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venerdì 25 dicembre 2020

Harouel (1 di 2 o forse 3)

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.0 "Trampata").

All’ultima mandata ho comprato un libro “per errore” e da qualche giorno lo sto leggendo con una buona dose di perplessità.
Il libro in questione è I diritti dell’uomo contro il popolo di Jean-Louis Harouel, (E.) LiberiLibri di AMA srl, 2018, trad. Maria Giustozzi.

Non ricordo neppure come l’ho scoperto: penso di averlo trovato citato e di essere rimasto colpito dal titolo. Speravo idealmente infatti in qualcosa tipo “Saggio sulla libertà”: cioè un’opera che mi desse delle direzioni, delle linee guida, su come trovare il giusto confine fra la libertà individuale e il bene comune.

Il titolo mi aveva fatto supporre che proprio questo fosse il suo argomento principale: invece no!
La prima parte è infatti una filippica contro il pericolo per la libertà e i diritti personali causati dall’Islam in Europa e soprattutto in Francia.
Ora, al netto che non conosco la situazione francese e che anch’io osservo, prevedo e spiego (nell’Epitome) la compressione dei diritti e delle libertà individuali, la spiegazione dell’autore basata su una specie di congiura religiosa mi ha lasciato freddo e deluso.

Ma fortunatamente il libro non è da buttare! Nella seconda parte l’autore mostra la sua preparazione culturale e inquadra bene alcune specifiche problematiche anche se le sue premesse e conclusioni continuano a non convincermi.

Inizialmente non pensavo di scriverci un pezzo ma adesso il materiale interessante incomincia a essere consistente e voglio quindi provare a sintetizzarne qui l’essenza anche per darmi modo di rifletterci meglio.

Sulla prima parte, intitolata “I diritti dell’uomo, strumento della conquista musulmana”, non ho intenzione di spenderci troppo tempo e mi limito quindi a riportare alcuni concetti dell’autore.
- La violenza è connaturata nel Corano.
- Analogia fra insediamenti di burgundi e visigoti nell’Impero Romano e comunità musulmane in Europa.
- Memorie culturali comuni → desiderio di vivere insieme; memorie culturali diverse → generano antagonismo.
- In Francia è in corso una sorta di “revisionismo storico” che altera il passato: per esempio la battaglia di Poitiers o l’assedio di Vienna.
- Nell’Islam la religione non è separabile dalla politica: il diritto è dato dalla sharia; in arabo il termine per “religione” si sovrappone a quello di “Stato”. Manca il concetto cristiano di dualismo contenuto nel versetto evangelico “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”.
- Manca nell’Islam il concetto di libertà di pensiero.
- Discriminazione fra uomo e donna, libero e schiavo e fra musulmano e non musulmano.
- Tutto questo legato insieme dal concetto che la tolleranza insita nei “diritti dell’uomo” porta a un'acquiescenza dell’Europa (e della Francia) di comportamenti incompatibili con la propria sopravvivenza.

Come scritto non volevo commentare questi pensieri di Harouel ma voglio comunque limitarmi a evidenziare un concetto chiave che mi pare gli sfugga: i principi laici occidentali, tranne pochissime eccezioni, ricalcano i principi cristiani e quindi chiedere a un musulmano di adattarsi ai principi laici equivale a chiedergli di adattarsi a principi cristiani ([E] 8.5). Con tutto ciò che ne consegue.

La seconda parte, intitolata “La religione secolare dei diritti dell’uomo”, è decisamente più interessante.
Per semplicità vedo qui di seguito di riepilogare il pensiero di Harouel e successivamente farò presenti le mie critiche/commenti.

