«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

martedì 2 luglio 2019

Regole x FB

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").

Da tempo mi ero posto la questione di se e come sia possibile usare FB (ma anche Twitter e qualsiasi rete sociale in genere) in maniera più costruttiva.
Cioè attualmente, almeno visionando le mie conoscenze, gli usi di FB sono i seguenti:
1. Pubblicare foto carine, meme o video buffi.
2. Pubblicare foto di figli, casa e vacanze.
3. Sfogo romantico o lavorativo ma non solo.
4. Tentarivi di informazione e/o comunicazione, soprattutto politica ma non solo.

I primi tre usi sono neutri per gli altri utenti e, potenzialmente, pericolosi solo per l’utente che rende pubbliche le proprie informazioni personali.
Vediamo nel dettaglio. L’uso 1 è totalmente inoffensivo e tutti gli utenti, con l’eccezione dei più seri (e privi di umorismo!), lo adottano prima o poi. Anche gli usi 2 e 3 non provocano particolari reazioni dagli altri utenti ma mettono però a serio rischio la propria riservatezza e quella dei propri cari. Probabilmente questi sono i commenti che FB “preferisce” e dai quali estrae più informazioni.

Il quarto uso è invece quello che mi sta più a cuore: il potenziale delle reti sociali per mettere in comunicazione i vari utenti fra loro sembrerebbe infatti altissimo eppure non mi sembra che venga usato in maniera costruttiva.
Teoricamente sembrerebbe perfetto: ognuno condivide le proprie idee e amici e conoscenti le commentano, potenzialmente migliorandole attraverso il confronto, ed eventualmente le diffondono a propria volta. Si forma un dialogo, un dibattito, magari critico ma sempre nell’ambito del reciproco rispetto, e il pensiero di tutti coloro che vi partecipano evolve, migliorandosi e raffinandosi.

Chi però ha un profilo su FB sa bene che questo non accade mai. Il tentare di capire cosa non funzioni è lo scopo (ambizioso) di questo pezzo.
Ho quindi scorso FB prendendo appunti sulle varie tipologie di approccio e i loro eventuali problemi. Premetto che non sono giunto a conclusioni definitive ma ho comunque formulato varie ipotesi e teorie…

Innanzi tutto alcuni utenti pubblicano messaggi del tipo: “La verità è questa” o, leggermente meglio, “La MIA verità è questa” + articolo, tabella, collegamento ad altri siti, etc…
È chiaro che in questa maniera l’autore del messaggio non cerca una reale comunicazione con gli altri utenti: egli infatti già conosce la verità e non ha quindi bisogno di discuterla con gli altri. Semplicemente, con grande "generosità", la vuole condividere, per non dire imporre, ai suoi “amici”.
È un po’ il meccanismo della pubblicità senza però né la sua sottigliezza né la sua capacità di persuasione. La pubblicità spesso si basa sulla figura di un “autorità” (v. Auctoritates, Auctoritas e Bifidus) più o meno riconosciuta e/o riconoscibile: così, un po’ ingenuamente, molti utenti FB si eleggono a esperti di un argomento dando per scontato che anche i loro amici/conoscenti gli riconoscano il medesimo ruolo: inutile dire che raramente si è profeti in patria!

Si potrebbe pensare che, da un punto di vista comunicativo, non si possa fare di peggio: ma non è così. Di nuovo chi frequenta FB lo sa bene…
Ci sono infatti degli utenti che vanno oltre e pensano bene di offendere chi non la pensa come loro: i contenuti che condividono sono accompagnati da messaggi del tipo “Chi non la pensa così è un cretino” oppure “Chi la pensa diversamente me lo dica che gli tolgo l’amicizia”.
Quale possa essere il potere persuasivo di questi messaggi è facile immaginarlo: supponiamo che un lettore la pensasse anche solo lievemente in maniera diversa: pensate che andrà a commentare qualcosa del tipo: “Sì, è vero, però io pensavo che...”? Ovviamente se ne guarderà bene!
Attenzione poi: a volte l’offesa all’altro può essere espressa anche solo implicitamente. In effetti è pleonastico scrivere “chi non la pensa come me è un cretino” se, ad esempio, il titolo dell’articolo condiviso è “Chi vota Renzi/Salvini/Di Maio è un cretino”. Idem se si condivide una vignetta che ridicolizza in maniera offensiva ad esempio, una figura politica: chi in effetti l’ha votata non apprezzerà il rozzo umorismo contro di essa. Ancora peggio quando a essere offesi sono i relativi elettori…

