«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

martedì 31 gennaio 2017

Su(l) cesso totale

Allora con la mia solita lentezza da bradipo (necessaria per accumulare sufficienti energie mentali) oggi, dopo pranzo, ho finito di aggiustare lo sciacquone del bagno (v. SuperKGB).
Come spiegato il meccanismo per far passare l'acqua collegato al galleggiante si era completamento ostruito. Per pulirne il tubicino di plastica ho usato il filo di plastica del decespugliatore: il meccanismo vero e proprio invece era molto più piccolo e contorto e così ho dovuto cercare qualcosa di più sottile ma anche resistente. Alla fine ho usato una corda rotta del SI della mia chitarra! Un SOL o forse un RE sarebbero state più adatte ma avevo solo quella...
Già che c'ero gli ho dato anche una passata col compressore: non so se gli abbia fatto qualcosa oltre che asciugarlo. Infine accertatomi che l'acqua passava di nuovo dal meccanismo l'ho rimontato acrobaticamente nel serbatoio ricollegando il tutto. Stranamente è andato tutto bene, il tubo non perde e il serbatoio si riempie in pochi minuti!

Due proiettili - 2/2/2017
Notizia: Venezia, saudita fermata in aeroporto: aveva con sé due proiettili e foto di donna velata con kalashnikov.

Strana storia: come mai si gira con due proiettili nella borsa?
L'unica ipotesi sensata che mi è venuta in mente è che si trattasse di una prova per verificare l'affidabilità delle misure di sicurezza di quel particolare varco.
Ipotesi per ipotesi aggiungo anche che secondo me il fratello imprenditore non c'entra niente: avrebbe troppo da perdere ed è chiaro che se la donna fosse stata fermata, com'è avvenuto, sarebbe subito stato controllato: piuttosto sospetto qualche dipendente dell'imprenditore, magari neppure in regola...

Vero capolavoro! - 2/2/2017
Ho finito di leggere I legami pericolosi di Choderlos de Laclos: un romanzo epistolare pubblicato nel 1782, quattro anni prima della rivoluzione francese. Voglio scrivere un breve commento a caldo (letteralmente perché credo di avere qualche linea di febbre) anche se probabilmente ne riscriverò in seguito più ampiamente.

La prima cosa che mi ha colpito è che l'autore fosse un militare di artiglieria e che non abbia scritto altro. La seconda è che la malizia dei due protagonisti è senza tempo e, per questo, le loro lettere sembrano scritte l'altro ieri. La terza è come siano state rese meravigliosamente le diverse personalità. La quarta scaturisce dalla precedente: per capire così profondamente la mentalità libertina bisogna esserlo; eppure mi piace credere che l'autore, prima di divenire un Valmont, sia stato un Danceny. La quinta è un paio di dubbi: l'autore avrà scritto tutto da solo? Si sarà basato su lettere di cui era in possesso? La sesta... ma ho finito lo spazio...

Tema in classe di 4° elementare - 7/2/2017
Alle elementari andavo a una scuola privata gestita da delle suore: non avendo termini di paragone mi era impossibile fare confronti ma, nonostante le mie critiche pungenti, non doveva essere troppo male!

“La mia scuola”
A scuola ci hanno dato le solite porcherie (pastasciutta senza sapore, carne fritta che se uno non sta bene rigetta, mela marcia e derivati, acqua naturale che talvolta sa di bucato), sospetto che sia colpa di suor Giuseppina, ed ho ragione perché quando riprende i bicchieri dice: - Ecco, dico io, perché prendete l'acqua quando non vi va? Ieri ne ho riempito un secchio pieno!
I servizi igienici sono uno schifo a dir poco; su tre bagni, due hanno il manico rotto, se uno pigia appena, si apre e si vede...
Altro punto importante è il vater che perde; alcune volte manca pure la carta igienica e ho notato che sotto il lavandino, che non funziona, ci sono pezzi di riviste.
Al sapone mettono quello che gli capita, e se ne mettono di quelli buoni dopo due ore spariscono.
Suor Margherita non ha rispetto per nessuno e se gli capita l'occasione tira due schiaffi a tutti. Se è un po' pazza vada al manicomio insieme a una ragazza di 2° media che strappa i bottoni e rompe tutto.
Per l'attività sportiva il maestro di tennis a un errore sputa minacce a tutto spiano. Se è tanto ricco stia attento a non farsi scappare via tutti. Se non avete capito di che scuola parlo siete proprio tonti. (XXX di XXX degli XXX di via XXX)
Un ignoto filosofo
G.B. (V)


"V" è il voto e credo stia per "Visto" che la maestra ci dava quando non aveva tempo per correggere il nostro compito ma prendeva atto del lavoro svolto: ovviamente una soluzione diplomatica per non prendere posizione sui miei commenti! L'ho trascritto da una copia fatta da mia madre che ha eliminato gli errori ortografici più evidenti, sicuramente numerosissimi...
Al posto degli “XXX” avevo scritto il nome completo della scuola: ma siccome sono ancora in attività non voglio rischiare di fargli cattiva pubblicità!
Interessante che mi sia firmato come "Un ignoto filosofo": evidentemente nella mia fantasia di bambino il filosofo era colui che diceva le cose come stanno senza riguardi o giri di parole. Mi pare una concezione interessante...
Anche se non sembrerebbe ero un bambino amatissimo dalle suore che mi coccolavano sempre!

Non c'ho il fisico - 12/2/2017
Due giorni fa ho camminato per una dozzina di chilometri e ancora mi fanno male i muscoli delle gambe; ieri ho aiutato un amico a trasportare dei mobili e oggi mi fanno male anche braccia e schiena...
Nel frattempo il mio coetaneo De Ninno partirà martedì per Rovaniemi, in Finlandia, per partecipare alla 300Km: appena 60Km al giorno per 5 giorni...

Magari ieri l'avessi avuta anch'io una slitta per fare il trasloco! Macché: avevamo solo un faticosissimo furgoncino...

lunedì 30 gennaio 2017

SuperKGB

Oggi volevo scrivere un bel pezzo (bugia!) ma un problema sanitario più urgente ha distolto la mia attenzione verso altri scopi...

Premessa: negli ultimi anni lo sciacquone aveva iniziato a riempirsi sempre più lentamente: qualcosa dell'ordine dei 40 minuti-1 ora prima di essere riutilizzabile. Siccome lo uso solo io non era però un problema.
Per altri motivi che non sto a spiegare ieri ho tolto l'acqua e oggi, quando l'ho rimessa, lo sciacquone è rimasto all'asciutto.
Ecco allora che è intervenuto SuperKGB che, come il più famoso Supermario, è un valente idraulico...

Il primo problema era di ordine fisico: il serbatoio dello sciacquone con i suoi meccanismi interni è a ridosso del soffitto e io (forse a causa della mia fronte alta e spaziosa) riesco appena a sbirciarci dentro che subito batto la testa. Poi, sistemando meglio la scala, sono riuscito ad avere un minimo di visibilità: sembrava una palude piena di ragnatele e acqua viscida!
Ho tolto il tubicino di plastica (si è staccato da solo) ed era NERO di melma dentro e fuori. Ma sfortunatamente l'acqua continuava a non passare. Allora mi sono concentrato sul meccanismo che, controllato da un galleggiante, apre e chiude la valvola che fa passare l'acqua nel tubicino. Anche questo era super incrostato di non so che: roba di almeno 30 o più anni fa...
Aiutandomi con due chiavi inglesi sono riuscito a toglierlo e finalmente ho avuto una buona notizia: l'acqua è iniziata a uscire dal tubo che la porta al serbatoio!
Ora devo solo pulire il meccanismo e ricollegare il tutto senza che perda. Sono ottimista ma adesso non ci vedo e non riesco a pulirlo come vorrei...

