È da giorni che non scrivo della situazione in Israele-Gaza. Il motivo è che non ci sono molte novità: diciamo che, piuttosto, inizia un po' a posarsi la polvere ed è più chiara la posizione dei vari paesi della regione e non solo.
Cerchiamo di procedere con ordine.
- Israele sapeva dell’attacco? Sembra che i servizi segreti egiziani avessero informato dell’attacco. Altre fonti danno invece Netanyahu come un politico pronto a tutto per salvare il proprio potere se non addirittura la propria libertà (probabilmente sarebbe stato processato)…
La mia SENSAZIONE è che qualche notizia dell’attacco fosse probabilmente arrivata anche ai servizi segreti israeliani ma che questi ne abbiano di gran lunga sottovalutato la portata: ormai si sa che la politica di Israele verso Gaza, e sui palestinesi in generale, è quella di espellerli dal paese e di appropriarsi di tutte le loro terre: con le buone o, più spesso, con le cattive.
Suppongo quindi che l’idea fosse quella di sfruttare un “piccolo” attacco di Hamas per giustificare un’azione repressiva su Gaza.
Il problema è stato che l’attacco si è rivelato essere di uno o due ordini di grandezza più grave del previsto con gli esiti che conosciamo.
Sempre secondo la mia precedente ipotesi Netanyahu avrebbe annunciato automaticamente, senza cioè riflettere bene sulla situazione delle forze in campo (e in particolare sottovalutando le capacità militari di Hamas), l’invasione di Gaza.
Inizialmente prevista dopo due-tre giorni di bombardamenti l’offensiva terrestre ancora non è cominciata. Alcuni dicono che sono gli USA, che ancora stanno inviando le proprie forze in loco, a chiedere a Tel Aviv di posporre l’attacco; secondo me invece adesso ci si rende conto che l’attacco terrestre non sarebbe una passeggiata: continuare l’attacco a distanza invece persegue l’obiettivo di lungo termine di scacciare la popolazione palestinese dalla loro terre.
Lo stesso Netanyahu (o forse un generale, non sono sicuro) ha infatti cominciato a dire che la guerra a Gaza potrebbe durare anche anni.
Ci sarebbe da chiedersi dell’efficacia dei bombardamenti contro i guerriglieri di Hamas: non sono un militare quindi prendete le mie parole con sano scetticismo, ma ricordo bene un video di Barbero sulla prima guerra mondiale. Nel video spiegava che lungo le trincee fra Austria e Italia, prima degli attacchi, i bombardamenti sulle posizioni avversarie duravano giorni (e col tempo divennero sempre più lunghi): in questi casi però l’avversario semplicemente se ne stava nascosto in luoghi sicuri da cui usciva solo a bombardamento finito.
In altre parole la mia SENSAZIONE è che i bombardamenti con l’artiglieria e l’aviazione abbiano ugualmente scarso effetto contro i militanti di Hamas: come già spiegato comunque l’altro intento di Israele nel lungo termine, rimuovere la popolazione civile dalla regione, è facilitato col distruggere tutte le infrastrutture e le residenze civili.
- La posizione dell’Iran è chiara: pieno sostegno ad Hamas e minaccia di intervento diretto contro Israele in caso di offensiva terrestre. E l’Iran è decisamente forte: i suoi missili balistici e i suoi droni sono molto temuti.
Non siamo più negli anni ‘90 in cui gli USA avrebbero potuto distruggere l’intero paese senza difficoltà. Alcuni poi vedono in alcune mosse russe nel mar Nero un messaggio di supporto all’Iran e di minaccia agli USA: i missili ipersonici dei caccia russi potrebbero infatti affondare senza troppa difficoltà le navi, portaerei comprese, statunitensi perché non possono essere intercettati.
