Oggi voglio tentare un pezzo diverso dal solito: siccome ho avuto un paio di ore a disposizione sono riuscito a leggere un po’ di tanti libri. Proverò quindi a fare un breve riassunto di quanto ho appreso…
Collasso:
Ho finito di leggere il capitolo XIV, “Perché i popoli fanno scelte sbagliate”. I motivi sono quattro e mi era rimasto da leggere il quarto. Siccome non voglio divagare mi limiterò a questo senza ricordare i tre precedenti.
A volte una società si rende conto di un problema ma semplicemente non riesce a risolverlo: o non ne ha le capacità tecniche, o lo scopre troppo tardi, od opta per una soluzione errata etc.
Niente da dire, è un’ovvietà.
Poi ci sono degli esempi fra cui il caso “famoso” (lo avevo sentito/letto anche altrove, forse sul libro di psicosociologia?) del presidente Kennedy che decide di invadere Cuba con lo sbarco nella Baia dei Porci. Praticamente si arrivò a questa decisione errata per colpa del "pensiero di gruppo", perché nessuno, durante le discussioni per decidere cosa fare, ebbe il coraggio di dissentire e questo dette un’illusione di unanimità e di convinzione che invece mancava.
Cito: «[…] le deliberazioni che precedettero il disastro della Baia dei Porci avevano molte delle caratteristiche che in genere portano a prendere decisioni sbagliate, quali una sensazione prematura di apparente unanimità, la repressione di dubbi personali, la mancata espressione di punti di vista contrari [...]» (*1)
Come detto già conoscevo questo episodio però oggi ho fatto un nuovo “collegamento”: che relazione c’è fra il “pensiero di gruppo” e il “pensiero unico” propalato dai media?
A me pare che i punti di contatto siano molteplici: i media ripetendo sempre e solo la medesima narrativa danno un’impressione di “apparente unanimità”, placano i dubbi del pubblico che non vengono poi neppure espressi (qui forse c’è anche l’effetto Asch).
Ho poi iniziato anche il capitolo XV, “Business e ambiente”. Niente di che per adesso: due esempi di attività estrattiva: una distrugge l’ambiente l’altra no. Succo: ambiente ed economia non sono incompatibili.
Malleus Maleficarum:
Ho letto un capitoletto particolarmente breve: “Remedies prescribed for those who by prestidigiative art have lost their virile members or have seemingly been transformed into shapes of beasts”.
Niente di particolarmente interessante qui ma ne approfitto per qualche commento più generale sulle tante cose "utili" che ho imparato leggendo questo libro. Il diavolo può danneggiare l’uomo solo con il permesso divino; può danneggiare tutti, anche i più puri e religiosi (vedi Giobbe), ma in particolare chi è fuori dalla Grazia; il diavolo è immateriale e la sua capacità di interagire con la materia è fortemente limitata; a volte riesce a compensare con la sua conoscenza, enormemente superiore a quella umana, per esempio di erbe e simili; può influenzare la mente confondendo i sensi e mostrando ciò che non esiste (come nel caso del capitolo). Le soluzioni contro questi incantesimi sono molteplici ma la precondizione è quella di rientrare nella Grazia di Dio: quindi confessione e penitenza; curiosamente molto spesso è suggerito di far pace con la strega che ha fatto l’incantamento in maniera che lo tolga (se può).
Gran parte del capitolo narra poi la storia (ritenuta reale) di un uomo trasformato in asino per tre anni da una strega e costretto a servirla (a me ha ricordato Apuleio)…
Il quarto anno l’asino passando davanti a una chiesa e udendo la messa prima si inginocchia su tutte le zampe e poi alza quelle anteriori al cielo: le guardie della città capiscono che c’è qualcosa di strano, catturano la strega che seguiva a poca distanza l’asino, la torturano fino a farle confessare il sortilegio, lei accetta di trasformarlo di nuovo in uomo se la lasciano tornare a casa, così viene fatto e l’asino torna uomo, poi le guardie arrestano di nuovo la strega e la puniscono.
