Gli appassionati di Lovecraft (ma anche quelli degli Iron Maiden! (*1)) hanno molto familiarità con questo apoftegma: «That is not dead which can eternal lie. And with strange aeons even death may die.»
Ovvero (mia traduzione): «Non è morto ciò che può eternamente giacere. E, dopo strani eoni, anche la morte potrebbe morire».
La frase mi ha sempre lasciato perplesso e per questo ho voluto controllare l’originale in inglese: ho anche verificato che “strange” non avesse sfumature di significato a me ignote e più appropriate a questo contesto ma non è così…
Eppure in questi giorni mi si è accesa una lampadina: non so se Lovecraft fosse familiare con Aristotele oppure (credo più probabilmente) se avesse seguito un proprio percorso intuitivo e immaginifico ma, forse, nella frase in questione c’è un richiamo alla definizione aristotelica di tempo.
Il tempo è movimento, l’assenza di movimento equivale all’assenza di tempo. Di conseguenza chi può giacere immobile eternamente è anche al di fuori del tempo e, certamente, non è necessariamente morto.
A quel punto la seconda parte della frase diviene chiara, quasi banale: ciò che non è morto può tornare a muoversi e, quindi, rientrare nel flusso del tempo palesando così la propria esistenza in vita.
Questa interpretazione ha il pregio di dare un senso ben chiaro al testo di Lovecraft, sicuramente fascinoso ma anche ambiguo.
Conclusione: altro corto troppo lungo!
Nota (*1): Per i non "acculturati": la frase è citata sulla copertina di “Live after death”, incisa su una lapide di un cimitero...
L'esempio di Benjamin Franklin
10 ore fa
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