Questo è un pezzo ad alto rischio stupidità.
Oggi sono stato da mio padre ed è successo qualcosa che mi è parso moderatamente divertente: tornando a casa in macchina mi sembrava adatto per farci un corto…
Ora sono a casa ma non sono più così convinto che sia una buona idea: soprattutto perché non è troppo accorciabile e quindi comunque mi verrà un pezzo di lunghezza normale. Vabbè, a ottobre anche per “colpa” dell’Epitome sto scrivendo poco e un po’ mi dispiace…
Antefatto:
Di punto in bianco mio padre se ne esce con «Ma come si chiama quell’autore, quello che scrive di egiziani e degli alieni?»
Io: «Bo, non ne ho idea: l’antico Egitto non mi interessa molto (vecchio contenzioso con mio padre che invece guarda tutti i documentari che gli capitano sull’argomento)»
Riflettendoci un attimo aggiungo: «Dopotutto la storia egizia ha influenzato la nostra storia attuale solo indirettamente, attraverso gli antichi romani e i greci...», pensandoci qualche altro secondo aggiungo «magari con la matematica… però non erano interessati alle dimostrazioni (cosa che ne diminuisce di molto l’utilità)… »
Il babbo mi ha risposto citando un famoso papiro (non ne ricordo il nome) che conteneva molti problemi matematici, perfino equazioni di secondo grado, con relative soluzioni.
Allora ho puntualizzato: «Sì, certo: gli egiziani conoscevano le soluzioni di molti problemi geometrici ed, evidentemente, qualcuno era stato talmente geniale da scoprirle da solo, ma non avevano compreso l’importanza di condividere e tramandare il “perché” ma solo il “come”. La scienza si basa invece sullo spiegare i “perché” altrimenti sarebbe un puro esercizio di memoria (*1)...»
Ma, visto che non mi interesso di antico Egitto, come sapevo questi dettagli?
Semplicemente li ricordavo dalla lettura di Scienza è democrazia (v. Dal primo capitolo e Fine del primo capitolo) del febbraio 2019; poi, siccome avevo lasciato proprio questo libro a casa del babbo, suggerendogli di guardare almeno i primi capitoli sulla storia della scienza, sono andato a cercarlo per leggergli il passaggio che gli avevo ripetuto con parole mie.
Ho avuto la soddisfazione di constatare che mi ero ricordato perfettamente quanto letto ma, in più, ho notato un particolare che mi era sfuggito: i papiri egiziani iniziano illustrando il problema e poi spiegando come si risolve ma, la cosa buffa è che si chiudono con la frase «Se farete così farete bene, altrimenti farete male».
Lo fatto:
Ho trovato tale conclusione stupidamente divertente: mi è infatti venuto in mente che anch’io potrei chiudere i miei pezzi con qualcosa del genere, tipo: «Se la penserete come me penserete bene, altrimenti penserete male».
Temo però che fra i miei lettori ci siano pochissimi antichi egizi o appassionati di antico Egitto da apprezzare questa sottile ironia: alla fine sembrerebbe solo un’insulsa quanto gratuita provocazione ai lettori…
Peccato però!
Conclusione: in effetti credo che questo pezzo sia uno dei peggiori che abbia mai scritto! Del resto la piccola soddisfazione che ho provato nel ricordarmi questi dettagli a cui non avevo più pensato non è facilmente trasmissibile e, ugualmente, anche il mio senso dell’umorismo è troppo particolare per essere facilmente apprezzato, specialmente da chi non mi conosce…
Vabbè: questo pezzo sarebbe da buttare e dimenticare quanto prima ma sono molto pigro e quando scrivo qualcosa mi dispiace sprecarla: vorrà dire che placherò la mia coscienza mettendoci il marcatore “Peso”...
Nota (*1): mi rendo conto adesso che l’accenno alla memoria potrebbe provenire dallo stesso libro e precisamente da una citazione di Galileo che chiama gli insegnanti delle università del suo tempo come “dottori di memoria” intendendo che si limitavano a ripetere gli insegnamenti delle “autorità” del passato. Ma come spesso mi capita avevo già interiorizzato questa nozione facendola mia e applicandola, in questo caso, agli antichi egizi. Bravo KGB!
giovedì 10 ottobre 2019
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