Che volete di più? Questi sono fatti reali, non chiacchiere! Chissà perché mi è venuta in mente la Baronessa Tedesca…
Una teoria della giustizia:
Ho letto un capitoletto sonnacchioso, il 46 “Altri casi di priorità”, che ha però un finale a sorpresa.
Difficile da riassumere, proverò a commentare i miei appunti. Ecco una mia nota: «[KGB] questo modo di ragionare transgenerazionale mi pare irrealistico. Perché non fissare un tasso di risparmio unico per tutti? Parlare di “ultime” generazioni non ha senso!»
Il primo commento è una mia riflessione sull’idea di Rawls secondo la quale nell’assemblea originaria dovrebbero far parte persone di generazioni diverse, che a causa del velo d’ignoranza non sanno a quale generazione appartengono, e che devono accordarsi per trovare un tasso di risparmio per ogni generazione. Io trovo che la situazione è troppo illogica per far sì che i membri dell’assemblea giungano a un accordo perfettamente razionale, con un tasso di risparmio variabile che cambi per generazione in maniera tale da garantire un buono sviluppo ma senza pesare troppo sulle generazioni iniziali. Io credo che al massimo si potrebbe giungere ad accordarsi per un tasso di risparmio unico in maniera che il risparmio (e sacrificio) sia lo stesso per ogni generazione senza preoccuparsi del fatto che se le prime generazioni si sacrificano di più allora quelle successive ne hanno grande vantaggio…
L’altra considerazione l’ho accorpata nello stesso commento ma è un qualcosa di a sé stante: non ha senso parlare di ultime generazioni e quando Rawls lo fa probabilmente ha in mente la sua generazione. Ma poiché a ogni generazione ne segue un’altra non ha senso parlare di ultima…
Viene poi citato un libro che ho comprato ma ancora non ho letto (“Le conseguenze economiche della pace” di Keynes).
Poi ho trovato un concetto molto interessante, anzi una precisazione che però mi è piaciuta particolarmente perché corregge un qualcosa che avevo compreso in maniera imperfetta: non è vero, come avevo capito io, che “le diseguaglianze sono ammesse solo sé vanno a vantaggio di chi sta peggio”; è corretto invece che “le diseguaglianze sono ammesse solo sé vanno a vantaggio di chi sta peggio E non ci sono altre maniere per migliorare la condizione di chi sta peggio”.
Infine il colpo di scena finale! Abbastanza improvvisamente, invece di fare il suo solito riepilogo del capitolo, Rawls decide di dare la sua versione definitiva dei due “principi di giustizia per le istituzioni”.
Poi, siccome è un INFJ e non un INTP (o in subordine un INTJ o un ISTJ), mischia insieme ai due principi anche due regole di priorità che si confondono con i precedenti. In altre parole non capisco che differenza ci sia fra un principio e una regola!
Siccome non ho voglia di copiare tutta questa parte vi fornisco solo un principio e una regola: provate a indovinare qual è l’uno e quale l’altro:
1. «Le ineguaglianze economiche e sociali devono essere collegate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità.» (*2)
2. «Una libertà inferiore alle eguale libertà deve essere accettabile per coloro che godono di minore libertà.» (*2)
Il secolo breve:
Come al solito il libro più “gustoso” è quello di Hobsbwam. Stavolta stavo leggendo il sottocapitolo 4 del capitolo X, “La rivoluzione sociale: 1945-1990” incentrato sui mutamenti della condizione femminile.
In parte ripercorre fenomeni che già conoscevo: nel dopoguerra le donne studiano di più frequentando sempre più spesso l’università, crescono le donne lavoratrici mentre il loro ruolo nella politica rimane limitato.
Per ben due volte Hobsbwam scrive che le donne lavoratrici sono spesso preferite agli uomini perché “pagate meno” e più “docili”!
