Ero tentato di mettermi a scrivere il nuovo capitolo dell’Epitome ma, ripensandoci, credo sia più produttivo cercare di risolvere prima il problema della struttura che voglio dargli. Ho deciso quindi di spiegare qui, adesso, quali siano i miei dubbi e perplessità e spero che questo mi aiuti a chiarirmi definitivamente le idee: mi secca un po’ perché volevo tenere l’argomento del nuovo capitolo segreto per fare una sorpresa (anche se forse l’avevo già anticipato mesi fa) ma, considerando il numero di lettori interessati, alla fine era un qualcosa che riguardava solo me stesso, quindi…
Dunque l’idea è di inserire, dopo il capitolo 15 “USA e resto del mondo”, un nuovo capitolo 16 centrato esclusivamente sull’Italia. Chiaramente oggi l’Italia non ha un ruolo di rilevanza nel mondo ma sarebbe però molto utile come esempio pratico per mostrare la mia teoria in “azione”.
Il problema è come esporre questi esempi: io vedo due approcci possibili. Il primo è cronologico: inizio a descrivere cosa accadde in Italia a partire, diciamo, dalla fine della seconda guerra mondiale e vado avanti fino ai giorni nostri. Il limite di questa metodologia è che le interazioni fra i vari fattori sono multiple e, temo, diventi rapidamente poco chiaro il cercare di procedere in questo modo.
L’alternativa sarebbe quella di non fare la storia dell’Italia ma seguire invece separatamente l’evoluzione dei diversi fattori: anche in questo caso ci sarebbero molte interdipendenze ma di sicuro sarebbero meno che considerando, tutto insieme, l’intero sistema italiano.
Ci sarebbe poi anche una terza possibilità (che ho già applicato su carta per farmi una panoramica delle diverse problematiche) e cioè seguire i vari capitoli della mia Epitome e mostrare dove la teoria si applichi alla situazione italiana. In questa maniera però si confonde l’elemento del tempo: certi aspetti riguardano più un’epoca e meno un’altra. Inoltre ho la sensazione che in questa maniera il filo conduttore sarebbe troppo debole, anzi assente, col risultato di rendere noioso un capitolo potenzialmente molto interessante.
Intendiamoci: probabilmente a livello teorico qualsiasi approccio sarebbe valido e quindi applicabile. Ma il mio vincolo maggiore è la necessità di sintetizzare il tutto in un unico capitolo: è questo che complica terribilmente tutto!
Istintivamente ero tentato di partire con la soluzione cronologica ma già ora inizio a convincermi che sia meglio esaminare i vari fattori separatamente. Ma cosa sono questi fattori da tenere presenti?
Vediamo, butto giù tutto quello che mi viene in mente, poi filtro e riorganizzo: politica, economia (?), religione (protomiti), morale (epomiti), scienza/tecnologia/comunicazione (ruoli/strutture), Europa, globalizzazione, lavoro, parapoteri, sensibilità politica, burocrazia, rapporti con l’estero, legalità/giustizia, immigrazione/emigrazione, calcio, sindacati, società…
Ovviamente molti di questi elementi li accorperò insieme (come detto poi sono tutti più o meno interconnessi fra loro). La politica sarà probabilmente il fattore principale ma, proprio per questo, credo che sarà bene presentarla per ultima.
Il primo sottocapitolo dovrà essere sugli epomiti e la loro evoluzione. Poi quello sulla tecnologia/comunicazione, anzi questo forse dovrebbe essere il primo.
La globalizzazione sarà invece solo un periodo che porta specifiche conseguenze. Economia, lavoro, immigrazione/emigrazione le vedo più come conseguenze della situazione interna e di quella globale. Giusto: ormai nel mondo moderno non si può più considerare un singolo stato senza tenere presente cosa accade nel resto del mondo.
I periodi da considerare saranno: dopoguerra, boom economico, prima globalizzazione, anni ‘70, tivvù privata, crollo URSS, seconda globalizzazione, deriva morale, vincoli economici anni ‘80, UE, Cina, Internet, Euro, crisi economica, populismi italiani.
