«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

martedì 30 marzo 2021

Chomsky: Terzo articolo (1/2)

È da tempo che non scrivo del libriccino di Chomsky che comprai qualche mese fa: se era così interessante e corto come avevo scritto perché non l’ho finito in pochi giorni?

Semplicemente avevo deciso di leggermelo con calma, con l’umore giusto. Oggi finalmente l’ho ripreso in mano e ne ho letto diverse pagine in giardino con un sole veramente primaverile: sono stato veramente bene!

Comunque ho iniziato il terzo articolo (mi rifiuto di credere che siano dei saggi!) intitolato “La nascita della propaganda”. Veramente interessante: non l’ho finito ma voglio intanto mettere nero su bianco alcune considerazioni.

L’articolo ripercorre la nascita e l’evoluzione della propaganda moderna.

Nel 1916 il presidente Wilson era favorevole all’entrata in guerra degli USA ma la gran maggioranza della popolazione era assolutamente pacifista: la politica estera nel XIX era sempre stata quella di tenersi fuori dagli affari europei.
Fu così creata la commissione Creel con lo scopo di persuadere il popolo americano della malvagità dei tedeschi e del dovere di entrare in guerra: fu un successo completo e in soli sei mesi l’opinione degli americani cambiò di 180°.
Nel dopoguerra le stesse tecniche furono utilizzate per creare il “terrore rosso” e anche in questo caso fu un successo che portò all’azzeramento dei sindacati e all’abolizione della libertà d’espressione di pensiero politico.

Fu così che un teorico della democrazia liberale Walter Lippmann coniò il termine “fabbrica del consenso”. Nella sua concezione la massa della popolazione non è sufficientemente matura per prendere le decisioni importanti e deve quindi essere guidata da una minoranza ben preparata di intellettuali (*1): nei regimi totalitari si mantiene l’ordine con il manganello nelle democrazie invece si può usare la propaganda.
In questo periodo iniziale, aggiungo io, almeno vi è la buona fede del potere politico che cerca comunque di fare gli interessi della popolazione privandola della possibilità di interferire seriamente nelle decisioni importanti dello stato. Insomma il popolo va guidato, magari anche circuito, per il suo stesso bene (*2).

Ah! devo aggiungere che non fu solo il potere politico a scoprire e sfruttare di buon occhio la propaganda: anche il potere economico, e con esso la voce dei media, fu lesto ad apprezzarne le potenzialità per controllare la popolazione.

Il voto negli USA alla fine si riduce fra scegliere fra partiti (repubblicano e democratico) che nella sostanza sono molto simili (*3). Non per niente l'astensionismo è molto elevato.

Interessante quali siano le basi della propaganda secondo Chomsky:
- i media
- la scuola
- la cultura popolare

E poi vi è tutto un meccanismo di selezione degli studenti/laureati che premia e promuove quelli che introiettano gli epomiti del potere, ovvero coloro che si convincono e credono nella narrazione dominante. Questi individui saranno sinceri affermando che nessuno li censura: il motivo è che dicono ciò che il potere vuole che sia detto (*4).

Secondo Chomsky l’ultima “vittoria” democratica della popolazione negli USA fu nel 1935 con la legge Wagner che dette ai lavoratori il potere di organizzarsi in sindacati.
Ma i poteri economici avevano già trovato la contromossa basata sulla propaganda.
Nel 1937 vi fu un importante sciopero nelle acciaierie di Johnstown in Pennsylvania e gli industriali invece di ricorrere ai “soliti” picchiatori e crumiri usarono una strategia incruenta basata sul persuadere la popolazione che i suoi interessi e quelli degli industriali erano gli stessi in maniera da isolare gli scioperanti.
Per realizzare questo scopo furono usati i media che proponevano concetti di questo tipo: “Siete a favore dell’armonia?”, “È favorevole allo spirito americano?” che di per sé non avevano nessuna attinenza con lo sciopero e alle quali il 99% degli americani non poteva non dichiararsi d’accordo. Il passaggio successivo era quello di far passare inconsciamente il messaggio che, dato che il cittadino aveva approvato questi principi allora doveva schierarsi col potere che rappresentava e si sovrapponeva a tali concetti. Insomma si crea uno slogan in cui non è possibile non riconoscersi e si dice che anche il potere la pensa alla stessa maniera quindi (ma il passaggio inconscio è illogico) gli scioperanti, che si oppongono al potere, sono contro questi stessi principi (tipo l’armonia e lo spirito americano).
Senza il supporto della popolazione le rivendicazioni dei lavoratori sono destinate a fallire.

Vabbè, ovviamente Chomsky spiega tutto meglio di me: è incredibile la linearità con cui riesce a esprimere il suo pensiero (dove io invece sono un susseguirsi di incisi e digressioni!)…

Conclusione: fra oggi e domani finirò questo libriccino: a presto quindi per la seconda parte!

Nota (*1): Chomsky aggiunge che questo era in realtà anche il pensiero leninista. Aggiungo io che anche Aristotele la pensava così: per lui il regime migliore era quello degli aristocratici, dei migliori cioè (diverso invece dall’oligarchia che, in genere, è composta dai più ricchi).
Nota (*2): Giusto o sbagliato? Per Kant l’eterodirezione è sempre sbagliata: il fine non giustifica i mezzi. Io sono d’accordo.
Nota (*3): Su un canale che seguo su Youtube (Jacobin) ero curioso di scoprire cosa pensavano dei bombardamenti in Siria di Biden e vi ho trovato un divertente paragone fra repubblicani e democratici: i repubblicani si vantano della prova di forza mentre i democratici parlano di “attacco difensivo” (e altre parole politicamente corrette) ma nella sostanza le bombe le lanciano entrambi.
Nota (*4): Credo che nel suo piccolo anche Mentana cerchi di fare lo stesso con la piattaforma di informazione Open Online: i giovani giornalisti “migliori”, ovvero quelli che difendono con maggior efficacia il pensiero dominante, verranno promossi con incarichi in altre testate? Vedremo...

domenica 28 marzo 2021

Marcuse, capitolo 3

Con lentezza sto progredendo nella lettura di Marcuse (al momento leggo principalmente “La montagna incantata” di Mann e il “Leviatano” di Hobbes) e finalmente ho trovato un concetto che ha colpito la mia fantasia.

Ma facciamo un passo indietro: l’introduzione, sulla quale avevo scritto Inizio di Marcuse, aveva creato delle grosse aspettative: molti degli obiettivi di Marcuse coincidono con quelli della mia Epitome (*1).
I prime due capitoli però erano molto introduttivi e si limitavano a riepilogare la teoria di Freud alterandone magari la prospettiva. Però non vi avevo trovato novità interessanti e mi limitavo a supporre che queste sarebbero arrivate in seguito.

Adesso sono al terzo capitolo dove l’autore si propone di legare insieme psicologia del singolo e sociologia: in realtà tale disciplina esiste già e si chiama psicosociologia!
A parte gli scherzi, Marcuse ha in mente qualcosa di diverso: la psicosociologia parte dal basso ed è molto scientifica. Si fanno degli esperimenti che dimostrano delle singole caratteristiche psicologiche comuni (più o meno) a tutte le persone ma manca una teoria che sussuma il tutto in un unico impianto.
L’approccio di Marcuse, basato su Freud, è più filosofico: parte dall’alto, da un adattamento della teoria della contrapposizione fra Eros e Tanatos rivisitati in ambito sociale e da questa cerca di arrivare a una teoria sociologica.
Insomma due approcci totalmente diversi da un punto di vista metodologico: la psicosociologia ha degli obiettivi pratici mentre Marcuse sembra più interessato alla teoresi.

Più nel dettaglio, nel terzo capitolo, Marcuse riprende una teoria di Freud presentata nei saggi che lessi qualche anno fa ma di cui non scrissi. Non ne scrissi perché non gli detti credito: si trattava di speculazioni sull’origine delle prime società che ricordavano dei miti archetipici (quindi più da Jung!).
Inizialmente vi era l’orda primordiale, l’anarchia totale, e da questa emerse la prima società governata dal padre tiranno che spadroneggiava su donne e figli: i figli per sopravvivere dovevano reprimere la pulsione del piacere e obbedire e lavorare per il padre. Questa repressione di parte degli istinti, sublimati poi nel lavoro, sono l’inevitabile precondizione della società.
Il passaggio successivo è quando i fratelli collaborano fra loro e spodestano il padre: a questo punto si dividono il potere fra loro e autolimitano, di comune accordo, la pulsione del piacere.
Non ricordo come interpretai questa specie di mitologia (probabilmente ispirata ai miti greci) ma è ovvio che è una ricostruzione arbitraria e inverosimile.
Nessuno sa come fossero formate le prime società umane (semplicemente mancano le informazioni) ma sicuramente non come ipotizzato da Freud!
Suppongo di aver interpretato questa ricostruzione come una fantasia utile forse a ricordare mnemonicamente dei concetti psicologici che poi Freud sfrutta per interpretare vari altri aspetti della società (*2).

Comunque, a parte queste premesse fumose e poco convincenti, emerge una teoria di fondo che mi pare valida: la società si basa sul rapporto fra costrizione (principio di realtà) e aspirazione alla libertà (principio di piacere). Periodicamente delle rivoluzioni possono sovvertire l’ordine esistente ma, per reggersi in piedi, devono a loro volta introdurre dei nuovi obblighi. Il contrasto fra queste due principi, presenti in ogni uomo, causano il senso di colpa: la voglia di ribellione e indipendenza entra in urto contro i doveri dovuti alla società.
Non solo, e questo è per me l’aspetto più interessante, la maggior parte delle persone, che vivono sopportando il costante giogo del conflitto interiore, non tollerano che altri individui possano liberarsene: contro l’aspirazione alla libertà di chi sfida il principio di realtà si scatena la repressione della maggioranza che, invece, non trova la forza per ribellarsi a esso.
Scrive Marcuse: «Comunque, l’eccidio crudele e organizzato dei Catari, degli Albigesi, degli Anabattisti, degli schiavi, dei contadini e dei poveri che si ribellavano sotto il segno della croce, le condanne al rogo delle streghe e dei loro difensori – questo sadico sterminio dei deboli indica l’irruzione di forze istintuali inconsce nel mondo razionale e razionalizzato. I carnefici e le loro bande combattevano lo spettro di una liberazione che desideravano, ma che erano costretti a rifiutare» (*3).

