, appunto, quello per la migliore attrice....

Il film è prolisso e mi ha fatto sonnecchiare a ripetizione (magari è per questo che poi ho dormito male!).
Se ho ben capito il messaggio del film è sulla fallacità, e forse ipocrisia, della giustizia. Il film argomenta la sua teoria nella seguente maniera: durante la seconda guerra mondiale tutti i cittadini tedeschi erano più o meno consapevoli di come venivano trattati i prigionieri ebrei eppure solo pochi hanno pagato per le loro colpe. Una decina di anni dopo la guerra, una superstite di un campo di concentramento, pubblica un libro che accusa sei sorveglianti (delle SS) di aver provocato la morte di circa trecento prigioniere ebree. Fra queste sei c'è anche il personaggio della Winslet. La Winslet (il suo personaggio ovviamente!) non ha maggiori responsabilità delle altre ma, alla fine del processo, paga per tutte prendendosi l'ergastolo mentre le altre se la cavano con quattro anni a testa. Riepilogando: tutto il popolo colpevole, solo sei processi, solo una vera condanna.
Il film prosegue, per almeno mezz'ora buona, chiosando sull'amore fra i protagonisti, sul significato del carcere e sull'espiazione ma alla fin fine aggiunge ben poco a quanto già detto.

Nel complesso un film che non riguarderò volentieri e che non consiglio di guardare.
Perchè ci ho fatto sopra un post allora?
Perchè sul finale del film il regista ha combinato un pasticcio.
La protagonista non sa leggere e per questo ama ascoltare, le prigioniere prima e il suo giovane amante poi, declamare a voce alta ogni genere di libro. Finita in carcere riceve, dall'ormai ex amante, dei nastri dove egli le legge vari libri. Con l'aiuto di questi nastri, la Winslet, decide (finalmente!) di imparare a leggere. Pian piano, ascoltando il nastro, riesce a identificare le parole corrispondenti sul libro e a capirne quindi il loro significato.
E l'errore? Le cassette e i libri sui quali studia dovrebbere essere in tedesco invece, non riesco a capire per quale motivo, nel film sono in inglese!
Boh, forse questa vi sembrerà una minuzia ma a me sono cascate le braccia e sono rimasto a bocca aperta (ok, questo anche perchè sbadigliavo in continuazione!)

Ah, sulla copertina del DVD, nella descrizione della trama, c'è anche scritto "Fin dove arriveresti per proteggere un segreto?". E` vero, c'è anche questo aspetto nella trama (il non saper leggere è il segreto che scagionerebbe la Winslet dall'accusa più grave ma che ella preferisce non svelare durante il processo) ma, a mio avviso, è solo l'espediente per realizzare la tesi sulla giustizia e non l'elemento fondamentale del film.

Nota (*) I nomi di persone, marche etc. sono di fantasia. Vedi 2+2=boh?

sabato 20 marzo 2010

Le Avventure di Cavolina: La commissione per mamma (Pt. 1/3)

Introduzione:
Analizzando la minuscola lista delle mie conoscenze mi sono reso conto che, una percentuale significativa di esse, è composta da mamme o neo-mamme(*).
Per questo credo che, la maniera migliore per coinvolgerle nel mio triste e brutto blog, sia quella di postare, in più episodi, alcune favole per la prima infanzia. Le mamme potranno stamparle e leggerle ai propri piccoli per impartirgli piacevoli ma istruttive lezioni.
Ovviamente queste brevi favole saranno originali di mia creazione e, nei miei piani, collegate fra loro avendo, come protagonista, la piccola Cavolina. La prima storia che presento, a causa della sua lunghezza, sarà divisa in tre puntate. Conto in questa maniera di incrementare enormemente il seguito dei miei lettori (grandi e piccini).

Nota (*) Una neo-mamma è una mamma con almeno un figlio piccolo.

