Lo scorso giugno un amico appassionato di MTB partecipò a una gara facendomi poi sapere di essersi classificato 40° nella classifica assoluta e 39° in quella maschile.
Lo so che a leggere il mio ghiribizzo non sembrerebbe ma, se noto la possibilità di prendere bonariamente in giro un amico, non me la lascio scappare!
Così di getto gli risposi:
«Tu eri nella categoria uomini? Lo sai che se ti dichiaravi donna non avrebbero potuto discriminarti? Altrimenti arrivava la Schlein di corsa a sostenerti!
Questa è una maniera complicata per dirmi che una donna ha fatto meglio di te?!»
Non avendo voglia di chiedere l’autorizzazione a pubblicare la sua risposta (piuttosto ironica) mi limito a riassumerla.
La donna che aveva fatto meglio del mio amico aveva le sembianze di un omone di due metri, di notevole potenza ed esplosività muscolare, che però si sentiva donna e che quindi aveva gareggiato (e vinto!) nella categoria femminile.
Onestamente rimasi molto stupito: sapevo delle polemiche negli USA ma non pensavo che in Italia si fosse già arrivati a questo punto.
Siccome UnUomoInCammino mi era parso più interessato e consapevole di me della problematica ne approfittai per chiederne l’opinione. Di nuovo non ho chiesto l’autorizzazione ha pubblicare la sua risposta e mi limiterò a dire che NON era rimasto stupito quanto me che anche in Italia si fosse già così “avanti”.
Nel frattempo continuai a pensarci e, il giorno dopo credo, gli scrissi la seguente epistola dove definivo meglio gli aspetti che della vicenda che più mi sorprendevano:
«A me, poi ieri ho continuato a pensarci, colpiscono due cose:
1. la non-reazione delle donne. Ora non credo che in questa manifestazione ci fosse altro in palio che non delle coppe ma comunque... Come fa la seconda classificata a non pensare di meritare la coppa della "prima"? E così via a catena...
Mi chiedo cosa ne pensino in generale le donne che, dopotutto, sono coloro che ci rimettono maggiormente.
2. la mentalità del transessuale. Capisco il sentirsi donna (v. L’isola dei facinorosi) ma dovrebbe comunque essere ovvio che ha dei grandi vantaggi atletici sulle donne biologiche. Psicologicamente come si sente a "vincere facile"? Non ha dubbi morali? Davvero lo fa per il "rimborso spese"?
Ecco, indipendentemente dal fatto che la legge o l'ipocrisia, gli diano il diritto di partecipare fra le donne perché non partecipa volontariamente fra gli uomini?
Sarà il mio senso di giustizia all'antica ma io non sarei in grado di approfittarmi di una situazione così favorevole anche se le regole me lo permettessero: proverei imbarazzo, non soddisfazione...
[...]»
Soprattutto il secondo punto, quello sull’imbarazzo/vergogna è importante.
Ho infatti riesumato questa questione perché proprio oggi mi sono imbattuto in questo video: The lack of shame, excessive pride, and social credit (from Livestream #183) dal canale DarkHorse Podcast Clips su YouTube.com
Di solito questi fatti di cronaca non mi interessano ma mi era sembrato di riconoscere la maglietta azzurra della nazionale italiana e questo aveva stimolato la mia curiosità.
Ciò che ho trovato interessante del video è che anche i due tubatori (entrambi biologi evoluzionisti o roba del genere) si concentrano sulla mancanza di vergogna del trans protagonista ma, rispetto al mio pensiero, vi aggiungono una considerazione psicologica.
Tutto il comportamento umano si è evoluto con l’uomo perché ha una funzione utile per la sopravvivenza. L’esempio classico è quello della paura: si vede un cespuglio muoversi e, invece di chiedersene serenamente il motivo, si fa un salto di lato. Adesso, nelle nostre città moderne, questa paura provoca ilarità (v. per esempio EPIC SCARES of 2022 BUSHMAN PRANK !!!) ma in epoche (molto) più lontane qualche nostro antenato deve essersi salvato la vita con il rapido salto di lato e l’urlo “intimidatorio”.
Qual è quindi la funzione dell’imbarazzo e della vergogna o, meglio, della loro mancanza?
L’uomo vive in società e, di conseguenza, tutti i comportamenti in cui un individuo trae vantaggio personale ai danni del resto della popolazione sono considerati disdicevoli. Se una persona si approfitta della società il pensiero istintivo di chi lo scopre è che quella persona non sia affidabile: per raggiungere i propri scopi non esita a danneggiare la società.
Ecco quindi lo scopo dell’imbarazzo e della vergogna: impedirci di comportarci in maniera tale da trarre un vantaggio ingiustificato dalla società e, specialmente, a danno di altre persone.
Chiaramente sopra questo meccanismo psicologico si possono aggiungere varie pennellate di razionalizzazione che però non ne cambiano la sostanza. Il trans, per evitare la dissonanza cognitiva causata dalla consapevolezza di aver vinto in una competizione femminile grazie alla propria base biologica maschile, sicuramente si darà una giustificazione che trova accettabile: per esempio che le pillole di ormoni che prende regolarmente diminuiscono la sua capacità muscolare e, quindi, riesce a vincere legittimamente solo grazie alla propria dedizione e allenamento.
Conclusione: mi piacerebbe conoscere l’opinione di un esperto riguardo a questo comportamento ma onestamente non saprei dove trovarla. Quasi quasi provo a chiedere a chatGPT ma ho la sensazione che sia uno di quegli argomenti supercensurati sui quali non è in grado di confrontarsi…
PS: ho chiesto a chatGPT ma al 2021 non ha notizia di ricerche scientifiche sul fenomeno. Ah! poi per evitarmi la ramanzina, che conoscendolo sono sicuro mi avrebbe fatto, ho attribuito il mio pensiero a un amico con cui discutevo!
Il ritorno del gladiatore
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