[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").
Ah! Il buon vecchio Freud!
Mi sono rassegnato a non trovare Il principe del Machiavelli e ho così iniziato la lettura di Il disagio della civiltà e altri saggi di Freud…
Diversi mesi fa ne accennai a un’amica e le spiegai che, secondo me, l’analisi di Freud era troppo incentrata sul sesso: la mia conclusione fu che per alcune persone poteva anche essere corretta e valida (in particolare per lo stesso Freud!) ma non per tutte. Attenzione non è che io sia prevenuto sul grande psicoanalista austriaco piuttosto trovo divertente la sua capacità di ridurre ogni problematica alla sessualità.
Come al solito ho scelto questo libro in maniera piuttosto casuale: lo avevo sentito menzionare in un cinguettio e mi ero incuriosito ma, onestamente, non avevo idea della sua struttura né dei saggi contenuti…
Ieri ho letto il primo saggio «La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno». Il tema è piuttosto interessante: ovvero ci si domanda quale sia l’influenza della morale sessuale (ovvero dei comportamenti ritenuti legittimi e accettabili dalla società, ovvero protomiti ed epomiti) nella diffusione del “nervosismo” moderno.
Premetto subito che questo saggio è invecchiato male e, proprio per questo, evidenzia bene la debolezza della particolare argomentazione di Freud su questo tema.
Il saggio, scritto nel 1908, parte da una osservazione: visto il rapido aumento delle malattie nervose (*1) nella società dell’epoca se ne ricerca la causa.
Già questa premessa mi lascia perplesso: l’aumento è reale oppure solo nel XX secolo si iniziano a diagnosticare come malattie nervose quello che prima era magari considerato solo un brutto carattere? Al momento non ho elementi per rispondermi ma mi pare un dubbio legittimo.
Freud riassume le idee di altri studiosi del tempo citandone anche dei passaggi significativi. Il primo autore, abbondantemente citato, è Wilhelm Erb ed è quello con cui mi trovo più d’accordo: in pratica attribuisce l’aumento nervosismo all’accresciuta frenesia della vita moderna e fa anche un, a mio avviso importante, accenno a un cambiamento dei valori e ideali della società (protomiti/epomiti). Anche tale Binswanger spiega che le nevrastenie hanno origini nella vita moderna e, proprio per questo, il primo scienziato in grado di riconoscerle e identificarle è stato un americano.
Infine viene citato Von Krafft-Ebing e, anche lui, accusa le “violente trasformazioni” della società.
Poi, finalmente, Freud prende la parola e… è colpa della repressione della sessualità della civiltà moderna!
Senza entrare nei dettagli (che avrei trovato interessanti e non scontati) spiega che tutte le trasformazioni sociali indicate dai precedenti autori si riducono a un aumento della repressione sessuale e che questa quindi è la vera origine dell’aumento delle malattie nervose.
Freud fa poi un’operazione da psicologo ma non da storico e lega strettamente insieme i diversi gradi di civilizzazione e la relativa morale sessuale. Non si rende conto di considerare universale ciò che invece è solo una fotografia del proprio tempo: in altre parole è vittima del paradosso dell’epoca ([E] 6).
In particolare distingue “tre gradi di civiltà” a cui fa corrispondere altrettante morali sessuali: 1. pulsioni sessuali libere (ovvero i selvaggi che notoriamente non hanno disturbi nervosi!); 2. repressione di tutto quanto non serve alla riproduzione; 3. solo la riproduzione “legittima” (rigida monogamia) è ammessa.
È evidente che per Freud la civiltà europea del XX secolo e la sua morale sessuale di rigida matrice cristiana rappresenta il culmine della civiltà né ipotizza che la morale sessuale possa evolvere: insomma il tipico atteggiamento causato dal paradosso dell’epoca…
Semplificando le argomentazioni di Freud viene spiegato che la vigente morale sessuale civile, obbligando i giovani ad astenersi dal sesso fino al matrimonio, il quale avviene relativamente tardi, causa le nevrosi che sono quindi dovute alla repressione o alla sublimazione delle naturali pulsioni sessuali.