Le Avventure di Cavolina: La commissione per mamma (Pt. 1/3)
La piccola Cavolina era una bambina piccina piccina, con due occhioni azzurri grandi grandi, e i capelli biondi tagliati corti. Viveva, con la mamma e il papà, in una fattoria con tanti animali, vicino a un paesino piccino piccino.
Cavolina aveva anche un fratellino, Pisellino, più giovane di lei di un anno, ma che la superava già di una spanna.
Cavolina voleva molto bene al suo fratellino e, finito di studiare, giocavano sempre insieme. Cavolina era però amica anche di tutti gli animali della fattoria ai quali parlava e raccontava le sue avventure. In particolare, fra tutti gli animali, i preferiti di Cavolina erano la saggia mucca Tirintilla (che se ne stava sempre nella stalla a ruminare con un cappellino in testa) e l'oca Selvaggia. Tirintilla, con il suo sguardo dolce e il muggito tranquillo e profondo, le faceva coraggio quando aveva paura. L'oca Selvaggia invece era Selvaggia di nome ma non di fatto. Selvaggia era infatti molto mansueta e allegra. Quando Cavolina le raccontava le sue storie, Selvaggia, frullava le ali e starnazzava felice. Selvaggia era tutta bianca con una sola penna marrone sul collo. Essendone molto fiera, quando camminava per la fattoria, stava con il lungo collo ben ritto in aria, per mostrare a tutti la sua piuma marrone, quasi fosse una preziosa collana. Anche a Cavolina piaceva molto accarezzarle il collo perchè era lungo e caldo. Quando lo stringeva con la sua manina il collo vibrava di piacere e Selvaggia, tutta contenta, col becco le afferrava il nasino attenta però a non farle male.
Cavolina era anche molto ubbidiente e faceva sempre tutte le cose che la mamma le chiedeva. Tutti dicevano che era proprio brava perchè ubbidiva sempre alla mamma. Faceva sempre tutti i compiti, aiutava il fratellino, sparecchiava la tavola e faceva tutte le commissioni che la mamma le dava.

Un pomeriggio, mentre Cavolina, dopo aver fatto i compiti, si stava trastullando nella sua camera con Pisellino, la mamma venne da lei e le chiese di andare in paese a comprare una zucchina per fare la minestrina.
"Mamma" - chiese Cavolina felice di aiutare - "dove posso trovare la zucchina più grande?"
"Dal macellaro! No, ma cosa mi fai dire, sciocchina, devi andare dal fruttivendolo!" - rispose la mamma.

Così Cavolina si rivestì e indossò il suo abitino preferito: un vestitino a quadretti bianchi e rossi che la mamma, per risparmiare, le aveva fatto tagliando e ricucendo una vecchia tovaglia. La mamma era molto brava a cucire e, anche il papà, diceva che ci sapeva fare con le mani.

Cavolina aveva però paura ad andare da sola in paese. Così chiamò la sua oca Selvaggia e le mise il guinzaglio per andare con lei.
A Selvaggia piaceva molto andare a spasso con la sua padrona: tirava e tirava con il lungo collo piegato in avanti per lo sforzo. Ad ogni cespuglio Selvaggia strattonava per andare a vedere se c'era qualche uovo da covare e Cavolina faceva una gran fatica a non farsi trascinare via. Però Cavolina si divertiva ed era contenta così.

(Fine della prima parte)

venerdì 19 marzo 2010

Fissi, Fessi e Indefessi

Anche chi non legge questo blog non può saperlo: oltre che intelligente sono anche molto arguto e spiritoso.
La mia arguzia e ironia non si accontenta di imperversare nei post ma, talvolta, traborda anche ai suoi lati.
Per la precisione mi riferisco a uno dei "gadget" di questo sito: la lista dei "Lettori Fissi".
In un estremo momento di verve ironica ho modificato il codice html di questo gadget cambiandogli il nome in "Lettori Fessi".

Non pensavo, vista anche la qualità scadente di questo blog, che qualcuno trovasse il coraggio di inserirsi in tale elenco. Eppure, da qualche giorno, ho notato che un coraggioso ha rotto gli indugi così che, il suo nome, campeggia gagliardamente nell'infame quadrato.

Ora però mi sento un po' in colpa ad aver cambiato la dicitura da "Fissi" a "Fessi" perchè, questo mio coraggioso sostenitore, oltre a non essere fesso, è anche un mio buon amico...
Certo, io cambiai "Fissi" in "Fessi" il giorno stesso in cui aprii il blog quindi, il mio amico, iscrivendosi a tale lista, sapeva, a meno di una eclatante distrazione, a quale pubblico ludibrio si sarebbe esposto...

In definitiva per mettere in pace la mia coscenza, con l'aiuto del mio geniale senso dell'umorismo, ho deciso di cambiare nuovamente il titolo del riquadro: da oggi non sarà più "Lettori Fessi" ma "Lettori Indefessi" (*). Credo infatti che nessuno si possa sentire legittimamente offeso trovandosi in una lista chiamata "Lettori Indefessi" e, contemporaneamente, tale titolo rimane incredibilmente divertente.