A me però SEMBRA strano che Putin, che sta facendo i salti mortali per evitare il precipitare dello scontro con l’occidente in Ucraina, sia disposto ad attaccare direttamente gli USA per la guerra fra Israele e Gaza: insomma forse è un segnale di supporto ma solo quello…
C’è poi da dire che, molto probabilmente, Russia e Cina non starebbero a guardare in caso di attacco massiccio all’Iran loro alleato (ormai è entrato nei BRICS) ma come interverrebbero è difficile dirlo.
- Il governo egiziano è filo occidentale ma la popolazione è di gran lunga molto più filo-palestinese: del resto vi sono in Egitto milioni di profughi (e loro discendenti!). Probabilmente il governo egiziano sarebbe ben lieto di tenersi fuori da questo pasticcio con le pressioni USA che spingono in una direzione e la popolazione in quella opposta.
Il problema è che l’Egitto condivide l’unico varco che non dà su Israele di Gaza: sembra che gli USA abbiano chiesto all’Egitto di far entrare i profughi palestinesi nel paese, perseguendo così l’obiettivo israeliano di lungo termine di scacciare la popolazione civile da quel territorio e, per lo stesso motivo, Il Cairo esita a farlo.
Di nuovo probabilmente qui l’obiettivo di Israele è quello di rendere la situazione umanitaria talmente insostenibile da forzare l’Egitto ad accogliere i profughi palestinesi per non lasciarli morire di stenti: ovviamente questo “salvando la faccia” permettendo degli aiuti irrisori (come una dozzina di camion di farmaci e altri beni di prima necessità) che possono solo prolungare l’agonia del popolo palestinese senza però concedergli un vero sollievo.
- La situazione degli altri paesi arabi della regione è simile: la popolazione è fortemente a favore dei palestinesi ma i governi locali sono titubanti a seguirne la volontà.
In passato, con gli USA forti, non ci sarebbe stata storia: difficilmente i paesi arabi avrebbero osato andare oltre qualche parola di condanna nei confronti di Israele. Ma adesso, con Capitan Babbeo alla guida di una potenza comunque in declino, la situazione è diversa. Giorni fa il re del Marocco ha rifiutato di accogliere per un incontro Biden che stava volando in Israele: successivamente (non ricordo più dove ho visto il video) non ha risparmiato parole durissime.
- Cosa più importante gli USA sembrano incerti su cosa fare: ovviamente a parole vi è il massimo sostegno a Israele (compresi i repubblicani, Trump e perfino Sanders), di sicuro i neo conservatori vorrebbero altra guerra… ma ci sono anche legittimi scetticismi: è possibile che gli USA che non sono riusciti a sconfiggere i talebani in Afghanistan possono vincere contro Cina, Russia e Iran contemporaneamente come sembrano pensare alcuni “falchi”?
Già Zelensky si lamenta di non ricevere più sufficienti aiuti e munizioni.
E sapete i famosi proiettili per i cannoni da 155mm? Il loro costo è passato al pezzo da 2000€ a quasi 3500: un buon 75% di aumento, grandi affari per chi guadagna dalla guerra: capite perché c’è chi la vuole? “E che sarà mai questo costo!” qualcuno potrebbe dire: beh, facciamo un rapido calcolo: 3500€ (costo unitario) * 5000 (proiettili di artiglieria sparati giornalmente da Kiev) * 365 (giorni in un anno) = 6.230.000.000€ ovvero circa 6 miliardi di euro all’anno solo per questo tipo di munizioni...
In questo caso la mia SENSAZIONE, considerando com’è andata in Ucraina, è che opteranno per la guerra.
- E le colonie europee? Ovviamente obbediscono pedissequamente a Capitan Babbeo: la Baronessa Tedesca ha già giurato eterna e assoluta fedeltà a Israele tanto da essere ripresa da vari ministri UE (in teoria lei dovrebbe essere la voce della commissione, ovvero riportare e attuare quanto deciso dai vari governi europei, non stabilirne personalmente la politica) per il suo eccessivo zelo.
