Talvolta fatico a trovare spunti interessanti e mi accontento di piccoli dettagli, altre volte ci sarebbe fin troppo da dire. Nel caso seguente avrei materiale per scriverci almeno tre pezzi!
Io però, che sono pigro, vedrò di comprimere il tutto in un unico articolo...
Versione 2 (nella prima l'aneddoto iniziale mi prendeva un'intera pagina!):
Ho scoperto il seguente video, Versiliana 2016: “il buco con l'economia intorno” con Bagnai e Beppe Scienza, in maniera piuttosto casuale.
Per qualche giorno i lettori di Goofynomics hanno confortato il suo bloggatore esprimendogli solidarietà. Indagando nei commenti e su Twitter scoprii che il professore aveva avuto un alterco, o qualcosa del genere, a un dibattito alla Varsiliana.
Incuriosito andai a cercare il video per capire per bene cosa fosse successo.
In realtà niente di eccezionale: un altro ospite, a conclusione del proprio intervento, come fosse una sorta di climax, aveva detto qualcosa del tipo “ci vorrebbe la Troika a governare l'Italia”, seguito da qualche timido applauso da parte del pubblico.
Il professore, che ha della Troika un'opinione perfino peggiore della mia (!), si era molto arrabbiato: dai commenti e dai cinguettii mi è parso di capire che più che avercela col suo collega giornalista era rimasto deluso dalla reazione del pubblico.
Ecco, la peculiare reazione di Bagnai è il primo spunto datomi da questo video...
Una premessa: secondo una mia rozza stima il suo viario ha circa 25.000 visite al giorno che, immagino, possano grossomodo corrispondere a circa 50.000 lettori abituali: in pratica ha una diffusione che equivale a quella di un piccolo quotidiano. È quindi lecito aspettarsi che la maggior parte degli italiani siano a conoscenza del suo pensiero e, in particolare, della sua idea della Troika? Secondo me no...
E allora perché risentirsi così tanto per gli applausi del pubblico (*1) alla battuta sulla Troika?
Io vi vedo una conseguenza di quanto ho scritto in L'intolleranza dell'economista: il Bagnai sul suo viario e su Twitter si circonda di persona che la pensano come lui. Il risultato è una distorsione della sua percezione che lo porta a sopravvalutare la percentuale di persone che condividono le sue stesse idee (*2)(*3).
Ma il primo spunto realmente interessante riguarda le banche e le loro “sofferenze”: indirettamente si chiarisce un piccolo mistero che da anni mi assillava.
Nel mio (piccolo) comune esistono molte nuove case invendute eppure i costruttori edili continuano a chiedere permessi per edificarne di nuove: mi chiedevo che senso ha continuare a costruire case se poi non si riesce a venderle?
Ebbene nel suo intervento uno degli ospiti ha spiegato che le sofferenze bancarie (ovvero i prestiti che le banche hanno difficoltà a riscuotere) che in questi anni sono maggiormente cresciute non sono tanto quelle delle famiglie e degli industriali in genere ma, soprattutto, quelle delle imprese di costruzione.
Secondo l'ospite infatti queste si facevano prestare dalla banca l'intero capitale necessario per la costruzione del quale poi spendevano solo una parte intascandosi il resto (penso/spero un po' esagerando il giornalista ha detto che “si fanno prestare 100 e spendono 50”). Poi, se non vendevano tutte le case, dichiaravano il fallimento e le banche rimanevano col buco...
Ora, al di là delle esagerazioni e delle semplificazioni, si ha comunque una spiegazione molto convincente del perché si preferisca continuare a costruire: probabilmente è sufficiente vendere poche case per riuscire a guadagnarci. E, forse, si preferisce edificare nuove case invece di ristrutturare quelle esistenti perché i margini per gonfiare le spese sono molto maggiori nelle nuove costruzioni...
Infine, non ricordo se il secondo o il terzo ospite (il primo era il Bagnai!), ha spiegato come negli ultimi 25 anni circa le banche siano cambiate. Semplificando (per i dettagli guardate il video!) in passato le banche ottenevano la maggior parte dei loro guadagni raccogliendo il denaro dai piccoli risparmiatori e prestandolo, a tassi più alti, agli industriali: adesso invece, complici vari altri fattori (la privatizzazione, la mancanza di trasparenza, etc...) è molto più lucroso raccogliere i soldi dei risparmiatori tramite fondi di investimento (assolutamente non trasparenti (*4)) e gestirseli per proprio conto. Come l'ospite ha spiegato, quando si ha denaro e poca trasparenza, per chi gestisce il tutto diviene molto facile approfittarsene: quando le cose vanno bene si realizzano grossi guadagni dando ai risparmiatori i soliti piccoli interessi, quando vanno male invece non si è perso niente perché non si sono usati i propri soldi...
In realtà anch'io, pur dall'esterno, senza cioè conoscere i meccanismi interni delle banche ero arrivato autonomamente a conclusioni molto simili ben 4 anni fa in Banche furbette: per favore datemi soddisfazioni e andate a rileggerlo!
Conclusione: la visione del video mi è stata decisamente utile e la consiglio a tutti!
Nota (*1): applausi che comunque a me erano apparsi più automatici e di educazione, magari di sostegno all'intervento nel suo insieme, piuttosto che di deciso sostegno alla Troika...
Nota (*2): sono sicuro che prima o poi uscirà un articolo di psicologia che confermerà questa mia intuizione!
Nota (*3): ottimo! ho accorciato molto questa introduzione e, soprattutto, l'ho resa più chiara e meno ridondante!
Nota (*4): ricordo che una volta la mia banca cercava di propormi un “investimento” in un fondo di investimento: io chiesi subito il dettaglio di come il denaro fosse investito ma l'agente aveva a disposizione solo dei generici dati aggregati (tipo il 20% in obbligazioni, il 35% in XXX, il 15% in YYY, etc...). All'epoca pensai che il mio agente fosse un incapace ma adesso capisco che in realtà non solo non conosceva ciò che cercava di vendermi ma neppure aveva la possibilità si saperlo! Ovviamente non “investii”...
L'esempio di Benjamin Franklin
2 ore fa
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