Ora nel suo esempio Marcuse vedeva questo conflitto in ambito religioso ma è chiaro che la tendenza sia più generica (*4).
Anche oggi situazioni analoghe sono comunissime: pensiamo per esempio all’astio e intolleranza degli appartenenti al pensiero maggioritario verso chi la pensa diversamente da loro per esempio sui vaccini o sulle quarantene per covid-19. È evidente che nel loro fervore vadano oltre al puramente razionale. In questo caso l’intuizione di Freud/Marcuse fornisce un’interessante interpretazione psicologica. Gli appartenenti alla maggioranza anelerebbero essi stessi alla libertà, cioè al non dover fare vaccini e a potersi muovere senza costrizioni, ma non hanno la forza di opporsi a questi obblighi: per il principio di realtà razionalizzano come giusti e inevitabili i doveri a cui sono soggetti ma, istintivamente, il loro conflitto interiore aumenta e gli “altri”, coloro che dissentono, diventano il bersaglio della loro frustrazione, della tendenza a Tanatos, alla distruzione cioè.
Questo spiega bene i toni accesi, e non di rado apertamente violenti, che si possono leggere sulle reti sociali.

Inutile dire che la manipolazione dei media tradizionali aiuta a nutrire e giustificare questi atteggiamenti sostanzialmente irrazionali. In Italia, per esempio, la responsabilità della seconda (e terza) ondata della pandemia è stata attribuita, grazie a un comodo scaricabarile, ai comportamenti della popolazione, dimenticando che essa ha seguito le direttive imposte dall’alto, e non all’incapacità del governo di agire proattivamente per anticipare il ritorno prevedibile (e previsto) della malattia.
Ecco quindi che la comprensibile ira e frustrazione degli italiani per il prolungarsi della pandemia è stata distolta, sfruttando questo meccanismo inconscio, dai veri responsabili, cioè il potere politico che non ha agito efficacemente, ai generici quanto incolpevoli “altri”, coloro che non seguirebbero le regole. Non ci si chiede se le regole abbiano senso e siano efficaci ma si aizza l'opinione pubblica contro chi non le segue. È come se gli operai, a cui sono stati distribuiti degli attrezzi rotti o inefficaci per colpa dei quali non riescono a portare a termine un’opera, se la prendessero non con chi glieli ha forniti ma con i pochi compagni che si rifiutano di usarli.

Conclusione: ho poi un ricordo di qualcosa che ho letto di recente, qualcosa del tipo che gli uomini hanno l’istinto ad abusare del proprio potere, che, volendo, sarebbe un altro aspetto del fenomeno evidenziato da Marcuse. Sfortunatamente non riesco a ricordare dove l’ho letto: forse su Hobbes o più probabilmente su qualche sito. Peccato: se mi viene a mente vedrò di citarlo…
Ah! mi è venuto a mente! È un concetto di John Stuart Mill (ovviamente): vedi la nota (*4).

Nota (*1): sebbene l’Epitome abbia un ambito ancora più vasto.
Nota (*2): per esempio il dio del monoteismo sarebbe la proiezione del padre primordiale fatta dai fratelli che ne hanno usurpato il potere. Distrutto il tiranno si forgiano da soli delle nuove catene, stavolta spirituali.
Nota (*3): tratto da “Eros e civiltà”di Herbert Marcuse, (E.) Einaudi, 1964, trad. Lorenzo Bassi, pag. 109.
Nota (*4): mi viene in mente a questo riguardo un passaggio di Mill: «È facile immaginare un pubblico ideale che lasci indisturbata la libertà e la scelta individuale in tutte le questioni dubbie, e si limiti a chiedere agli individui di evitare comportamenti che l’esperienza universale ha condannato. Ma dove si è mai visto un pubblico che imponesse limiti del genere alla propria facoltà di censura? O quando mai un pubblico si preoccupa dell’esperienza universale? Nelle sue interferenze con la condotta individuale pensa raramente ad altro che alla mostruosità di agire o pensare diversamente da lui; […]
Cos’altro può fare chi è parte del pubblico, se non seguire le istruzioni e rendere le proprie concezioni del bene e del male, se sono tollerabilmente unanimi, obbligatorie per tutto il mondo?
» tratto da “Saggio sulla libertà”di John Stuart Mill, (E.) Net, 2002, trad. Stefano Magistretti, pag. 96-97.
In altre parole anche secondo Mill la società, o meglio la maggioranza di essa, ha la naturale tendenza a comprimere la libertà altrui con “razionalizzazioni” che, in genere, hanno poco di razionale. Mill qui si ferma, Marcuse dà un’interpretazione psicologica allo stesso fenomeno.

Pressione evolutiva

Da dicembre (2020) questa è un po’ la mia fissa: i vaccini contro il covid-19, specialmente se usati a tappeto come viene fatto in occidente, rischiano di causare una pressione evolutiva che porti alla proliferazione di varianti resistenti ai vaccini e, potenzialmente, anche più pericolose (v. per esempio Previsione negativa).
La mia conclusione è che dovrebbe essere vaccinata solo la popolazione a rischio (anziani e coloro che hanno comorbilità). Oltretutto questo approccio minimizzerebbe il pericolo che possibili, sebbene altamente improbabili, controindicazioni nel lungo termine colpiscano troppe persone. Ma ovviamente la logica del profitto delle case farmaceutiche va contro la logica del buon senso.

Finalmente in questo video di ieri il Dr. Campbell accenna al problema: Viral mutation and evolution.
La parte interessante è nell’ultimo quarto di video. Un’altra considerazione che fa è che idealmente si dovrebbe vaccinare tutti allo stesso tempo GLOBALMENTE (*1).

Conclusione: vedremo. Sono particolarmente interessato a scoprire le strategie seguite da Stati che non siano in balia delle pressione delle lobbi farmaceutiche: intendo Russia, Cina ma anche paesi occidentali esterni alla UE (tipo Svizzera, paesi della penisola scandinava etc.).

Nota (*1): e da qualche parte, non ritrovo dove, avevo preso in considerazione anche questo aspetto...

Lo comunista - 5-4-2021
Ultimamente mi capita di condividere spesso su FB articoli del PCI: nessuno dei miei amici/contatti me lo ha chiesto ma forse se lo stanno domandando: sono diventato comunista?

In realtà no!
Dal mio punto di vista il PCI riconosce perfettamente i sintomi, talvolta individua la malattia ma quasi sempre sbaglia la terapia.

Però quando mi trovo d’accordo, essenzialmente nella fase di denuncia di un problema (riconosce i sintomi) non ho scrupoli a diffondere il loro punto di vista: molto meglio loro di quelli che vedono prati fioriti dove invece ci sono discariche di rifiuti tossici…

Lo epopto - 5-4-2021
Un mese (o più?) fa avevo avuto uno scambio di battute con un amico su FB: scrivevamo della scarsa affidabilità dei media e io avevo accennato al fatto che quello che mi era parso più affidabile era “The Guardian”. Sulle questioni internazionali mi ero infatti d’accordo che spesso era l’unico che affrontava certi temi e che dava informazioni “solide”.
Ho anche provato a ricercare tale commento ma ovviamente FB lo ha nascosto chissà dove e ora è irrecuperabile...

Qualche giorno fa, in una delle ultime pagine di “Media e potere” con gli articoli di Chomsky sapete qual è il quotidiano da lui ritenuto il più “onesto”? Esatto: “The Guardian”!

Curiosità - 5/4/2021
Dopo aver scritto il corto precedente ho continuato a chiedermi “come e dove” avessi scritto il commento di cui accennavo.

Improvvisamente mi è tornato in mente il contesto: non ho ritrovato il commento cercato perché cercavo nella bacheca dell’utente sbagliato!
Un mio conoscente aveva pubblicato la classifica del calo delle vendite dei quotidiani fra i quali si salvava solo “Il Fatto Quotidiano”. Io ero intervenuto commentando che sì, la scarsa qualità è un fattore ma che, soprattutto, il giornale cartaceo è un prodotto obsoleto: “perché comprare su carta le notizie di ieri quando posso vedere gratis su Internet quelle di oggi?” era la mia obiezione.
Allora un terzo amico (quello di cui inutilmente avevo razzolato la bacheca) era intervenuto a sua volta scrivendo qualcosa che mi aveva portato a commentare che trovare in un quotidiano la qualità non è facile e che io ero, appunto, rimasto colpito positivamente da “The Guardian”.

Ora per curiosità voglio provare a cercare nella bacheca corretta questo commento per vedere quanto è accurata la mia memoria.

Trovato! Ecco qui (era il 21 marzo):

Distrutto! - 6/4/2021
Non pensavo che catalogare libri potesse diventare così faticoso: ma oggi per gli scaffali TV-D4 e TV-D3 mi sono dovuto arrampicare N volte per prendere i libri e poi per rimetterceli.
Poi ovviamente nello spazio liberato in TV-D3 ho deciso di metterci i libri marcati col genere “Scuola” che temporaneamente erano in KGB-B6: quindi sposta e risposta la scala (che è unica).
E quando pensavo di aver finito e avevo rimesso la scala in camera mi sono accorto di aver dimenticato sul letto altri libri da mettere in TV-B3: risposta la scala x2.

Fra i libri mi ha colpito “Trattato di ragioneria applicata”: tutto rotto e scocciato male, a pezzi insomma. Sarebbe stato proprio da buttare ma… mia mamma, prima di darsi alle assicurazioni, era ragioniera e ho avuto la sensazione che se lei aveva conservato quel libro malconcio forse vi era affezionata: e così ho deciso di tenerlo. Anche se non è chiaro perché lo avesse messo fra i libri della dispensa se vi era così attaccata!