Inoltre anche lo stesso matrimonio non risolve questi problemi di nervosismo: gli uomini che non hanno avuto esperienze prematrimoniali vi arrivano quasi impotenti (Freud usa altre parole ma il senso è questo!) mentre le donne sono tutte inevitabilmente frigide (Freud scrive anestetizzate!): il risultato è che nel giro di 3-5 anni, e a volte anche meno, il marito finisce per odiare la moglie e viceversa. Anche nelle coppie in cui, almeno inizialmente, il rapporto sessuale funziona bene c’è un grosso problema: la mancanza di anticoncezionali efficienti e funzionali spinge la coppia ad astenersi dai rapporti sessuali per paura di avere figli indesiderati e questo, di nuovo, causa nervosismo…
Come accennavo nella mia premessa questo saggio è invecchiato male!
Al giorno d’oggi la morale sessuale civile si è fortemente allentata: è normale che le giovani coppie abbiano rapporti sessuali completi prima del matrimonio, anzi è anomalo il caso contrario!
Contemporaneamente adesso ci sono anticoncezionali sicuri ed efficienti la cui assenza, come puntualizzato da Freud, era un potente freno al libero sfogo delle pulsioni sessuali.
Eppure, nonostante l’abbondanza di sesso, ho la sensazione (vado a naso, non ho dati su cui basarmi) che le malattie mentali non siano diminuite.
La chiave di lettura di Freud, ovvero “civiltà moderna”→ “repressione sessuale”→ “malattie mentali” sembra quindi, almeno parzialmente errata. Dovrebbe essere piuttosto qualcosa del tipo: “civiltà moderna”→ “Fattore/i indeterminato/i”→ “malattie mentali”. Questo sempre che sia corretta la premessa che nella società moderna ci siano effettivamente più malattie nervose che in passato: come spiegato, ho i miei dubbi anche a questo riguardo.
Oltretutto anche altre epoche storiche sono state caratterizzate da una forte repressione sessuale: e allora perché solo in epoca moderna sarebbero emerse queste malattie nervose?
Ovviamente, leggendo questo saggio, ho finito per crearmi una mia teoria.
A mio avviso gli autori citati da Freud avevano intuito un fattore fondamentale: un cambiamento, e quindi un conflitto, negli epomiti che rappresentavano i valori del tempo (*2). Semplificando i valori tradizionali stavano venendo affiancati e superati da un nuovo valore che diveniva misura di tutto: il denaro o la ricchezza.
Chiaramente, almeno ufficialmente i valori più importanti erano altri: la patria, la religione, la famiglia e quindi anche l’onestà, la sincerità, la fedeltà, etc…
Però, come spiegherò nella mia Epitome (era già nella lista delle cose da aggiungere!), il comportamento anticipa la morale: nel senso che non conta la morale che l’uomo professa a parole ma quello che fa. La morale comune quindi rincorrerà (magari con una generazione circa di ritardo) poi il comportamento per giustificarlo. Vedi anche le dinamiche basata sulla relazione fra benessere e morale di cui ho scritto in [E] 5.3.
Ma tutta la civiltà moderna, basata sul denaro, spinge a comportamenti (e quindi indirettamente a una morale) che pongono al centro della vita il denaro.
Il problema di porre al centro della propria vita il denaro ha un difetto di fondo: è un obiettivo irraggiungibile perché la ricchezza posseduta non è mai abbastanza. Tutti ne vorrebbero di più: sia il povero ma anche chi è già ricco o molto ricco.
Contemporaneamente l’animo, almeno quello delle persone non completamente insensibili, percepisce la futilità di questo obiettivo: ecco quindi il ricco infelice, colui che non sa spiegare la ragione della sensazione di vuoto, incompletezza, insoddisfazione e quindi infelicità che prova.
