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domenica 22 ottobre 2023

Le non previsioni di Hobsbawm

Stanotte sono stato sveglio dalle 3:30 alle 6:00 e ho fatto in tempo anche a scrivere un pezzo che non pubblicherò: in genere non mi piace “gettare” niente ma questo era piuttosto inutile…

Lì, fra varie altre, spiegavo di dover scrivere un pezzo su “Il secolo breve” perché ieri l’avevo quasi finito e l’ultimo capitolo sul “futuro” (dalla prospettiva del 1993) era molto interessante. Chiaramente, essendo notte, avevo scritto di altro: ma adesso è mattino…

Prima però qualche osservazione più generale. Del capitolo della scienza non scriverò niente: probabilmente, ricontrollando le note, almeno un paio di spunti degni di essere menzionati li avrei trovati ma oggi voglio concentrarmi sul “futuro”.
Il fatto è che tendo a ricordare ciò che mi colpisce e, in genere, si tratta di idee, o più spesso punti di vista, a cui non avevo pensato; più raramente noto anche delle idee che avevo già ma espresse molto meglio di quanto io sia in grado di fare o che, comunque, mi fa piacere ritrovare ripetute da autori importanti. Con le nuove idee poi posso essere in accordo ma, talvolta, anche in disaccordo: nel secondo caso mi piace spiegarne il motivo.
Ecco, nel capitolo sulla scienza Hobsbawm ripete idee e punti di vista che già mi appartenevano e, quindi, mi manca lo stimolo per scriverne. Comunque vi ho trovato diverse potenziali epigrafi per l'Epitome.

Ma veniamo al capitolo sul futuro scritto ormai, come il resto del libro, trent’anni fa, nel 1993: in pratica è passata una generazione e in una generazione possono cambiare molte cose.

È interessante partire da cosa Hobsbawm non ha previsto: il risorgere di Cina e Russia, il tracollo degli USA e, in misura minore, l’irrilevanza internazionale e il declino della UE.

Io la Cina la tenevo d’occhio già negli anni ‘90: ma all’epoca ero giovane e per i giovani è facile cogliere le nuove e nuovissime tendenze e vedere facilmente la loro traiettoria. Per tutta la vita di Hobsbawm la Cina era stata un paese sottosviluppato: difficile quindi avere l’elasticità mentale per immaginare dove potesse arrivare con la giusta combinazioni di fattori.
C’è poi da dire che nella “giusta combinazione di fattori” vi è molta stupidità e, soprattutto, miopia occidentale: che la corsa a trasferirvi industrie e tecnologia avrebbe indebolito l’occidente era evidente e qui sarebbe dovuta intervenire la politica. Ma la politica nel corso di questi trent’anni è divenuta lo zerbino delle lobbi economiche e, quindi, ne ha assecondato i miopi interessi.
Probabilmente l’anno della svolta è stato il 2009 con l’inizio della presidenza Obama: intendiamoci, tutti i presidenti successivi a Carter (compreso) hanno tradito le aspettative popolari, con Clinton c’è stato il secondo significativo peggioramento e con Obama il terzo. Voglio invece considerare episodica l'incapacità mentale, a causa di gravi problemi di salute, di Biden: certo il fatto che si ipotizzi di ricandidarlo fa venire il dubbio che l’idea di un presidente burattino, manovrato dai suoi “badanti”, piaccia alle lobbi economico/politiche neo conservatrici che attualmente guidano la politica di Washington. In questo caso Biden segnerebbe l’inizio di una quarta fase: quella del presidente inutile, di facciata, che dice sempre sì alla propria squadra e quindi alle lobbi.

Caso a parte Trump: la ferocia con cui i media lo hanno attaccato, per non parlare delle bugie e della concreta opposizione di organismi federali come l’FBI mi portano a pensare che egli sia stato una grande spina nel fianco nei progetti, ovviamente anti democratici, delle lobbi dei neo conservatori. Questo motivo da solo mi fa esprimere un giudizio positivo sul personaggio nonostante tutti i suoi limiti politici: in fondo il nemico del mio nemico è mio amico.

