Qualche giorno fa un lettore mi ha posto una sfida interessante: come posso affermare che i massimo politici che guidano l’Italia e l’occidente siano incompetenti? L’arena politica, con la sua terribile competizione, non dovrebbe essere un campo di battaglia che distilla il meglio del meglio facendo emergere ai massimi livelli uomini e donne dalle massime capacità?
In effetti sembrerebbe un concetto controintuitivo anche a me: poi mi ricordo di Speranza e mi appare altrettanto chiaro che quello non può essere il frutto del meglio del meglio.
Probabilmente alla base del mio pensiero vi è una componente di fatalismo che ha origini antiche nella mia infanzia (v. 4 aneddoti e 1 domanda). In pratica basandomi su semplici constatazioni, dalle oneste dichiarazioni di uomini di successo e da precedenti storici arrivai alla conclusione che il destino delle persone è massimamente governato dalla fortuna quasi indipendentemente dalle capacità di questi. L’occasione della vita NON capita a tutti: essa capita a pochi che poi, questo è vero, devono essere in grado di afferrarla. Ma la precondizione del loro successo, la buona sorte, è indipendente dalla loro volontà e capacità.
Prendiamo Bill Gates: facciamolo nascere non negli USA e non avrebbe fondato la Microsoft. Oppure facciamolo nascere non dico 10 ma anche appena 5 anni prima o dopo di quando è effettivamente nato e avrebbe mancato il treno delle opportunità che lo hanno portato al suo successo. O magari facciamolo vivere a pochi isolati di distanza da dove è vissuto e forse, andando a una scuola diversa, avrebbe avuto esperienze e formato amicizie diverse che avrebbero potuto indirizzarlo su strade altrettando diverse. Oppure se fosse nato più atletico, pur mantenendo le medesime capacità intellettuali, invece di chiudersi a programmare in un garage avrebbe passato i fini settimana uscendo con la cheerleader di turno: probabilmente sarebbe divenuto un ingegnere anche molto in gamba ma, però, non avrebbe fondato la Microsoft.
Mi viene poi in mente la “legge di Peter” secondo la quale in un’organizzazione gerarchica (e quindi anche in un partito) ciascuno raggiunge il proprio “livello di incompetenza”. Non è uno scherzo è una legge che esiste veramente! Per esempio rimando al seguente video: Peter Principle: When People Get Promoted Into Maximum Incompetence.
In pratica questa legge afferma che una persona viene promossa se sapeva fare bene il suo precedente lavoro ma non c’è alcuna garanzia che sia brava anche nel nuovo: quando tale persona raggiunge tale livello allora smette di essere promossa e rimane a fare un lavoro che non sa fare.
Mi viene in mente il Portinaio Scholz: probabilmente è stato un ottimo sindaco di Amburgo ma poi è stato “promosso” al posto sbagliato e nel momento sbagliato. Con le sua insipienza sta portando la Germania (e la UE a rimorchio) nel baratro.
Aggiungo poi che la “Legge di Peter” è valida nelle società dove prevalga una sorta di meritocrazia che riesce a promuovere quelli “bravi” nel proprio lavoro. Per ESPERIENZA PERSONALE ho scoperto (con mio stupore) che spesso vale il detto latino «Promoveatur ut amoveatur»: ovvero l’incompetente talvolta viene promosso per toglierselo di torno e, ovviamente, nel nuovo lavoro farà ancora più danni…
Aggiungo poi che più si sale nella gerarchia, meno sono i posti disponibili, e più cresce il ruolo delle coincidenze ovvero della fortuna e diminuisce il peso delle capacità.
Tutto questo è vero nelle organizzazioni gerarchiche in generale. Passiamo ora a osservare le peculiarità del mondo politico.
Chi entra in politica? Quali sono le caratteristiche più utili per un politico occidentale?
L’intelligenza, la cultura e la volontà di fare del bene per i propri concittadini?
Non credo: qualcuno forse sì ma la maggior parte dei politici è mossa da sete di potere. Dalla comprensione che il potere può essere trasformato in più potere e questo, a sua volta, convertito, in caso di necessità, in ricchezza, onori pubblici e fama. Un'irresistibile attrazione per le personalite narcisistiche tipiche dei politici.
Quali sono le caratteristiche che permettono a un politico di fare carriera?
L’onestà? L’essere ligi al proprio dovere?
