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sabato 6 luglio 2019

L'alba del tramonto

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").

Prima o poi dovrò scrivere un pezzo (impegnativo) su Il tramonto dell’euro di Alberto Bagnai: ci sono troppi concetti importanti…
Oggi pensavo di fare una rapida panoramica, così a memoria senza sfogliarne le pagine, di ciò che mi ha colpito.

Prima di tutto, dalla lettura assidua del suo sito (Goofynomics), avevo già imparato molto: fra questi spiccano la scarsa rilevanza del debito pubblico (v. Goofydebit) e gli effetti distruttivi dell’Euro (v. L’euro assassino) per l’economia italiana. E già questo non è poco visto che molte delle decisioni economiche della politica quotidiana girano intorno a questi temi…

Ma nel libro ovviamente c’è di più!

C’è tutta la ricostruzione della storia economica italiana dagli anni ‘70 in poi: e alla fine ci si rende conto di un altro concetto fondamentale: le macro dinamiche finanziarie, di cui quasi nessuno sa nulla, non sono solo numeri che riempiono le pagine dei giornali economici ma, invece, ci riguardano tutti. L’effetto di queste grandi manovre è mimetizzato perché non agisce direttamente e immediatamente sulla vita di tutti giorni ma lo fa indirettamente e nel corso degli anni: eppure la sua influenza è fondamentale e, alla fine, decisiva nel renderci tutti più poveri o più ricchi.
L’altro concetto che emerge chiaramente (e in effetti la stessa sensazione l’avevo già provata con Goofynomics) è che l’economia è una vera e propria scienza: gli effetti di alcune scelte macroeconomiche erano prevedibili e previste e, quindi, volute. Sfortunatamente i media, da una parte con giornalisti economici impreparati e dall’altra completamente subalterni al potere politico, ci hanno abituato a considerare l’economia come fosse una sorta di astrologia: gli economisti/giornalisti facevano le loro previsioni ma poi, solo circa la metà delle volte, se non meno, indovinano l’effetto. Invece no, non è così: almeno su grandi linee, tutto era previsto e chiaro per chiunque avesse delle basi di macroeconomia. Non esiste il dilemma “ci è” o “ci fa” che tanto mi turbò ai tempi di Monti (v. Monti 23: ci è o ci fa?). Tutti gli economisti e, presumibilmente, i politici sapevano bene cosa facevano: aumentare la diseguaglianza sociale rendendo i ricchi più ricchi e tutti gli altri più poveri.
Non è un caso che, secondo il Bagnai, la maggiore giustizia sociale si sia raggiunta alla fine degli anni ‘70 grazie alle battaglie sindacali e del PCI che portarono alla “scala mobile” e, in generale, a una maggiore tutela dei lavoratori.
Non è nemmeno un caso, aggiungo io, che la politica italiana abbia iniziato a tradire gli italiani a partire dagli anni ‘80, ovvero a poco più di una generazione dalla fine della seconda guerra mondiale: tale periodo di tempo è sufficiente, come spiego nella mia Epitome, a far sì che i principi fermamente creduti dopo la fine della guerra, libertà e giustizia sociale in primis, perdano la loro presa sugli uomini: è allora che il potere delegato smette di fare gli interessi del potere rappresentato ([E] 5.8 e 11.1)…

Bagnai onestamente aggiunge che nei primi decenni anni ‘80 c’erano in realtà anche delle teorie economiche che potevano giustificare le scelte fatte: ma la realtà dimostrò ben presto quali fossero quelle corrette e quali quelle errate. Peccato però che la politica, che aveva impegnato tutta la sua credibilità in una direzione, non potesse tornare indietro senza compromettersi: i media, come al solito, andarono a rimorchio della politica…

Ma di quali decisioni macroeconomiche sto parlando: beh essenzialmente due. Una di queste è l’entrata dell’Italia nello SME che, per chi non se lo ricordasse, era un sistema che vincolava le fluttuazioni del cambio della lire entro precisi limiti: insomma non un cambio fisso ma quasi.
È evidente l’analogia fra l’euro, non solo dal cambio fisso (all’interno della EU) ma proprio al di fuori dal controllo del singolo stato, e la lira incatenata allo SME.
Come spiegato in L’euro assassino il cambio fisso causa dei problemi enormi e, analogamente, anche quello semi-fisso non funziona bene…
L’altro fattore “sconosciuto” che ha cambiato la storia italiana è stato poi la separazione fra Banca d’Italia e Tesoro: fatto con motivazioni speciose il suo vero obiettivo (risultato raggiunto) era quello di rendere i ricchi più ricchi e i poveri più poveri ridistribuendo la ricchezza del paese.

Sembra quasi un racconto di fantascienza, vero? Gli economisti “cattivi” che manipolano l’economia per favorire pochi a scapito di tutti...
Peccato che le parole di Bagnai siano supportate dalla teoria, dai dati, da grafici e tabelle e da tutta una coerenza logica che dà grande credibilità alla sua visione.

In questo pezzo ho voluto evitare di scendere in dettagli tecnici (che avrei dovuto verificare e, sostanzialmente, studiare a parte) ma mi sono limitato alle considerazioni più generali ma che danno una visione più consapevole e realistica della situazione attuale: l’odierna crisi economica italiana era già stata scritta e annunciata da una serie di decisioni macroeconomiche errate (ma è più corretto dire prese in malafede) decise negli anni ‘80 e successivi (divorzio BdI/Tesoro e lo SME) e sigillata dall’adozione dell’euro.
Sullo sfondo vi è il declino della politica italiana che ha reso possibile questo tradimento: in particolare della sinistra che ha smesso di fare la sinistra, direi io da quando il PCI si trasformò in Ulivo. Impressiona poi l’evidente coscienza di sapere quello che stavano facendo: della malafede nel voler danneggiare gli interessi della maggioranza degli italiani…

Conclusione: l’amarezza, la rabbia d’impotenza che suscita la lettura di questo libro è forse il motivo principale per cui ancora non ho finito di leggerlo. Ma se avete lo stomaco più forte del mio non posso che consigliarlo: provoca una vera e propria metanoia, un capovolgimento della visione della storia economica, ma non solo, dell’Italia.

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