I “diritti dell’uomo” sono divenuti una sorta di religione laica che ha sostituito (o sta sostituendo) il cristianesimo.
La sua essenza racchiude elementi gnostici e millenaristici passando da ideologie comunistiche fino ad arrivare al vero e proprio comunismo.
Dalla gnosi proviene il concetto di Uomo-Dio corrotto dalla materia: per questo la gnosi è contro valori tradizionali come il senso della famiglia, della patria e dell’ordine sociale. E dal concetto di uomo-Dio il passo a sacralizzare l’intera umanità è breve.
Dal millenarismo proviene invece il concetto che sia possibile e giusto creare un paradiso in terra, anche con la violenza (del resto se questa è la “volontà di Dio”...) caratterizzato dall’uguaglianza degli uomini e dalla comunione dei beni.
La combinazione degli elementi gnostici con quelli millenaristici si ha con Gioacchino da Fiore nel XII secolo. Gioacchino profetizza tre ere, quella del Padre, quella del Figlio e quella finale, non ancora giunta ma in arrivo, dello Spirito. Nell’era dello Spirito vi sarebbe stata una sorta di paradiso in terra (che andava ad adombrare il paradiso celeste) e in tale epoca l’uomo (in quanto divino) non avrebbe dovuto più obbedire a nessuno e sarebbe stato totalmente libero.
Queste teorie di Gioacchino da Fiore provocarono rivoluzioni violente: la rivolta di fra Dolcino, i Taboriti in Boemia, la rivolta dei contadini di Thomas Müntzer, gli anabattisti…
Queste ideologie rivoluzionarie sopravvissero nel corso della storia e furono raccolte nel XIX secolo dalle ideologie socialiste che, non di rado, si presentavano come “religioni dell’avvenire”. Anche lo stesso Marx del resto affermava che il comunismo avrebbe offerto all’umanità “il regno di Dio sulla Terra”.
È nel socialismo del XIX secolo che l’umanità assume carattere sacro (gnosi) mentre “l’avvenire radioso del socialismo”, con benessere e uguaglianza per tutti, ricalca i classici temi del millenarismo.
Ovviamente queste diverse ideologie si sono anche sovrapposte fra loro: per esempio Marx fu ispirato da Weitling riguardo il ruolo messianico del proletariato, oppure l’inevitabilità del progresso storico meccanicistico (*1).
La religione dei diritti dell’uomo ha poi preso il testimone del comunismo: apparentemente non sembrerebbe nociva date le sue premesse così virtuose ma in realtà sembra destinata a ripetere gli errori di ideologie assolutistiche e intolleranti come il comunismo e il nazismo.
In primo luogo schiacciare con la violenza tutti coloro che la pensano diversamente con un fanatismo, appunto, religioso (*2).
Il principale precetto della religione del diritto degli uomini è il memismo: l’uguaglianza assoluta e indifferenziata congiunta all’obbligo di vedere negli altri l’immagine di se stessi. Gli uomini divengono intercambiabili fra loro e, per estensione, anche i popoli indipendentemente da cultura e tradizioni.

Ok, ho già scritto abbastanza e ancora mi mancherebbe parecchio per riassumere, sebbene in misura oltremodo stringata, il pensiero di Harouel. Passo quindi ad aggiungere un mio commento che mi pare discretamente interessante (e se rimane spazio aggiungerò qualche altra considerazione).

Il primo dubbio che mi è venuto in mente leggendo le varie argomentazioni dell’autore, e in particolare il fare risalire il comunismo a elementi gnostici e millenaristici, è stato se questo collegamento fosse reale. La mia sensazione è che si trattasse di una elegante illusione dell’autore, una similitudine casuale adoperata poi per evidenziare gli aspetti “religiosi” del comunismo.
Intendiamoci non contesto che alcune ideologie politiche siano equivalenti a delle religioni (con il fanatismo che questo comporta in chi vi “crede” veramente): già Harari lo spiega chiaramente in Sapiens: da animali a dèi. Quello che mi lasciava perplesso era il collegamento con una religione, quella gnostica, “morta e sepolta” nei primi secoli dopo Cristo.
Lo stesso col millenarismo ma, proseguendo nella lettura, i numerosi esempi di rivolte medioevali giustificate col desiderio di uguaglianza, mi hanno persuaso che almeno in questo caso un filo conduttore poteva anche esserci.
Del resto il mio primo ragionamento è stato: “io, che di gnosi e millenarismo non so niente, comunque mi auspico una società meno ingiusta e più egalitaria: non è forse naturale e ovvio che qualsiasi persona intelligente, che pensi con la propria testa, arrivi a queste stesse conclusioni?”.
Cioè la somiglianza fra aspetti del comunismo e della gnosi è reale ma non ci vedevo una dipendenza ideologica quanto della mera casualità.