Comunque ecco qui i libri trovati in TV-D3:
TitoloAutoreGenereStanzaPosizione
Il letto di AliceCathleen SchineRomanzoTVD4
L’evoluzione di JaneCathleen SchineRomanzoTVD4
ScomparsoDanielle SteelRomanzoTVD4
Il saltoNadine GordimerRomanzoTVD4
L’ultima BonaparteCelia BertinBiografiaTVD3
I fantasmi del cappellaioGeorges SimenonGialloTVD3
Il RanchDanielle SteelRomanzoTVD4
La vacanzaDacia MarainiRomanzoTVD4
Legami di sangueJ. F. FreedmanThrillerTVD3
I giorni dell’estateRosamunde PilcherRomanzoTVD4
Il tamburo di lattaGunter GrassNarrativaTVD3
Memorie di una ladraDacia MarainiRomanzoTVD4
Una storia di famigliaMaeve HaranRomanzoTVD4
Introduzione al PascalJim WelshScuolaTVD3
La società e le lettereVariScuolaTVD3
Albert aveva ragione Dio non gioca a dadiWalter CassaniFisicaTVD3
La dinastia dei GrimaldiEnrica RoddoloBiografiaTVD3
Letteratura italiana 2Mario PazzagliaScuolaTVD3
Noi che ci vogliamo così beneMarcela SerranoRomanzoTVD4
Oggetti di reatoPatricia CornwellGialloTVD3
Odore di cipriaEnzo BiagiNarrativaTVD3
Il nido dei calabroniPatricia CornwellGialloTVD3
È sempre una quesatione d’amoreMaeve HaranRomanzoTVD4
Fiaba perversaMassimo GriffoRomanzoTVD4
Il silenzio di una donnaBelva PlainRomanzoTVD4
Solo nella notteJonathan KellermanThrillerTVD3
Scoppia il maiale: ferito un contadinoResca, StefanatoComicoTVD3
L’autunno dell’aztecoGary JenningsNarrativaTVD3
Viaggio alla fine del millennioAbraham YehoshuaNarrativaTVD3
Pietà per le spieLuca CanaliRomanzoTVD4
I vedoviBoileau-NareejaeGialloTVD3
L’assassino invisibileClayton RawsonGialloTVD3
JacareLuis SepulvedaNarrativaTVD3
Istituzioni di diritto privatoGiorgio de SemoScuolaTVD3
AmritaBanana YoshimotoRomanzoTVD4
Trattato di ragioneria applicataClitofonte BelliniScuolaTVD3
Alce Nero parlaJohn NeihardtAntropologiaTVD3
Incontro d’amore in un paese in guerraLuis SepulvedaNarrativaTVD3
L’isola dei senza coloreOliver SacksNarrativaTVD3

Su TV-D2 ci sono altri vecchi libri di scuola più vari barattoli vuoti e altri aggeggi inutili, vecchi o rotti. Prima o poi riorganizzerò il tutto per metterci altri libri...

sabato 27 marzo 2021

Novità sugli UFI

Nel gennaio del 2018 scrissi il pezzo Ambientazione fantascientifica in cui mi divertivo a ipotizzare i motivi per i quali la presenza degli UFO potrebbe essere tenuta nascosta dai vari governi mondiali: questa è infatti la debolezza delle teorie degli ufologi. Perché il governo (USA o altri) dovrebbe tenere nascoste queste informazioni alla popolazione: la comune e automatica risposta che “non si vuole scatenare il panico” mi sembrava infatti essere un po’ debole.

Nella mia “ambientazione” presentavo quindi diverse ipotesi che potevano spiegare questa volontà di segretezza: la più banale è quella dello studio alieno dei terrestri ma poi ne suggerivo altre più sottili…

Probabilmente (*1) questo mio “interesse” per gli UFO era nato per delle notizie del 2017 che confermavano effettivamente la presenza di programmi segreti del Dipartimento della Difesa USA rivolti allo studio degli oggetti non identificati.

Poi nell’aprile del 2020 la Marina USA rese disponibili tre video che mostrano degli UFO “intercettati” da aerei statunitensi. Molto impressionanti, soprattutto i commenti dei piloti. Vedere per esempio… vabbè cercate su YouTube…

È poi di qualche giorno fa questa intervista di Fox News disponibile anche su YouTube: Fox News Maria Bartiromo asks John Ratcliffe, (former director of national intelligence) about UFOs.
Come riportato anche da altre fonti (per esempio Ufo, le nuove 'prove': ecco i documenti Usa da AdnKronos.com) che praticamente traducano parola per parola quanto detto dall’ex direttore del National Intelligence:
- I singoli avvistamenti sono confermati da più fonti e sensori.
- Alcuni sono semplicemente inspiegabili e sono più numerosi di quelli resi pubblici fino a questo momento.
- Per certi casi non ci sono spiegazioni che le nostre conoscenze scientifiche possano spiegare.

Insomma l’esistenza degli UFO sembra essere praticamente certa e non ci sono state scene di panico in nessuna parte del mondo: il pubblico ha già assorbito la novità come se fosse acqua fresca.
Eppure questa stessa opinione pubblica mondiale (o almeno occidentale) che crede senza esitazione all’esistenza degli UFO storce il naso a taccia di “complottismo” chi ipotizza che le multinazionali farmaceutiche siano più interessate ad accrescere i propri profitti piuttosto che alla salute della popolazione mondiale!
Strano mondo, eh?

Comunque fossi stato la giornalista avrei subito chiesto all’ex direttore come mai queste notizie non sono state diffuse prima: sarei stato curioso della sua risposta…

Quindi gli UFO esistono? beh, sì nel senso “etimologico” di “oggetti volanti non identificati”: che poi siano effettivamente astronavi, droni o sonde aliene è un altro discorso.

C’è anche la possibilità che sia disinformazione con secondi fini, magari per confondere i servizi segreti russi o cinesi: ma questa ipotesi sarebbe in contrasto con le rivelazioni uscite nel corso dei decenni (comprese quelle di persone più che credibili) e passate al setaccio dagli ufologi. Insomma non posso esserne certo ma credo che la notizia sia attendibile.

Secondo l’ex direttore Ratcliffe le nuove informazioni dovrebbero essere rese disponibili a partire da giugno. Vedremo: sono curioso...

Conclusione: trovo veramente ironico che credere agli UFO sia ormai non solo accettabile ma perfino plausibile mentre dubitare delle buone intenzioni filantropiche dei multimiliardari sia considerato sicuro segno di complottismo.

Nota (*1): non me lo ricordo più! Ho la sensazione di aver visto nei mesi precedenti uno dei tanti documentari sull’argomento molto convincente per la presenza di testimoni di notevole spessore e credibilità e che, probabilmente, culminava con la conferma ufficiale dell’esistenza di programmi segreti del Dipartimento della Difesa USA per lo studio degli UFO.

venerdì 26 marzo 2021

Gli eventi del XX secolo

Oggi voglio provare a riscrivere il pezzo Ancora storia dell’agosto del 2011. In esso elencavo quali fossero stati gli eventi storici/politici/sociali del XX secolo.

Cos’è cambiato in questi dieci anni? Beh, ho scritto la mia Epitome e questo ha modificato la mia prospettiva su molte cose.

Questo è il copia e incolla della mia vecchia lista:
«1°-5° posto
Controllo delle nascite
Esplosione demografica
Atomo
Computer
Radio e TV (mass media)
6°-7°
Seconda guerra mondiale
Progresso medico

Tecnologia
9°-10°
Emancipazione femminile
Rivoluzione d'ottobre»

Rileggendola mi pare di aver avuto delle ottime intuizioni e, sicuramente, i miei criteri non erano assurdi ma erano anche valutazioni estemporanee non guidate da una logica complessiva.

Adesso ho invece le idee più chiare: l’attuale problema fondamentale dell’umanità (e in verità lo è sempre stato) è la diseguaglianza, specialmente economica, che, a sua volta, genera altri problemi a cascata.
La diseguaglianza ha sempre caratterizzato le società umane eppure, almeno nel mondo occidentale, dopo la seconda guerra mondiale c’era stata l’illusione che, seppure lentamente, si procedesse verso un mondo migliore: semplicemente per 20-30 anni si era avuta una distribuzione più equa delle ricchezze fra tutta la popolazione. Gli anni ‘70 e ‘80 sono stati di stallo ma, dagli anni ‘90, la tendenza ha chiaramente iniziato a invertirsi: la diseguaglianza ha ripreso a crescere a ritmi sempre più vertiginosi.

Com’è possibile?
- Il liberismo, anzi il “turboliberismo”, come giustamente lo chiama Fusaro, non ha più alternative ideologiche credibili.
- I media permettono di controllare facilmente la popolazione.
- La tecnologia permette di controllare facilmente la popolazione.
- La democrazia occidentale è ormai comatosa e non riesce più a tutelare gli interessi della popolazione.

Da cosa dipende la crisi della democrazia occidentale? In parte è naturale senescenza, in parte il problema è strutturale: la democrazia è un meccanismo molto delicato che per funzionare bene ha bisogno di almeno tre elementi: 1. una popolazione di elettori democraticamente matura; 2. politici che credano nel proprio ruolo; 3. media indipendenti che informino in maniera oggettiva ed efficace gli elettori delle azioni dei politici.

Più approfonditamente:
1. La popolazione non “cresce” spontaneamente democratica ma deve essere “coltivata”: l’istruzione dovrebbe avere il compito di formare gli studenti in maniera che siano consci di pregi, difetti e rischi della democrazia e cosa vada fatto per mantenerla ben funzionante. Questa sorta di istruzione è mancata: i valori della democrazia si sono tramandati indirettamente, più per sentito dire che grazie a uno studio mirato. Contemporaneamente molti altri principi e valori, primo fra tutti quello del profitto, sono stati esaltati sempre più energicamente dai media ma anche dal mondo della cultura. Infatti dopo il crollo dell’URSS, venendo a mancare un’alternativa credibile, il liberismo è stato considerato anche dagli intellettuali, che in teoria avrebbero dovuto essere più attenti, l’unica strada percorribile per lo sviluppo dell’umanità. Il risultato è che il profitto sta rimpiazzando l’uomo al centro della morale.
2. I media non sono più indipendenti e non danno quindi agli elettori un’immagine obiettiva di quanto avviene nel mondo e sulla scena politica. Gli elettori non hanno quindi una maniera pratica per decidere quali partiti rappresentino meglio i loro interessi.
3. La politica, in mancanza di forti principi ideologici, nello spazio di circa una generazione dopo la fine della seconda guerra mondiale ha rapidamente dimenticato quali dovessero essere i valori fondanti del proprio ruolo. I politici non cercano più di fare gli interessi degli elettori ma, essenzialmente, si accontentano di perpetuare il proprio potere: non lavorando bene ma comprandosi il favore dei media a cui poi spetterà il compito di magnificarli e, contemporaneamente, ridicolizzare i loro avversari.