Il prossimo aggiornamento sulla situazione domani!

Conclusione: cauto ottimismo...

sabato 28 gennaio 2017

Programma Trump (2/6)

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.07). In particolare i capitoli: 9 e 10.

Siccome non ho ancora perso entusiasmo per l'argomento ecco che pubblico subito la seconda parte dell'analisi del programma di Trump.

La pagina che analizzo oggi è: America first foreign policy
Come al solito (visto che è poco più di una paginetta) ne consiglio la lettura diretta comunque, di seguito, i punti salienti che ho individuato.

1. La politica estera di Trump si concentrerà sulla sicurezza nazionale e sugli interessi USA.
2. Si otterrà più pace rafforzando l'esercito USA: ciò renderà il mondo più pacifico e comprensivo sulle idee americane (*1).
3. Sconfiggere ISIS e terrorismo è la priorità e per questo scopo e, in collaborazione con gli alleati, potrà essere usata la forza militare.
4. Si lavorerà anche, in collaborazione con gli alleati, per tagliare i fondi e la capacità di reclutamento ai terroristi usando anche attacchi informatici (cyberwarfare).
5. Aumenterà lo scambio di informazioni con gli alleati.
6. Verrà rafforzata la macchina bellica USA che, dagli anni '90 a oggi, si è rimpicciolita (marina e aviazione).
7. La supremazia militare USA deve essere indiscussa.
8. Apertura diplomatica a vecchi stati nemici e amici.
9. Il mondo prospererà se gli USA sono più forti e rispettati.
10. Troppo a lungo gli USA hanno siglato accordi che hanno favorito le élite di Washington (?) ma hanno sfavorito la gran parte della popolazione americana.
11. Il risultato è stata la perdita di posti di lavoro, il deficit commerciale e la crisi dell'industria manifatturiera.
12. Con una contrattazione dura ma onesta si vogliono riportare posti di lavoro in USA per rivitalizzare le comunità in difficoltà.
13. La strategia sarà quella dal ritirarsi dal TPP e stare accorti che nuovi accordi internazionali non vadano a detrimento dei lavoratori USA.
14. Trump vuole rinegoziare il NAFTA e, se ciò si rivelasse impossibile, ritirarsi da esso.
15. Gli USA poi interverranno duramente su quelle nazioni che violano i trattati sottoscritti a danno dei lavoratori americani. Il segretario al commercio individuerà queste infrazioni e le maniere per far cessare tali abusi.
16. Il presidente metterà gli uomini più scaltri a trattare per i nuovi accordi commerciali. In particolare non saranno impiegati i soliti negoziatori di Washington.

Ho eliminato concetti ripetuti più volte.

Punto 2. Riecco il vecchio proverbio romano: “Se vuoi la pace prepara la guerra”. [E] Ancora non ho aggiunto alla mia epitome il capitolo sull'imperialismo e così sono costretto a rimandare a degli specifici pezzi: KGB sullo stato del mondo 1, KGB sullo stato del mondo 2 e KGB sullo stato del mondo 3. Il succo comunque è che gli USA sono divenuti imperialisti dopo la caduta dell'URSS e questo punto del programma di Trump, dove si palesa la volontà di usare l'esercito per fini politici, è quasi una parafrasi del concetto di imperialismo.
Punto 4. Come al solito mi preoccupano le possibili ingerenze nella riservatezza di milioni (o miliardi?) di innocenti. Peccato che solo io e altre dieci persone ci si renda conto del pericolo...
Punto 5. Vedi punto 4. Aggiungo anche che dove io ho usato il termine “alleato” era talvolta scritto “partner”: ciò non è un caso in quanto è tipico degli imperi commerciali confondere i partner commerciali con gli alleati e vice versa. [E] Di nuovo, in mancanza dello specifico capitolo nell'epitome, rimando ai pezzi KGB sullo stato del mondo 1, KGB sullo stato del mondo 2 e KGB sullo stato del mondo 3.
Punto 6. Non sapevo che l'esercito USA si fosse indebolito: magari riorganizzato ma non indebolito.
Punto 9. Un non sequitur fuorviante.
Punto 10. Questo è l'argomento forse più interessante: chi sono queste élite di Washington (“interests of insiders and the Washington elite”) che ci guadagnano dagli accordi commerciali? Dei funzionari corrotti? Secondo la mia teoria ([E] Cap. 9) questi grandi accordi sovranazionali vanno a favorire le multinazionali (e quindi i ricchissimi) a danno della popolazione: non mi è chiaro se Trump la pensi come me o se voglia solo intorbidire le acque.
Punto 11. Vero. Trump riconosce bene i sintomi del problema ma non so se ne comprende pienamente la causa originaria e non immediata.
Punto 13 e 14. Interessante: l'ammettere che questi accordi internazionali non siano universalmente buoni per tutti ([E] Cap. 9) mi sembra già un primo passo avanti. Trump non lo dice apertamente ma è implicito in questi due punti: la tanto decantata globalizzazione non ha portato guadagni e benessere per tutti. Per me ci hanno guadagnato solo le multinazionali (e quindi ai super ricchi) mentre la popolazione dei paesi coinvolti ci ha complessivamente rimesso; per Trump ci hanno guadagnato le misteriose élite di Washington e rimesso i cittadini USA.
Punto 15. Un avvertimento che suona minaccioso: a chi è rivolto? All'Europa? Alla Cina? Di certo mi pare un argomento potenzialmente imperialista.
Punto 16. Suona come l'eco di una polemica con i democratici: mi diverte però immaginare i negoziatori EU come damerini, abituati a moine e champagne, alle prese con cowboy texani che sputano tabacco per terra!

Anche in questo caso è difficile trarre delle conclusioni definitive: tutto dipende da come si mettono in atto questi punti: che accordi si cercano e come si realizzano, se e come verrà eseguito il punto 15 e su quale uso verrà fatto dell'esercito (*2)...
Certo è che la tendenza sembra essere quella di una politica imperialista che cerca accordi commerciali favorevoli anche grazie all'intimidazione. Da questo punto di vista però non c'è niente di nuovo: nei miei pezzi succitati ho spiegato che questa è la tendenza attuale degli USA; in altre parole anche la Clinton avrebbe fatto altrettanto ma senza rimarcarlo così apertamente.

I cittadini USA trarranno reali benefici da eventuali nuovi trattati commerciali?
Potenzialmente sì: bisogna però che Trump capisca qual è la vera origine del problema ([E] Cap. 10) e da questo pezzo del suo programma non ne sono certo.

Conclusione: credo che sarà difficile arrivare a dei giudizi concreti basandoci su un programma che per sua natura deve essere ambiguo per piacere un po' a tutti e non dispiacere troppo a nessuno...

Nota (*1): lo so che suona come una battuta! Magari ho tradotto male io “...and more common ground”...
Nota (*2): come diceva il Bismarck “con le baionette si può fare tutto tranne che dormirci sopra”. Altri tempi ma c'è del vero...

venerdì 27 gennaio 2017

Programma Trump (1/6)

Sono andato a cercare il sito della Casa Bianca per avere qualche notizia di prima mano su Trump e il suo programma: non mi fido infatti delle notizie riportate dai media nostrani (che spesso poi si limitano a ripetere quanto viene scritto dai media americani) e, come al solito, voglio valutare autonomamente.
Sono consapevole che il programma elettorale è qualcosa di puramente indicativo ma è comunque una base di partenza per capire, o intuire, qualcosa dell'ideologia di Trump.

In particolare ho letto sei brevi articoli che dovrebbero riassumere la direzione del neo presidente USA nelle questioni più importanti.