Da notare che le varie fasi di peggioramento della politica USA corrispondono a presidenze democratiche: in parte ciò dipende dal fatto che in questi anni il partito democratico è stato più spesso al potere ma, volendo, ci si può cogliere una legge più sottile.
Non è mia ma di un professore di storia del liceo (sono incerto fra due) che ci spiegò che in un sistema democratico solo un presidente di destra può fare significativi cambiamenti, senza grande opposizione, una politica di sinistra e vice versa. Questo perché, nel caso di un presidente di destra, i suoi sostenitori hanno fiducia nel loro rappresentante mentre quelli di sinistra non possono rigettare una politica che, più o meno, rientra nel loro programma.
Una politica contro il popolo e antidemocratica negli USA la potrà quindi fare solo il partito democratico: se ci provasse il partito repubblicano (che comunque contro la politica antidemocratica dei democratici non ha niente da obiettare!) la base dei democratici insorgerebbe.
Una politica contro il popolo può quindi essere portata avanti solo dal partito che, in teoria, dovrebbe più difendere il popolo.

Tornando al 2009, Obama è stato il presidente che ha "ucciso" la classe media americana e ha salvato invece le banche e i grandi investitori dopo la crisi del 2007 (crisi dei “sub prime”) che ha innescato la crisi finanziaria del 2008.
Non credo che sia stato un caso che il “colpo di stato” in Italia del (non eletto) Monti sia stato nel 2011: cioè sotto la presidenza Obama.
Non conosco altrettanto bene la situazione degli altri stati europei ma sono abbastanza sicuro che, approfittando delle difficoltà provocate dalla crisi finanziaria, vi siano state in quegli anni influenze politiche anche nel resto d’Europa.
È del 2014 il colpo di stato in Ucraina che portò al potere un regime filo occidentale e provocò la prima crisi con la Russia. Dello stesso anno il famoso “fuck the EU” di Victoria Nuland: l’Europa non è più vista come un alleato ma come una colonia.

Volendo per par condicio attribuire qualche grossa colpa anche a un presidente repubblicano abbiamo George W. Bush che, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, istituì il “Patriot Act” che, in pratica, permetteva alle agenzie federali di indagare sui cittadini americani. Forse non tutti sanno però che tale legge eccezionale, e per molti versi non costituzionale, avrebbe dovuto avere una durata limitata nel tempo. Invece (dati da chatGPT) fu rinnovata col "USA PATRIOT Improvement and Reauthorization Act of 2005" e il "USA PATRIOT Act Additional Reauthorizing Amendments Act of 2006” che prorogarono il tutto fino al 31 dicembre 2009. E qui, il solito Obama, raccolse la “fiaccola” e con il "PATRIOT Sunsets Extension Act of 2011" e l’"USA Freedom Act" del 2015 prolungò ulteriormente tale legge.

Inutile dire che evidentemente tale legge, nella sostanza spiare e controllare maggiormente i cittadini americani, non faceva comodo solo alla lotta al terrorismo.
Da notare anche come quando un potere acquista forza e influenza farà di tutto per non rinunciarvi: è la prima legge del potere [E] 5.1, “La legge della conservazione”.

Io credo che senza queste leggi non sarebbe stato possibile far intervenire l’FBI contro Trump alle elezioni del 2016 (con accuse rivelatesi poi false) e del 2020 (facendo nascondere prove contro Biden rivelatesi poi vere).

Tornando a noi la crescita della Cina era prevedibile negli anni ‘90 (io personalmente iniziai a boicottarne i prodotti ma i miei sforzi fallirono!) e ovvia negli anni 2000 ma la politica USA, seguendo gli interessi delle proprie multinazionali, non se ne curò.

Invece riguardo la mancata previsione del ritorno in auge della Russia credo che i motivi fossero due: all’epoca l’URSS fu sostituita dalla CSI il cui ruolo e funzione era vago; Eltsin, arrivato al potere nel 1991, non era evidentemente all’altezza del compito e le sue riforme economiche furono fallimentari.
Impossibile prevedere l’arrivo di una figura dello spessore e capacità di Putin in grado di risollevare il paese.
D’altro canto c’è da dire che la Russia aveva le risorse economiche, una base di industria e sicuramente enormi capacità tecniche (soprattutto in campo militare: ma credo sia più difficile progettare carrarmati che lavatrici). Insomma con la politica giusta le possibilità di crescita erano evidenti.
Per esempio già ad aprile 2017 nella versione 0.21 dell’Epitome scrivevo: «Dalla fine dell'URSS la Russia si è ridimensionata militarmente e la sua economia, nonostante la ricchezza di materie prime, è rimasta indietro nel suo sviluppo. Potenzialmente, se la sua economia riuscisse a raggiungere quelle occidentali, potrebbe tornare a essere effettivamente una potenza di livello globale.
Il suo governo “autoritario” è paradossalmente un vantaggio per la popolazione perché la tutela dall'influenza dei parapoteri economici che (v. 10.2 e 10.3) invece ormai dettano l'agenda politica nelle democrazie occidentali europee.
Gli USA ne sono consapevoli e questo spiega i rapporti contrastanti.»