No: contano molto di più il cinismo, la bassa astuzia, l’amoralità (o se volete il “pelo sullo stomaco”), la capacità di sfruttare conoscenze e intessere maneggi proficui per le parti coinvolte (tranne che per la popolazione). E quando inizia a contare il voto dell’elettore ecco che allora diventano virtù precipue del politico la capacità di apparire (di sembrare cioè, non di essere!) professionale, onesto, di capire le problematiche del paese: ma è tutta una finzione, una facciata. L’elettore non è in grado di valutare queste caratteristiche e si ferma all’aspetto esteriore: all’apparenza fisica del politico, alla sua parlantina, alla sua simpatia. Tutte cose che non hanno niente a che vedere con la capacità di fare.
E questo nelle democrazie dove conta ancora, per quanto poco, il voto dell’elettorato.
Sempre più spesso nell’occidente vediamo che i massimi politici che si ritrovano alla guida delle nostre nazioni sono dei prodotti costruiti a tavolino: pensati e costruiti come prodotti da pubblicizzare al pubblico tramite i media e venduti a esso. Dei bambolotti di plastica che, sapendo di essere creazioni senza sostanza non si fanno problemi a obbedire ai propri creatori.
Ovviamente ogni paese ha le proprie declinazioni di questo nuovo genere di politici in base alla storia e ai gusti specifici.
A me personalmente “piaceva” molto la finlandese Sanna Marin ma sfortunatamente il suo livello di incompetenza doveva essere così alto che si è già bruciata politicamente. Ma di politici del massimo livello, più belli che intelligenti per semplificare, è pieno l’occidente: non fatemi cercare i nomi che fatico a ricordarli! Mi viene in mente il dittatorello canadese, il “Sigfrido” austriaco, la prima ministra neozelandese… Meno sono capaci, cioè più sono prodotti da vendere agli elettori, e più obbediscono ai loro padroni, le grandi lobbi e gli istituti finanziari.
Secondo me a questa razza di politici apparteneva Renzi: non saprei dire come bellezza ma di sicuro per l’età (nel contesto italiano) e per il sostegno ricevuto dai media. Le sue capacità le abbiamo ammirate: fortunatamente si è ritirato dalla politica, come promesso, dopo aver perso il referendum del 2016.
Dopo di lui abbiamo avuto il capo delle sardine: un ragazzo che era un sorriso a 55 denti e poco altro. Probabilmente una prova per vedere come reagiva il pubblico italiano: o forse abbandonato perché troppo povero di qualità per essere utile; ma onestamente non lo so: magari è stato messo in naftalina e sarà ritirato fuori quando "maturato".
Attualmente abbiamo la Schlein, che appartiene alla “scuderia” Schwab ovvero al WEF. Qui non si punta tanto sulla bellezza ma sull’età e il personaggio che, mi pare, attiri maggiormente l’elettore italiano. Ma anche qui non c’è capacità: è tutta apparenza. Alle prossime elezioni avrà il sostegno di tutti i media nostrani e internazionali ma la sua fedeltà non sarà agli elettori ma a chi l’avrà fatta veramente eleggere (vedi sopra).
E poi ci sarebbe la teoria della mia Epitome: l’occidente è in decadenza e si è innescato un circolo vizioso in cui l’elemento chiave è la cattiva politica. Chi è interessato può scaricarsela gratuitamente e leggerla: il capitolo 15 è quello sulla "Decadenza"...
Non so se queste mie argomentazioni sono state abbastanza convincenti: ma se non lo fossero state basta ricordarsi di Speranza… o del generale Figliuolo (il trauma della sua piuma puntata in aria è stato tale che tendo a rimuoverlo!)… a me pare che associarli alla parola capacità sia un ossimoro, un’antifrasi, un eufemismo o, nel caso migliore, ironia…
"Vabbè, In Italia... ma all'estero invece!" mi si potrebbe obiettare superficialmente.
E io allora rispondo "Biden": davvero pensate che questo vecchio politico dalla dubbia moralità (cercate i video dove annusa i bambini o cercate le dichiarazioni della figlia sulle loro docce insieme quando lei era una bambina...), un ottuagenario affetto da demenza senile, sia "competente"? A me pare molto più prossimo alla definizione di "incapace di intendere e di volere"!
A parte gli scherzi vi è un altro forte indizio dell’incapacità dei nostri politici.
Partendo dall’ipotesi che sono sì in malafede (nei confronti degli elettori) ma capaci, cioè intelligenti e ricchi di risorse: allora ne segue che dovrebbero avere la capacità di mantenere il potere a lungo (*1). Eppure vediamo continuamente che questi politici imponendo misure che vanno evidentemente contro l’interesse della popolazione si bruciano a una velocità impressionante e, dopo pochi anni, devono lasciare il posto al proprio successore. Probabilmente negli accordi con le oligarchie economiche sono presenti clausole che garantiscono loro delle sinecure ricche e tranquille dove continueranno a obbedire e supportare i progetti dei loro protettori.