Il primo è: An America first energy plan
L'articolo è molto breve quindi consiglio la sua lettura diretta, comunque i punti principali sono:
1. l'energia è importante in USA e nel mondo.
2. in USA esistono risorse energetiche non sfruttate a causa di leggi per la protezione per l'ambiente
3. l'idea è eliminare tale leggi in maniera che nelle paghe degli americani vadano 30 miliardi di dollari in 7 anni.
4. in particolare si vogliono sfruttare giacimenti di gas naturale e petrolio bituminoso (*1) del valore stimato di 50 trilioni di dollari e che porteranno nuovi posti di lavoro e prosperità a milioni di americani.
5. parte dei nuovi introiti verranno usati per ricostruire infrastrutture, scuole e altri edifici pubblici.
6. anche l'agricoltura beneficerà della diminuzione del costo del carburante.
7. il presidente è anche deciso a sfruttare la tecnologia del “carbone pulito”.
8. lo scopo di questi provvedimenti energetici non è solo economico ma ha anche un fine politico: diminuire la dipendenza da soggetti esterni come l'OPEC e altre nazioni ostili.
9. allo stesso tempo si continueranno a sviluppare “positive energy relationship” (*2) con gli alleati del Golfo per combattere il terrorismo.
10. protezione dell'ambiente e in particolare dell'aria e dell'acqua.
11. un futuro luminoso dipende da: economia stimolata da riforma energetica; sicurezza nazionale; protezione della salute.

Il punto 3, al di là delle cifre che non so come siano state calcolate, mi pare molto significativo. Il testo dice che questi soldi andranno a finire nelle buste paga degli americani ma sarebbe interessante sapere se tale affermazione vada intesa alla lettera oppure come un “soldi risparmiati sulle spese energetiche”. Io credo si tratti della seconda ipotesi.
Il punto 4 al di là delle cifre, mi pare fuorviante. Non sono un esperto in materia ma i nuovi posti di lavoro li immagino nell'ordine delle decine di migliaia mentre il grosso degli utili andrebbero alle compagnie petrolifere.
Anche il punto 5 mi dà da pensare: la recentissima decisione della costruzione della barriera col Messico suggerisce che l'amministrazione Trump ami fare delle “finte”(*3), ovvero fingere di puntare a qualcosa per ottenere tutt'altro. Possibile una tassazione speciale per le società petrolifere che sfrutteranno queste nuove risorse che appartengono a tutti gli americani? Non credo: ma sarebbe un modo equo per ridistribuire almeno in parte tale ricchezza a tutti gli americani...
Punto 6, beh... marginale: senza cifre concrete è impossibile stabilire a quanto ammonterà lo sconto sul carburante.
Punto 7: non conosco queste nuove tecnologie ma ho difficoltà a credere a un carbone pulito. Cioè può magari diventarlo se si abbassano le soglie per considerare l'aria sporca!
Punto 10: colpisce la mancanza della menzione alla “terra”. Forse non è altrettanto importante tutelare la qualità della terra rispetto ad aria e acqua? Mi suona sospetto ma forse ci leggo più di quanto non ci sia veramente.

Nel complesso mi pare che su questo tema l'idea di fondo sia quella di barattare qualità dell'ambiente in cambio di più energia.
Se le cose stanno così chi ci guadagna? Dunque la qualità dell'ambiente è un bene di tutti gli americani da cui dipende indirettamente (ma non troppo) la salute; le compagnie petrolifere sono invece delle multinazionali.
In questo caso, in prima approssimazione, ci guadagnano parecchio le compagnie petrolifere mentre agli americani resterebbero le briciole: qualche migliaio di posti di lavoro in più, un ipotetico sconto sul costo dell'energia e, molto ma molto indirettamente, una minore dipendenza da paesi esterni. Bisogna infatti ricordare che il costo dell'energia è dato dalla domanda e dall'offerta quindi la sua diminuzione non è automatica e non è detto che sia significativa: lo scopo delle compagnie petrolifere americane non sarà infatti abbassare il prezzo il più possibile ma massimizzare i profitti (e quindi alzarlo!).
In seconda approssimazione dipenderà molto dalle tasse che l'amministrazione USA imporrà su queste nuove concessioni. Tasse alte permetterebbero di ridistribuire questa ricchezza a tutti gli americani sotto forma di nuove infrastrutture e simili (vedi punto 5). Però mi sembrerebbe un'idea molto lontana dalla mentalità USA.

Nel complesso questa prima politica mi pare che andrà contro, o sarà sostanzialmente neutra, per i cittadini USA mentre sarà invece molto favorevole per le multinazionali del petrolio.
Però è presto per giudicarla perché molto dipenderà da come verrà implementata questa politica.

Conclusione: restano da analizzare gli altri 5 punti...

Nota (*1): mia traduzione a orecchio! Si tratta di shale oil...
Nota (*2): non mi è chiaro come tradurre la frase virgolettata. Non so se si riferisca all'energia o alla diplomazia: forse è solo un gioco di parole volutamente ambiguo.
Nota (*3): nel caso della barriera costruita dagli USA a spese del Messico è ovvio che il vero obiettivo è avere una “scusa” per imporre dazi e magari arrivare a rinegoziare il NAFTA. Sarà interessante come la cosa sarà giustificata legalmente visto che fra Messico, USA e Canada esistono accordi di libero scambio. Vedi Muro Usa-Messico, il presidente Peña Nieto annulla incontro con Trump: ‘Pretendiamo rispetto. E non pagheremo’.

giovedì 26 gennaio 2017

Super sociale

Perché ho scritto così poco in questi ultimi giorni?
Stranamente a causa degli “impegni sociali” ai quali non sono abituato: negli ultimi quattro giorni sono stato per tre sera a cena fuori con amici. Attività indubbiamente piacevole ma che, da buon INTP, mi drena molte energie mentali...
Nei prossimi giorni non ho in programma niente e dovrei quindi tornare alla mia tranquilla normalità.

Abbraccio mortale - 26/1/2017
La storia ci ha abituato a cambiamenti di tecnologia sempre più frequenti che in pochi anni rendono obsoleti prodotti anche diffusissimi: qualche esempio radio → tivvù → 16:9 → Schermo piatto → HD etc... Oppure pensiamo ai vecchi nastri audio, oppure alle vecchie videocassette e alle varie tecnologie che si sono succedute anche in tale campo... oppure le pellicole per macchine fotografiche... per non parlare dei prodotti informatici...

Ebbene, se io fossi il responsabile di una grande azienda, starei sempre all'erta su possibili nuove tecnologie che potrebbero travolgere la mia attività. Certo: raramente sarebbe possibile farci qualcosa però, magari, potrebbe essere talvolta possibile saltare sul nuovo carro vincente...

Da questo punto di vista mi stupisce l'alleanza fra Sky e Fastweb: è già evidente che il “nemico” della tivvù satellitare sarà la tivvù in rete (come Netflix, che ha già una crescita da primato). Perché allora Sky contribuisce a diffondere la banda larga? In questa maniera farà diventare la tivvù satellitare obsoleta in Italia un po' prima del previsto e contribuirà alla crescita della sua rivale... Bo...

