Prima di tutto bisogna riconoscere che la situazione sta venendo gonfiata all'inverosimile: è da molti giorni che il titolo di prima pagina di molti giornali è proprio su questa faccenda.
Le ragioni sono molteplici: come sempre, i media tradizionali hanno interesse a mostrare e amplificare tutti i minimi errori del M5S, figuriamoci quelli più grandi! Roma è Roma: e si è sempre saputo che la capitale e la sua sindaca sarebbero sempre stati sotto i riflettori; infine c'è un genuino interesse per le vicende romane: il M5S ha provocato grandi aspettative e speranze fra elettori e simpatizzanti, ma anche gli avversari sono curiosi di sapere come i pentastellati se la stanno cavando...
Fatta questa doverosa precisazione, necessaria per riportare il tutto alle giuste proporzioni, veniamo alle mie considerazioni.
Che la giunta Raggi avrebbe avuto numerosi problemi l'ho scritto fin da subito: i miei primi dubbi li espressi addirittura ad aprile, prima delle elezioni (v. il Allucinante dove trovavo assurda e preoccupante la sinergia fra Casaleggino e Raggi; poi a fine giugno, Il contratto della Raggi) scoprii il “contratto” firmato dalla Raggi ed evidenziai le contraddizioni di una sindaca liberamente eletta che avrebbe però dovuto sottostare politicamente alle decisioni di un “mini direttorio” (*1), di un “direttorio” (*1) e infine a Grillo e Casaleggino...
Poi ai primi di luglio si concretizzano le ingerenze nella costituzione della giunta che da tempo avevo paventato e, anzi, sono peggio del previsto: v. i corti Promesse e premesse e Incredibile!...
Qualche giorno fa è poi scoppiato il primo bubbone: in Lotta interna del 2 settembre ho scritto:
«A Roma la giunta Raggi perde pezzi: ma questa è solo la logica conseguenza delle modalità della sua formazione.
Dopo le elezioni avevo segnalato diversi articoli, in genere pubblicati su LaStampa.it, che sembravano scritti da chi era ben a conoscenza delle dinamiche interne del M5S: in realtà era percepibile anche una notevole acrimonia in certi pareri o punti di vista ma, nel complesso, i fatti erano chiari e credibili: la giunta di Roma non era stata scelta e costruita liberamente dalla Raggi ma direttorino (*1) e deputati vari vi avevano messo bocca e, soprattutto, i propri uomini/donne.
Una squadra costruita in questa maniera difficilmente lavora bene perché ognuno deve rispondere non solo alla sindaca ma anche ai propri rappresentanti. Era logico, prevedibile e giusto che la Raggi facesse le sue mosse per limitare o estromettere i membri del suo governo con i quali si trovava più in disaccordo.»
Concludevo quest'ultimo pezzo elogiando l'abilità politica della Raggi che, dal mio punto di vista, si stava lentamente liberando della zavorra (ovvero “collaboratori” che non collaboravano con lei!) che le era stata imposta.
Sfortunatamente, a complicare la situazione, (perché al di là dei miei dubbi sui vertici del M5S io “tifavo” perché a Roma venisse fatto un buon lavoro...) ci si è messa anche la Raggi con un madornale errore politico: l'aver taciuto dei problemi giudiziari di una sua assessore. Alla faccia della trasparenza! Ma, soprattutto, come faceva a illudersi che prima o poi il problema non sarebbe comunque saltato fuori? Oltre a un errore politico mi pare un errore o di ingenuità o di stupidità: in entrambi i casi non depone a favore della Raggi che non sembra avere la caratura di Pizzarotti come invece speravo.
In definitiva la miopia e stupidità politica dei vertici del M5S, che con tutte le loro imposizioni cercavano di telecomandare la giunta Raggi, si sta volgendo contro tutto il movimento facendo letteralmente fare un bagno di m###a a tutti: Raggi, direttorino, direttorio, Di Maio e deputati vari.
Per il momento evitano l'esposizione diretta al getto di m###a Grillo e Casaleggino perché, immagino, possono effettivamente dire “che non sapevano”: però le loro responsabilità politiche nella creazione delle premesse che hanno reso ineluttabile questa crisi sono evidenti.
