Ho finito di leggere Nascita dell’eresia di Tadeusz Manteuffel, (E.) Sansoni, 1975, trad. Davide Bigalli. Il titolo è completamente fuorviante: secondo me sarebbe stato più giusto chiamarlo “Rapporto della Chiesa con la povertà volontaria nei secoli XI-XIV”. Probabilmente una scelta commerciale dell’editore italiano: il titolo polacco originale è, sebbene per me incomprensibile (!), molto più lungo!
Proprio per questo motivo il contenuto dell’opera mia ha inizialmente deluso: semplicemente mi aspettavo qualcosa di significativamente diverso. Però la lettura è poi stata piuttosto interessante…
Non so se vi è mai capitato di leggere su FB, si solito quando il governo di turno sta racimolando i soldi per fare una manovra, i meme che suggeriscono di tassare la Chiesa? Al di là delle cifre più o meno corrette e affidabili, in genere, viene ricordato il suo vasto patrimonio immobiliare esentato da molte tasse che invece colpiscono la popolazione italiana.
E quando l’anno scorso fu scoperto quel cardinale che si era fatto il super attico? Ricordate i vari meme indignati verso di lui e, più in generale, il clero “che chiede elemosina ai fedeli ma che i suoi soldi invece non li spende per aiutare il prossimo…”?
Ebbene sono tutte accuse vecchie di almeno 1000 anni!
Anzi nel basso medioevo il clero conduceva una vita estremamente mondana e lussuosa: non per nulla i suoi esponenti erano imparentati con la nobiltà dell’epoca. Viceversa la povertà del popolo era notevole, spesso al limite della sopravvivenza.
In altre parole la Chiesa medioevale spiccava molto più di oggi per la sua ricchezza e il clero del tempo era costituito da tanti cardinali Bertone!
Normale che il clero di una società sia ricco: dopotutto, specie in passato quando non aveva la concorrenza della scienza, la religione è un parapotere. Come spiego nell’Epitome il potere religioso può essere convertito in altre forme di potere e, quindi, anche in denaro.
Il problema è che fra i protomiti alla base della religione cristiana ci sono anche le parole di Gesù che, attraverso il Vangelo, incita alla povertà. Cito a memoria: “Vendete tutto ciò che avete e seguitemi”…
E infatti la Chiesa primitiva dei primi secoli era povera. Ancora a cavallo fra il II e III secolo Tertulliano, un teologo cristiano, dà per scontato che la Chiesa sia povera.
Quando iniziano a cambiare le cose? In perfetto accordo con la teoria della mia Epitome, quando l’imperatore Costantino legittima la Chiesa col suo famoso editto: inizia infatti a costituirsi quel meccanismo, quel rapporto sinergico fra parapotere politico e religioso, che avrebbe portato all’egemonia del cristianesimo in cambio del sostegno all’imperatore.
La Chiesa entrando dalla porta principale nelle stanze del potere, riconosciuta quindi come un parapotere di massimo grado, non poteva più destabilizzare la società disprezzando i ricchi e la ricchezza ma, al contrario, doveva contribuire a stabilizzarla giustificando e legittimando anche le contraddizioni del tempo. Già Sant’Agostino, che scrive in quegli anni, inizia a giustificare la ricchezza: per entrare nel regno dei cieli non conta più essere poveri di beni materiali ma essere umili, cioè poveri sì, ma solo di orgoglio! È Dio che ci mette alla prova assegnandoci più o meno ricchezza: non si deve quindi desiderare di avere più di quanto non si abbia: comodo vero?
Così, nel corso dei secoli, la Chiesa, all’aumentare del proprio potere, accumula sempre più ricchezza. Ora non voglio entrare nei dettagli perché voglio lasciarmi spazio/tempo per le conclusioni finali, ma il 95% del libro è la cronaca delle proteste che, a partire da predicatori isolati nell’XI secolo, si sviluppa in forme sempre più organizzate (come ordini religiosi) e, in particolare, con i francescani in cui il valore del ritorno alla povertà originaria è precipuo.