Programma radio - 26/1/2017
Ieri ho ascoltato un po' alla radio un programma sul caso Regeni (*1). Sono rimasto sorpreso dalla scarsa qualità della trasmissione. Sarebbe bastato che la conduttrice avesse fatto un'introduzione per riassumere i fatti accertati e che poi si fosse limitata a far parlare i due ospiti: un rappresentante di Amnesty International e una professoressa dell'università di arabi. Invece ha fatto parlare questi ospiti per pochi secondi inframmezzando le loro opinioni con interviste registrate a compaesani (sindaco compreso) di Regeni, a una tizia di un'università americana, a degli amici che stanno cercando di dedicargli una borsa di studio e simili.
Tutte queste voci avevano un contenuto informativo pari a zero: perché quindi fare questa macedonia di opinioni irrilevanti? Guarda caso l'unico commento veramente interessante è riuscito a infilarlo, dovendo parlare svelta svelta, la professoressa universitaria...

Conclusione: mi chiedo quale fosse lo scopo reale di tale trasmissione: fare un po' di chiarezza o aggiungere solo confusione?

Nota (*1): di cui non sapevo niente non essendomene mai interessato.

Epitome #17 - 27/1/2017
Solo per comunicare che ieri sera, con un improvviso “colpo di reni”, ho finito di sistemare la seconda revisione dell'epitome che adesso è scaricabile al solito indirizzo: Epitome.
Non sto qui a ripetere le novità che comunque troverete alla pagina di cui sopra.
Ah! nel frattempo sto tentando di circuire altre persone affinché la leggano e mi sappiano dare dei commenti!

Schulz e Merkel - 30/1/2017
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.07). In particolare i capitoli: 4 e 10.

I Douche e Turd tedeschi (v. Douche & Turd per il riferimento): impossibile distinguerne l'ideologia...
Germania, Spd nomina Schulz presidente e candidato cancelliere: sfiderà la Merkel dal FattoQuotidiano.it

Sicuramente i candidati dei partiti minori otterranno delle grandi affermazioni elettorali anche se non tali da vincerle: dopotutto la Germania si sta arricchendo a spese del resto d'Europa e i tedeschi non possono essere troppo arrabbiati ([E] vedi Cap. 10) per come vanno le cose...

Chi è peggio fra i due? Sicuramente Schulz: la sua “carriera” nella EU testimonia che è uomo al totale servizio dei parapoteri ([E] vedi Cap. 4).

sabato 21 gennaio 2017

L'uomo che sussurra alle renne (4/4)

Qui si conclude l'intervista a Lorenzo De Ninno: è il seguito di L'uomo che sussurra alle renne (1/4), L'uomo che sussurra alle renne (2/4) e L'uomo che sussurra alle renne (3/4).

KGB: nella descrizione della tua preparazione mi ha colpito l'accenno all'aspetto mentale: di cosa si tratta?
MO: Secondo me una delle qualità basilari che occorrono è la resistenza mentale. Io cerco di svilupparla nei mesi precedenti alla “gara”, sia nel quotidiano che negli allenamenti, e consiste principalmente nell'evitare di ritrovarmi in una situazione in cui non faccio qualcosa perché "mi fa fatica". Quindi, ad esempio, se programmo di fare un'escursione di tot chilometri e quel giorno piove non rimando ma la faccio lo stesso. La pioggia non è un ostacolo fisico ma psicologico: una volta che ci si è posti un obiettivo ci si deve imporre di raggiungerlo senza accampare scuse. Se decido che domani mattino mi alzo alle 6:00 e vado a correre poi lo faccio comunque: anche se ho dormito male o se c'è molto vento. Saltare quell'allenamento, o andare magari a correre alle 8:00, equivalerebbe a indebolirsi psicologicamente.
Un altro esempio banale tratto dal quotidiano: devo andare a buttare la spazzatura ma piove... non importa ci vado comunque adesso e non domani mattina.
Questa determinazione, questa forza di volontà che hai sviluppato nella preparazione te la ritrovi poi sia durante la corsa vera e propria sia nella vita quotidiana o nel lavoro.
KGB: immagino che questa volontà sia particolarmente utile quando si è da soli e si deve trovare la forza per andare avanti...
MO: aspetta, al riguardo ti racconto un aneddoto! Ero nel Sahara, al via della tappa lunga (81,5 Km): siccome c'è un migliaio di partecipanti alla partenza c'è comunque un po' di confusione; eravamo su questa piana immensa, con questo caldo e questo vento, e si correva su un fronte di parecchie centinaia di metri dove ognuno sceglieva il proprio percorso preferito, a un certo punto mi sono girato e ho visto che c'era un inglese che mi stava correndo, a due metri, dietro! E io, cioè... mi sono girato, l'ho guardato e ho pensato “booo, questo... cioè c#### siamo nel deserto”. Ho continuato a correre per un altro po' poi... mi giro... e questo è sempre lì! Ma a 2 metri, eh! Allora “scanso”, cioè mi sposto da una parte, (poi mi sposto per farlo passare di che? Eravamo su una piana quindi mi poteva passare da tutte le parti) e lui mi si sposta dietro, come se fosse attaccato con un filo! Allora mi sono fermato, in mezzo al deserto, e l'ho guardato proprio per mandarlo a fan#### “Scusa ma...” gli ho detto “con tutto lo spazio che abbiamo per correre, siamo in mezzo all'Africa, ma te ne puoi andare da un'altra parte invece di startene attaccato!” [ridendo]... e lui, siccome era british, c'è rimasto un po' così... ma se n'è andato via!
KGB: mi racconti dei tuoi allenamenti? Quanto tempo ti sottraggono al lavoro e alla tua vita privata? Mi avevi raccontato che per allenarti fai 40 Km...
MO: beh, precisiamo: 40Km possono essere l'eccezione, in genere ne faccio 30. Comunque ci vuole sempre molto tempo. Ieri ho fatto 30Km di corsa, a un ritmo molto lento, e fra uscire, cambiarsi, tornare, fare la doccia ti occorrono 4/5 ore.
Poi, lavorando da solo, posso organizzarmi e gestire i tempi come voglio: spesso vado a correre a fine giornata. Fisso i miei appuntamenti in maniera da riservarmi il tempo per allenarmi: se voglio andare a correre all'ora di pranzo allora fisso i miei impegni il mattino o nel secondo pomeriggio in maniera da avere quelle 3/4/5 ore che mi servono. Domani ad esempio ho impegni dalla mattina alle 6:30 fino alle 15:00. A quell'ora mi cambio e mi alleno fino a sera...
Riguardo gli allenamenti veri e propri inizialmente (per il Sahara e la maratona di Firenze) seguivo un programma ben preciso. Adesso invece cerco di ascoltare il mio fisico: ad esempio ieri ho fatto 30Km, adesso mi accorgo di averli un po' sentiti e allora nei prossimi giorni farò delle uscite meno faticose ma più frequenti...
Ovviamente dipende anche dagli obiettivi che hai: se mi interessasse la prestazione puramente fisica, o la vittoria, o portare il mio fisico al limite, allora dovrei organizzarmi diversamente, con un allenatore e simili... Ma adesso, correndo più per piacere, preferisco ascoltare il mio corpo... e così è anche più bello...
KGB: comunque l'impegno, anche puramente di tempo, che la sola preparazione a queste esperienze ti richiede è notevole: quali sono quindi le tue priorità, fra famiglia/lavoro e queste corse?
MO: le corse vengono subito dopo la famiglia e prima del lavoro! [ridendo]
KGB: per far capire ai miei lettori che genere di persona sei puoi elencare quali sono i tuoi hobby oltre all'attività sportiva?
MO: mi piace la fotografia (soprattutto di architettura e paesaggio, non di persone) e quest'anno voglio fare una specie di reportage della mia esperienza. Un altro hobby è la costruzione di biciclette: ho passato qualche anno a progettare bici e a realizzarle scegliendo e recuperando i materiali presi da vecchie bici che compravo ai mercati. Qui a Malta ho preso una piccola barca da diporto che ho restaurato, ma ancora non ho una vera e propria passione: è più una cosa saltuaria... anche se mi piace molto la possibilità che ti dà di viaggiare. Invece ho anche un kayak che adopero regolarmente, specialmente d'estate, per fare “mini spedizioni” di 4/5 ore lungo la costa: che significa portarsi dietro anche la macchina fotografica, le pinne, poi fermarsi a nuotare, fare delle immersioni, cose così... Poi ho il brevetto per le bombole ma mi piace molto fare apnea: che per me significa andare a 4/5 metri e stare lì il più a lungo possibile, non cerco quindi la profondità o il pescare, ma mi piace andare sotto, stare sul fondo e stare fermo. Mi vesto tuta, pinne e pesi; mi rilasso e poi faccio 4 o 5 di queste immersioni... e resto in apnea per quasi 3 minuti (il mio record è 2' 53”). Però mi piacerebbe fare qualche corso per imparare l'abbiccì e allungare i tempi di immersione...
KGB: hai in programma altre esperienze del tipo del Sahara o della Lapponia?
MO: intanto quest'anno a febbraio farò la 300Km (negli anni passati ho fatto la 150Km) sempre in Lapponia. Ultimamente ne stanno nascendo molte di queste iniziative: alcune sono bellissime in America e in Alaska, però sono un po' lontane. Un'altra è in Norvegia, fanno la prima edizione quest'anno, e potrei prenderla in considerazione per il prossimo: si tratta di varie distanze sui 500/600Km...
Però l'anno prossimo mi piacerebbe anche fare, sempre in Lapponia, la Rovaniemi di 900Km da completare in un tempo massimo di un mese. In questa gara più lunga lo sforzo è molto più psicologico che fisico: la 300Km infatti è su 5 giorni e quindi si tratta di percorrere 60Km al giorno (che non è poco) invece nella 900Km si tratta di 30Km. Quindi è meno fisica ma più psicologica: sei da solo, vai su verso la Russia, sei perso... in tutti i sensi! [ridendo] Per darti un altro termine di paragone per la 150Km c'è invece un tempo limite di 42 ore: l'anno che la completai impiegai 32 ore con 40 minuti di riposo!
Questo anno sono curioso di provare l'esperienza della maggiore solitudine che si prova nella 300Km...
KGB: Beh, con questo è tutto: ti ringrazio per la pazienza e la disponibilità, mi pare sia venuta una bella intervista!
MO: Clicca QUI...