Fin qui quindi, niente di nuovo a parte l'errore della Raggi. Più interessante è invece fare qualche considerazione politica.
Questa catastrofico pasticcio romano è per me l'ennesima dimostrazione che la gestione, a voler pensare bene, paternalistica del M5S non funziona più.
In effetti lo si sarebbe già dovuto capire alle varie elezioni politiche che si sono susseguite dopo quelle nazionali del febbraio 2013: i vari fallimenti, più o meno clamorosi, erano tutti alla fin fine imputabile alla mancanza di organizzazione e struttura del movimento: candidati risibili, programmi risibili, mancanza di mezzi e di coordinamento, inefficienze a tutti i livelli, etc...
E non si è voluto dare una struttura al M5S perché questa, inevitabilmente, avrebbe tolto legittimità e spazio di azione a Grillo e Casaleggio mentre questi volevano mantenere il totale controllo del movimento.
Io credo che a Casaleggio le sconfitte elettorali stessero anche bene perché, in realtà, si rendeva conto che non poteva portare il M5S al governo del paese e contemporaneamente mantenerne il controllo: ve lo immaginate il Di Maio di turno che, come capo del governo, prima di un incontro del G7 passa alla Casaleggio & Associati a prendere le istruzioni?
La morte di Casaleggio deve aver rimescolato le carte: credo che Casaleggino, forse per avere una propria sponda politica, si sia detto “proviamo a vincere a Roma e vediamo come si gestisce la situazione” (la vittoria dell'Appendino a Torino, come ho già scritto, si è trattato di un incidente di percorso: non era né voluta né auspicata). Credo che Casaleggio padre non si sarebbe prese questo rischio e avrebbe scelto un candidato impresentabile sabotandolo poi, se necessario, grazie ad articoli “bomba” pubblicati sul “Blog di Beppe Grillo” a ridosso delle elezioni.
Insomma, mentre i precedenti flop elettorali erano previsti e forse voluti, l'esplosione di questa bomba capitolina è decisamente indesiderata.
Le possibilità per risolvere questa situazione sono due: o si prova a mettere qualche pezza qui e là oppure ci si decide a riformare il M5S. Si prende al balzo la palla fornita da Pizzarotti della mega assemblea e si dà una forma e una struttura al M5S in maniera che diventi realmente un'alternativa credibile ai partiti tradizionali.
Sfortunatamente tutto lascia presagire che si opterà per la soluzione più facile e discreta, senza ammettere le incongruenze di fondo del movimento. Si metterà qualche toppa, si cambierà qualche persona, magari anche nel direttorio, e si fingerà di aver risolto tutti i problemi: peccato che, inevitabilmente, nel giro di sei mesi, scoppierà di certo una nuova grana...
Conclusione: come al solito sono pessimista. Questa situazione ha il potenziale per far fare al M5S un'esame di coscienza e rimediare agli errori strategici (sostanzialmente il non adattarsi alla nuova dimensione nazionale) fatti in questi anni: sfortunatamente però colui che deve ammettere l'errore deve essere Grillo. Solo lui ha l'autorevolezza necessaria per far aprire gli occhi anche ai sostenitori più fanatici: si è già visto che, con la struttura attuale, i singoli attivisti, sindaci, consiglieri regionali e parlamentari sono praticamente ininfluenti nell'orientare le sorti del movimento. Spero di sbagliarmi ma non ce lo vedo Grillo ad ammettere i propri errori...
PS Una nota a parte merita Di Maio. Riuscirà a sopravvivere politicamente a questa catastrofe? Anche lui sapeva dell'assessore indagata ma è stato zitto per poi, come se non bastasse, mentire dicendo di non aver saputo, per essere però smentito a stretto giro di posta.
In epoche non sospette (v. il corto Saggista e soprattutto in Casaleggio Jr, Pizza e poi... dello scorso maggio) ho ipotizzato che Di Battista fosse più astuto di quanto non sembrasse e che, prima o poi, avrebbe preso il posto di Di Maio: che questo momento si stia avvicinando?
Nota (*1): non eletto dai romani (anzi da nessuno) ma costruito dall'alto con criteri totalmente opachi.
mercoledì 7 settembre 2016
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