[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").
Nei giorni scorsi ho finito il nuovo sottocapitolo sull’Unione Europea di cui avevo accennato nel corto Vecchia idea, nuove difficoltà.
Ho quindi iniziato una riflessione sul Parlamento Europeo (PE) che però non ho ancora portato a termine ma che l’elezione della Von der Leyen ha reso di particolare attualità.
Ancora, io per primo, non ho le idee chiare sull’argomento e spero, come spesso accade, di chiarirmele proprio scrivendo questo pezzo.
Il punto di partenza è la questione di quanto sia democratico il PE, anzi, più che democratico quanto sia efficace secondo la mia definizione di [E] 10.2: quanto riesca cioè a fare gli interessi della popolazione che rappresenta.
L’efficienza di un’istituzione politica è in stretta relazione con la legge della rappresentatività ([E] 5.8) che indica quando gli obiettivi del potere delegato (in questo caso il PE) coincidono con quelli del potere rappresentato (la popolazione europea). Un'indicazione di questa relazione la possiamo ricavare dalle cinque condizioni della rappresentatività imperfetta che riporto qui di seguito (tagliando le eventuali note: chi è interessato può sempre scaricarsi l’Epitome):
«Generalmente gli interessi del gruppo delegato e quello rappresentato divergerannoin base alle seguenti cinque “condizioni di rappresentatività imperfetta”:
1. I membri del gruppo delegato non provengono dal gruppo rappresentato: se i delegati sono scelti fra i membri del gruppo rappresentato allora l'identificazione con esso sarà alta e, di conseguenza, maggiore sarà l'attenzione a salvaguardarne gli interessi. Se al contrario i membri del gruppo delegato provengono da altri ambienti allora l'identificazione con i membri del gruppo rappresentato sarà minima e si baserà essenzialmente su quanto ogni singolo delegato creda nel protomito del proprio ruolo di rappresentante.
2. Lungo mandato dei membri del gruppo delegato: più è lunga la durata del mandato e maggiore sarà l'identificazione di ogni delegato nel gruppo dei delegati e, di conseguenza, la volontà con cui ne perseguirà gli specifici scopi, potenzialmente diversi da quelli della difesa degli interessi dei rappresentati.
3. Scarso controllo dei rappresentati sui delegati: se tale controllo è grande allora i delegati saranno maggiormente forzati a tutelare gli interessi dei rappresentati. La forza di tale controllo la si può valutare in base alla frequenza e alla capacità dei rappresentati di incidere sul gruppo dei delegati ad esempio nominandone o rimuovendone i membri oppure scavalcandone o annullandone le decisioni.
4. I membri del gruppo delegato non credono sinceramente al proprio protomito costitutivo: se i membri del potere delegato credono realmente in quello che fanno, nel loro dovere di difendere efficacemente coloro che rappresentano, allora cercheranno di farlo. Ma, quando i delegati iniziano a pensare che proteggere gli interessi dei rappresentati sia solo “parte” del proprio lavoro, allora più facilmente subiranno la seduzione di altri obiettivi e ambizioni.
5. La non trasparenza e scarsa comunicazione: se l’attività dei delegati avviene a porte chiuse o comunque non viene resa nota nei dettagli ai rappresentati allora la probabilità che il potere delegato non faccia gli interessi del potere rappresentato aumenterà sensibilmente: questo perché, anche se in teoria formalmente presente, il controllo dei rappresentati sui delegati non potrà comunque essere efficace in quanto non del tutto consapevole a causa della mancanza di informazione.»
Ripercorriamo rapidamente queste condizioni cercando di individuare quanti e quali sono applicabili al PE.
1. Per quanto riguarda l’Italia, con l’eccezione del M5S, la maggioranza dei candidati è scelta fra i politici. L’identificazione con la popolazione europea è quindi scarsa. Non sono sicuro di come vengano scelti i candidati degli altri paesi (so, ad esempio, che i tedeschi mandano persone che hanno fatto particolari studi) ma ho la netta sensazione che la tendenza sia la stessa.
2. Il mandato ha una lunghezza media: chiaramente si dovrebbe considerare il numero di mandati di ogni parlamentare.
3. Il controllo degli elettori sui propri rappresentanti è quello tipico delle democrazie occidentali: cioè debole, ovvero il voto ogni 5 anni.