Chiaramente ci sono sovrapposizioni, alcuni eventi sono più significativi per certi fattori e meno per altri ma alla fine vanno tutti tenuti presenti.
Ovvio poi che questa è una lista scritta adesso di getto: probabilmente avrò molte altre idee durante la stesura vera e propria.
Mentre scrivo mi sto schiarendo le idee: prendo pause, guardo dalla finestra, progetto mentalmente i vari elementi strutturali. In questo caos, in questo guazzabuglio di idee, vedo già emergere delle forme definite. Lo so, lo immagino, non traspare: ma lo scopo di questo pezzo era aiutare me a progettare un capitolo difficoltoso non anticipare in maniera chiara ai miei lettori cosa andrò a scrivere: dovrò ricordarmi di aggiungere il marcatore “Peso” a questo pezzo…
Riassumendo avrò:
- Introduzione (già chiara in mente)
- Fattori esogeni (ci pensavo prima: qui ci farò rientrare anche la scienza/comunicazione)
- Evoluzione epomiti (molto vasto: potrei spezzarlo in due parti)
- Evoluzione politica (qui ci saranno anche le conseguenze economiche, l’Europa, l’euro)
Il prosieguo non mi è ancora chiaro ma non è importante: se avessi questa base sarei già a posto.
Alcune ipotesi:
- situazione attuale
- incertezze, pericoli
- tendenze
e, ovviamente, la solita…
- conclusione
Mi piace molto la struttura controintuitiva della prima parte: mi sto convincendo che sia la maniera migliore per approcciare il soggetto. Poi, ovviamente, prevedo pesanti cambiamenti e anticipo già che in ogni versione andrò a modificare e/o aggiungere qualche elemento. Probabilmente questo diventerà il capitolo più lungo dell’intera Epitome!
Ora sono un po’ titubante perché l’ampiezza e la varietà dei temi di cui mi prefiggo di scrivere è tale che mi incute timore: però adesso so almeno da dove partire…
Conclusione: vorrei concludere con un qualche riferimento a Sant’Agostino ma, sfortunatamente, il santo non mi sta dando molto materiale utile. I capitoli che sto leggendo in questi giorni hanno tutti la stessa struttura: prende un vizio, o come direbbe Sant’Agostino una concupiscenza della carne, spiega di cosa si tratta e conclude che è solo Dio che dà all’uomo la forza di resistervi. Io, che sono un po’ meno credente di Sant’Agostino, la vedo più come Oscar Wilde: “se si resiste a una tentazione è solo perché essa non è abbastanza forte” (mia parafrasi a memoria, l’aforisma di Wilde è molto più brillante!). In altre parole è la casualità, la natura innata e peculiare di ogni uomo, che fa la differenza: il destino cioè. Questo per arrivare a dire che se il fato voleva che io scrivessi questa Epitome allora non è un caso che mi abbia fatto nascere in Italia perché solo qui si possono osservare così chiaramente i fenomeni che poi descrivo nella mia opera (*1).
Nota (*1): anche se per la diffusione delle mie idee sarebbe stato preferibile nascere in un paese anglosassone, preferibilmente negli USA, in maniera da poter scrivere l’Epitome direttamente in inglese. L’Italia (lo scriverò) si trova ormai nelle retrovie più remote della cultura mondiale: lo dimostrano il crollo dei brevetti o, più semplicemente, il declino del nostro cinema (per non parlare dell'assenza di aziende di IT di livello non dico mondiale ma almeno nazionale...). Non abbiamo più una visione del mondo (protomiti) che siano innovativi e apprezzabili anche all’estero: ormai siamo in grado di ripresentare solo una versione slavata e insipida dei protomiti americani. Tarantino si è ispirato alle pellicole di Sergio Leone e agli “spaghetti western” mentre adesso i nostri autori scopiazzano (male) Tarantino senza aggiungervi niente. Vabbè divago...
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