In questo clima si sviluppano poi moltissime correnti che si ispirano sia ai francescani che ai precedente pensatori e filosofi (come Gioacchino da Fiore). In maniera abbastanza disomogenea queste nuovi correnti vengono tollerate oppure dichiarate eretiche.
Onestamente sarebbe divertente ripercorrere lo sviluppo di alcune di queste perché si passa dalla totale obbedienza dei francescani a posizioni estremamente più critiche. Ad esempio fra Dolcino, guida del movimento degli “apostolici” (in riferimento alla povertà delle origini che caratterizzava anche gli apostoli), già dichiarato eretico, considerava non solo i suoi persecutori ma anche i francescani e i domenicani come servi di Satana, anzi la Chiesa nel suo complesso era considerata la nuova Babilonia dell’Apocalisse, la bestia dalle sette teste e dieci corna, e questo sostanzialmente perché aveva abbandonato la povertà originaria.
Interessanti poi le conclusioni dell’autore su come, quando e perché un movimento religioso veniva dichiarato eretico o no.
Come spiegato non c’era infatti uniformità di giudizio ma la decisione sembrava dipendere dalla commistione di più fattori.
- L’epoca e in particolare il livello di centralizzazione della chiesa occidentale: inizialmente infatti le chiese metropolitane avevano notevole autonomia e diverse tradizioni locali: difficile quindi stabilire quale fosse l’ortodossia e, di conseguenza, l’eresia. Nel corso dei secoli queste differenze si appiattirono e la Chiesa divenne più pronta e capace nell’identificare chi non si conformava alle sue regole.
- Fondamentale poi se un movimento dichiarava o no la sua obbedienza al Papa. E questo evidenzia bene come la lotta per il potere fosse predominante sulla questione teologica.
- Ovviamente anche il carattere del Papa alla guida della Chiesa era decisivo: si poteva passare da un Celestino V a un Bonifacio VIII. Non solo contava l’attitudine personale del Papa sul tema della povertà, ma anche la sua energia, iniziativa e intraprendenza.
- Il rapporto con l’imperatore del Sacro Romani Impero: la lotta di potere fra impero e Chiesa durò secoli e, a seconda dell’andamento dello scontro, le due forze contrapposte potevano prendere le difese di un movimento religioso oppure ostacolarlo.
- Da quel che ho letto (aggiungo io) mi pare contasse molto anche il vescovo nella cui diocesi prendeva vita l’eventuale movimento religioso: se egli mediava questo restava nell’ortodossia, se invece si creava un muro contro muro spesso finiva nell’eresia. E da qui si capisce che era importante anche l’abilità “politica”, o se vogliamo, il “realismo politico” del potenziale eresiarca: se questi rimaneva troppo inflessibile nelle sue posizioni allora spesso finiva anche per provocare la reazione brutale della Chiesa (che, ad esempio, contro gli “Apostolici” indisse una crociata che si protrasse per alcuni anni).
Il libro termina un po’ improvvisamente: sarebbe stato interessante seguire l’evoluzione del rapporto Chiesa/denaro fino alla Riforma o alla Controriforma ma invece l’analisi termine più o meno al XIV secolo senza che ci siano avvenimenti particolarmente significativi. La Chiesa conserva la sua ricchezza e, anzi, riesce ad ammorbidire anche la regola degli ordini più incentrati sul valore della povertà come i francescani…
Conclusione: mi sarebbe piaciuto saperne di più sui movimenti eretici (che a dispetto del titolo non vengono trattati) e in particolare ero curioso di scoprire se avrei trovato conferme alla teoria della mia Epitome sull’evoluzione della morale. Da questo punto di vista però non c’erano dati socio economici abbastanza precisi per capire se, nelle diverse regioni dove sorsero questi movimenti, la popolazione attraversasse momenti di prosperità o di crisi. C’è in oltre da dire che si trattò di iniziative che partirono da singoli individui e che quindi hanno di per sé poco a che fare con le tendenze morali della popolazione da me individuate.
venerdì 12 luglio 2019
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