L’ho già scritto alla fine del pezzo Caccia al cigno ma ci ho riflettuto ulteriormente e mi sono convinto che la mia intuizione sia corretta o comunque valida.
Supponiamo che nei prossimi giorni, in Italia, anzi in tutto il mondo, l’intera popolazione venga vaccinata con un vaccino che ha un’efficacia del 90%.
Attualmente, secondo le statistiche ci sono circa 500.000 nuovi casi (accertati e quindi, probabilmente, per difetto di almeno un ordine di grandezza) ogni giorno (nel mondo): cosa succederà col vaccino?
Beh, 450.000 NON si ammaleranno, ma 50.000 (il 10%) sì anche se NON gravemente.
Il problema è che l’80% (in realtà non ricordo le percentuali esatte), cioè 40.000 persone, saranno asintomatici e, molto probabilmente, nemmeno se ne accorgeranno e continueranno potenzialmente a infettare altre persone stavolta però con una variante del virus più resistente al vaccino.
Avremmo quindi inizialmente una grande diminuzione dei contagi ma anche, a seguire (*1), una nuova ondata stavolta resistente al vaccino.
In questo mio ragionamento c’è, mi pare, solo una grave pecca: il 10% che si ammala sarà anche contagioso? Io credo di sì, ma non ne sono sicuro…
Conclusione: il vaccino, a causa degli asintomatici che continueranno a infettare, non credo che risolverà il problema ma darà invece vita a varianti del CoV-SARS-2 resistenti a esso. L’unico vantaggio, sempre nell’ipotesi che tutta la popolazione sia vaccinata, sarebbe la minore gravità del virus grazie alla parziale risposta immunitaria.
In teoria le varianti più pericolose (e resistenti al vaccino) del CoV-SARS-2 dovrebbero infatti causare malati sintomatici (il 20% di 50.000, cioè 10.000) che, a questo punto, dovrebbero essere identificate e poste in quarantena. Questo in teoria: in pratica il paucisintomatico che deve lavorare per vivere potrebbe essere tentato di ignorare i sintomi e di continuare a uscire come se niente fosse col risultato di infettare altre persone con una variante del CoV-SARS-2 resistente al vaccino e grave (se a essere infettata sarà una persona più debole cioè anziana o con comorbilità).
Le incognite sono troppe per essere sicuri di qualcosa ma la mia SENSAZIONE è che la strategia migliore sarebbe paradossalmente non vaccinare tutti ma solo i soggetti più vulnerabili: in questa maniera si dovrebbe evitare molto più facilmente l’emergere di una variante sia più pericolosa che resistente al vaccino (dato che in questo caso i soggetti deboli ammalati dovrebbero essere abbastanza sintomatici da essere facilmente individuabili e isolati).
Non so: vedremo, ma non sono molto ottimista...
Nota (*1): dipende quando ci immaginiamo avvenga questa vaccinazione collettiva. L’esperienza di quest’anno ha mostrato che d’estate il covid-19 si diffonde con molta più difficoltà nell’emisfero settentrionale: quindi se ci facessero le vaccinazioni in primavera, l’estate filerebbe liscia ma in autunno saremmo punto a capo.
alla prima stazione
1 ora fa
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