[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.0 "Trampata").
L’altra settimana ragionavo sul cosiddetto “pensiero unico”: mi ero infatti improvvisamente reso conto che si tratta di un concetto di quelli che diamo per scontati e che, proprio per questo, non apprezziamo completamente nelle sue implicazioni.
Chiaramente avevo già delle idee su come inquadrarlo nella mia teoria ma, contemporaneamente, avevo la sensazione che mi sfuggisse qualcosa. Allora ho provato a chiedere su FB: volutamente sono rimasto sul vago perché non volevo influenzare gli altri con le mie idee ma probabilmente ho un po’ esagerato. Ho dato per scontato che tutti ragionino come me e quindi non ho specificato bene quello che mi interessava sapere e che ritenevo saliente.
Sulla mia bacheca ho pubblicato il seguente messaggio:
«Sto cercando idee per comprendere quale sia l’origine del “pensiero unico”.
Come mai in tutti gli ambiti (politico, economico, sociale, sanitario etc.) sempre più spesso predomina un’unica certezza e si considera qualsiasi altra opinione, più o meno contraria, come assurda e/o pericolosa?
Perché chi esprime un’opinione diversa dal “pensiero unico”, anche in un campo di cui è esperto, viene messo alla gogna mediatica?
Non sarebbe logico cercare di arrivare a una sintesi costruttiva fra le diverse opinioni? Possibile che tutta la verità sia da una parte sola?
Chi ha idee mi faccia sapere perché io faccio fatica a spiegarmene il motivo!»
L’essenza della questione che più mi stava a cuore è nella prima frase: probabilmente avrei dovuto scrivere “origine e natura”. Poi ho provato a spiegarmi meglio elencando quelle che mi sembrano “stranezze”, illogicità del “pensiero unico” (PU da ora in poi). Così facendo ho però indirizzato l’analisi nella direzione sbagliata.
Stranamente mi hanno risposto in molti fornendomi delle opinioni di cui alcune anche decisamente articolate.
Un amico ha addirittura negato l’esistenza del PU (che io invece davo per scontata) sostenendo che la pluralità delle idee esiste sempre e che solo i complottisti spiegano con esso l'intransigenza della società nei loro confronti.
Tutti gli altri commentatori non hanno messo in dubbio l’esistenza del PU ma, spesso, l’hanno distinto fra diverse tipologie: essenzialmente il PU giustificato (positivo) e non (negativo).
In effetti avevo pensato di specificare cosa io intendessi per PU ma mi ero reso conto che, inevitabilmente, sarei stato costretto a dare un giudizio su di esso e, così facendo, avrei rischiato di influenzare chi mi leggeva. Avevo paura di ottenere solo un sondaggio del tipo “sì hai ragione/ no hai torto”...
Ma è stato un mio errore: mi rendo conto adesso che tutti coloro che mi hanno risposto avevano in mente una propria, in genere vaga, idea di cosa fosse il PU. È inevitabile quando si prova a trattare argomenti di questo tipo, cioè dati per scontati. Mettere dei paletti, sebbene arbitrari, sarebbe quindi stato molto utile per lo sviluppo del dialogo.
Ragionandoci sono arrivato alla mia estrema sintesi di PU che è caratterizzato da:
1. un’asimmetria nei numeri: una grande maggioranza contrapposta a una o più minoranze;
2. un’asimmetria nei mezzi: con autorità e media schierati, quasi tutti, dalla parte più forte;
3. il rifiuto del dialogo per tentare di arrivare a una sintesi comune;
4. collegato al punto precedente: la certezza della maggioranza di possedere la completa verità e di avere quindi il diritto di imporla alla minoranza che la pensa diversamente perché chiaramente in errore.
Qui di seguito, con l’autorizzazione della sua autrice, pubblico invece il commento più ampio che ho ricevuto dove ella mi propone la sua definizione di PU:
«…
Quando vi è dibattito e pensiero minoritario, allora per definizione non vi è pensiero unico.
Il pensiero unico è quello che si fa un grande sforzo a contestare perché in generale tutti (o quasi) lo si considera "l' opzione migliore possibile". Il pensiero unico è quello che negarlo pare inaccettabile o in alcuni casi non palesemente contestabile.
Siamo ovviamente nel campo delle opinioni, della politica, della società ed economia (NON quello scientifico dove secondo me il pensiero unico non può esistere, altrimenti non si ha scienza).
Azzardo quindi esempi di pensiero unico: la democrazia come migliore forma di governo e legislazione; la libertà individuale che riteniamo inviolabile, la vita umana come la cosa più preziosa da preservare, la superiorità degli esseri umani su tutti gli altri esseri del globo... Gli argomenti " tabù" e il politicamente corretto esprimono il pensiero unico o una tendenza ad esso.