È alla luce di queste premesse che posso esaminare quali siano stati gli eventi storicamente più importanti del XX secolo.

- La rivoluzione d’ottobre ha fatto trionfare un modello politico sociale ancora più fallace. Questo ha paralizzato l’ideologia comunista che è rimasta ingessata a categorie del XIX che non sono adatte a interpretare le problematiche della realtà attuale. In pratica l’ideologia comunista non si è evoluta per circa 70 anni come invece ha continuato a fare il liberismo.
- L’inevitabile crollo dell’URSS ha tolto credibilità anche alle giuste istanze sociali di uguaglianza e giustizia del comunismo: senza alternative politico/sociali il liberismo ha ereditato una immeritata credibilità (*1).
- Lo sviluppo tecnologico ha permesso ai media di divenire molto più pervasivi e con una maggiore capacità di suggestione (le immagini della televisione) e quindi di influenzare il pubblico.
- Ci sarebbe anche lo sviluppo tecnologico che ha portato a un aumento della capacità di controllo del potere sulla popolazione ma questa è più una caratteristica del XXI e nel XX ha solo il suo seme (informatica).
- La crisi della democrazia accentuata dalla globalizzazione (che porta al controllo dei media tradizionali e a maggiori pressioni sul potere politico dietro le quinte).

Vediamo quindi se arrivo a 10 voci (in ordine sparso: troppo difficile stabilire l’ordine di importanza).
Fattori Principali:
- Rivoluzione d’Ottobre.
- Crollo URSS.
- Prima globalizzazione (culturale) → unità di misura del bene diviene il profitto.
- Seconda globalizzazione (economica) → potenze economiche/finanziarie sempre più forti e invadenti.
- Aumento pervasività e influenza dei media.
- Sviluppo tecnologico, soprattutto informatico e delle comunicazioni.
- Assenza di sviluppo della cultura democratica e dei suoi valori (istruzione).
- Crisi democrazia occidentale.
Fattori Secondari:
- Crescita demografica: questo è un elemento indipendente che porta alla diseguaglianza economica ma al momento è un fattore di uno o due ordini di grandezza inferiore al valore complessivo degli altri sopra riportati.
- Seconda guerra mondiale: una diversa evoluzione storica avrebbe potuto avere un effetto sia positivo che negativo sulla democrazia e i suoi ideali, ma cercare di indovinarlo è impossibile.

Conclusione: sono molto contento di questo cambiamento nelle mie valutazioni: dimostra che ho una mente ancora plastica e aperta a nuove idee. E, oltretutto, questa evoluzione è avvenuta negli ultimi cinque anni, non dieci.

Nota (*1): volendo si può vedere l’effetto di questo evento anche dal punto di vista del libero confronto fra diverse verità/opinioni ipotizzato da John Stuart Mill. Il filosofo inglese afferma che anche della verità più assoluta, se non è costantemente confrontata con altre ipotesi (o perfino con la falsità più assoluta), si può perdere la comprensione della sua essenza. Senza la costante comparazione con alternative diverse essa perde vitalità e diviene un qualcosa di mummificato di cui non si capiscono più i veri valori fondamentali, un dogma vuoto costituito di sola apparenza. Così i valori democratici dopo il crollo dell’URSS, senza il continuo sforzo da parte degli intellettuali di spiegare perché le democrazie occidentali fossero migliori del modello sovietico, sono divenuti dei gusci privi di contenuto; la forma ha preso il sopravvento sulla sostanza. La democrazia non è più vista come il palladio della libertà ma si è ridotta alla vuota liturgia delle elezioni sempre più inutili dato che tutti i partiti tendono ad assomigliarsi.

giovedì 25 marzo 2021

Mongolini del 3° trimestre 2011

Sto riascoltando i brani della raccolta “Incerto” per decidere quali inserire nelle raccolte “ufficiali” (v. su Spotify e Youtube Lista 1, 2 e 3) e così ho bisogno di scrivere un pezzo non troppo impegnativo. Avevo pensato a una nuova puntata della selezione dei “Wow” ma visto che sono più indietro ho poi optato per i “Mongolini”…

Luglio 2011:
In realtà un buon mese: nonostante i molti pezzi scritti la qualità è discreta. All’epoca avevo preso la fissa per il poker ma anche gli articoli relativi sono validi, in particolare in uno realizzo un programmino proprio bellino...
Comunque i candidati sono:
- Post mancati: poca voglia di scrivere e ancora meno idee.
- Il mistero del siculo indefesso: le mie illazioni su un lettore siciliano: credo che avessi cercato di essere divertente e interessante ma non vi riesco.

Agosto 2011:
Qualità in calo rispetto al mese precedente: all’argomento poker si aggiunge quello del caldo. Comunque ci sono anche vari pezzi interessanti: in particolare ce n’è uno che voglio riscrivere. Era la lista degli eventi storici/sociali più importanti del XX secolo: credo che alla luce della mia Epitome adesso le mie priorità siano cambiate.

- Incapacità mentale: ho caldo, dormo male e scrivo peggio. Probabilmente non c’era bisogno di scriverlo in un articolo…

Settembre 2011:
Mese prolifico e in ripresa: in pratica scopro che l’insonnia che mi aveva tenuto sveglio nelle notti estive era dovuta a un prodotto effervescente per digerire che però era a base di zucchero!
Ho poi ritrovato un pezzo di valore storico: Intuizione sociale dove c’è già la prefigurazione del sottocapitolo 3.4, “L’altalena dei protomiti”, della mia epitome. Eppure non lo sviluppai subito nella prima versione ma lo costruii nel corso delle revisioni successive. Buffo come le idee sembrino inquilini bizzosi e instabili che abitano nel nostro cervello: vanno e vengono e su essi abbiamo molto meno controllo di quanto possiamo immaginarci.
E no, non ho trovato pezzi meritevoli del “Mongolino”: l’unico che ho considerato era il pezzo con le statistiche del ghiribizzo ma tutto sommato era breve e denso di dati; ora chiaramente è superato ma all’epoca aveva una sua ragione.

Conclusione: i pezzi da vero e proprio “Mongolino” dove cioè scrivo delle castronerie colossali sono molti meno di quanto pensassi. La maggior parte dei “Mongolini” (con forse una o due eccezioni) sono in verità solo dei pezzi noiosi al limite e, anzi, oltre la soglia dell’inutile. Però li considero degli errori veniali fatti in buona fede mentre lo scopo del marcatore “Mongolino” era invece quello di identificare quei pezzi di cui mi vergogno perché vi ho scritto delle palesi sciocchezze.

martedì 23 marzo 2021

Mill IV: A new hope

Oggi voglio concludere (v. il precedente Mill colpisce ancora (parte III)) la mia rivisitazione di “Saggio sulla libertà” di John Stuart Mill. In realtà ci sarebbe anche una quinta parte ma, se ben ricordo, è un’applicazione della sua teoria all’Inghilterra del XIX secolo e, quindi, decisamente meno interessante delle precedenti: gli darò un’occhiata per completezza ma suppongo, a meno di qualche citazione significativa, che al massimo ci scriverò un corto.

Il titolo di questa quarta parte è “Dei limiti all’autorità della società sull’individuo” ed è a tutti gli effetti il completamento della precedente dove si esaltava il valore dell’individualità, dell’indipendenza e della libertà del singolo e la sua generale utilità per la stessa società.
Qui cambia la prospettiva del punto di vista ma l’argomento rimane lo stesso: la libertà d’azione dell’individuo.

I criteri di base per cui, secondo Mill, la società può imporre la propria volontà al singolo sono solo due e molto semplici:
1. Difendere se stessa (ovvero le persone che la compongono) dal singolo.
2. La partecipazione del singolo al mantenimento della società: pagamento tasse, impegno nella difesa militare etc.

Il secondo punto è abbastanza ovvio e c’è poco da aggiungere: chi gode dei benefici della società deve anche contribuire a mantenerli.

È il primo punto a essere critico: a livello teorico siamo, credo, tutti d’accordo con tale principio (che ricorda molto la legge naturale di Hobbes sintetizzabile in “non fare agli altri quello che non vorresti che essi facessero a te”) ma, come ho sottolineato anche nel precedente Mill colpisce ancora (parte III) la difficoltà sta nell’individuare dove deve stare il confine fra libertà individuale e protezione della società (cioè degli altri).
Infatti praticamente qualsiasi attività umana può avere delle ricadute più o meno negative sulla società. Copio e incollo dal mio precedente pezzo appena citato:
«[…]
Che dire? Il confine fra la libertà personale e il dovere e gli obblighi verso la società è labile. Il criterio di non danneggiarla non è assolutamente dirimente. Per esempio: “Danneggio gli altri se non mi vaccino per una malattia? (rischiando di infettare un immunodepresso)”, “Danneggio gli altri se bevo alcool? (rischiando di ubriacarmi e commettere qualche follia)”, “Danneggio gli altri se mi drogo?”, “Danneggio gli altri se fumo all’aperto? (il costo dell’eventuale malattia è in parte pagato dalla società)”, “Danneggio gli altri se mangio una bistecca? (l’impronta ecologica della carne animale è altissimo rispetto a un hamburger vegetale)”. E potrei proseguire in questa maniera per praticamente qualsiasi azione umana.
[…]»

Mill riporta poi, dopo essersi posto da solo varie obiezioni, un criterio più preciso per definire ciò che l’individuo deve essere autorizzato a fare: «Ma, per quanto concerne il danno puramente contingente o, come lo si può chiamare, costruttivo che un individuo causa alla società con una condotta che non infranga alcun dovere specialmente verso il pubblico, né leda percettibilmente alcuna persona precisa salvo l’individuo stesso, si tratta di un fastidio che la società può permettersi di sopportare, nell’interesse di un bene maggiore, la libertà umana.» (*1)
Gli elementi significativi qui sono due: Mill riconosce che non è possibile impedire completamente che la libertà individuale non danneggi indirettamente la società. E questo è di per sé una considerazione fondamentale. Il secondo elemento è il nuovo criterio che propone ovvero “non ledere alcuna persona precisa”. La mia interpretazione è che al momento dell’azione libera presa in esame il suo autore non sappia se altre persone potranno esserne danneggiate e, soprattutto, non possa identificarle a priori. In questo caso l’attività diviene un rischio generico per la società che però non lede nessuno in particolare e, quindi, semplicemente essa dovrà organizzarsi per risarcire gli eventuali danneggiati (senza però ledere la libertà del singolo).