Questo periodo è rimasto praticamente identico nel corso degli anni: solo in una delle ultime versioni, forse proprio nella 1.100, ho ampliato il concetto…

Anche l’irrilevanza della UE era forse prevedibile intuendone da subito la natura essenzialmente antidemocratica e di grande mercato da deregolamentare. Ma questo diviene “abbastanza” evidente solo col trattato di Lisbona del 2007 che determinò l’assetto istituzionale dell’unione.
Ho scritto “abbastanza” fra virgolette perché per rendersi conto dell’inefficacia del trattato costituzionale, di come metta da parte il volere della popolazione, bisogna conoscere la storia della costituzione americana: questa è (relativamente) conosciuta negli USA e, suppongo, nel Regno Unito; evidentemente poco o per nulla nel resto d’Europa.
Un solo esempio: negli USA la figura politica più potente, ovvero il presidente, è direttamente eletto dalla popolazione; invece il presidente della Commissione Europea, che poi in realtà non avrebbe costituzionalmente grandi poteri, è eletto dal Parlamento Europeo. In altre parole il presidente europeo è a due gradi di distanza dalla popolazione invece che uno: può sembrare poco ma non è così: vedi [E] 5.5 “Il corollario dei gradi di distanza”.
Una volta compreso l’assetto non democratico dell’UE diviene facile prevedere che sarà particolarmente vulnerabile alle pressioni e richieste delle lobbi e dei poteri esterni a essa (come gli USA).

Impossibile invece era prevedere il crollo verticale del potere USA che, agli inizi degli anni ‘90, era al suo massimo. Bruciare in poco più di una generazione tutto il proprio vantaggio economico, scientifico e militare non è facile: anzi ci si deve mettere d’impegno.
Onestamente non me la sento di dare un’opinione definitiva sull’argomento ma credo che il fattore principale sia stata l’influenza crescente del potere economico su quello politico che ha portato ha un’enorme miopia geopolitica su quale fosse l’interesse degli USA nel lungo termine e che, contemporaneamente, ha portato a politiche ultraliberiste nonostante queste avessero effetti deleteri sul ceto medio americano (e occidentale in genere) perché aumentavano la ricchezza delle lobbi e, quindi, dei ricchissimi.
A questo si aggiungono le distorsioni introdotte dalla tecnologia sia di sorveglianza che di influenza della popolazione e il tradimento dei media tradizionali: questo permette di mantenere la maggioranza della popolazione inconsapevole del disastro a cui va incontro.
Per oggi ho già scritto abbastanza, mi limito quindi solo a segnalare [E] 16.2, “Roma contro gli USA”, in cui descrivo la trasformazione, dopo la caduta dell’URSS, degli USA in un impero guidato da un’oligarchia economica con analogie con Cartagine, e la conseguente trasformazione dell’alleato europeo in semplice mercato e la sottovalutazione della Cina.

Conclusione: ovviamente scriverò delle previsioni corrette di Hobsbawm in un altro pezzo!

PS: Adesso è tardo pomeriggio. Ho finito di leggere “Il secolo breve”, il sottocapitolo che mi mancava è eccezionale e andrebbe ricopiato parola per parola: vabbè, in qualche maniera farò…
Comunque rileggendo quanto scritto vale la pena evidenziare un’altra importante mancanza nelle previsioni di Hobsbawm: il ruolo di Internet (che nei primi anni ‘90 era ancora in fasce) e la concentrazione dei media nelle mani di grandi gruppi economici.
Queste due carenze portano lo storico a delle valutazioni successive imprecise sebbene non scorrette: ma di questo scriverò nel prossimo pezzo...

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