Tempo fa, in un commento, mi fu consigliato di giocare a scacchi per tenere occupato il cervello in alternativa ai rompicapi logici: non ebbi voglia di spiegare i perché e i per come ma sugli scacchi, da almeno una quindicina di anni (mi pare di aver giocato l'ultimo torneo nel 2007), avevo messo una pietra sopra.
Gli scacchi sono un gioco bellissimo ma per ottenere buoni risultati bisogna iniziare a giocare da giovani e io, seriamente, iniziai a giocare a 25 anni: un'età che, anche se non sembrerebbe, è già troppo alta. L'esempio che si fa di solito è quello del linguaggio: la lingua che si impara in là con l'età la parleremo con maggiore fatica, tutti i concetti e le idee li penseremo nella nostra lingua madre e poi li tradurremo in seguito con gli occasionali strafalcioni. Il problema è che molto spesso negli scacchi un singolo strafalcione equivale a perdere la partita! Molto frustrante per me: di solito giocavo meglio dei miei avversari di pari categoria ma poi sprecavo tutto con delle sviste...
Insomma nel 2007 decisi di lasciare perdere e da allora non ho avuto rimpianti.
Poco dopo detto commento sono stato però contattato da un mio amico che mi ha chiesto di giocare un po' col figlio ed, eventualmente, dargli qualche indicazione utile per farlo migliorare. Il ragazzo ha 12 anni e ha iniziato a giocare da almeno un anno ma è già discretamente forte.
Inizialmente vincevo metà partite e l'altra metà la perdevo per gli svarioni di cui parlavo sopra. Anche poi la cadenza di gioco, 10 minuti a testa, era troppo rapida per me che dovevo controllare tutto due volte.
Così dopo un po' l'abbiamo portata a 15 minuti più 10 secondi per mossa: io mi sono trovato meglio (mentre al mio giovane avversario sono occorse un paio di partite per abituarsi) ma le sviste, seppure forse meno frequenti, sono continuate.
Un altro problema che avevo è che non mi riusciva più "calcolare" ovvero visualizzare mentalmente la posizione sulla scacchiera dopo una certa sequenza di mosse: e gli scacchi, si dice, sono un gioco al 10% di strategia e al 90% di tattica. Dove la strategia corrisponde a criteri generici su cosa sia meglio o peggio mentre la tattica corrisponde (grossomodo) alle variazioni di materiale dopo sequenze calcolate di mosse. Non riuscire a calcolare significa giocare a istinto ma, specialmente in specifiche posizioni, ciò non è possibile.
Così mi sono messo ad allenarmi sulla tattica su un sito di scacchi specializzato: ChessTempo.com
Ecco, per dare l'idea, al mio massimo avevo raggiunto un punteggio di poco sopra i 2000 punti ma, smettendo di allenarmi con costanza ero calato a 1800. Adesso rimettendomi ad allenarmi sono sceso fino a 1650 ricominciando poi a risalire e stabilizzandomi intorno a 1750. Nelle prossime settimane sono fiducioso di riuscire a tornare sopra 1800, vedremo.
Fortunatamente questo mi ha permesso di eliminare le sviste più clamorose e di riuscire a calcolare, seppure con greande lentezza e fatica, delle sequenze medio-brevi di mosse. Poi ancora, soprattutto se ho poco tempo sull'orologio, mi sfuggono combinazioni banali di poche mosse. Si potrebbe pensare che eliminando gli strafalcioni e aggiungendo una minima capacità di calcolo i miei risultati contro il giovane apprendista sarebbero parimenti migliorati: invece no!
Ho la netta sensazione che sebbene io continui a giocare sempre meglio egli, comunque, migliori più di me...
Allora dalla scorsa settimana ho fatto un nuovo passo: mi sono rimesso a studiare le aperture.
Le aperture sono sempre state il mio punto debole: non le ho mai studiate seriamente, non mi piacciono, a inizio partita sono particolarmente distratto e quelle che giocavo erano considerate dubbie (anche se la scozzese ho scoperto che è stata fortemente rivalutata) e deboli anche a gioco corretto.
Ho scoperto che adesso su ChessTempo è possibile anche allenarsi sulle aperture: in generale i problemi del loro studio sono essenzialmente due: 1. ricordarsi la sequenza di mosse corrette; 2. capire il perché delle singole mosse. Il punto 1 è un problema mnemonico: io non ho problemi a ricordarmi il senso generale (di qualsiasi cosa) ma per le mosse è necessaria una precisione assoluta. Il punto 2 potrebbe non essere evidente ai non scacchisti: il problema è che le possibilità degli scacchi sono innumerevoli e inevitabilmente, più prima che dopo, il nostro avversario giocherà una mossa che non avevamo previsto: come proseguire in tal caso? Per proseguire è necessario conoscere i piani che sono dietro alle singole mosse in maniera da reagire così con cognizione di causa alla sorpresa dell'avversario. E io qui facevo schifo...
Su ChessTempo si inseriscono le mosse che si vogliono studiare, che io ho scelto basandomi sui miei libri e dalle valutazioni del calcolatore (ormai notevolmente più forti dei più forti giocatori umani). Poi il programma ti mostra più che le sequenze di mosse (riprodotte a velocità extra rapida, un decimo di secondo per mossa o roba del genere) le singole posizioni: il giocatore deve inserire la mossa prevista.
