Nel 2013 scoprii un programma per tenere esercitata la memoria (v. Anki) e subito me ne innamorai creandomi degli specifici mazzi sulle materie più disparate (b. Ank'io e successivi): il francese, l'alfabeto cirillico, i comandi linux, gli stati USA, termini della retorica, lo svedese (questo lo scaricai), il significato dei tarocchi e le parole nuove che incontravo nei libri che leggevo.
Passata l'euforia iniziale ho continuato a esercitarmi solo col mazzo dei vocaboli nuovi: un po' perché la maggior parte degli altri mazzi erano solo esperimenti per i quali avevo uno scarso interesse ma, soprattutto, perché questo esercizio mi aiutava a fissare meglio anche alcuni concetti specifici imparati nelle mie letture.
E poi mi diverto! Prima cerco le parole su Treccani.it, se la definizione è chiara ma la copio nel mio mazzo altrimenti la integro da altre fonti come Wikipedia. Poi, se si tratta di un oggetto concreto (come un animale o una pianta) vado a caccia di qualche foto su Google o, di nuovo, su Wikipedia.
Ma vediamo qualche statistica...
Il primo grafico, “Previsioni”, mostra quante parole dovrò ripetere nel prossimo mese: quelle verde chiaro sono le parole introdotte da poco mentre quelle verde scuro sono quelle, in teoria, già apprese.
Come si vede i vocaboli in verde chiaro si concentrano tutti nei prossimi giorni: se non ci si limita con i vocaboli nuovi (adesso ne introduco manualmente uno al giorno solo se mi trovo a dover ripetere meno di 10 parole) si rischia di essere improvvisamente sommersi da una gran quantità di essi.
Il secondo grafico, “Conteggio delle ripetizioni”, mostra invece il tipo delle parole studiate negli ultimi 30 giorni. Come al solito il verde chiaro indica le parole recenti, il verde scuro quelle già ben apprese, il blu le novità del giorno e il rosso il numero di errori. Negli ultimi giorni mi sono dimenticato un paio di volte di studiare e, subito, il giorno dopo mi sono ritrovato col doppio di parole da ripetere: questo fa capire quanto sia importante esercitarsi quotidianamente. Dieci parole le posso studiare facilmente mentre sorseggio un tè e ascolto un paio di brani da Youtube ma venti parole iniziano a essere un impegno più faticoso...
Stessi grafici a un anno (nel futuro e nel passato):
Notare il buco “estivo” quando avevo smesso di studiare e le dure settimane successive quando mi sono dovuto rimettere in pari!
Stessi grafici a circa tre anni (nel futuro e nel passato) ovvero da quando ho iniziato a studiare questo specifico mazzo!
Notare il mio entusiasmo iniziale quando aggiungevo nuove parole (colore blu), poi col tempo, ho iniziato ad aggiungerne meno e, anzi, per un certo periodo non ne ho aggiunte nessuna...
Ma veniamo alla sanguisuga!
Una delle funzioni automatiche di Anki è quella di individuare le parole che restano particolarmente difficili da imparare (per qualsiasi motivo) tanto da divenire frustranti. Una volta individuate vengono etichettate come “sanguisughe” (di memoria) e messe da parte: sarà l'utente a dover decidere quando si sentirà pronto a ricominciare a memorizzarle/studiarle.
Ecco, io per tre anni sono riuscito a evitare le sanguisughe ma alla fine, ieri, ne è “nata” una:
La parola in questione in effetti l'odiavo: si tratta di “galbano” che io confondevo con “storace” (definizione 1).
Vado a memoria (*1) indicando solo, per mia comodità, le informazioni associate a tali parole:
Galbano: da albero ferula, coltivato in Turchia, gommoresina, odore balsamico finocchio, sapore amore, due versioni: “molle/levante” o “secco/persico”, colore giallo paglierino il primo più scuro il secondo; uso mastici ed empiastri revulsivi.
Storace:
1. da albero ferula o Liquidambar orientalis; balsamo ottenuto dalla spremitura della corteccia bollita dei tronchi; colore grigio verde; uso fissante per profumi, anche uso medico? Forse...
2. da Styrax Officinalis, coltivata in Lazio, resina aromatica odore balsamico di vaniglia, uso profumeria e medicinale.
Prevedo che la prossima sanguisuga sarà o la “giaconetta” o la “mussola” perché le confondo fra loro: vi risparmio le definizioni...
Comunque, come detto, mi diverto molto a imparare queste nozioni soprattutto quando poi scopro per caso relazioni fra parole diverse: ad esempio cosa hanno in comune la “corniola” (una varietà di calcedonio) e il “corniolo” (una pianta dal legno durissimo (*2))? Beh, la pietra prende il nome dal frutto dell'albero, una drupa di color rosso acceso!
Altre volte si scoprono delle curiosità inaspettate: oggi mi sono ad esempio trovato a ripetere per la prima volta “Ibis” (*3). Avevo ben chiara in mente la foto dell'ibis sacro ma per descriverlo ho detto: “Assomiglia a un fenicottero...”
Poi, visto che adesso ho iniziato a prendere confidenza con specie, genere, famiglia etc... mi sono chiesto se, effettivamente, i fenicotteri avessero qualcosa a che fare con gli ibis. Così sono andato a consultare wikipedia che per ogni animale ha una tabella che ne mostra la classificazione.
Ho così scoperto che gli ibis non hanno niente a che vedere con i fenicotteri (beh, a parte l'essere degli uccelli, classe “aves”...) ma ciò che ha colpito la mia curiosità è che l'ordine degli ibis è quello dei “Pelicaneformes” ma solo dal 2014 perché precedentemente erano classificati come appartenenti all'ordine dei “Ciconiiformes”! Evidentemente, grazie al progresso scientifico, oggi siamo in grado di individuare con maggiore precisione le relazioni fra specie diverse e i loro antenati comuni.
Dal mio punto di vista, quando incontrerò di nuovo la parola “ibis”, la definirò dicendo “Assomiglia a un pellicano...” o magari, più impropriamente, “Assomiglia a un incrocio fra un pellicano e un fenicottero...”!
Conclusione: vale quella del pezzo precedente Furbi e bischeri...
Nota (*1): quindi le seguenti definizioni potrebbero essere errate: chi è curioso le può verificarle su Treccani.it!
Nota (*2): letto in Senofonte: erano di corniolo le lance di una pattuglia di cavalieri persiani! Spesso infatti ricordo anche in quale libro ho incontrato la parola studiata...
Nota (*3): da Salgari: non avete idea di quante piante e animali tropicali mi tocca studiare per aver letto Sandokan... Meno male che molti termini sono desueti e, quindi, posso evitare di impararli!
domenica 25 settembre 2016
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