E poi la serendipità ha colpito!
Me ne sono reso conto oggi mentre riordinavo le mie note per scrivere questo pezzo: cosa ho scritto pochi giorni fa in Aristotele alla cieca?
«Molto umano. Mi chiedo se sia ancora attuale: certamente la maggioranza delle persone crede nell’uguaglianza e, soprattutto, non si sente fisicamente o intellettualmente inferiore ai super ricchi. Manca però la riprova che i super ricchi non si sentano “totalmente diversi dagli altri” come ai tempi di Aristotele. La mia osservazione citata nella premessa non è poi niente di eccezionale: evidenzio come la posizione di Aristotele, che pure considera tutti gli uomini diversi fra loro, sia in realtà più moderata ed equilibrata dell’opinione comune del tempo. Si tratta di un contesto di cui facilmente non ci rendiamo conto perché completamente opposto a quello di oggi eppure è fondamentale averne la consapevolezza per comprendere pienamente alcune dinamiche. L’attualità dell’importanza di questa consapevolezza l’abbiamo pensando alla Cina: da una parte il marxismo considera tutti gli uomini uguali mentre il confucianesimo li considera diversi. Quale sarà la sintesi di queste due tendenze? Non conosco abbastanza la Cina attuale per stabilirlo… ma comunque è importante tenerlo presente. Oppure pensiamo al’Islam che distingue chiaramente fra musulmani, cristiani ed ebrei, e pagani.»

Ovvero qui abbiamo un perfetto controesempio alla mia affermazione che qualsiasi persona intelligente arriverebbe a considerare tutti gli uomini uguali fra loro con tutte le esigenze di giustizia che ne derivano. Infatti Aristotele, che penso si possa escludere fosse uno stupido, arriva a una conclusione opposta: per lui è ovvio che uomini e donne siano diversi così come greci e barbari; si sofferma solo un po’ di più sulla distinzione fra liberi e schiavi ma poi, nonostante l’ottima argomentazione contraria che lui stesso fa presente (*3), conferma che anch’essi sono differenti.
Evidentemente quindi anche le idee che ci sembrano ovvie e naturali non lo sono, almeno non completamente, ma dipendano da tutta una pletora enorme di protomiti che combinati e sovrapposti fra loro formano la cultura della nostra società e su cui sovrapponiamo le nostre esperienze personali: è da questa amalgama proteiforme che emergono le nostre intuizioni anche quando ci sembrano "spontanee", totalmente indipendenti dalle nostre conoscenze culturali.

In definitiva mi sono persuaso che il collegamento fra comunismo e gnosi/millenarismo sicuramente non sarà diretto ma è reale: queste antiche ideologie sono l’humus su cui Marx ha potuto piantare e far crescere le proprie idee. Ovviamente senza rendersene conto…

Conclusione: alla fine, la morale del mio commento è che anch’io sono rimasto vittima di un particolare paradosso dell’epoca (esteso su millenni e non poche generazioni) nonostante sia ormai da tempo pienamente consapevole della sua esistenza ([E] 6)…
Tornando a Harouel non so se riuscirò a esaurirlo in un altro pezzo: dipenderà anche da com’è la parte finale del suo libro. Vedremo: è inutile che mi imponga delle costrizioni inutili: scriverò come e quanto mi sembrerà opportuno fare.

Nota (*1): la divisione in tre tempi ricorda quella di Gioacchino da Fiore: il tempo del comunismo originario, quello caratterizzato dalla lotta fra comunismo e società borghese (e questo dualismo fra bene e male suona gnostico) e infine il tempo del futuro radioso col trionfo del comunismo. Anche il ricorso alla rivoluzione violenta giustificata dal fine (che giustifica i mezzi) ricorda l’ideologia millenaristica.
Nota (*2): sul “fanatismo religioso” dovrei scriverci un pezzo tanto l’argomento è ampio ma io lo definirei come la volontà di agire seguendo acriticamente valori morali provenienti unicamente dalla propria fede: azioni in particolar modo evidenti quando, provocate dal “fanatismo religioso”, vadano contro la morale naturale (tipo non uccidere e non coartare il prossimo).
Nota (*3): Supponiamo che liberi e schiavi siano effettivamente diversi per natura: quale sarebbe allora lo stato del libero che viene catturato in guerra e fatto schiavo? Da superiore che era diviene inferiore? Oppure, come mi sembra logico, la sua natura di uomo non cambia?

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