Mill riporta poi altre argomenti per cui la società potrebbe voler limitare la libertà del singolo ma, per ognuno di questi, dimostra che non sono validi o accettabili.

Per esempio, ipotizza Mill (che fa l’avvocato del diavolo di se stesso!), la società non potrebbe essere autorizzata a intervenire limitando la libertà del singolo per il suo stesso bene?
La risposta dell’autore è esattamente la stessa che usai io per oppormi alle “bugie a fin di bene” (v. Bugie a fin di bene). Tanto per vantarmi riporto qualche passaggio:
«Come facciamo le nostre scelte? Come decidiamo cosa sia meglio per noi?
Ci basiamo su due elementi: da una parte i nostri valori, gli ideali, le speranze e le nostre priorità (fattore “interno”) dall'altra tutto l'insieme degli eventi che accadono direttamente a noi o intorno a noi (fattore “esterno”).

Quattro osservazioni: 1) nessuno meglio di se stesso conosce il proprio fattore interno; 2) l'elemento esterno non è mai totalmente noto; 3) è preferibile conoscere al meglio l'elemento esterno per poter prendere le nostre decisioni; 4) anche quando si prende la decisione teoricamente migliore (considerati logicamente, ammesso che sia possibile, i fattori interni ed esterni) può sempre accadere che la sorte cambi le carte in tavola con esiti catastrofici.»

Invece Mill scrive: «L’interferenza della società in quello che riguarda solo l’individuo, al fine di prevaricarne giudizio e intenzioni, si fonda per forza su presupposizioni generiche, che possono essere completamente sbagliate, e che, anche se giuste, hanno buone probabilità di essere applicate erroneamente ai casi specifici da persone che ne conoscono le circostanze né più né meno di qualunque altro osservatore esterno.» (*2)
E conclude: «Tutti gli errori che può commettere ignorando consigli e ammonimenti saranno un male infinitamente inferiore a quello di lasciarsi costringere da altri a fare ciò che essi ritengono il suo bene.» (*2)

Vabbè, direte voi: “Bella forza: hai scopiazzato da Mill!”
No! Lessi questo saggio solo un anno dopo aver scritto il mio pezzo…
La verità è che sono ideologicamente molto sincronizzato con Mill!

Poi l’autore analizza le obiezioni religiose alla libertà individuale. Oggi, almeno in occidente, questo non è nemmeno un problema ma comunque Mill la smonta facilmente evidenziando cosa le religioni diverse dal cristianesimo ritengono moralmente giusto vietare: per esempio i musulmani non mangiano carne di maiale o, gli induisti, la carne bovina. Beh, le argomentazioni di Mill sono molteplici ma alla fine si riducono a dimostrare che non esistono principi morali assoluti validi per tutti ed è quindi sbagliato comprimere la libertà individuale in nome di essi.

Ancor meno interessante, dal mio punto di vista, sono gli obblighi derivanti dalla “buona educazione” che la società potrebbe voler imporre ai singoli. In questo caso la conclusione di Mill è che la società, nei suoi singoli individui, può al massimo trattare con indifferenza o freddezza colui di cui non condivide alcuni comportamenti: insomma può al massimo esercitare la pressione del proprio biasimo ma niente più.

Molto più interessanti sono alcune considerazioni psicologiche perché ancora totalmente valide. Qualche esempio: «E niente scredita e frustra i migliori metodi di influire sulla condotta umana più del ricorso ai peggiori. Se tra coloro che la società cerca di costringere alla prudenza e alla temperanza vi è qualcuno della stoffa di cui sono fatti i caratteri indipendenti e vigorosi, si ribellerà infallibilmente al giogo. Nessuna persona del genere penserà mai che gli altri hanno diritto di controllarlo nei suoi affari, come invece lo hanno di disturbare i loro; perciò, sfidare questa autorità usurpata, facendo esattamente l’esatto contrario di ciò che comanda, […] finisce facilmente coll’essere considerato segno di uno spirito coraggioso.» (*3)
E poi Mill evidenzia la tendenza naturale della maggioranza a considerare sbagliato tutto ciò che le minoranze pensano, dicono o fanno di diverso da essa. Il passaggio dal disapprovare al vietare è facile e breve ma non per questo giusto e motivato.
Per esempio: «Molti considerano lesiva dei propri interessi qualsiasi condotta che loro dispiaccia, e se ne risentono come di un oltraggio ai loro sentimenti; simili a quel bigotto che, accusato di disprezzare i sentimenti religiosi degli altri, ha ribattuto che sono loro a disprezzare i suoi persistendo nel loro abominevole culto o credo.» (*4)
E infine: «E non è difficile dimostrare, con abbondanza di esempi, che l’ampliamento del raggio d’azione di quella che può essere chiamata polizia morale fino a farle ledere la libertà individuale più indiscutibilmente legittima è una delle più universali propensioni umane.» (*5)

A pagina 103 c’è poi un’interessante obiezione alla libertà individuale che Mill battezza col nome di “diritti sociali” che alla fine equivale a «è diritto sociale assoluto di ciascun individuo che ciascun altro individuo si comporti sotto ogni aspetto esattamente come dovrebbe comportarsi» (*6). È evidente che questa proposizione puzzi di tautologia e che quindi definisca tutto e nulla. Infatti Mill la commenta così: «Un principio così mostruoso è molto più pericoloso di qualsiasi singola interferenza nella libertà; non vi è violazione della libertà che esso non giustifichi;» (*6) e poi «La dottrina attribuisce a tutti gli uomini un interesse acquisito nella reciproca perfezione morale, intellettuale e persino fisica, definita da ciascuno secondo i propri criteri» (*6).
Il mio interesse per questo passaggio, composto da circa tre pagine e di cui io ho estratto solo alcuni brani più significativi, è che mi pare abbia delle notevoli affinità con gli eccessi del politicamente corretto. Dove per “eccessi del politicamente corretto” intendo un’affermazione del tipo “La parola XX o il comportamento YY mi offende e quindi deve essere legittimamente vietato”: da una parte c’è l’arbitrarietà del sentimento dell’offeso (che non tiene in alcun conto del sentimento dell’altra persona) e da un’altra c’è la volontà di perfezionare, di nuovo arbitrariamente, un altro individuo.
Ma ci voglio riflettere meglio…

Infine Mill fa una considerazione che ricorda la sua argomentazione contro la censura di idee che si sa che sono errate: queste sono infatti utili a far risaltare e capire meglio la verità.
Analogamente le azioni errate (ma lecite) hanno una loro utilità: col loro esito dannoso per chi le compie servono da esempio a chi le osserva.

Conclusione: ho poco da aggiungere a quanto non ho già scritto, non solo qui ma anche negli altri pezzi, su questo prezioso saggio. Vale però forse la pena di riportare le emozioni che provo leggendolo: nel momento storico attuale in cui censure e limitazioni delle libertà avanzano, accompagnate spesso dal plauso della maggioranza della popolazione, le parole sobrie e chiare di Mill sono un vero e proprio balsamo. Una bussola morale che mi conferma che la direzione in cui io vedo la giustizia, e spesso ho la sensazione di essere il solo, è in verità corretta.

Nota (*1): tratto da “Saggio sulla libertà”di John Stuart Mill, (E.) Net, 2002, trad. Stefano Magistretti, pag. 94.
Nota (*2): ibidem, pag. 88.
Nota (*3): ibidem, pag. 95.
Nota (*4): ibidem, pag. 96.
Nota (*5): ibidem, pag. 97.
Nota (*6): ibidem, pag. 103.

lunedì 22 marzo 2021

Filosofi e virologhi

Andrea Zhok, professore di filosofia della morale (tratto da FB): «[…] Per una malattia che fa il 98,5% delle sue vittime nella popolazione over 65 e/o con patologie pregresse, sbambare ad alzo zero di "immunità di gregge" e vaccinazione a tappeto è semplicemente un'imperdonabile sciocchezza.

Posto che vaccinare medici e infermieri a diretto contatto con potenziali malati era sensato, successivamente mettersi a vaccinare a casaccio altri gruppi come militari, forze dell'ordine, insegnanti, ecc. è una strategia semplicemente cretina.

La grande maggioranza di queste persone non rientra affatto in categorie a rischio e non finirebbero comunque ad occupare letti d'ospedale.

Al contrario, puntando a vaccinare sistematicamente le persone per età decrescente e, tra gli under 60, quelle con almeno due patologie, si può abbattere quasi totalmente l'impatto più gravoso del virus già con soli 18 milioni di vaccinati circa (su 60 milioni).
[…]
»

Che in pratica è quello che da tempo (dicembre 2020?) dico anch’io aggiungendo, in più, che così facendo c’è il rischio di rendere il virus più forte e pericoloso.

Ora se la stupidità di questo modo di procedere è ovvia anche a un professore di filosofia lo è anche, a maggior ragione, a un virologo o a un medico: bisogna chiedersi quindi perché i nostri politici hanno optato per questa strategia?

Per esercizio, lascio ai miei lettori il compito di trovare la risposta.

Prandelli a brandelli - 24/3/2021
Molti lettori mi hanno chiesto di commentare le dimissioni di Prandelli da allenatore della Fiorentina.