Anche qui i governi sono tutti acriticamente a favore di Israele e di qualsiasi azione voglia intraprendere: niente di nuovo qui. La popolazione europea è leggermente meno indolente e ci sono state varie manifestazione a favore dei palestinesi in tutto il continente, le maggiori a Londra e a Parigi. E questo nonostante che nel “giardino di libertà” che è l’Europa si siano vietate le manifestazioni a favore dei palestinesi (beh, formalmente quelle a favore di Hamas ma la volontà è ovviamente quella di scoraggiarle tutte).
Dalla libera UE non mi aspetto niente: spero solo che i nostri mediocri politici abbiano imparato la lezione dell’Ucraina e non si lascino quindi trascinare in qualche altra disastrosa iniziativa ideate dai badanti di Capitan Babbeo...
- L'unica vera novità è l’atteggiamento della Turchia che, ricordiamolo, dopo l’Ucraina (e ovviamente gli USA) ha l’esercito più forte della NATO.
Inizialmente aveva condannato Hamas e cercato di mediare ma era stata sostanzialmente ignorata da Israele e USA.
Adesso la sua posizione si è notevolmente irrigidita. Riporto qui le parole di Erdogan: «L'attacco di Israele a Gaza, sia in termini di chi li effettua e in termini di chi li supporta, sono indice di intenti sia assassini che di malattia mentale. Noi non abbiamo problemi con lo stato di Israele ma non abbiamo mai approvato e mai approveremo la crudeltà e le modalità con cui sta agendo: come un'organizzazione [terroristica?] invece che uno stato.
In questo quadro, le lacrime delle potenze occidentali per Israele, mentre contemporaneamente si chiudono gli occhi sulle crudeltà in Gaza, non sono altro che il più grande esempio di inganno. Hamas non è un'organizzazione terroristica ma un gruppo di liberazione, un gruppo di "Mujahhdeen" che combatte per proteggere le proprie terre e i propri concittadini.» (v. il video Col. Douglas Macgregor: How ill-equipped is the US for two wars? dal canale Judge Napolitano – Judging Freedom)
Segue un nuovo appello alla pace e a una tregua da ambo le parti.
Da notare il cambiamento di prospettiva su Hamas. Erdogan ha fatto poi chiaramente intendere che anche la Turchia è pronta a intervenire nel conflitto. Come se non bastasse il Pakistan si è offerto di donargli qualche bomba nucleare come strumento di dissuasione contro Israele affinché non usi le sue contro Ankara.
Che dire? Come ho scritto questa estate Erdogan sta facendo il gioco che avrebbe dovuto fare l’Europa se avessimo avuto dei politici capaci: ovvero si barcamena fra USA e Russia per ottenere il massimo da entrambi invece che obbedire ed essere sfruttata da una sola di queste. Questa estate aveva fatto lo “sgarbo” alla Russia ora dovrebbe essere il turno degli USA.
Ma qui è in gioco qualcosa di ancora più profondo: gli equilibri della regione e del mondo intero.
Perché le nazioni che hanno ancora un po’ di autonomia dovrebbero schierarsi con gli USA visto come Washington tratta i suoi “presunti” alleati: qualcuno si ricorda ancora del gasdotto Nord Stream?
Quello che voglio dire è che non escludo che Erdogan possa fare un passo significativo (altro che lo sgarbo insomma) e questo sposterebbe tutti gli equilibri della regione.
- Il nodo della questione sarà l’attacco via terra a Gaza: allora vedremo la reazione di Iran e Turchia che, come detto, a catena potrebbero trascinarsi dietro buona parte del mondo arabo col concreto pericolo di un allargamento in guerra mondiale.