Conclusione: e le renne del titolo? È colpa della mia intervista “preliminare”! All'epoca Lorenzo mi raccontò un divertente aneddoto della sua seconda Rovaniemi in cui, durante la notte e almeno una ventina di ore di corsa, iniziò ad avere delle allucinazioni che comprendevano anche una renna!
Sfortunatamente in questa intervista “ufficiale” ci siamo entrambi dimenticati di menzionare questo divertente episodio...

Vorrei infine fornire dei collegamenti per conoscere meglio questo personaggio ma, con mio grande stupore, non ha un suo sito personale. Mi limito quindi ai seguenti:
- La folle gara in Lapponia, un giorno e mezzo nel ghiaccio da Repubblica.it
- Il suo Profilo Instagram con foto, a mio modestissimo parere, notevoli.

venerdì 20 gennaio 2017

Bufale cinesi

Cina, l’industria cinematografica fallisce il sorpasso sugli Usa. E nel mirino finiscono le cattive recensioni: “Irresponsabili” di China Files dal FattoQuotidiano.it
L'occhiello rincara la dose e spiega «i commentatori saranno tenuti a “dire la verità”, a “rispettare il diritto di ogni spettatore ad apprezzare o meno un film”».

E noi “ridiamo” sulla censura cinese perché ci è evidente che le opinioni sulle pellicole sono, appunto, solo opinioni personali e non è quindi possibile identificare quale sia la “verità” da difendere. Fa sorridere poi l'idea, espressa nel secondo virgolettato, che lo spettatore cinese sia così ingenuo da lasciarsi passivamente persuadere dalle recensioni negative a non vedere una certa pellicola e che quindi ricada sui critici la responsabilità, anzi l'assurdo, di non influenzare i propri lettori.

Ma davvero abbiamo da ridere oppure questo articolo dovrebbe essere uno spunto per riflettere meglio sulla situazione italiana?
La caccia alle bufale (v. Dolceamaro e il corto Antibufale o censura) proposta in Italia è così diversa?

Anche qui abbiamo uno Stato paternalistico preoccupato che i propri ingenui cittadini non vengano raggirati da notizie false e contemporaneamente, questo stesso Stato, non teme possibili abusi che sfocino in censura.
Chi decide infatti se una bufala è tale? Dite che è facile ed evidente?
La definizione di bufala della Treccani.it non è poi così univoca: "bufala = Svista, errore madornale; affermazione falsa, inverosimile; panzana". Quindi chi decide se una notizia o un articolo è inverosimile, falso o una panzana? Il confine è molto labile: usando questa definizione dovrei considerare molte delle affermazioni del duo Renzi-Boschi come delle bufale!
E un'idea particolarmente innovativa e poco conosciuta non potrebbe essere considerata erroneamente una bufala? Per non parlare poi dei possibili abusi là dove opinioni semplicemente sgradite potrebbe essere segnalate come "bufale".
Non sarebbe stato quindi meglio, più saggio, lungimirante e sicuro, invece di prendere provvedimenti potenzialmente pericolosi per la libertà d'opinione, cercare invece di promuovere l'informazione corretta?

Perché, ad esempio, non obbligare almeno la RAI, pagata da tutti, a dare voce a tutte le parti?
L'articolo Referendum Riforme, la Rai dà 7 ore per spiegare le ragioni del “Sì”. Al “No” le briciole, basato su dati AGCOM, mostra chiaramente come il servizio pubblico sia tutt'altro che equo. E questo è solo il primo esempio che ho trovato: non si tratta di un'eccezione ma della regola.

Il motivo di questa scelta, altrimenti difficilmente comprensibile, è l'ipocrisia. Ci sono bufale e bufale: quelle di Stato non si toccano perché è “lecito” influenzare surrettiziamente i cittadini se a farlo è il potere costituito.

Conclusione: non siamo ai livelli di censura della Cina ma la direzione che stiamo prendendo è sbagliata perché va in direzione opposta a quella della libertà e della giustizia.

giovedì 19 gennaio 2017

L'uomo che sussurra alle renne (3/4)

Qui prosegue l'intervista all'amico Lorenzo De Ninno iniziata in L'uomo che sussurra alle renne (1/4) e L'uomo che sussurra alle renne (2/4).

