Stanotte ho dormito male e, come spesso accade in queste occasioni, ho approfittato dell'insonnia per pensare qualcosa di interessante.
Ho avuto una prima teoria intuitiva del seguente genere.
Tutte le persona hanno un lato emotivo e uno razionale e, apparentemente, uno dei due aspetti sembra prevalere sull'altro in ogni persona. Si pensa che le persone razionali abbiano poca emotività e vice versa. Ma la mia teoria suppone che la mente di ogni persona abbia circa le stesse potenzialità sia di razionalità che di emotività: ciò che fa la differenza è come si sviluppa l'io della persona, la vocina nella nostra testa con la quale riflettiamo. Io l'immagino come un albero di collegamenti che nell'infanzia si sviluppa nel cervello: le foglie di questo albero equivalgono alle nostre capacità coscienti. In base a come cresce tale albero saremo più o meno razionali ma, ciò che conta, è che le parti del cervello non toccate dalla rete del nostro io esistono ancora ma funzionano a un livello che la nostra coscienza non può toccare. Eppure, di tanto in tanto, i loro impulsi raggiungono comunque la nostra coscienza ed ecco che le persone hanno improvvise intuizioni.
È cosi che anche la persona apparentemente tutta razionale avrà delle intuizioni emotive mentre la persona tutta emotiva avrà delle intuizioni razionali!
Un'altra conseguenza di questa prospettiva è che l'intelligenza è indipendente da questa dicotomia psicologica.
Che le persone razionali abbiano un IQ più alto è solo perché tali esami favoriscono la razionalità: gli esami per valutare l'intelligenza dovrebbero quindi sommare insieme i risultati per l'intelligenza razionale e quelli per l'intelligenza emotiva.
Le implicazioni sono notevoli: personalmente mi aiuta a comprendere la mia intelligenza! Mio padre ha un IQ molto alto mentre mia madre l'avevo basso ma era dotato di una grande intelligenza emotiva (e vice versa). Se si fosse trattato di caratteristiche indipendenti io avrei dovuto avere una media dell'intelligenza razionale ed emotiva dei miei genitori: ma la verità è che la variabile era una, l'intelligenza, e non le due forme della stessa. Da questo punto di vista è molto più plausibile che, ereditando il meglio dei miei genitori, io possa aver ottenuto un'intelligenza maggiore di entrambi (butterei un 25% delle volte).
Un'idea interessante, vero?
Ma non mi sono fermato qui: ho cercato di immaginarmi più concretamente come funzionasse il nostro cervello. Sfortunatamente non conosco praticamente niente di neurologia e quindi il modello che mi sono fatto è estremamente astratto e, per questo, forse totalmente sbagliato: magari se avrò tempo e voglia indagherò anche in questa direzione...
Comunque ho pensato che...
Come informatico mi sono sempre immaginato il cervello come un calcolatore: vedevo ilcervello come un circuito logico, che pensasse qualcosa e ne memorizzasse il risultato nella memoria, poi facesse un altro ragionamento, confrontasse i vari risultati e, di nuovo, memorizzasse il risultato, etc...
Ma ovviamente un modello di questo tipo è totalmente irrealistico! Il cervello è parallelo e non sequenziale; non dispone di “if” o di altre istruzioni logiche e, nel complesso, ha una struttura uniforme...
In particolare è evidente l'impossibilità che il cervello segua una sequenza di neuroni per arrivare a una conclusione e poi “vada” nell'area della memoria a inserirvi tale dato. No, non può essere così...
Eppure la necessità di memorizzare la conclusione di una riflessione o comunque la catena di elementi di un pensiero logico è reale. Deve quindi esistere un sistema per replicare, almeno come fosse una “bozza”, ciò che si pensa: un sistema quindi capace di monitorare le nostre riflessioni e percezioni. E siccome i neuroni comunicano solo con i neuroni nelle proprie immediate vicinanze è necessario che questa sovrastruttura sia su tutto il cervello se ne vogliamo avere un controllo cosciente.
Ma questa struttura esiste: è la corteccia cerebrale che ricopre la superficie del nostro cervello.
Mi immagino che i neuroni più interni, facciano il lavoro “sporco”, ad esempio l'elaborazione dell'immagine dei nostri occhi... E, quando questi stimoli raggiungono la parte confinante con la corteccia cerebrale, ecco che possono venire colti dal nostro io cosciente.
In realtà il modello di cervello che avevo pensato era ancora più complesso e prevedeva una corteccia cerebrale a più strati di cui almeno uno per memorizzare gli impulsi che arrivano dal “basso” (dalle parti interne del cervello) e un'altra per trasmettere verso il basso (*1). E ovviamente queste fasce devono a loro volta essere connesse fra loro... Insomma una gran confusione!
Comunque non ha senso che perda ancora tempo a spiegare la mia idea perché, come ho detto, non si basa su dati concreti (dei quali non so praticamente niente) e quindi è molto probabile che, semplicemente, non abbia senso.
Eppure nei prossimi giorni voglio cercare di capire se, almeno teoricamente, il modello che ho in mente possa funzionare...
Conclusione: e poi non dormo...
Nota (*1): serverebbero quindi neuroni leggermente diversi perché avrebbero funzioni diverse e non sono sicuro che questo sia il caso...
lunedì 9 gennaio 2017
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