[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Questa è una riflessione notturna che però non posso trasformare in un “notturno”: non è infatti riducibile a un’unica frase.
Si tratta infatti di un piccolo raffinamento della mia teoria dell’Epitome e, per questo, richiede tanti collegamenti a diversi argomenti.
Il punto di partenza è il sottocapitolo [E] 3.4 “L’altalena dei protomiti”. Si tratta di un capitolo che non saprei se definire profondo o banale: i protomiti (ovvero le idee, i principi, gli ideali) della società non sono fissi e assoluti ma variano nel tempo. Questo è l’aspetto banale.
L’aspetto profondo è che i motori di questi cambiamenti sono degli eventi che coinvolgono l’intera società: tipicamente una guerra che coinvolga gran parte della popolazione (per esempio le due guerre mondiali ma non la maggior parte degli interventi militari statunitensi per il mondo).
Ma questo “coinvolgimento” della popolazione che cosa significa? Quando è che si è coinvolti?
Si è coinvolti quando la situazione ci costringe a cambiare il nostro comportamento: e come affermo in [E] 6.5 “Il ciclo CMR” è il comportamento che guida l’evoluzione della morale.
La morale infatti si adatta per giustificare il comportamento: generalizzando lo si può ritenere un effetto della dissonanza cognitiva: ogni persona vuole credere di comportarsi bene, secondo giustizia, in maniera moralmente corretta cioè.
Ecco, la novità odierna dovrò inserirla proprio in [E] 6.5, evidenziando meglio il concetto che il comportamento cambia gli epomiti assoluti della società di cui la morale è un sottoinsieme.
Questo è il piccolo raffinamento che avevo in mente.
Probabilmente l’idea catalizzatrice che mi ha portato a questo perfezionamento è un libro o, meglio, solo il suo titolo visto che non l’ho né letto né comprato.
Andrea Zhok ieri, in un breve pezzo, pubblicizzava la recensione di un libro che, evidentemente, giudicava di grande valore intitolato, se non erro, “Il grande reset” che si riferiva alla pandemia.
Io non ho neppure provato a leggere tale recensione (veniva premesso che era “lunga”) ma evidentemente l’idea deve aver continuato a fluttuare fra le mie sinapsi.
Stamani mi sono appunto chiesto “può la pandemia cambiare i protomiti (ovvero le idee, i principi, gli ideali) della popolazione?
La risposta, per quanto scritto nella prima parte di questo articolo, mi è subito stata ovvia: certo che sì.
La pandemia, con la relativa gestione politica maldestra, non solo ci sta coinvolgendo tutti ma sta modificando pesantemente le nostre abitudini. Per [E] 3.4 e 6.5 è ovvio che questo porta a una modifica degli epomiti assoluti ([E] 6.2) della società.
Semmai il passo successivo sarebbe identificare quale siano queste modifiche: credo che i dettagli nessuno sia in grado di prevederli anticipatamente ma mi pare che delle tendenze siano evidenti.
La principale di queste è l’idea che la libertà debba essere subordinata alla salute: ovvero per preservare la salute è giusta (e quindi tollerata) qualsiasi riduzione di libertà individuale (la mia posizione su questo importante tema la espressi in Libertà e salute nell’aprile del 2020).
È probabile che da questa premessa ne derivino anche altre: “può essere giusto ridurre la libertà”, “il potere politico ha ogni diritto di ridurre la libertà in caso di necessità” etc.
Conclusione: probabilmente pubblicato questo pezzo andrò a cercare e leggere la recensione di cui ho accennato!
Il post sentenza
2 ore fa
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