Io ero un po' perplesso: ritenevo che la sequenza di mosse fosse molto importante e il programma invece non la fa studiare; per il punto 2 di cui ho scritto sopra non c'è praticamente nessun ausilio se non i commenti di altri utenti (non particolarmente affidabili e magari in lingue ignote). Invece....
Invece mi sono reso conto che sapere la sequenza di mosse (così come avevo provato a studiare le aperture vent'anni fa) NON è importante: è un ausilio utile per ricordare le singole mosse (come il ritmo e le rime di una filastrocca aiutano a ricordare la parola che viene dopo) ma è anche un pericolo dato che quando si esce dalla sequenza si è immediatamente in un terreno incognito (spiegherò meglio dopo).
In realtà ho capito che è importante memorizzare le posizioni e NON le sequenze. Ricordando le posizioni è per esempio immediato riconoscere e giocare perfettamente le trasposizioni (stesse posizioni raggiunte tramite sequenze di mosse diverse) oppure riconoscere immediatamente cosa "manca" alla posizione, riconoscere cioè quelle simili con la consapevolezza di sapere cosa fare per raggiungere quelle note.
Infatti è sul capire i piani che vi è l'effetto per me più stupefacente. Come detto infatti temevo di imparare le mosse a "pappagallo" ritrovandomi poi, una volta fuori dalla teoria studiata, senza sapere cosa fare.
Ma come faccio a memorizzare la mossa corretta per ogni specifica posizione? Chiaramente ho bisogno di ausili mnemonici e allora osservo con attenzione la posizione. Dopo un po' inizio a notare le differenze e viene naturale chiedersi perché a seconda di queste corrispondono mosse diverse. E così, da solo, inizio a comprendere la logica delle singole mosse, perché giocarne una oppure un'altra. Diciamo che non è la stessa cosa che comprendere i piani a lungo termine ma piuttosto al breve termine: eppure questi piccoli dettagli mi permettono di capire meglio la posizione così che, anche in posizioni simili e che in teoria non ho studiato, ho buone idee su possibili continuazioni.
Per adesso mi è capitato di giocare poche partite da quando sto studiando le aperture ma in un paio, dove ho potuto sfruttare queste nuove conoscenze, anche le prime mosse fuori dalla (mia) teoria sono state ottime.
Tutti discorsi che avevo sentito fare ai commentatori delle partite fra campioni, comunque a loro volta fortissimi giocatori, ma che mi sembravano totalmente fuori dalla mia portata. Tipo: "vedete qui? l'alfiere è in d3 e non in e2 e quindi XXX invece che YYY!". Ora, mel mio piccolissimo delle poche linee studiate, faccio anch'io gli stessi ragionamenti: se l'alfiere è in c4 posso proteggere il pedone e4 giocando Tae1 ma se è in e2 allora devo giocare f3 (il primo esempio vero che mi è venuto in mente ma potrei farne innumerevoli altri).
Non solo: sono tentato di osare dire che non solo sto capendo meglio le specifiche aperture che sto studiando ma anche la mia comprensione generale degli scacchi sta migliorando. Mi rendo conto che il mio occhio sta abituandosi a notare dettagli che prima non avrei preso in considerazione e, spero, piano piano di riuscire a integrare nel mio gioco queste nuove conoscenze. Vedremo... soprattutto se continuo ad allenarmi... Ma devo dire che, mentre studiare la tattica è per me faticoso e stressante (avere un punteggio da difendere è sia utile per aumentare l'impegno ma provoca rabbia e delusione quando lo si perde), lo studio delle aperture su ChessTempo lo trovo divertente e stimolante.
Poi sfortunatamente, data la mia età, ho un po' la coperta corta: ieri (mi sembra) ho giocato con un tizio in linea e sono uscito alla grande dall'apertura ricordandomi perfettamente le prime 10 mosse e giocando ottimamente le successive 4 o 5, però poi, raggiunta una posizione vincente ho sprecato tutto con una svista clamorosa. Ecco cosa mi succede a dedicarmi alle aperture e a lasciare appena un po' indietro gli esercizi di tattica...
Ancora poi devo finire di impararer le linee che ho inserito nel programma (anche perché ho aggiunto a più riprese nuove posizioni) e, per esempio, in una partita mi sono confuso e ho giocato una mossa che non c'entrava niente (perché appartenente alla cerchia sempre più ristretta di quelle suggerite dal calcolatore ma di cui mi sfugge ancora la logica e che quindi conosco a "pappagallo") ma già adesso sono al 95% e gli errori più frequenti sono mosse equivalenti che magari ho invertito fra loro...
Conclusione: io sto migliorando, o meglio, sto tornando in forma ma il dodicenne mi sembra che migliori più di me! Temo che, nonostante i miei sforzi, fra due massimo tre mesi inizierà a battermi con regolarità: comunque sarebbe una piccola soddisfazione averlo aiutato nella sua crescita di scacchista. Se ne avrò la possibilità voglio provare ad andare a un circolo di scacchi per fare qualche partita dal vivo: anche solo per curiosità.
Il figlio della Concetta
10 ore fa
Nessun commento:
Posta un commento