Spero, in futuro, di avere altri lettori indefessi e, soprattutto, che il mio unico lettore indefesso non scappi via!

Nota (*): Indefesso = Assiduo, Instancabile

giovedì 18 marzo 2010

Fumo negli occhi, aria per gli allocchi

Ho ridormito male. Non è che dormo sempre male, solo che, quando dorme bene, non mi viene in mente di scriverlo. Insomma il dormir male è l'eccezione e non la regola. Certo che oramai sono quattro notti consecutive... sigh...
Conseguentemente credo che sia giunto il momento di far toccare ai miei post un nuovo livello di pochezza e inconsistenza.
Data la mia stanchezza è giusto premiare, chi non legge il mio blog, scrivendo dei post che i miei non-lettori saranno ben felici di non aver letto.

Non potete saperlo ma, durante la stesura della soprastante linea vuota, ho ponderato a lungo (insomma...) su cosa scrivere.
In particolare ho pensato di scrivere del mal di testa e di come io ne sia completamente immune, per passare poi al calibro della mia capoccia e dell'enorme soddisfazione che ebbi in Olanda, patria degli spilungoni, a comprare un capo di abbigliamento più grande della media (un cappello...). Non vorrei però dare la corretta impressione che io abbia la testa grande.
Poi ho preso in considerazione di parlare della mia insonnia e di come, già da 1 anno di età, abbia sempre avuto problemi ad addormentarmi. Ci sarebbe però, addirittura, troppo da scrivere...
Poi ho pensato di tornare su un argomento particolarmente ricco di spunti: la pubblicità. Ci sono almeno due pubblicità che ultimamente mi danno da riflettere come uno specchio quando ci si schiaccia un brufolo. Però, due esempi non sono abbastanza, ne vorrei un terzo...

Conclusione? Ho scritto e scritto ma ancora non ho detto niente. Forse sarebbe stato meglio se avessi parlato e parlato senza aver detto niente?
Non so... certo il pericolo c'è sempre: a volte, alcune persone, sembra che non possano respirare senza dire qualcosa. A me, se parlo 5 minuti, inizia subito a fare male la gola.
Ma dopotutto, si sa, le parole, come i consigli, sono a buon mercato in quanto non costano nulla. Quindi perchè esserne parsimoniosi? Il costo delle parole è basso anche perchè, nonostante che in questa epoca il costo del trasporto non sia trascurabile, il veicolo attraverso il quale viaggiano è a buon mercato: si tratta infatti dell'aria.
Sarebbe veramente abile l'imprenditore che riuscisse a guadagnare denaro vendendo aria (fritta o non fritta). Oppure sarebbe estremamente stupido l'eventuale acquirente: una delle due...
Ancora, ancora, esistono i cosiddetti venditori di fumo (oltre ai venditori di profumo, che però, altro non è, che un liquido nebulizzato nell'aria) ma di aria pura e semplice proprio no.
No, no, sarebbe impossibile... Non riesco nemmeno a immaginarmi qualcuno che inscatoli l'aria per rivenderla e, soprattutto, degli allocchi che la comprino... Chi potrebbe mai essere così stupido?

...

Un momento! L'altra settimana, alla "Goop 6-Tu", ho comprato una bomboletta da 200 ml. di Aria Spray ("Prodotto indespansibile in ufficio e in casa, studiato per spolverare a fondo gli apparecchi elettronici...").
Ma io non sono stupido è solo, come ho scritto nell'introduzione, che dormo male da quattro notti!

mercoledì 17 marzo 2010

Gli scacchi non sono un gioco basato sull'intelligenza

Stanotte ho dormito male ma meglio delle ultime due notti. In teoria dovrei quindi essere leggermente più riposato ma, in pratica, inizia a farsi sentire la stanchezza accumulata.
Scrivo questo per giustificare la scarsa qualità di questo post. Chi mi conosce bene sa che sono spiritoso, arguto e piacevole da leggere. Se non lo sono il motivo è quindi da ricercarsi esclusivamente nella mia stanchezza.