Da un punto di vista militare poi sarà interessante vedere come se la caveranno le forze israeliane (forse coadiuvate da quelle statunitensi): l’esperienza ucraina, ma in genere di tutte le moderne guerre combattute in ambienti urbani, si sono dimostrate estremamente dispendiose in termini di uomini e mezzi per la parte che attacca. Ma ora Israele, dopo aver fatto prematuramente la voce grossa, non può tirarsi indietro senza perdere la faccia: sicuramente se lo aspettano gli elettori di Netanyahu e lui non può permettersi di deluderli.
Insomma la situazione è molto incerta e, soprattutto, molto pericolosa: il rischio non è tanto un allargamento locale del conflitto (che comunque farebbe schizzare in alto il costo dell’energia in occidente… ma non in Russia e Cina) quanto una guerra mondiale vera e propria.
Probabilmente in questa situazione un normale presidente degli USA riuscirebbe a tenere a freno Israele e cercherebbe di riportare la calma… ma noi abbiamo Capitan Babbeo che forse non sa nemmeno il giorno della settimana (*1)...
Vale poi la pena sottolineare un’osservazione interessante che ho letto sui siti di UUiC (v. Spaccato – 2: la sovrappopolazione) e di Marco Poli (v. ISR→PSE/1 – Persecuzioni e progressione demografica di Israele).
In pratica la popolazione di Israele dal 2000 a oggi è quasi raddoppiata passando da circa 6 milioni a circa 10: in altre parole la pressione demografica sarebbe un elemento che amplifica le tensioni fra le due popolazioni che competono per gli stessi spazi e risorse limitate.
Io credo che indubbiamente questo possa essere un fattore, soprattutto per i palestinesi di Gaza costretti a vivere in una prigione a cielo aperto, ma non credo che sia quello determinante.
Il fatto è che la politica israeliana mi sembra sia sempre la solita sicuramente dagli anni ‘80-’90 ma, probabilmente, da ancora più tempo (non ne conosco troppo bene la storia e quindi non mi sbilancio) indipendentemente dalla densità della sua popolazione.
Resta il fatto che la teoria malthusiana sempre ben presente fino all’inizio del secolo XX, e temporaneamente dimenticata nell’opulenza occidentale seguita alla seconda guerra mondiale, in questo inizio (abbondante) di XXI secolo deve tornare a essere considerata in ogni analisi seria di geopolitica.
Conclusione: come spiegato la vera grande incognita è la Turchia: mi aspetto importanti concessioni da parte degli USA per cercare di tenerla buona ma non sono sicuro che saranno sufficienti...
Nota (*1): breve inciso: mi è capitato di vedere molti video di Biden e ho notato che, anche quando riesce a leggere il discorso che gli hanno preparato senza errori evidenti, il suo linguaggio del corpo, l’espressione del volto, l’intonazione delle parole, lo sguardo vacuo etc. danno la sensazione che non sappia quello che dice.
palcoscenico
2 ore fa
Sono passati neppure tre secoli dalla fine del XVIII secolo, quando le coste italiane subivano ancora le razzie dei pirati "saraceni" (ufficiali turchi e ciurma nordafricana) che il plurisecolare confitto tra "europei" e islamici e' ripreso.
RispondiEliminaCome scrivevo a casa, da quando subisco il crimine diffuso, la nocenza quotidiana, della teppa nordafricana in treno e nella banlieue vicina, le mie simpatie nei confronti dei palestinesi si sono trasformate in simpatie filoisraeliane.
Quindi e' meglio che mi astenga, non sono obiettivo.
Il rendersi conto di non essere obiettivi è il primo passo per divenirlo! Molto meglio che illudersi di essere obiettivi senza esserlo…
EliminaComunque non mischierei insieme le due situazioni: l’ordine di grandezza della gravità di ciò che accade è completamente diverso. Di stamani la notizia che è stato bombardato un campo profughi a Gaza provocando, si dice, 400 morti…
A me piace la massima di Ovadia: in caso di dubbio, anche senza conoscere tutti i particolari, stare sempre dalla parte degli oppressi e mai da quella degli oppressori.