4. Quanto i parlamentari credano al loro ruolo ufficiale, ovvero quello di fare il bene dell’Europa e degli europei, è difficile stabilirlo: io credo molto poco. Credo si passi dal menefreghismo italiano a chi invece cerca di fare gli interessi egoistici del proprio paese.
5. La trasparenza è scarsa: i media in genere ignorano i lavori del PE e si hanno notizie solo in occasione di qualche votazione importante. Di nuovo questa tendenza potrebbe essere diversa per l’informazione di altri paesi.
Complessivamente queste condizioni (con l’incertezza di conoscere bene solo la situazione dal punto di vista italiano) indicano una forte divergenza fra gli obiettivi del PE e quelli della democratastenia europea. A conforto di questa indicazione puramente teorica c’è la conferma data dai provvedimenti presi dal PE negli ultimi anni, spesso tutti a favore dei parapoteri economici e, di conseguenza, contro gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione.
Anzi, complessivamente mi sembra che il PE operi ancora peggio (sia cioè succube degli interessi delle lobbi e di quelli del paese egemone, la Germania) di quanto la legge della rappresentatività con le sue cinque condizioni faccia pensare. Dopotutto, a grandi linee, questa è la situazione tipica di tutte le democrazie occidentali...
Mi sono quindi chiesto se ci possano essere degli elementi caratteristici del PE che non ho considerato. Ed è qui che non ho ancora le idee chiare. Butto quindi giù qualche idea:
1 - egemonia tedesca.
2 - differenze di lingua, sede parlamento all’estero.
3 - raggruppamenti politici europei
4 - voto per partiti nazionali
Su questi punti devo ancora ben riflettere.
I primi due in realtà sono abbastanza ovvi: per [E] 5.5 il potere egemone (in questo caso la Germania) ha più opportunità di incrementare la propria forza che, nell’ambito del PE, corrisponde a una maggiore capacità di far passare provvedimenti che vadano nel suo interesse. Questa è un’evidente distorsione che porta il PE a lavorare meno per il benessere di tutti e di più per quello particolare tedesco.
Il secondo punto (temo inevitabile) penso possa contribuire significativamente a rendere valida la quarta condizione della rappresentatività imperfetta: il sentirsi “all’estero” allontana i parlamentari dal loro ruolo ideale di rappresentanti dell’Europa e rinfocola invece il senso di appartenenza nazionale.
Ma sono soprattutto i punti 3 e 4 quelli che ritengo i più sottovalutati ma che, in realtà, sono forse i più significativi: ed è su questi che non ho le idee chiarissime.
Credo che il problema di fondo sia la sovrapposizione di questi due fattori che crea una doppia fedeltà: da una parte gli elettori e dall’altra il partito “europeo” in cui i parlamentari eletti entrano a far parte.
Sospetto che questo ulteriore elemento contribuisca decisamente a rompere completamente il legame fra il parlamentare e il proprio ruolo teorico di rappresentante del popolo.
Sì, probabilmente la somma di questi tre elementi (il 3 e il 4 vanno combinati insieme) potrebbe spiegare l’inclinazione del PE a favore dei parapoteri: ma ci devo pensare di più…
Magari da questi elementi posso estrarre ulteriori condizioni di rappresentatività imperfetta?
L’ambiente sicuramente potrebbe divenire una nota del punto 4 come fattore che può aumentare la distanza fra membro del potere delegato e protomito del proprio ruolo.
Anche la presenza di un parapotere egemone rappresentante di sottoinsieme circoscritto del potere rappresentato andrebbe forse considerato: oppure questo avviene sempre...uhm… come detto ci devo pensare…
Ancora più difficile da generalizzare la sovrapposizione dei fattori 3 e 4 (la doppia fedeltà): anche questo forse alla fine può essere ridotto a una nota della quarta condizione…
Conclusione: beh, il pezzo non è probabilmente molto interessante ma almeno mi ha aiutato a chiarirmi le idee ed era questo il suo scopo...
L'esempio di Benjamin Franklin
9 ore fa
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