Negli ultimi anni sono rientrato in contatto con un mio compagno di classe del liceo. Come forse ho già scritto, tutti i miei ex compagni mi hanno fatto un'ottima impressione: mi sono sembrate tutte persone interessanti, mature e piacevoli.
Eppure una di queste mi ha stupito di gran lunga più delle altre: si tratta di “MO” di cui ho parlato in Ninnoli vecchi e nuovi. Come spiego ampiamente in tale pezzo, avevo una scarsissima opinione di quel ragazzo e per questo sono rimasto piacevolmente sorpreso a scoprire quanto mi fossi sbagliato.
Col tempo, scrivendogli e parlandoci, ho scoperto nuove cose su di lui che mi hanno confermato che la mia impressione di grande eccezionalità fosse corretta. Gli ho così proposto di fare una piccola intervista per il mio viario: ovviamente gli ho spiegato che la leggeranno solo una decina di persone ma MO, che adesso penso di poter chiamare Lorenzo De Ninno, si è dimostrato sorprendentemente ben disposto e ha collaborato con entusiasmo.
Prima abbiamo fatto una riunione a casa sua in maniera che potessi inquadrarlo e strutturare meglio l'intervista vera e propria. Poi, qualche settimana dopo, è passato lui da me ma, invece di intervistarlo, abbiamo finito per giocare a scacchi! Ah, e devo aggiungere che vivendo e lavorando a Malta le sue visite in Italia sono sporadiche e sempre fitte di impegni con amici e parenti: per questo il tempo che mi ha dedicato è doppiamente prezioso.
Infine qualche giorno fa, in due sedute, abbiamo fatto l'intervista vera e propria tramite Skype.
Qui di seguito riporterò in “bella” forma quanto mi ha risposto, ovviamente passando dalla sua approvazione per evitare di travisare per sbaglio le sue parole. Inoltre eviterò di commentare in questa sede il suo pensiero: non voglio rischiare di interpretare Lorenzo De Ninno alla luce di KGB! Probabilmente scriverò le mie riflessioni su questa intervista in un pezzo a parte...
Una nota tecnica: normalmente le risposte di Lorenzo saranno da me riassunte e userò invece i caratteri italici quando trascriverò esattamente le sue parole dalla registrazione.
L'intervista segue un doppio binario e ripercorre le tappe della vita professionale di Lorenzo parallelamente alla sua concezione di esperienza sportiva. Ma... non voglio aggiungere altro!
KGB: Puoi riassumere il tuo percorso formativo una volta conseguito il diploma?
MO: Dopo il liceo mi sono iscritto alla facoltà di Architettura di Firenze e mi sono laureato a 28 anni con una tesi sulla storia della fotografia dell'architettura per la quale mi sono occorsi quasi due anni di ricerca. Mi sono laureato nel luglio del 1999; subito dopo sono partito per la Scozia dove ho fatto un master in “Progettazione assistita col computer” a Glasgow terminato il quale sono tornato a Firenze nel 2000 e, dopo aver sostenuto l'esame di stato, ho iniziato a lavorare. Ma in Italia sono rimasto pochissimo: nel 2001 sono partito per gli USA e ho vissuto a Denver, in Colorado, per tre anni.KGB: E in questi anni qual è stato il tuo percorso sportivo?
MO: Al liceo... facevo forca con Japi e andavo a sciare all'Abetone! [ridendo]... All'epoca della maturità ricevetti una piccola eredità di 5 milioni di lire che fulminai subito pagandomi una Ritmo (per poter andare a mio piacere a sciare e arrampicare), un corso di sci-alpinsimo, un corso di arrampicata sportiva e tutta l'attrezzatura relativa: in pratica in un anno e mezzo spesi tutti quei soldi solo per sciare e arrampicare! [ridendo]
Durante l'università ho fatto molta arrampicata e sci, sia alpinismo che discesa, per almeno 3-4 anni e, contemporaneamente, ho iniziato anche ad andare in bicicletta da corsa. Verso i 24 anni ho smesso di arrampicarmi per dedicarmi al karate a cui mi sono applicato per 15 anni ottenendo la cintura nera nel maggio del 1999. A luglio del 1999 mi sono anche laureato e, come regalo, ho fatto un viaggio di tre settimane da solo in bicicletta da Barcellona fino a Sheffield: ho fatto la Spagna, i Pireni, poi la Francia, tutta la costa atlantica, poi son arrivato su fino in Bretagna/Normandia, ho attraversato in nave e poi su fino a Sheffield...KGB: e all'epoca qual era la tua concezione dello sport? Come lo vivevi?
MO: All'inizio ero un po' “incosciente”, era un'esperienza molto fisica. Ad esempio per quanto riguarda la bicicletta avevo un cronometro per i tempi e da qualche parte ho ancora un foglio con tutti i miei tempi di scalata da piazza Edison fino a Fiesole. Ero anche piuttosto forte: all'epoca impiegavo 10' e 25”. Ai recenti mondiali di ciclismo, vabbene che la facevano 10 volte di fila, ma i professionisti al mondiale salivano a '9 di passo'. Quando andavo su a Fiesole uno dei passatempi era di andare in piazza Edison con la bici da corsa, aspettare l'autobus, e poi lo sfidavo a chi arrivava prima fino in cima! [ridendo] Adesso non lo farei più... ma l'ho fatto per tanto! Ma mi divertivo... e poi, arrivato in cima alla piazza di Fiesole, tornavo giù e aspettavo un altro autobus!... era una sfida Davide contro Golia! [ridendo]KGB: ho notato che hai sempre fatto sport solitari: eri forse più interessato nella sfida contro te stesso che contro gli altri?
MO: ...non lo so, lo facevo basta... non facevo gare però quando, ad esempio, trovavo altri ciclisti sulla salita di Fiesole allora era una sfida al massacro e oggettivamente ho perso poche poche volte! In generale però lo sport era un piacere fisico, una soddisfazione personale, non mi guardavo intorno, era solo un constatare quanto riuscissi ad andare più veloce del giorno prima e degli altri. Era comunque essenzialmente un piacere, un divertimento: non mi pesava...KGB: mi sembra di capire che lo sport avesse all'epoca un peso maggiore che non lo studio? Forse lo sport era la maniera con cui dimostravi quanto valevi?
MO: Sì è così. Nello studio non avevo problemi ma sicuramente per me era più gratificante lo sport. Mi appagava molto di più abbassare di un secondo o due la salita di Fiesole piuttosto che prendere 30 e lode a un esame.... Oppure, quando mi arrampicavo, facevo le trazioni, ovvero mi tiravo su con le braccia usando come appigli le tacche di 1-2 cm e anche allora riuscire a fare una trazione con un chilo in più era una soddisfazione enorme. Ti ricordi Federica? [una nostra compagna di classe] ...ecco, Federica pesava 50 chili e io facevo le trazioni alla sbarra con la Federica che mi si aggrappava sulle spalle! Era una cosa pazzesca! [ridendo]. All'epoca l'attività fisica era un divertimento...
domenica 15 gennaio 2017
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