Il pensiero unico è quello che anche chi volesse contestarlo, non lo fa apertamente. Per esempio: per cultura politica una certa parte pensa che uno stato più rigido, un governo con maggiori poteri, con l'uomo forte al comando farebbe meglio di tanti partiti in parlamento in continua discussione. Quando la condizione si verifica, la stessa parte politica, invece di dire con coerenza: "se in emergenza si fa questa scelta, vedete che abbiamo ragione noi? Tutto funzionerebbe meglio accentrando i poteri! Certo... Il potere ora ce l'ha il nostro avversario, che non sa fare, noi faremmo meglio se fossimo al comando", si lamenta di " mancanza di democrazia, di dialogo e di dibattito parlamentare".
Un altro esempio (sempre secondo me) è il dibattito sulla prevalenza della salute sull'economia: non si contesta la scelta apertamente, nessuno ha proposto che forse era meglio lasciar morire molta più gente e farne ammalare gravemente tenta altra con conseguenze forse debilitanti per sempre; ma tutti si sono solo lamentati delle aperture come delle chiusure, altri si sono "inventati" che tutto questo non esiste per crearsi un alibi al fatto che rivendicando la loro libertà perché soffrono delle limitazioni imposte, di fatto non accetta di ammettere che in fondo li lascia indifferenti se muore gente che non conoscono... Il che, in un mondo senza il "mito" dell'uomo animale sociale e comunitario ci sta pure... Mors tua, vita mea. Per cambiare argomento: un esempio di pensiero unico di cui ci stiamo iniziando a liberare (lentamente e a fatica, in Italia) è quello secondo il quale tutti dovrebbero farsi una famiglia e avere dei figli (soprattutto le donne, che se non li vogliono, passano per persone con problemi di qualche genere).
Per concludere, credo che quello che tu chiami "pensiero unico" sia solo il pensiero predominante del momento o maggioritario che, come tutti i pensieri di opinione, compresi quelli minoritari, tende al pensiero unico.
...»
I punti in comune con la mia idea di PU sono molteplici ma c’è una grande differenza: io vedo il PU come l’espressione visibile di un conflitto dialettico con le caratteristiche che ho indicato nei miei 4 punti; lei afferma invece che il PU è una teoria di un qualche tipo che però la popolazione considera essere una verità assoluta, dogmatica, e pertanto incontestabile.
Chi conosce la mia teoria avrà riconosciuto nella definizione della mia amica quello che io invece chiamo il “paradosso dell’epoca” ([E] 6) costituito da tutta una serie di certezze, da me definite epomiti assoluti ([E] 6.2), ritenute ovvie ed evidenti a ogni società in ogni data epoca.
Ho ritrovato questo stesso concetto in molti grandi pensatori ma probabilmente la definizione migliore la dà John Stuart Mill in Saggio sulla libertà:
«Nessun'epoca, e quasi nessun paese, lo hanno risolto nello stesso modo; e la soluzione di un paese o epoca è lo stupore degli altri: e tuttavia, gli uomini di qualsiasi singolo paese, o epoca, non ne sospettano mai le difficoltà, come se l'umanità fosse sempre stata unanime su questo argomento. Le regole secondo cui vivono sembrano loro ovvie e autogiustificantesi. Quest'illusione del tutto universale è un esempio della magica influenza della consuetudine, che non è solo, come afferma il proverbio, una seconda natura, ma viene continuamente scambiata per la prima. L'efficacia della consuetudine nel prevenire ogni dubbio sulle norme di condotta che gli uomini si impongono a vicenda è tanto più completa perché l'argomento è uno di quelli su cui non viene generalmente considerato necessario fornire spiegazioni, né agli altri né a se stessi.» (*1).
La definizione della mia amica è accettabilissima, e anzi molto sottile e profonda perché non tutti sono in grado di raggiungere il necessario distacco intellettuale necessario a riconoscere che quelle comunemente chiamate “verità” sono solo opinioni come altre, ma non è ciò che io avevo in mente come PU.
Ormai ho scritto anche troppo ma ritenevo utile questa lunga introduzione per collocare nella giusta prospettiva l’analisi di questa importante tematica che rimando però a un prossimo pezzo…
Conclusione: e questo sarebbe il primo punto su oltre una ventina che mi ero annotato sul PU! In realtà mi prendo tutto il tempo necessario perché ho già deciso che una sintesi di questo concetto finirà direttamente nell’Epitome...
Nota (*1): Tratto da “Saggio sulla libertà” di John Stuart Mill, (Ed.) NET, 2002, traduzione di Stefano Magistretti.
martedì 1 dicembre 2020
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