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mercoledì 8 maggio 2019

La libertà del satiro

Stanotte, durante un’oretta d’insonnia, sono andato avanti nella lettura di La solitudine del satiro di Ennio Flaiano, (E.) Adelphi, 1996.
Ho trovato un bel pezzo sulla libertà che è ancora attualissimo, anzi forse oggi più di ieri…

Ne cito dei passaggi: «Quest’amore per la parola Libertà non sopportava né aggettivi né associazioni: io non volevo una libertà sorvegliata, difesa, personale, intellettuale: né gradivo che le si accoppiassero concetti, altrettanto nobili, come Giustizia e Democrazia, parendomi che la libertà li contenesse tutti, anzi li proteggesse.» (*1)
Che dire? Il passaggio è di per sé poetico e quindi un po’ vago: soprattutto estratto dal suo contesto diviene difficilmente interpretabile…
A me però piace il rifiuto della “libertà sorvegliata” che, se è tale, non è più veramente libertà (*2): la libertà non può avere confini che la delimitano altrimenti diventa il cortile di una prigione, ovvero solo la beffarda caricatura della libertà…
Bello anche il concetto che la libertà sia il presupposto di tanti altri principi e ideali: non per nulla mi accaloro particolarmente quando mi accorgo che, sempre più spesso, si cerca di limitarla, specialmente in Rete, con giustificazioni speciose. In particolare, l’ho già scritto altrove ma lo ripeto, non si può sacrificare la libertà neppure in nome della sicurezza: la libertà è PIÙ importante della sicurezza. Se si ritiene giusto dare la vita per ottenere la libertà non la si può comprimere in nome di una, peraltro solo ipotetica, sicurezza.

E poi: «Ma la Libertà per noi, ottenuto il suo primo successo di curiosità, è oggi divenuta una realtà talmente quotidiana che quasi ci infastidisce con i suoi eccessi e della quale talvolta elenchiamo i difetti.» (*3)
E non è quello che sta avvenendo adesso? Ci lamentiamo che le persone possano esprimere le proprie opinioni, indipendentemente giuste o sbagliate che siano, sulle reti sociali con la motivazione che “disinformano”, che possono essere “bufale”…
A me pare talmente assurdo. Rimando per l’ennesima volta al pezzo basato su Saggio sulla libertà di John Stuart Mill dove si spiega la fondamentale importanza e utilità (per tutti) di lasciare esprimere idee e opinioni anche se queste sono SBAGLIATE: Libertà d’opinione (2/2).

Ma proseguiamo: «Così, oggi, in ogni italiano sonnecchia un infedele, pronto a sottomettere “temporaneamente” la Libertà, per poterla restaurare, abbellire, ampliare, completare.» (*4)
Esattamente quello che sta avvenendo oggi. Ribadisco quanto già scritto sopra: gli esempi di come la libertà, in tutte le sue forme, stia venendo sacrificata per rincorrere obiettivi discutibili sono molteplici. Volete un altro esempio? La banca dati europea con il DNA della sua popolazione: impensabili e pericolosissimi i modi in cui questa potrebbe venire abusata… (*5)
Inutile poi dire che, una volta che la libertà sia stata ridimensionata, diviene difficilissimo farle riacquistare ciò che le è stato sottratto: figuriamoci quindi “abbellirla”, “ampliarla” o “completarla”...

«...i due partiti più forti del nostro Paese non amano il loro Paese, non lo amano cioè libero, ma occupato, da loro beninteso, per poterlo rendere degno di questa Terra o di quel Cielo.» (*6)
I due partiti in questione sono il PCI e la DC (di cui ha precedentemente tracciato due caustici ma divertentissimi profili) ma lo stesso si potrebbe dire per molti dei partiti che attualmente popolano il panorama politico italiano. Anzi in questi anni c’è stata un’ulteriore degenerazione: dall’occupazione (anche fisica di tutte le poltrone) si è passati al tradimento vero e proprio del paese.
Se ne potrebbe trarre la triste lezione che, partendo da una cattiva democrazia, si è destinati ad arrivare a una pessima: per migliorare si è costretti a toccare il fondo…

E finisco con: «Le rivoluzioni che l’Italia può permettersi e che fatalmente si permetterà, sono di ripiego, timide, rivoluzioni approvate dallo stato, fatte con l’aiuto dello stato e dirette contro la Libertà, ma proclamate in nome della Libertà: un sinistro pasticcio.» (*7)
Esatto, completamente esatto: aggiungo solo che lo stato italiano non ha avuto neppure il coraggio di assumersene direttamente la responsabilità ma si è comportato da vile esecutore delle istruzioni di un altro mandante, la EU. Completamente indovinata l’ipocrisia di addurre giustificazioni pretestuose a politiche scellerate: anzi spesso siamo caduti nel ridicolo con motivazioni che sono in realtà delle trite tautologie: il “Ce lo chiede l’Europa”, così di moda negli anni passati, significa infatti “L’Europa ce lo chiede per l’Europa”...

E tutto questo fu preconizzato su “Il Mondo” il 6 novembre del 1956 quando ancora, a poco più di un decennio dalla fine della guerra e della dittatura, l’amore per la libertà avrebbe dovuto brillare più forte.

Conclusione: decisamente notevole… Sento una notevole affinità con questo autore: ad esempio egli conclude il suo articolo spiegando di avere la speranza che la maggioranza degli italiani condivida con lui il suo amore per la Libertà ma che è consapevole di illudersi (di essere un “cretino” scrive) perché questi “hanno ben altro a cui pensare”. Quante volte questa è stata la mia stessa amara conclusione?

Nota (*1): tratto da La solitudine del satiro di Ennio Flaiano, (E.) Adelphi, 1996 pag. 34.
Nota (*2): di qualche giorno fa la proposta di associare a ogni profilo usato in reti sociali come FB e Twitter il codice fiscale dell’utente: l’idea è quella di garantire l’identificazione di chi abusa di questi strumenti. Ma, mi chiedo, saremmo davvero liberi di esprimere il nostro pensiero sapendo di essere controllati?
Nota (*3): ibidem, pag. 37.
Nota (*4): ibidem, pag. 38.
Nota (*5): Mi chiedo: sarebbe possibile partendo dall’informazione informatica grezza ricostruire dei campioni di DNA che potrebbero essere disseminati come prova per incastrare personaggi scomodi? Se ancora adesso non fosse possibile lo sarà sicuramente nei prossimi anni…
Nota (*6): ibidem, pag. 39.
Nota (*7): ibidem, pag. 40.

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