Ma il politico vero, se capace, non si brucerebbe così: queste persone invece sanno di essere dei burattini, sanno che da soli non valgono niente e, quindi, obbediscono al proprio burattinaio senza ribellarsi.
L’idea delle oligarchie economiche che tramano nell’ombra dietro la politica è troppo complottista?
Va bene, non importa: l’argomento che dei politici capaci dovrebbero essere in grado di stare al potere a lungo rimane valido. Chi non vi riesce evidentemente non è capace: e questa era la questione che volevo dimostrare…
Conclusione: termino con una nota psicologica: è comune nelle persone intelligenti sopravvalutare le capacità delle autorità. Sembra impossibile che degli stupidi riescano a raggiunger posizioni di potere. Credo che sia un fenomeno legato e simmetrico all’effetto Dunning-Kruger...
Nota (*1): per esempio il fu Berlusconi, benché semi rincoglionito e concentrato su altre attività considerate non consone alla sua età, è rimasto ai massimi livelli del potere italiano per decenni.
Io vorrei i tre giorni di sonno!
5 ore fa
Ho letto molto volentieri questa pagina, anche perché ha stuzzicato la mia vanità (accidenti, un'intera pagina dedicata ad una mia affermazione!). Devo segnalarti che hai concentrato l'attenzione sui politici, mentre la mia definizione (ottime capacità, pessime intenzioni) era ed è riferita alle dirigenze. I politici possono essere o non essere annoverati tra i dirigenti, a seconda delle circostanze. Il concetto di dirigente, almeno per come l'ho inteso io, riguarda chiunque assuma un ruolo decisionale in un qualsiasi ambito di una certa rilevanza. Qualsiasi.
RispondiEliminaIn questa mia "teoria" c'è un corollario che non ricordo se ho già espresso in questo tuo spazio virtuale: ai piani bassi puoi trovare di tutto, dal santo al demone, ma la difficile salita ai piani alti fa progressivamente piazza pulita delle persone moralmente migliori (alle quali il più delle volte neppure interessa salire) e distilla quelle peggiori.
Questo è il mio punto di vista. Non pretendo di farlo accettare ad alcuno, quindi puoi criticarlo secondo il tuo giudizio.
Sono contento che ti sia piaciuto questo pezzo: ovviamente tutti gli scarafoni sono belli a mamma sua (che sarei io), ma qualcuno mi piace più degli altri!
EliminaHo ricontrollato i tuoi precedenti commenti ed effettivamente ti riferisci sempre a “dirigenza” e non “politici”. C’è anche da dire che già in due commenti ti rispondevo parlando di “politici” e tu non mi avevi corretto dandomi così l’illusione di non averti frainteso!
Comunque fra i due concetti ci sono varie affinità quindi molte argomentazioni mi sembra restino valide.
Concordo poi che ai “piani bassi” ci sia di tutto e che spesso, salendo, emergano i moralmente peggiori (almeno in politica, fra le dirigenze in genere dovrei rifletterci). A livello di comune mi è capitato di conoscere persone in gamba e ben intenzionate in diversi partiti…
Di sicuro anch’io ho espresso un concetto simile al tuo in qualche vecchio pezzo ma, onestamente, non ricordo in quale.
Volevo do passare ad una sintesi meno concentrata: il sistema del potere premia persone con talento nel tessere relazioni utili ai propri obiettivi.
EliminaNon ho competenze ma sono abile nel gestire empaticamente relazioni a mio vantaggio. Inoltre frequento persone simili a me e ci sosteniamo vicendevolmente in reti di relazioni di potere.
Il fatto che dirigenti, ministri direttori generali passino da un settore ad un altro completamente differente è noto.
Sono bravo a gestire, cosa non [dovrebbe] importa[re].
Non solo: voi poveri cretini fate fatica a fare bene un lavoro, noi fenomeni abbiamo decine e decine di incarichi che espletiamo brillantemente.
Un pensatore statunitense, descrisse questi VIP con una definizione che trovo eccellente: persone note per la loro notorietà.
Fantastico, nulla di più cinico e vero.
:)
UUiC
"persone note per la loro notorietà" è fantastico!!
EliminaPS: ovviamente condivido il resto: sono solo un po' titubante nel decidere quanto si possa generalizzare tale regola...
Tempo addietro riassunsi con un termine un poco iperbolico ma anche efficace il sistema del potere ovvero lo indicai col termine di filtro passamerda.
RispondiEliminaDirei che è una regola/osservazione le cui eccezioni sono rare.
UUiC
In effetti è un termine molto autoesplicativo! :-)
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