In realtà non ho molto da dire: umanamente mi dispiace per quello che sembra un esaurimento mentale (e dal quale spero si rimetta presto, magari arrivando ad allenare grandi squadre come la Juventus!) ma per la Fiorentina credo sia un bene.
Fin dal suo arrivo avevo stabilito che si sarebbe stati a rischio retrocessione e se non fosse stato per le due vittorie insperate contro la Juventus e lo Spezia si sarebbe lì. E, considerando il calendario sfavorevole, la salvezza è ancora tutta da conquistare.

Ora Iachini: deve ripartire dal buono che ha lasciato Prandelli (in pratica continuare a dare fiducia a Vlahovic) e rimediare a qualche errore (rimettere Eysseric in panchina, mettere Amrabat dietro alle punte e Pulgar davanti alla difesa). Poi dovrà gestire bene (facendoli cioè giocare solo quando sono in forma) Ribery e Bonaventura…

1 lettore 1!! - 24/3/2021
Finalmente, ormai qualche settimana fa, ho avuto un parere sulla mia Epitome: oltretutto si trattava di un professore di “Storia del Pensiero Politico” che quindi conosceva bene le problematiche di cui ho scritto. Anzi avevo il timore che, proprio a causa delle sue conoscenze, potesse non avere la sufficiente apertura mentale per apprezzare le mie molte teorie che ho inventato dal nulla.

Invece l’ha apprezzata molto e mi ha proposto di pubblicarne delle brevi sintesi su un sito di storia/politica/filosofia che dirige. Vedremo cosa ne verrà fuori…

Liberato! - 24/3/2021
Ho liberato lo scaffale KGB-C1!
Principalmente era pieno di vecchie riviste che ho spostato in uno scatolone. Oltre a qualche libro sparso vi ho ritrovato anche una camicia, un paio di asciugamani e la federa di un cuscino!

C’erano anche pochi libri fuori posizione che riporto qui di seguito:
TitoloAutoreGenereStanzaPosizione
Matrix: grammatica latinaSciolla, SciollaScuolaKGBC1
La congiura dei baroniCamillo PorzioStoriaKGBC1
GURPS: WWII Grim LegionsMichele ArmelliniGiocoKGBC1
Linguaggio CKernighan, RitchieInformaticaKGBC1
Calcolo delle probabilità e statisticaPaolo BaldiScuolaKGBC1
Lo stato dei GreciEhrenbergStoriaKGBC1
La polis grecaGianfranco BiniStoriaKGBC1

Mayday mayday mayday! - 26/3/2021
Ormai diversi mesi fa autorizzai la pubblicazione di un commento che avevo trovato immensamente divertente. Al pezzo Decameron, quarto giorno: mesto fine del 28/9/2015 “Unknown” mi pose questa domanda:
«Nella novella 7 nona giornata del sogno di talano imolese come la commenteresti CN un commento personale?»

Che tradotto significa: «Sono uno studente che non ha voglia di leggere e che preferirebbe copiare quattro righe da Internet: me le puoi scrivere tu?»
È buffo perché da una parte lo scopo della sua richiesta è palese e dall’altra manca la minima astuzia di lusingarmi in qualche maniera. Tipo: “Ho apprezzato moltissimo i tuoi commenti a queste novelle e mi chiedevo cosa ne pensi della novella XXX”.
Quindi il ragazzino era abbastanza furbo da rifilare alla sua insegnante un commento copiato dalla Rete ma non abbastanza da convincermi ad aiutarlo. Peccato per lui perché, se usava le parole giuste (*1), avrei potuto trovare la cosa divertente e mi sarei potuto anche impegnare per aiutarlo…

Nota (*1): tipo “La mia prof è una st### e mi vuole bocciare: puoi aiutarmi con la novella XXX??”

Pandemia e resettaggio

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").

Questa è una riflessione notturna che però non posso trasformare in un “notturno”: non è infatti riducibile a un’unica frase.

Si tratta infatti di un piccolo raffinamento della mia teoria dell’Epitome e, per questo, richiede tanti collegamenti a diversi argomenti.

Il punto di partenza è il sottocapitolo [E] 3.4 “L’altalena dei protomiti”. Si tratta di un capitolo che non saprei se definire profondo o banale: i protomiti (ovvero le idee, i principi, gli ideali) della società non sono fissi e assoluti ma variano nel tempo. Questo è l’aspetto banale.
L’aspetto profondo è che i motori di questi cambiamenti sono degli eventi che coinvolgono l’intera società: tipicamente una guerra che coinvolga gran parte della popolazione (per esempio le due guerre mondiali ma non la maggior parte degli interventi militari statunitensi per il mondo).

Ma questo “coinvolgimento” della popolazione che cosa significa? Quando è che si è coinvolti?
Si è coinvolti quando la situazione ci costringe a cambiare il nostro comportamento: e come affermo in [E] 6.5 “Il ciclo CMR” è il comportamento che guida l’evoluzione della morale.
La morale infatti si adatta per giustificare il comportamento: generalizzando lo si può ritenere un effetto della dissonanza cognitiva: ogni persona vuole credere di comportarsi bene, secondo giustizia, in maniera moralmente corretta cioè.

Ecco, la novità odierna dovrò inserirla proprio in [E] 6.5, evidenziando meglio il concetto che il comportamento cambia gli epomiti assoluti della società di cui la morale è un sottoinsieme.
Questo è il piccolo raffinamento che avevo in mente.

Probabilmente l’idea catalizzatrice che mi ha portato a questo perfezionamento è un libro o, meglio, solo il suo titolo visto che non l’ho né letto né comprato.

Andrea Zhok ieri, in un breve pezzo, pubblicizzava la recensione di un libro che, evidentemente, giudicava di grande valore intitolato, se non erro, “Il grande reset” che si riferiva alla pandemia.
Io non ho neppure provato a leggere tale recensione (veniva premesso che era “lunga”) ma evidentemente l’idea deve aver continuato a fluttuare fra le mie sinapsi.

Stamani mi sono appunto chiesto “può la pandemia cambiare i protomiti (ovvero le idee, i principi, gli ideali) della popolazione?
La risposta, per quanto scritto nella prima parte di questo articolo, mi è subito stata ovvia: certo che sì.
La pandemia, con la relativa gestione politica maldestra, non solo ci sta coinvolgendo tutti ma sta modificando pesantemente le nostre abitudini. Per [E] 3.4 e 6.5 è ovvio che questo porta a una modifica degli epomiti assoluti ([E] 6.2) della società.

Semmai il passo successivo sarebbe identificare quale siano queste modifiche: credo che i dettagli nessuno sia in grado di prevederli anticipatamente ma mi pare che delle tendenze siano evidenti.
La principale di queste è l’idea che la libertà debba essere subordinata alla salute: ovvero per preservare la salute è giusta (e quindi tollerata) qualsiasi riduzione di libertà individuale (la mia posizione su questo importante tema la espressi in Libertà e salute nell’aprile del 2020).
È probabile che da questa premessa ne derivino anche altre: “può essere giusto ridurre la libertà”, “il potere politico ha ogni diritto di ridurre la libertà in caso di necessità” etc.

Conclusione: probabilmente pubblicato questo pezzo andrò a cercare e leggere la recensione di cui ho accennato!

sabato 20 marzo 2021

Mill colpisce ancora (parte III)

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").

Mi è stato commissionato un articolo: la recensione di “Saggio sulla libertà” di John Stuart Mill!
Già ne scrissi anni fa soffermandomi principalmente sulla libertà di pensiero: concetti attualissimi in un’epoca come la nostra che procede spedita verso la riduzione di tutte le libertà a partire da quella di espressione.

Mi sembrava un compito semplicissimo recensire un libro: del resto lo faccio molto frequentemente sulle pagine di questo stesso ghiribizzo… oppure no?
In verità mi sono reso conto che le mie “recensioni” non sono tali: io mi concentro esclusivamente su ciò che mi pare più meritevole e interessante; vi sovrappongo poi il mio pensiero e non mi preoccupo, per esempio, di dare dell’idiota ad Aristotele se leggo qualcosa che non mi torna: so che i lettori di questo sito conoscono il mio modo di ragionare con i suoi pregi e difetti: così come evito di blandirli neppure mi preoccupo di non offenderli con i miei giudizi. Voglio per prima cosa esprimere il mio pensiero e secondariamente condividerlo con gli altri: chi non è interessato può anche non leggermi.
Ma le recensioni devono essere sia complete, non limitarsi ciò ad alcune parti dell’opera, e neutre: chi legge una recensione non è interessato all’opinione del recensore ma al contenuto dell’opera recensita.

In breve mi sono reso conto che scrivere una recensione come si deve è estremamente noioso e poco stimolante per la mia creatività: per non parlare poi dei vincoli di spazio evidentemente pensati per lettori vittime di analfabetismo funzionale e, per questo, capaci di leggere solo testi piuttosto corti (*1).
Il risultato è… uno schifo! Un temino da studente svogliato delle medie: noioso e brutto da leggere, qualcosa di cui già mi vergogno.

E allora ecco l’idea: un compromesso! Scriverò di ciò che mi piace e che ritengo importante qui sul ghiribizzo e proporrò la versione edulcorata e semplificata nell’articolo che devo scrivere!
Funzionerà? Non lo so: però al momento non vedo alternative migliori...

Oggi voglio quindi scrivere della terza parte di “Saggio sulla libertà” di Mill: per la cronaca la parte sulla libertà d’espressione era la seconda (v. i pezzi “storici” Libertà d’opinione 1 e Libertà d’opinione 2), subito dopo l’introduzione (*2).
Questa terza parte è intitolata “Dell’individualità come elemento del bene comune”: dove l’individualità è la manifestazione concreta della libertà d’azione, ovvero della libertà di comportarsi come più si ritiene meglio.