Erroneamente si crede che gli scacchi siano un gioco dove l'elemento fondamentale sia l'intelligenza. Questo non è esatto o, al massimo, è vero solo in minima parte. La definizione di intelligenza è infatti così vasta che finisce per includere tutte le capacità della mente, mentre quel che serve negli scacchi è una capacità molto specifica che cercherò di definire meglio nel prosieguo. Inoltre voglio sottolineare che non è vera la comune equazione che dice "Più sei intelligente"="Più giochi bene a scacchi". Il titolo è volutamente provocatorio ma, da un certo punto di vista, nemmeno troppo.

Ma qual è allora questa "capacità" di cui ho accennato?
Sfortunatamente non esiste un termine specifico per definirla, o almeno, io non lo conosco. Cercherò quindi di descriverla come posso. Ci tengo a sottolineare che i termini "intelligenza conscia" e "intelligenza inconscia", che adotterò spesso nel resto del post, non me li sono inventati io stanotte ma sono concetti di psicologia cognitiva (almeno credo si chiami così!). Intuitivamente l'intelligenza conscia può essere vista come il nostro ragionere cosciente. L'intelligenza inconscia invece lavora alle nostre spalle, senza che noi ce ne rendiamo conto, e si manifesta a quella cosciente con impulsi, sensazioni e intuizioni.

Ecco un esempio. Siete mai stati a cercare funghi con un amico esperto cercatore?
Se sì, avrete sicuramente notato con stupore, e forse imbarazzo, che, dove voi non vedete altro che foglie, rami, sassi e tronchi d'albero, il vostro amico vede, magari da dieci metri di distanza alle vostre spalle, intere famiglie di funghi giganteschi proprio al vostro fianco. Insomma, in qualche maniera, il cercatore di funghi sembra non avere problemi a vedere ciò che a voi pare quasi invisibile.
Cosa significa questo? Che il cercatore di funghi sia più intelligente o che veda meglio di voi?
La risposta è "no" ad entrambe queste domande. In qualche maniera, l'intelligenza inconscia del cercatore, riesce a decifrare automaticamente, e molto rapidamente, le forme di ciò che vede e, in un attimo, a segnalare all'intelligenza conscia i possibili funghi. Al contrario, chi non è mai andato a cercare funghi, dovrà studiare con la sua intelligenza conscia la forma di ogni foglia per stabilire se sia un fungo o meno.

Analogamente negli scacchi, trovare una buona mossa fra le tante possibili, equivale a saper distinguere un fungo dalle innumerevoli foglie. La differenza fra uno scacchista neofita e uno esperto è che entrambi prenderanno in considerazione tre o quattro mosse però, quelle esaminate dal neofita, saranno cattive, mentre, quelle analizzate dall'esperto, saranno più o meno buone. Questo perchè, l'intelligenza inconscia dello scacchista esperto, effettua una specie di filtraggio di tutte le mosse possibili. Invece, quella del neofita, non è "addestrata" a tale compito e non filtra niente.

Ma come si sviluppa questa capacità dell'intelligenza inconscia di filtrare le mosse migliori (o sarebbe più esatto dire "plausibili")? E` forse innata?
No, non è innata anche se, ovviamente, ci sono persone più portate di altre a svilupparla. Questa capacità si basa sul riconoscere strutture e schemi, inizialmente semplici e via via più complessi. Ad esempio, dove un principiante vede un pedone in h2, uno in g2 e uno in f2, una torre in f1 e il re in g1, l'esperto vede semplicemente un arrocco corto. Tramite questi schemi l'intelligenza inconscia riesce a valutare istintivamente quali siano le mosse migliori.

Ma come possiamo far sì che la nostra intelligenza inconscia impari nuovi schemi e strutture?
La base è giocare. Bisogna però tenere presente che, questa abilità della mente di memorizzare e riconoscere automaticamente nuovi schemi, funziona bene solo nell'infanzia. Via, via che si invecchia diventa sempre più difficile: magari si possono imparare nuovi concetti e idee a livello di "intelligenza conscia" ma "l'intelligenza inconscia" diventa sempre meno impressionabile da nuovi schemi. Il risultato è (semplificando molto) che si migliora a valutare una mossa ma non a scegliere le mosse da valutare. Poichè negli scacchi le mosse possibili sono tantissime accade che il miglioramento, ai fini del gioco, è minuscolo.

Quindi per giocare bene a scacchi è fondamentale, non tanto l'intelligenza, quanto iniziare a giocare da bambini.

Ovviamente lo scopo di questo post è solamente quello di giustificare che, il motivo per cui non sono il campione del mondo di scacchi, è che ho iniziato a giocarci seriamente solo intorno ai 25 anni.