Ma c’è di più: l’utente di FB finisce per conoscere i propri “polli”…
Alla fine, anche se il contenuto condiviso ha un titolo neutro, e anche se non è accompagnato da messaggi impropri, l’utente di FB è ormai guardingo: conosce bene chi pubblica cosa e, spesso, si è già formato un giudizio piuttosto definitivo sulla fonte originaria del contenuto.
Se so che il tizio X ha delle idee politiche ben definite non mi lascio ingannare dall’eventuale titolo neutro del contenuto che pubblica: so già che il 99% delle volte l’articolo semplicemente ribadirà, magari senza offese esplicite, le idee di chi le condivide. Lo stesso vale per la fonte: se questa è ben conosciuta chi ne legge il relativo articolo è già comunque prevenuto. Personalmente se mi presentate un articolo di Repubblica.it o Corriere.it mi aspetto automaticamente un contenuto fazioso, parziale e fuorviante e sono genuinamente sorpreso quando non è così. Per altre persone lo stesso può valere quando si accorgono che l’articolo condiviso è de IlGiornale.it o de IlFattoQuotidiano.it, etc…

Insomma gli utenti con cui si cerca di comunicare sono in realtà molto sospettosi e guardinghi verso qualsiasi contenuto “caldo” (ad esempio politico, sull’immigrazione, la religione etc…). Paradossalmente proprio il fatto che le reti sociali mettano in contatto fra loro persone che già si conoscono fa sì che inizialmente la comunicazione sia falsata da pregiudizi.
È probabile che chi si ostina a tentare di comunicare “energicamente” (ma sarebbe più corretto dire “ostilmente”) le proprie idee ad amici e conoscenti otterrà soltanto di far peggiorare l’opinione che gli altri hanno di lui/lei: finirà infatti per essere considerato un fanatico intrattabile. Nel caso migliore le sue condivisioni su argomenti “caldi” verranno considerate “tabù” e accuratamente ignorate; nel caso peggiore anche le condivisioni più “neutre” verranno evitate per sicurezza o magari per un’abitudine al silenzio, data dall’abitudine, verso quel particolare utente…

Quello che succede quando un utente cerca di fare la propria “informazione politica” su FB è che delle sue centinaia, se non migliaia, di contatti soltanto una dozzina di questi gli dà il proprio “mi piace” e/o commenta. Si tratta però generalmente di persone che la pensano esattamente come l’autore del commento originario: si ha cioè una polarizzazione delle idee che, indirettamente, porta a una loro estremizzazione.
L’utente, ricevendo pochissimi o nessun commento contrario alla propria opinione, si convince di avere totalmente ragione: finisce così per sottovalutare enormemente il numero delle persone che la pensano in maniera contraria.
Inutile dire che senza un vero confronto, senza la condivisione pacifica di idee diverse, senza un vero e rispettoso dialogo, lo sforzo di “informazione politica” è destinato a fallire e a rimanere limitato a uno stretto cerchio di conoscenze che per giunta, come detto, tendono a estremizzarsi.