Io credo che queste contraddizioni, con la società che spinge a obiettivi e stili di vita intrinsecamente insoddisfacenti e il dolore provocato dalle rinunce che questi comportano, possono portare, almeno chi non sa conciliare insieme gli altri valori (famiglia, amore, creatività, amicizia, religione e qualsiasi altro ideale da cui il singolo individuo si senta istintivamente attratto), provochino le moderne malattie mentali.
Mi si potrebbe obiettare che anche in passato il denaro era comunque al centro della società: beh, nì…
Il mondo moderno ha tutte una serie di caratteristiche, non ultima la capacità di suggestione dei media, che moltiplicano la forza dei modelli che vengono, anche involontariamente, esaltati. Credo che invece, ad esempio nel XIX secolo, la predica settimanale del proprio parroco fosse sufficiente a controbilanciare con i suoi valori tradizionali eventuali desideri di ricchezza dovuti magari all’aver osservato passare la ricca carrozza di un signorotto locale…
Sarebbe bello poter fare un esperimento e chiedere a dei ragazzini di inizio XIX cosa avrebbero voluto diventare “da grandi”. Io ho la sensazione che le risposte sarebbero state molto variegate: un generale, un esploratore, un medico, uno scienziato e simili. Proponendo la stessa domanda ai ragazzini del giorno d’oggi sono convinto che la stragrande maggioranza direbbe di voler diventare ricco!
E il sesso? Bo, mi pare ci possa entrare ma solo indirettamente: chi non si adatta alla società moderna, chi non si pone cioè come primo obiettivo la ricerca del denaro (oppure chi, pur tentandovi non vi riesca) subirà la "disapprovazione" della società che, indirettamente, comporta anche una scarsa attrazione di potenziali compagni sessuali e, quindi, meno sesso…
Alla fine non mi stupirei (parlo così, di nuovo a naso, senza avere idea dei dati reali) se oggigiorno ci fossero tre grandi cause di malattie mentali:
1. quelle di chi si è inserito così bene nella società, ovvero ha grande successo nell’accumulazione del denaro, ma che ha per questo sacrificato ogni altro valore. Da sottolineare che questi individui non avranno problemi col sesso a causa dell’approvazione che la società dà loro.
2. quelle di chi non si è inserito nella società perché, magari per natura, restio a inseguire un obiettivo (la ricchezza) che percepisce effimero e vano. Queste persone potrebbero effettivamente avere più problemi a trovare compagni sessuali proprio a causa della disapprovazione della società nei loro confronti (*3). Ma il loro rapporto col sesso sarebbe una conseguenza e non una causa del loro malessere.
3. quelle delle persone che inseguono il mito del denaro, quindi inserite nella società, ma che non riescono a raggiungere a un livello minimamente soddisfacente il loro obiettivo. Queste persone credo che siano di gran lunga le più numerose rispetto alle altre due categorie! Riguardo il sesso vale la stessa considerazione del punto 2.
Riassumendo direi: 1. persone che si sentono incomplete; 2. persone che non si sentono apprezzate; 3. persone frustrate.
Conclusione: non credo che scriverò un pezzo per ogni saggio ma in questo caso la mia teoria alternativa a quella di Freud (improvvisata sul momento e quindi ovviamente traballante) mi sembrava interessante...
Nota (*1): nel testo si usano i termini “malattie nervose”, “nervosismo”, “nevrosi”, “nevrastenie” e simili che, ovviamente, avranno tutte dei significati tecnici ben precisi. Io oblioso, come credo la maggior parte dei lettori, del significato preciso di tali termini li userò invece liberamente.
Nota (*2): in pratica in Austria (e probabilmente nel nord Europa) stava già avvenendo quel cambiamento culturale che in Italia si ebbe solo negli anni ‘60.
Nota (*3): banalmente significa che un semplice operaio è molto meno considerato di un ricco imprenditore e, di conseguenza, sarà un compagno sessualmente meno ambito. Ovviamente considerando uno zilione di eccezioni!
L'esempio di Benjamin Franklin
9 ore fa
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