KGB: questa esperienza ha avuto poi un impatto anche successivamente, sul come vivi e svolgi il tuo lavoro?
MO: quando ho partecipato alla corsa nel deserto, e successivamente alle due esperienze in Lapponia (quest'anno andrò a fare la terza), ero sì da solo ma mi sono confrontato con altre persone: tutti in quel momento, per quella settimana, non avevamo più barriere. È l'esperienza di riduzione all'essenziale che le elimina. Ogni persona la vedi “nuda”: senza cioè quei filtri che normalmente mediano il rapporto umano.
Questa sensazione adesso riesco a trasferirla sul lavoro: la consapevolezza dell'esistenza di queste sovrastrutture mi aiuta molto nelle relazioni perché mi permette di capire e leggere più a fondo le altre persone, riconoscendo in essi la loro essenza più profonda e il relativo “filtro” sociale. In base a questa consapevolezza adatto così il mio rapporto umano e di lavoro con loro.
Nel Sahara e nelle corse successive ho capito che le persone hanno delle impalcature che, quando crollano, ci fanno rimanere “nudi”. Nel lavoro adesso ho la consapevolezza dell'esistenza di queste impalcature e posso guardarci attraverso e arrivare al primitivo che ho di fronte in quel momento.
Adesso nel mio lavoro, che è molto basato sui rapporti umani tipici del cantiere, quando ho di fronte un falegname, un muratore o un altro architetto riesco a prendere quella persona, o a farmi prendere, sotto diversi aspetti, ho più facilità a comprendere e a farmi comprendere. E questa capacità mi ha aiutato molto.
Un'altra ripercussione di queste esperienze riguarda il lavoro manuale: a me piace molto lavorare con le mani – quando risistemo una casa molte cose, come il restauro del legno, le eseguo personalmente – e, di nuovo, l'essere ritornato in contatto con la propria identità ancestrale, che usa le proprie mani perché esse sono il suo strumento principale, mi ha aiutato rendendomi più consapevole e ampliando le mie capacità. In particolare entrando più facilmente in contatto con gli artigiani, osservando come lavorano, vedendo il legno, toccando una serie di strumenti, ne traggo a mia volta ispirazione per le mie opere.
KGB: e dopo la corsa nel deserto quali altre esperienze di questo tipo hai avuto?
MO: prima devo fare una premessa importante: alla Marathon des Sables del 2012 sono arrivato vergine perché è stata la prima “gara” di corsa in assoluto della mia vita! Questo nonostante che Enrico (il mio amico) mi avesse avvisato che fosse da pazzi non provare a partecipare a nessuna gara prima, come ad esempio la maratona di Firenze che si corre a novembre, ma io preferii fare così...
Al riguardo ricordo un aneddoto alla partenza della Marathon des Sables del 2012: accanto a me c'era un'istituzione... il corridore... il dio della corsa...un signore che si chiama Marco Olmo, è piemontese, ha fatto praticamente tutte le edizioni di questa maratona, adesso ha 68 anni e, su circa 1000 partecipanti, lui riesce ad arrivare sempre intorno al 20°-22° posto... quando aveva la mia età arrivava al 3°-4°-6° posto... lui è un'istituzione perché ancora corre in una maniera che io me lo sogno [ridendo]... ...ecco io mi ero sistemato al nastro di partenza, in prima fila accanto a lui che mi ha guardato... è un po' più alto di me, secco secco...e mi ha detto, con l'accento piemontese che non so rifare, «E tu sei quello – perché si era sparsa la voce – che non ha mai fatto una gara in vita sua, vero?» E io, con lo zaino in spalla pronto per partire l'ho guardato e gli ho detto «Maa... sì...» e lui mi guarda e fa «Ah... hai un bel coraggio a stare qua accanto a noi in prima fila!» dopo tre secondi, pronti via, tutti partiti e io ho detto «porca puttana che cazzo ho fatto!?» [ridendo]
KGB: in effetti non proprio un buon viatico [ridendo] per iniziare la tua prima gara! Poi a quali altre manifestazioni hai partecipato?
MO: poi ho partecipato due volte alla 150Km di Rovaniemi: nel 2013, quando mi ritirai, e nel 2014 quando arrivai primo nella categoria corsa su sci. Questo anno parteciperò invece alla 300Km...
Quello che mi piace di queste gare è la solitudine, il deserto dove non c'è nessuno, lo stare da soli e l'idea della sopravvivenza: perché correndo in questi luoghi non c'è la possibilità di essere costantemente assistiti – certo, se sei in pericolo di vita ti vengono a riprendere – generalmente però sei da solo e devi cercare di cavartela con le tue sole forze...
Ecco, si ritorna sempre lì, queste condizioni ti aiutano nell'esperienza di rientrare in contatto con il proprio spirito primitivo che invece in altre situazioni non toccheresti. Nel 2013 ho fatto anche la maratona di Firenze, cioè 42Km., e questa è una cosa difficile... ma alla fine è un giochino perché te la consumi in 3/4 ore, poi corri in città, corri con altre 10.000 persone... la maratona è uno sforzo fisico e mentale ma non ti porta a quella riduzione essenziale che io cerco...
La maratona è un'esperienza diversa: non è una cosa che mi interessa perché per me è troppo urbana, troppo umana e troppo moderna.
Nella Marathon des Sables, su sei tappe, ce n'è una che è una maratona: quella mi interessa perché la corri nel deserto del Sahara in un ambiente dove tu comunque sei da solo...
KGB: che differenza c'è fra la gara nel deserto e quella in Lapponia?
MO: è banale ma la differenza principale è che in Lapponia, facendo freddo, si corre a febbraio, devi portare più materiale con te: è come se tu ti portassi dietro la tua casa, l'esperienza della carovana...
E poi sei più da solo e questo ti costringe ancor di più a fare i conti con te stesso ma non è una sfida è, come ti ho già detto, una riscoperta del tuo io. Con la maratona di Firenze ad esempio riscopri il tuo fisico... scopri che al 35° Km. c'è una crisi... ti arriva una mazzata e dici «ne mancano 7 ma non arriverò mai alla fine!» [ridendo]... però finisce lì...
Quando invece sei alla partenza in Lapponia, devi affrontare 150Km, magari sta nevicando, siamo al massimo un centinaio di persone, di cui però quelle in bici se ne vanno via subito, quelle a piedi e sugli sci all'inizio viaggiano insieme ma dopo un po' ognuno si ritrova per conto suo. Ti ritrovi per tanti Km. completamente solo, con la tua slitta, con i tuoi viveri e dici «C###, bello!» [ridendo]
La prima volta che ho fatto la Lapponia ero a piedi e mi sono ritirato dopo 70-80Km: ricordo che mi ero fermato a un check point dove c'era una tenda per dormire con parecchie altre persone che arrivavano perché in quel momento ero fra i primi. Però avevo sbagliato l'alimentazione, qualcosa mi aveva fatto male e avevo vomitato. Quando poi mi sono svegliato era passato molto tempo, ero ormai fra gli ultimi e non c'era più nessuno... sono uscito dalla tenda e c'era solo un falò acceso con una coppia di lapponi volontari e tutto il bosco buio intorno. E io allora gli dico «Io non mi sento bene» e loro, che non parlavano neppure inglese, mi hanno guardato come per dire «E chi c### se ne frega?! Né ti capisco né mi interessa farlo...» Cioè io ero ancora con la mentalità “cittadina” di dire “Signori, non mi sento bene: mi potete chiamare un taxi o un ambulanza?” ma lì, se non stai proprio male, non ti puoi permettere comodità di questo genere. Così, quando ho capito di non aver speranza di essere “aiutato” da questi due, mi sono rassegnato a chiedergli «Da che parte devo andare?» e lui mi ha indicato un... un buio pesto in mezzo al bosco, era freddo, notte fonda, ma mi son detto «Qui c#### devo andare avanti!». O vai avanti o vai avanti: ero in mezzo a un bosco... non sapevo dove era nulla, ero completamente perso: c'era solo la tenda, il fuoco, questi due e la direzione “avanti” e quindi a quel punto vai! [ridendo]
KGB: Quindi nella tua prima partecipazione alla Rovaniemi ti ritirasti perché ti sentisti male?
MO: non solo... Questa esperienza non è più una sfida come poteva essere la “rincorsa” all'autobus di Fiesole: è un viaggio che si deve fare tranquillamente per riscoprirsi. Quindi se questo viaggio riesce, e riesce senza forzature, allora è giusto andare avanti: se però si è stanchi e non si hanno energie per andare avanti allora è bene non insistere: ci si ferma e finisce lì, va bene così, non deve essere una forzatura. Quando i nostri lontani progenitori nomadi si spostavano, a meno che non ci fosse una belva che li rincorresse (!), non si sfidavano ad arrivare a piantare la tenda per primi o ad andare il più avanti possibile...
Per questo motivo mi sono ritirato: mi sono reso conto di essere molto stanco e, appena ne ho avuto la possibilità, l'ho fatto senza troppi rimpianti.
Volevo anche aggiungere una considerazione a quanto precedentemente detto: un aspetto bellissimo delle esperienze nel Sahara e in Lapponia è la preparazione tecnica, che non è quella fisica o mentale, ma è piuttosto la scelta del cibo e dell'attrezzatura: la provi, qualcosa scarti, trovi l'esatta quantità necessaria... È un processo che dura mesi: e l'obiettivo è che tutto deve tornare. Quando poi arrivo alla corsa vera e propria ne ricavo una grande soddisfazione a verificare che avevo previsto tutto accuratamente, compresi i possibili imprevisti. È la ricerca di un gesto perfetto che poi si risolve in quei cinque giorni. Probabilmente questa sensazione la provo a causa del mio background da karateka: l'importanza del ricercare il gesto, il movimento “perfetto”, ripetuto migliaia di volte in allenamento e finalmente messo in pratica. Nei giorni della gara devi aver già previsto, programmato, analizzato e discusso tutto; e le incognite che rimangono devi essere in grado di affrontarle. Per esempio io porto con me i ricambi della slitta se si dovesse rompere qualcosa, gli attrezzi per aggiustarla e di conseguenza ho la necessità di prevedere i possibili imprevisti. E in questi casi il “movimento perfetto” corrisponde al saper risolvere il problema, a farlo rapidamente e senza rischiare nulla. Nella mia seconda esperienza in Lapponia, verso le 3 di notte mi su ruppe la slitta e io mi ritrovai al freddo e al buio a dover risolvere un problema pratico: ovviamente non sei in pericolo di vita ma sei comunque in pericolo di giramento di cogl### se da lì non ti puoi muovere.... Rischiavo di dover dormire all'aperto nel sacco a pelo per poi ritirarmi: in quella situazione ho aperto la busta con tutti gli utensili e i ricambi che mi ero portato e, in maniera spontanea, mi sono ricordato di un vecchio episodio quando da bambino feci una riparazione simile insieme a mio padre: nella stessa maniera sono così riuscito ad aggiustare la slitta. Queste esperienze ti permettono di riscoprire ciò che hai dentro in maniera naturale.

