Gli “intellettuali” del medioevo nelle loro discussioni si premuravano sempre di specificare quali fossero le auctoritates a cui si rifacevano. Le auctoritates erano dei testi il cui autore aveva un prestigio indiscutibile nella specifica materia. Si pensava che nello splendore del mondo antico si fosse raggiunta la massima conoscenza possibile, che non fosse possibile scoprire niente di nuovo ma che, al massimo, si potesse solo chiarire meglio ciò che era già stato scritto.
Anche l'insegnamento rispecchiava questa mentalità: prima c'era la lectio, dove si leggeva lo scritto di un'autorità, e poi c'era la questio dove si analizzavano i significati di tale brano. Un'idea non valeva in quanto tale ma la sua importanza era proporzionale a quella del suo autore.
Anche l'etimologia di autorità ci ricorda la relazione fra autori e autorità: “autorità” deriva infatti da auctoritas che a sua volta viene da auctor, cioè “autore”.
Adesso questo rispetto per il passato e l'apparente modestia degli studiosi medievali ci fa sorridere.
Viviamo nel mito della scienza, siamo abituati a nuove scoperte che si susseguono con un ritmo vertiginoso. Ci pare ridicolo pensare che una qualsiasi branca del sapere non abbia fatto passi da giganti rispetto a cento, se non cinquanta, anni fa.
Siamo quindi aperti a qualsiasi nuova idea che ci permetta di capire meglio il nostro mondo e quindi, magari indirettamente, progredire seppur di pochissimo nell'interminabile cammino della conoscenza.
Ma è realmente così?
Beh, ho barato: credo che le affermazioni dei primi due periodi del paragrafo precedente siano effettivamente corrette ma il terzo, quello che inizia con «Siamo quindi aperti a qualsiasi nuova idea...» non lo sia completamente.
In teoria sì, siamo tutti aperti a nuove idee e conoscenze ma poi, all'atto pratico non è così: più precisamente, adesso come mille anni fa, non valutiamo le idee in quanto tali ma ci facciamo pesantemente influenzare dalla loro fonte.
Per quale motivo la pubblicità, che ben conosce l'uomo e le sue debolezze, si affanna a presentarci i suoi prodotti affiancandoli a volti noti? Adesso si chiamano testimonial (*1) e non auctoritas ma la loro funzione non è troppo diversa: dare peso a un'idea, convalidarla, farla ricordare...
Ma in concreto questo cosa significa? Come dovremmo comportarci?
Bisognerebbe essere più imparziali e obiettivi con le idee e giudicarle per quello che valgano e non da dove provengono. Da una parte quindi non bisognerebbe prendere per oro colato qualsiasi informazione/notizia/idea solo perché proviene da una fonte con un'autorità riconosciuta; dall'altra parte non si dovrebbero sottovalutare le informazioni/notizie/idee solo perché provengono da sconosciuti o quasi...
Pensare con la propria testa dovrebbe essere la chiave per valutare la realtà che ci circonda: giudicate voi se è sempre così che accade...
Conclusione: tutto questo per dire che i miei lettori dovrebbero credere ciecamente in tutto quello che scrivo! No, scherzo... però non dovreste cadere neanche nell'eccesso opposto, ovvero misconoscere i miei pezzi come le balzane affermazioni di un individuo stralunato e fuori dal mondo: rifletterci con mente aperta è invece ciò che vi suggerisco...
Nota (*1): vedi la Marcuzzi che ci racconta del bifidus actiregularis...
alla prima stazione
1 ora fa
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