Curiosità: negli anni ‘60 dovunque vi fossero elezioni anche le donne vi partecipavano fuorché in alcuni stati islamici e… in Svizzera (solo dal 1971 possono votare)!
Interessantissima per le sue potenziali implicazioni la seguente frase: «All’inizio degli anni ‘90 in parecchi paesi i sondaggi hanno registrato una chiara divergenza di opinioni politiche tra i sessi.» (*3)
Sfortunatamente Hobsbwam non ha modo di specificare (per lui questa era praticamente cronaca visto che il libro lo scrisse nel 1994) in cosa consista questa differenza: mi ha colpito però perché è proprio negli anni ‘90 che ha inizio la degenerazione della politica. Possibile che uno dei due sessi abbia più responsabilità dell’altro nell’attuale situazione delle cose?
All’inizio del sottocapitolo ho aggiunto uno dei miei commenti: «[KGB] Fondamentale è però il controllo delle nascite.»
La mia logica è che le donne hanno la possibilità di dedicarsi ad altro che non sia la famiglia solo se sono in grado di controllare le nascite: i figli tendono a distrarle.
Mi aspettavo quindi che Hobsbwam indagasse in questa relazione causale ma invece per adesso (mi mancano ancora tre pagine e mezzo per finire il capitolo) non ne fa menzione: ne accenna solo vagamente spiegando che nell’URSS la libertà sessuale femminile era frenata dalla scarsa reperibilità di contraccettivi.
Mendicanti di Spagna:
Mi sono sforzato di leggere qualche pagina del mio libro leggero di “intrattenimento” ma fa proprio schifo: idea di base assurda, personaggi pessimi, trama inesistente, manca di qualsiasi spunto interessante o che incuriosisca. Che delusione!
In realtà stamani (o stanotte) ho letto anche un po’ dell’“Origine delle specie” di Darwin.
È da parecchio che sono infognato in capitoli decisamente secondari: all’epoca erano magari argomenti di grande attualità scientifica ma che adesso dicono poco.
I capitoli a cui mi riferisco riguardano gli ibridi in cui ci si perde in interminabili esperimenti fra diverse varietà di piante incrociate fra loro e la fertilità variabile dei risultati (il succo è che il criterio di prole fertile per distinguere gli appartenenti varietà della stessa specie a specie diverse è inadeguato) mentre quello che sto leggendo adesso è sulla geologia (!) che interessava Darwin perché forniva esempi (fossili) di specie ormai scomparse (e un punto debole della teoria evoluzionistica di Darwin era capire dove erano finiti i vari esemplari intermedi fra specie appartenenti allo stesso genere e famiglia). Io speravo di trovare affermazioni del tipo “la Terra ha un milione di anni” ma Darwin è furbo e non si sbilancia!
E ovviamente il solito “Anatomy of film perfection” che, in pratica, è il mio vero libro leggero di “intrattenimento”. Un sacco di regole di buon senso su come gestire vari elementi delle sceneggiature (ma che valgono pari pari per qualsiasi trama). Sto cercando di ricordarmi esattamente cosa ho letto ma mi sfugge anche se sento che ce l’ho sulla punta della lingua… vabbè, pazienza!
Conclusione: non so se questo pezzo è interessante: in verità non ho letto niente di particolarmente sconvolgente… Però mi pare che mostrare, almeno per una volta, a cosa porti una normale seduta di lettura piuttosto che limitarmi al “meglio del meglio” sia piuttosto indicativo e rivelatore...
Nota (*1): tratto da “Collasso” di Jared Diamond, (E.) Einaudi, 2014, trad. Francesca Leardini, pag. 447.
Nota (*2): tratto da “Una teoria della giustizia” di John Rawls, (E.) Feltrinelli, 2021, trad. Ugo Santini, pag. 294.
Nota (*3): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbwam, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 367-368.
L'esempio di Benjamin Franklin
3 ore fa
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