mercoledì 18 gennaio 2017

L'avevo detto

Diciamolo pure: su questo viario scrivo tante ca####! Però ci sono dei pezzi in cui esprimo idee, anche profonde e innovative di cui sono molto sicuro (di cui l'epitome è la sintesi), altre che ritengo probabili e, infine, altre ancora che sono solo delle ipotesi quando non dei sogni.

Della seguente previsione ero però molto sicuro e per questo l'avevo ribadita più volte. Vediamo di cosa si trattava...

25 Ottobre 2016, corto Grandi manovre:
«La manovra preelettorale piace:
"Soldi alla Sanità e meno tasse, agli italiani piace la manovra" da LaStampa.it di Nicola Piepoli.

Ma io temo quella vera, la manovra “correttiva”, che verrà dopo...

Conclusione: per adesso il gioco delle mance (a tempo) di Renzi lo ha sempre premiato: funzionerà anche per il referendum?
»

5 dicembre 2016, Ha vinto il “No”:
«...
Probabilmente [Renzi] vuole un governicchio, che prenda misure impopolari (perché è chiaro, vedi il corto Grandi manovre, che l'ultima manovra era preelettorale e non economica! Cioè insostenibile e che Bruxelles l'avrebbe comunque bocciata PASSATO il referendum)...
»

16 dicembre 2016, Il governo Renzi-Gentiloni:
«...
La mia idea (che ho tuttora) è che presto Bruxelles richiamerà l'Italia al rigore visto che Renzi ha fatto il gioco delle tre carte con i conti pubblici: in altre parole l'Europa presto ci chiederà altri (INUTILI) sacrifici, ovvero tagli e tasse.
...
»

16 gennaio 2017, Legge di Bilancio, Ue presenta a Gentiloni il conto per la manovra di Renzi. Padoan tratta per evitare procedura di infrazione dal FattoQuotidiano.it

In pratica mancano all'appello 3 miliardi: previsione facile e scontata, tutti lo sapevano ma nessuno lo diceva. Eravamo in campagna elettorale e i media accoglievano e propalavano ogni parola di Renzi con fuochi di artificio, petali di rosa e rulli di tamburo...

Intossicato - 18/1/2017
Oggi ho fatto un nuovo esperimento: al mio tè ho aggiunto zenzero e peperoncino!
L'idea non è male, anzi... però ho sbagliato le dosi: ho un po' esagerato col peperoncino e ora mi brucia tutto lo stomaco!

Aggiornamento Epitome #16 - 23/1/2017
Come al solito continuo a essere in ritardo sui tempi. Oggi comunque ho riguardato il capitolo 5 dove ho aggiunto un sottocapitolo (previsto). Nel capitolo 2 ho trovato un errore in una nota dove avevo scritto “distorsione” invece che “protomito”. Sempre nel capitolo 2 sto pensando di riscrivere un sottocapitolo che non mi pare correttissimo: ma questa modifica me la lascio per ultima...

Charlie e la libertà - 23/1/2017
Stavo per scrivere un pezzo sull'ultima vignetta di Charlie Ebdo ma ho scoperto che sulla Stampa.it c'è già un articolo che riassume quanto avevo in mente di dire io: Je suis Charlie vale sempre o solo quando non ci pestano i piedi? di Gianluca Nicoletti dalla Stampa.it

Aggiungo solo che, personalmente, sono per la libertà d'espressione sempre e comunque.
Però ho la netta sensazione che dietro a queste provocazioni di Charlie Ebdo ci sia solo poca creatività e tanta voglia di sfruttare la libertà di satira per vendere qualche copia in più e far parlare di sé...

Tedeschi principianti - 24/1/2017
La notizia: Berlino, il nuovo aeroporto non apre mai 6 anni di ritardi, costi gonfiati di 5 miliardi e 66.500 errori di progettazione di Alessandro Ricci dal FattoQuotidiano.it

Sì, è vero anche i tedeschi sono riusciti a combinare un pasticcio eppure non mi pare che in Italia ci sia troppo da prenderli in giro: in confronto a noi sono dei dilettanti. Ecco perché:

- i costi lievitati da 1,5miliardi ad “appena” 2,5miliardi: da noi è grassa se non triplicano.
- si parla di una mazzetta di appena 500.000€: in Italia la tangente minima di legge è il 10%.
- hanno scoperto il problema prima che ci scappasse il morto: da noi invece si aspetta la tragedia per fare indagini e, nei 20-30 anni che passano nelle more, continue a succedere di tutto.
- comunque per inserire gli errori nel progetto hanno avuto bisogno di un non-ingegnere italiano.

martedì 17 gennaio 2017

L'uomo che sussurra alle renne (2/4)

Prosegue qui l'intervista all'amico Lorenzo De Ninno iniziata nel pezzo L'uomo che sussurra alle renne (1/4?).