Il criterio che limita questa libertà dovrebbe essere solo quello di non danneggiare gli altri e deriva direttamente dalla libertà di pensiero: non ha senso pensare cose diverse (e poterle esprimere) ma poi comportarsi tutti alla medesima maniera.
Si tratta quindi di una libertà leggermente più circoscritta di quella d’espressione: per esempio esprimere l’idea della necessità di ridistribuire i beni dei ricchi industriali può essere lecito su un giornale ma se lo si ripete a una folla tumultuosa davanti alla residenza di un’industriale può divenire istigazione a commettere un crimine.

Che dire? Il confine fra la libertà personale e il dovere e gli obblighi verso la società è labile. Il criterio di non danneggiarla non è assolutamente dirimente.
Per esempio: “Danneggio gli altri se non mi vaccino per una malattia? (rischiando di infettare un immunodepresso)”, “Danneggio gli altri se bevo alcool? (rischiando di ubriacarmi e commettere qualche follia)”, “Danneggio gli altri se mi drogo?”, “Danneggio gli altri se fumo all’aperto? (il costo dell’eventuale malattia è in parte pagato dalla società)”, “Danneggio gli altri se mangio una bistecca? (l’impronta ecologica della carne animale è altissimo rispetto a un hamburger vegetale)”. E potrei proseguire in questa maniera per praticamente qualsiasi azione umana.
Alcuni risponderebbero “sì” a tutte le domande ma molti, darebbero delle risposte più variegate: di sicuro mancherebbe l’unanimità e, di conseguenza, verrebbe dimostrato la mancanza di valore assoluto del criterio stabilito da Mill. E, attenzione, non c’è niente di ovvio per tutti…

Poi Mill cita Wilhelm von Humboldt (*3) e ribadisce che lo scopo dell’uomo è formarsi in maniera ampia e variegate: da questa ricchezza e diversità di idee deriva forzatamente un’analoga varietà di comportamenti. La conclusione di Mill è che lo scopo dell’uomo si realizza quindi nella libertà d’azione, ovvero nel comportarsi come più si ritiene giusto.
Scrive Mill: «Chi fa qualcosa perché è l’usanza non opera una scelta, né impara a discernere o a desiderare ciò che è meglio. I poteri mentali e morali, come quelli muscolari, si sviluppano soltanto con l’uso.» (*4)
Ecco quindi che Mill vede nella consuetudine non un valore ma un rischio per l’individuo e per la società ed è, quindi, particolarmente critico per la maggioranza che si adegua automaticamente al comportamento comune: «[…] si chiedono “Che cosa si addice alla mia posizione?” “Come si comportano abitualmente le persone della mia condizione economica e sociale?” o (peggio ancora) “Come si comportano abitualmente le persone di condizioni economiche e sociali superiori alle mie?”. Non voglio dire che scelgono la consuetudine invece di ciò che si addice alle loro inclinazioni: non hanno inclinazioni che non siano per la consuetudine.» (*5)

Ma nell’introduzione (parte I) Mill aveva spiegato che uno dei suoi criteri guida per individuare il bene fosse l’utile (evidentemente un influsso della filosofia di Bentham). Ebbene secondo l’autore la libertà d’azione dei singoli è utile alla società: l’arricchisce con la realizzazione di idee diverse che, talvolta, si possono rivelare vincenti e utili per tutti.
In pratica è una riformulazione del concetto di antifragilità di Taleb nell’aspetto che nell’appendice G.1 della mia Epitome (nella versione non pubblicata 1.7.2, ma comunque scaricabile al solito indirizzo!) ho definito di ridondanza. Una società in cui tutti si comportano alla stessa maniera è fragile perché un evento avverso colpirà tutti alla medesima maniera e non ci saranno individui che potranno beneficiarne con effetti indirettamente utili alla società (*6).

Non manca una digressione contro la democrazia che, essendo espressione dell’uomo medio, è ugualmente mediocre. La speranza per Mill può venire solo da singoli individui (ma non i dittatori dato che il potere assoluto corromperebbe anche gli uomini migliori) che possono indicare la via da seguire e «L’onore e il merito dell’uomo medio stanno nel fatto che è capace di seguire questa iniziativa; che può reagire interiormente alla saggezza e alla nobiltà, e vi può essere portato coscientemente» (*7).

Beh, in questo caso conoscete le mie idee: trovo queste considerazioni di Mill estremamente ingenue: la democrazia non è il potere del popolo e non c’è quindi una corrispondenza di interessi. Il governo democratico è sì mediocre ma per altri ragioni. Ovvio che la democrazia di allora, per numerosi motivi (v. [E] 13.1 e 14) non era ancora degenerata come l’attuale.
Parlare poi di meriti dell’uomo medio non ha senso: l’uomo medio ha soprattutto limiti: in particolare non ha né voglia né tempo di ascoltare opinioni che lo costringerebbero a rivedere le proprie posizioni. Convincere razionalmente un uomo di un qualcosa in cui non vi veda un suo vantaggio immediato ed evidente è di poco più facile che insegnare a un gatto il teorema di Pitagora.

Così come Mill considera la consuetudine con scetticismo per gli stessi motivi esalta invece il valore dell’eccentricità sebbene sia consapevole che la società la veda di mal occhio. Mill scrive: «La media degli uomini è moderata, non solo nell’intelletto ma nelle inclinazioni; non hanno gusti o desideri abbastanza forti da spingerli ad azioni insolite, e di conseguenza non capiscono chi li ha, e lo classificano tra le persone squilibrate e smodate, cui sono abituati a sentirsi superiori.» (*8)
Interessante poi la seguente considerazione psicologica/sociale: «Ma l’uomo, e ancor di più la donna, che possono essere accusati di fare “quel che nessuno fa” o di non fare “quel che fanno tutti” sono oggetto di altrettanto disprezzo che se non avessero commesso un grave crimine morale. La gente ha bisogno di un titolo nobiliare, o di un altro segno di rango, o di essere tenuta in considerazione da persone socialmente elevate, per potersi permettere in una certa misura il lusso di fare ciò che gli piace senza danno per la reputazione.» (*9)

I vantaggi di queste forme di individualismo benefico si trasferiscono alla società perché si trasformano in innovazione e progresso. Mill prende poi la Cina come esempio di stato dove la società è costituita di individui con intellettualmente simili fra loro e ne conclude che proprio questa estrema omogeneizzazione della popolazione è contemporaneamente la causa della staticità dell’impero cinese. L’Europa al contrario, con le diversità e la competizione fra gli stati, è in continuo fermento ed evoluzione.

Nel complesso una posizione molto vicina alla mia teoria della legge dell’evoluzione ([E] 5.13). Mill coglie infatti l’importanza della diversità ma non sono sicuro che comprenda l’altra faccia della medaglia, ovvero l’uniformità. In questo caso la sua teoria sta alla mia come un carretto a un autoveicolo!
Comunque credo di poterne estrarre almeno una buona epigrafe. Per esempio: «Ci si sarebbe aspettati che la Cina scoprisse il segreto del progresso umano e si mantenesse costantemente alla testa del movimento di innovazione mondiale. Invece sono diventati statici […]
[…] e se l’individualità non riuscirà a farsi valere contro questo giogo, l’Europa, nonostante il suo nobile passato e il suo proclamato Cristianesimo, tenderà a diventare un’altra Cina.
Che cosa ha finora risparmiato all’Europa questa sorte? Che cosa ha reso le nazioni europee un settore dell’umanità che si evolve e non resta statico? Nessuna loro intrinseca superiorità – che, quando esiste, è un effetto e non una causa -, ma piuttosto la notevole diversità di caratteri e culture. Individui, classi e culture sono estremamente diversi gli uni dagli altri: hanno tracciato una gran quantità di vie, che portavano tutte a qualcosa di valido; […] e a lungo andare tutti hanno avuto la possibilità di recepire i risultati positivi altrui. A mio giudizio, l’Europa deve a questa pluralità di percorsi tutto il suo sviluppo progressivo e multiforme
» (*10)

E la tendenza, secondo Mill, non è favorevole: lo stato centrale tende ad appiattire le diversità umane e, di conseguenza, a deprimere la capacità complessiva di innovazione non solo tecnica ma anche culturale e spirituale.

E questo Mill lo scriveva nel 1855: adesso ne possiamo chiaramente vedere l’effetto nel mondo attuale. Solo il denaro legittima e rende socialmente accettabili comportamenti fuori della norma: l’eccentrico è guardato con sospetto, il pensiero maggioritario non tollera quella minoritario ([E] 10.6) e lo combatte sistematicamente con sempre maggiore aggressività e prepotenza.

Le cause per Mill sono quattro:
1. l’istruzione di massa vincolata a precisi programmi scolastici uniformi per tutti.
2. il miglioramento della comunicazione.
3. l’abbondanza di beni alla portata di tutti porta alla condivisione fra tutte le classi sociali degli ideali consumistici e di progresso sociale (diffusione e rafforzamento degli stessi epomiti assoluti ([E] 6.2)).
4. la democrazia per sua natura tende al conformismo e, quindi, avversa l’anticonformismo.

Beh, il primo punto è sicuramente vero e oggigiorno, col totale asservimento dei media tradizionali al potere, anche il secondo.
Sul terzo punto non saprei: probabilmente ha ragione ma non mi sono chiarissime le relazioni casuali.
Sul punto finale ci sarebbe da discutere: la democrazia attuale è troppo degenerata rispetto a quella dei tempi di Mill per un confronto diretto; oggi il potere politico, grazie al totale controllo dei media tradizionali, non è più costretto a seguire il volere dell’opinione pubblica ma, anzi, può imporre a essa specifici principi e idee anche speciosi (eterodirezione).

Conclusione: Mill è incredibilmente attuale: lo scrissi già in passato ma lo voglio ribadire: questa sua opera dovrebbe essere materiale di studio in tutte le superiori. Ma come ho già avuto modo di spiegare la politica non vuole cittadini autonomi e maturi ma dei lavoratori/consumatori facilmente manipolabili dalla pseudo informazione dei media tradizionali.

