Qualche settimana (mesi?) fa accennai al fatto che mi era venuta un’idea sul tempo.
Per la precisione mi ero reso conto di quanto sia difficile darne una definizione: cioè intuitivamente sappiamo tutti cosa sia ma provate a descriverlo!
All’epoca stavo guardando la prima puntata della serie “Star Trek: Deep Space Nine” dove si incontrano delle entità che vivono “fuori” dal tempo. Ora non ricordo più i dettagli ma mi era parsa un’idea interessante.
Da un punto di vista fisico CREDO che il tempo sia legato alla gravità. Ah! E sicuramente è legato alla velocità come insegnano le pellicole di fantascienza sui viaggi alla velocità della luce: maggiore la velocità, più lento è lo scorrere del tempo.
Per noi umani, piantati su questo pianeta e incapaci di raggiungere le altissime velocità necessarie per osservare gli effetti relativistici significativi (*1), il tempo scorre in maniera uniforme per tutti.
Grazie a queste vaghe e incerte nozioni di fisica mi ero messo a riflettere sul tempo.
Banalmente riflettevo che la velocità è spazio fratto tempo (V=S/T) e quindi il tempo è spazio fratto velocità (T=S/V).
Ma che cos’è lo spazio diviso la velocità? Ero giunto alla conclusione che esso è il movimento: un movimento è descritto dallo spazio percorso (traiettoria) e dalla velocità. In effetti la velocità potrebbe essere variabile, quindi sarebbe più opportuno parlare di accelerazione, comunque in prima approssimazione è così.
E qui mi ero fermato: vagamente affascinato dall’idea che il tempo fosse movimento, non avevo però voglia di rifletterci sopra (e di divertirmi a considerare le possibile conseguenze di questa strana premessa): la consapevolezza che fosse solo un gioco fine a se stesso mi privava dell’entusiasmo necessario a speculare su questa linea di pensiero…
Come sapete sto ancora leggendo Le confessioni di Sant’Agostino: arrivato alla sua conversione la biografia non prosegue più cronologicamente ma inizia a descrivere delle questioni su cui il santo aveva riflettuto. Inizialmente pensavo che fossero un grande inciso ma in realtà adesso ho la sensazione che l’autore non avesse intenzione di tornare alla sua vita dopo la conversione: lo scopo era evidentemente limitato a mostrare a tutti solo il percorso che lo aveva portato alla salvezza della sua anima (oltre alla pietà di Dio che gli aveva, infine, donato la fede).
Queste divagazioni le trovo estremamente noiose perché estemporanee e non collegate fra loro (né con la biografia del santo). Inizialmente aveva disquisito a lungo della natura della memoria, poi su vari peccati e adesso, sorpresa, sulla natura del tempo!
La conclusione di Sant’Agostino è che il tempo sia una dimensione dell’animo: né il passato né il futuro esistono mentre il presente è transeunte (*2) e ineffabile: solo nella nostra coscienza, cioè nella nostra anima, il tempo esiste. Sant’Agostino lo spiega meglio in una ventina di pagine…
Quello che però mi ha colpito è una nota al testo dove spiega che la concezione del santo è molto “neoplatonica”. Viene però anche data la definizione del tempo di Aristotele, ripresa poi dalla scolastica, ovvero «Il tempo è il numero (misura) del movimento secondo il prima e il dopo»: una definizione incredibilmente simile a quella che era venuta in mente a me!
Vabbè, tutto qui: mi era sembrata una coincidenza curiosa e degna di nota…
Comunque provate a definire il tempo: non è facile! O, se siete più maligni, provate a chiedere ad altri di spiegarvi cosa sia il tempo…
Mentre leggevo Sant’Agostino e le sue idee sulla relazioni fra sillabe, canto e tempo, pensavo anche ad altre possibilità: magari si potrebbe definire 1 secondo come il tempo necessario a una nota LA per generare una serie di 440 onde sonore…
In questo caso si potrebbe dire che il tempo è musica!
Conclusione: eppure anche nella definizione di Sant’Agostino c’è del vero: il tempo sembra davvero scorrere più lentamente quando ci si annoia e velocemente quando si è felici e ci si diverte!
Nota (*1): mio padre (un fisico) da piccolo mi raccontò del seguente esperimento: due orologi atomici erano stati sincronizzati e poi uno di questi era stato messo in orbita dove girava intorno alla terra a una velocità di diverse decine di migliaia di chilometri orari. Dopo un certo periodo si confrontarono di nuovo i tempi e il satellite in orbita era leggerissimamente in ritardo rispetto a quello rimasto a terra, in accordo con la teoria della relatività. Storia di mio padre ma credo che sia vera!
Nota (*2): curiosità: io avevo sempre detto “transUEnte” invece è “transEUnte”. E pensare che “transeunte” è una delle parole che ho imparato a memoria: eppure non avevo notato com’è scritta!
la mia generazione
13 minuti fa
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