Alla fine credo che il problema di fondo sia che né FB né le altri reti sociali mettono a disposizione degli utenti i giusti strumenti per permettere ai propri utenti di comunicare in maniera costruttiva fra loro.
Cosa succederebbe ad esempio se fossi possibile non solo approvare un messaggio con il “mi piace” ma anche disapprovarlo anonimamente con un “non mi piace”?
Io credo che l’utente che pubblica un commento in cui dà del cretino a chi non la pensa come lui riceverebbe una caterva di “non mi piace” anonimi. A quel punto detto utente avrebbe due possibilità: si potrebbe rendere conto di aver ecceduto nelle proprie affermazioni (o almeno di star seguendo un approccio poco efficace nel comunicare con gli altri) oppure potrebbe infantilmente chiedere a “tutti coloro che la pensano come lui” di affermarlo esplicitamente: ma è evidente che, prima o poi, magari dopo aver ricevuto solo un pugno di ulteriori imbarazzati (dato che molti utenti si conoscono fra loro) “mi piace”, in base alla maturità del soggetto, si renderebbe conto di star sbagliando strada.
Insomma il fornire semplicemente la possibilità di dare un giudizio negativo anonimo porterebbe a un’automatica moderazione dei contenuti: certo questo non basterebbe per risolvere tutti i problemi di comunicazione ma sarebbe comunque un passo nella direzione giusta.

Ma se favorire la comunicazione costruttiva fra gli utenti fosse facile come ipotizzo perché allora FB non fa alcun tentativo in tal senso?
Il motivo è che così come le case farmaceutiche non sono interessate alla salute pubblica ma a vendere medicinali, così le reti sociali sono interessate a carpire informazioni personali e non a favorire lo sviluppo di nuovo idee fra gli utenti.
Probabilmente proprio questa tendenza alla polarizzazione delle idee rende più facile profilare i diversi utenti secondo le loro opinioni politiche (o comunque sui diversi temi “caldi”). Queste informazioni sulle idee degli utenti sono poi un bene prezioso che, almeno potenzialmente, potrà essere usato per effettuare pubblicità mirata. O comunque si tratta di informazioni utilissime per monitorare in tempo reale gli umori di un’intera nazione: inutile dire che qualsiasi governo sarebbe interessato a questi dati.
Al contrario vi è la tendenza a cercare di moderare, controllare o addirittura bloccare la vera informazione, intesa come comunicazione costruttiva e utile, fra la popolazione: non voglio andare fuori tema ma, per chi fosse interessato, ne ho scritto in [E] 9.5.

La mia conclusione è molto sconfortante: nonostante il loro enorme potenziale, le reti sociali sono volutamente realizzate in maniera da profilare efficacemente gli utenti e non per permettere una condivisione ed elaborazione costruttiva delle loro idee.
Onestamente non vedo una maniera fattibile per usare le reti sociali per comunicare su temi “caldi” con persone che la pensano diversamente. Non bisogna poi dimenticare il potenziale pericolo che gli algoritmi di FB possono manipolare in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo, quale utente veda cosa: ad esempio, una volta che gli utenti sono profilati politicamente, lo sapete quali sono i più appetibili per la pubblicità? Si tratta degli incerti perché questi, sostanzialmente, decidono l’esito delle votazioni. Gli algoritmi di FB potrebbero facilmente far sì che la pubblicità a pagamento raggiunga solo questi e che, allo stesso tempo, essi non vedano i meme politici dei loro conoscenti. Magari, ad esempio, solo nelle due settimane precedenti un’elezione. Non mi stupirei se FB potesse indirizzare un 5-10% dei voti di un’elezione…

Conclusione: usare FB per comunicare con chi non la pensa come noi è sostanzialmente inutile e, anzi, serve solo per essere profilati dagli algoritmi della rete sociale. Da questo punto di vista l’unica utilità è quella di rimanere in contatto con chi la pensa già come noi col pericolo però di un’estremizzazione delle idee. Alla fine il miglior uso che si può fare di FB e simili è quello indicato nel primo punto: condividere materiale irrilevante, ricordarsi di fare gli auguri ai propri conoscenti e poco altro...

Nessun commento:

Posta un commento