Nota (*1): mi sembra che il limite sia 8.000 o 10.000 caratteri, in pratica un mio pezzo medio ma troppo pochi per un articolo lungo e articolato.
Nota (*2): che per qualche strano motivo è stata chiamata parte prima. Non so: forse per sottolineare che non era una premessa opzionale ma qualcosa da leggere obbligatoriamente per comprendere il resto dell’opera…
Nota (*3): non so dove lo abbia “conosciuto” ma, stranamente SO chi sia! Forse ne ho letto su un qualche sito o magari nel libro di Taleb? Comunque piccola soddisfazione per me.
Nota (*4): tratto da “Saggio sulla libertà”di John Stuart Mill, (E.) Net, 2002, trad. Stefano Magistretti, pag. 67.
Nota (*5): ibidem, pag. 70-71.
Nota (*6): beh, fino a qualche istante fa ero dell’idea che nella prossima versione della mia Epitome avrei dovuto eliminare questa ingombrante appendice sull’antifragilità ma in questo caso mi è stata utile: in un attimo, proprio grazie al concetto di antifragilità, mi sono reso conto che l’argomento di Mill è più che valido…
Nota (*7): ibidem, pag. 77.
Nota (*8): ibidem, pag. 80.
Nota (*9): ibidem, pag. 79.
Nota (*10): ibidem, pag. 83-84.

venerdì 19 marzo 2021

Film già visto...

In questi mesi mi sono un po’ scocciato di scrivere di covid-19, specialmente per quel che riguarda la gestione politico/sanitaria italiana.
Per certi versi mi sembra di aver rivissuto l’esperienza del governo Monti: chi mi segue dal 2010 lo sa. Per mesi mi ero chiesto, in buona sostanza, se Monti ci era o se ci faceva: mi ero infatti reso conto, studiando autonomamente un minimo di concetti economici, che i suoi provvedimenti sarebbero stati controproducenti: possibile quindi che un economista del calibro di Monti commettesse degli errori così madornali?
Alla fine, mi ci volle un anno o più non ricordo, arrivai alla conclusione che Monti era in cattiva fede e che, scientemente, faceva il male dell’Italia e degli italiani.
A quel punto c’era ben poco da aggiungere: avrei potuto speculare su per conto di chi agiva (e magari lo feci, non ricordo!) ma politicamente non c’era da aggiungere altro.

Ecco, sulla gestione della pandemia in Italia, ho provato qualcosa di simile e in maniera più accelerata.
Ripercorro brevemente l’evoluzione della mia valutazione dell’operato del governo.

Inverno 2020: a febbraio io ero già preoccupatissimo per il covid-19 mentre il governo sminuiva il problema dichiarando che le ASL avevano tutto sotto controllo. A marzo avrei optato subito per una quarantena più ampia ma contemporaneamente avrei preso delle decisioni emergenziali un po’ più lungimiranti come, per esempio, la produzione da parte dello stato di mascherine FFP2…
Nel complesso all’epoca ero comunque convinto della buona fede del governo e complessivamente giudicavo sufficiente il suo operato considerato la novità del problema e la scarsa capacità delle persone in carica.

Primavera 2020: a questo punto la mia attenzione si era già spostata sul problema fondamentale di riuscire a fare un numero adeguato di tamponi. Il governo avrebbe poi dovuto sostenere finanziariamente le persone e le aziende in difficoltà. Però, sia in campo medico che economico, il governo rimase sostanzialmente inerte aspettando le decisioni UE.
Il giudizio sul governo iniziava a essere insufficiente ma ancora ero convinto della buona fede: attribuivo la scarsa proattività alla sua solita incapacità.

Estate 2020: adesso sul covid-19 si iniziava a saperne di più mentre in Italia l’emergenza sembrava terminata. Il governo si congratulava con se stesso e millantava richieste di informazioni dal resto del mondo. È in questi mesi che l’importanza della vitamina D diviene evidente. Coerentemente mi dichiaravo preoccupato per l’autunno quando, con la ripresa della scuola e il calo della vitamina D, il ritorno del covid-19 sembrava molto probabile.
In questi mesi il governo avrebbe potuto fare tanto per organizzarsi per l’autunno e l’inverno ma, sfortunatamente, non fece niente di niente: non sto a ripetere tutto quanto si sarebbe potuto fare (l’ho già scritto nei mesi scorsi) ma, in pratica, il governo si limitò a fantasticare (e sbavare) sui fantomatici aiuti UE.

Io credo (ovviamente è solo una mia IPOTESI) che in questi mesi estivi siano maturati due progetti paralleli per sfruttare cinicamente la pandemia in tutto l’occidente.
Il primo progetto è stato economico, probabilmente su pressione e suggerimento delle lobbi del farmaco, si è deciso di puntare tutto sui vaccini prodotti da aziende private sovvenzionate con denaro pubblico e il cui prodotto è stato comprato a caro prezzo da UE e governi occidentali. Di nuovo mi devo ripetere: credo che puntare su vitamina D e mascherine gratuite FFP2 prodotte dallo stato avrebbe ridotto i contagi del 90% e le morti per una percentuale ancora maggiore.
Il secondo progetto è democratico, anzi, antidemocratico: sfruttare la pandemia e la paura della stessa per comprimere ancora di più le libertà individuali.
Nel gennaio del 2016 scrissi il pezzo L’origine della dittatura di cui cito il seguente frammento:
«La mia conclusione è che quindi esistano almeno due fasi nella "vita" di una dittatura: nella prima le idee, i programmi politici, gli ideali di quel partito o movimento che si trasformerà in dittatura, devono sembrare legittimi e non pericolosi: la sua vera natura non è immediatamente manifesta né intelligibile; solo nella seconda fase la dittatura avrà acquisito abbastanza potere e si rivelerà tale imponendo le proprie decisioni anche senza l'approvazione della maggior parte della popolazione. Probabilmente esiste anche una fase intermedia che potrà, più o meno a lungo, sovrapporsi con la seconda: in questo periodo la dittatura inizia a fare scelte moralmente dubbie ma chi prima l'aveva sostenuta in buona fede, piuttosto che riconoscere il proprio errore di valutazione e opporsi a essa, si limita a storcere il naso e in qualche maniera trova giustificazioni per l'ingiustizia sempre più palese.»

Ecco, temo proprio che siamo nel passaggio intermedio fra la prima e la seconda fase.
Da notare semmai che questa dittatura non è partita dal basso, dall’uomo forte populista che raccoglie i consensi del popolo bue e, una volta al potere, scardina le istituzioni democratiche. Su questa evenienza eravamo ormai tutti “vaccinati” (per l'appunto!) solo gli ingenui credono allo spauracchio fascista (o comunista).
Invece no, la dittatura non è arrivata dal basso ma è stata calata dall’alto: non abbiamo un uomo forte ma un funzionario di fiducia scelto dai poteri economici e politici esteri. Il presidente Mattarella ha indicato Draghi come unica soluzione senza alternative democratiche. I partiti italiani hanno poi dimostrato la loro incapacità e inconsistenza prendendosi tutti per mano nella corsa disperata al trogolo dove abbuffarsi il più possibile. Ovviamente tutti i ministeri chiave, Draghi se li è tenuti per sé e per i suoi uomini: tecnici alle dipendenze di parapoteri economici/politici esteri, non importa quali.

Ovviamente nell’estate 2020 questo era ancora solo un mio timore: mi limitavo a osservare divieti inutili e, contemporaneamente, la mancanza di iniziative sia economiche che sanitarie efficaci. E nel frattempo iniziavo a pensar male...

Autunno 2020: inutile dire che il governo italiano si fa cogliere completamente impreparato dal ritorno della pandemia (suppongo scientemente mal informato dalle lobbi delle aziende farmaceutiche). Ritorna la quarantena, e il raccontaballista Conte ci racconta “facciamo questo sacrificio oggi così che a Natale si possa festeggiare tutti insieme”. Poi sappiamo com’è andata: ma del resto se non ci si capisce niente è difficile fare previsioni corrette.
Arrivano le prime voci sui vaccini già quasi pronti. La mitica Ursula fa in tempo a comprare (ovviamente a caro prezzo) per conto della UE non so quante dosi dell’antivirale Remdesivir e, pochi giorni dopo, esce lo studio che ne dimostra la completa inutilità contro il covid-19: questo per far capire che anche le istituzioni politiche europee sono saldamente nelle mani delle lobbi di turno.

Inverno 2020-2021: arrivano i vaccini ma, a mio modesto parere, vengono usati in maniera errata che rischia di non debellare la pandemia ma, anzi, di renderla più forte. La volontà di sfruttare la pandemia in funzione antidemocratica è ormai evidente. Non per nulla è uno degli argomenti che portano al governo Draghi. Anche l’inganno dei vaccini diviene evidente: questi infatti non sono tutti buoni. Solo quelli prodotti dalle aziende americane/europee sono presi in considerazione, quello russo e cinese no: in altre parole il vaccino salva il mondo solo se lo si acquista dal produttore giusto…

E a questo punto siamo arrivati a oggi: oramai la malafede politica nella gestione della pandemia è evidente. Davvero non so cosa altro aggiungere: suppongo che piano piano sempre più persone se ne renderanno conto ma, come scrissi nel 2016, potrebbe essere un processo troppo lento.

Fortunatamente c’è chi ha ancora l’energia per seguire le evoluzioni, capriole e piroette, politiche sanitarie italiane. Il professore Andrea Zhok sembra leggermi nel pensiero e mettere poi, nero su bianco, delle riflessioni sacrosante su questa sempre più paradossale (in senso pauroso però) vicenda. Ovviamente molto meglio di quanto sarei capace io. Consiglio di leggere questo suo articolo: La sospensione cautelativa del vaccino Astrazeneca è sacrosanta di Andrea Zhok su InfoSannio.com

L’articolo è di tre giorni fa e nel frattempo l’EMA, ovviamente, ha già confermato la validità del vaccino Astrazeneca ma il resto del pezzo è attualissimo: non manca un accenno al fatto che i costi-benefici del vaccino sono diversi per un anziano e per un giovane (su questo ho scritto molto a dicembre). Ottima poi la riflessione sul no ai vaccini russo e cinese.

Conclusione: personalmente sono depresso e non so cosa altro aggiungere. I potenti trionfano sempre e si avvantaggiano degli ingenui, la maggioranza della popolazione, che crede alle loro balle (le “verità” riportate dai media tradizionali).