KGB: riprendiamo la storia del tuo percorso lavorativo da quando ti trasferisti negli USA...
MO: mi trasferii a Denver nel settembre del 2001, dopo l'attentato alle torri gemelle: avevo già il permesso di lavoro, la casa, avevo TUTTO. Ho lavorato in un importante studio di architettura (si facevano grossi progetti come aeroporti e grattacieli) per 7 mesi: però fui licenziato insieme a molte altre persone a causa della crisi economica innescata dall'attacco alle torri. Così trovai lavoro in un altro studio, un po' più piccolo (progettavamo case di nuova costruzione), dove ho lavorato per circa 2 anni.
Nel 2004, grazie a dei contatti, mi fu proposto un nuovo lavoro a Malta sempre di progettazione di cose abbastanza importanti come edifici grossi o piani urbanistici.
Nel 2005 sono tornato a Firenze dove ho iniziato a fare quello che è poi divenuto il mio lavoro attuale: l'acquisto, il restauro e la vendita di immobili. Ho smesso di fare pura progettazione per dedicare la mia attenzione al restauro, ai materiali, al cantiere e a tutti i dettagli relativi.
KGB: e dal punto di vista “sportivo” cos'è successo?
MO: negli USA ho continuato a fare karate, ad andare in bici e il soccorso in pista di sci (questo in realtà avevo già iniziato a farlo in Italia). Anche nello sport c'è stata un'evoluzione ma si è trattato di un processo graduale. Quando mi arrampicavo o facevo le gare con gli autobus erano solo esperienze fisiche: nell'arrampicata c'era già un aspetto mentale, ma che per me rimaneva secondario, così pure nella bici c'era già la componente del viaggio, aspetto che però per me non era ancora precipuo. Facendo karate ho invece iniziato ad apprezzare l'aspetto mentale dello sport. Col tempo ho però iniziato a soffrire il fatto che l'esperienza sportiva si risolvesse tutta nello spazio ristretto della palestra. Così nel 2009/2010, abbandonato il karate, ho iniziato a dedicarmi maggiormente alla bici e alla corsa. Ho incominciato a vedere lo sport non più come un'esperienza fisica... ...ma a considerarlo un'esperienza mentale e a renderlo un mezzo per viaggiare e per vedere. Ho iniziato così a rallentare il ritmo dell'attività fisica e, contemporaneamente, a prolungarla. Prima non mi interessava quanti Km facevo: l'importante era vincere l'autobus poi ho iniziato invece a dare più importanza alla distanza, ad esempio a fare 200Km in bicicletta, magari sempre a ritmi elevati, ma l'intensità non era più il mio scopo. Nella fase in cui mi trovo adesso questa tendenza si ancor più accentuata: adesso magari faccio 300Km in bici, ma li faccio più lentamente: a un ritmo che mi permetta di apprezzare quello che c'è fuori. È come se tu fossi su un autobus o un treno: quando guardi fuori dal finestrino non fai uno sforzo fisico mentre apprezzi il paesaggio. Lo stesso faccio io adesso quando corro, scio o vado in bicicletta: cerco di trovare l'equilibrio che mi permetta di assaporare l'esperienza del viaggio: non mi occupo del mio fisico e divengo spettatore del mondo che attraverso.
KGB: mi pare che tu prediliga fare queste esperienze da solo o sbaglio?
MO: sì, è così: ho fatto solo nel 1997 un viaggio bellissimo in bici in Islanda con un amico. Ecco, con lui lo rifarei sicuramente, e forse anche con altre persone, ma adesso quando faccio un viaggio non penso neppure di chiamare qualcuno per farlo insieme: anzi, ad esempio, negli anni mi è capitato che mi dicessero “andiamo, si fa la Lapponia insieme” ed ecco che io a quel punto cerco di non risponder più né all'email né al telefono... scappo! Non mi faccio più trovare [ridendo]. E questo comunque anche all'epoca dell'università: raramente ho fatto un'uscita, anche solo per 2/3 ore, e ho chiamato qualcuno per andare insieme. Soprattutto queste avventure siccome sono esperienze molto personali e molto intime non credo siano condivisibili con altre persone. Se facessi queste esperienze con altre persone magari sarebbero belle lo stesso... ma anche no! Quando faccio queste esperienze, come la corsa in Lapponia, cerco di ritrovare le sensazioni primitive che tutti abbiamo dentro di noi: ma tu le puoi scoprire e analizzare solamente se sei da solo.
KGB: Ecco, passando alle tue esperienze più “estreme”, come è nata l'idea di partecipare alla corsa nel Sahara [si tratta della Marathon des Sables]?
MO: l'idea me l'ha data un mio caro amico che ho conosciuto verso il 2009, un ex maratoneta professionista, che aveva fatto tale gara già due o tre volte. Ci siamo conosciuti per caso e abbiamo iniziato a frequentarci: lui tendeva a portarmi a correre mentre io cercavo di avvicinarlo alla bicicletta! Lui aveva già fatto quella corsa nel 2010: mi propose di correre insieme a lui l'edizione del 2011 ma non accettai. Ricordo che il giorno della partenza della sua gara io andai a correre sul lungarno, mentre lui stava correndo nel deserto, poco dopo il teatro Tenda, mi fermai e dissi “L'anno prossimo la devo fare anch'io... perché sì!”.
Siccome avevo finito un ciclo di lavori, invece di incominciarne subito uno nuovo, decisi di prendermi una pausa e di prepararmi ad affrontare tale corsa. La gara è in aprile e io dal maggio/giugno di quell'anno smisi di lavorare e iniziai a prepararmi per l'edizione successiva del 2012. Avevo il mio fisioterapista, avevo il mio preparatore atletico, avevo la palestra, avevo tutte le mie fisse per il mangiare e una massaggiatrice da cui andavo una volta la settimana...
KGB: come fu la tua preparazione?
MO: avevo un programma di allenamento stabilito dal preparatore atletico di una palestra di Firenze che vedevo 3 o 4 volte la settimana. In palestra con lui facevo esercizi di potenziamento. Poi seguivo una dieta che, essenzialmente, consisteva nel mangiare più proteine ed evitare alimenti inutili o dannosi. E ovviamente quando non ero in palestra correvo...
Inoltre c'è stata tutta la scelta dell'equipaggiamento: la Marathon des Sables è infatti una corsa in autosufficienza sia alimentare che di attrezzatura: hai solo il supporto di un luogo per dormire la sera e 8 litri di acqua al giorno con cui devi fare tutto. Per una settimana ti devi portare dietro tutto il cibo di cui avrai bisogno e diventa quindi fondamentale capire anche quali materiali portare...
È stata proprio durante questa corsa nel deserto che ho realmente percepito per la prima volta l'esperienza di essere un semplice spettatore mentre il corpo corre: prima invece era una sensazione latente ma ancora non ben ben definita. È un andare a riscoprire gli istinti primordiali e primitivi che abbiamo dentro di noi ma che abbiamo dimenticato. È un riscoprire e conoscere il proprio io: queste esperienze ti costringono infatti a togliere tutto il superfluo e alla fine ciò che rimane è la tua essenza. La Marathon des Sables sono infatti 250Km nel deserto in una settimana e questo ti porta ai tuoi limiti: sei al limite nel senso che non ti puoi permettere di pensare ad altro che non sia lo spostarsi, il mangiare... non il lavarsi perché non è necessario! ...e il bere: non hai energia per fare altro. Per riuscirci devi riscoprire l'uomo primitivo che è in te: a fine tappa la prima cosa che devi fare è accendere il fuoco: se non accendi il fuoco non mangi e quindi devi andare a cercare i ramoscelli secchi nel deserto, portarli al campo, preparare il fuoco per proteggerlo dal vento con delle pietre, poi con il tuo pentolino ti fai la zuppa. Se lo fai e ci riesci mangi; se non ci riesci non mangi! Per me la cosa bellissima è riscoprire dei ricordi, magari addirittura di quando eri bambino, che non hai più usato perché non avevi bisogno di farlo, ma che vai a rimettere in atto perché diventano necessari per la tua “sopravvivenza”. Questo è bellissimo: togli tutto e ti rimane solo l'essenziale.