Giornata lunga oggi.
Sono andato a dormire (come mio solito) verso le 1:00 ma alle 4:45 ero già sveglio e vispo. Sono rimasto a letto fino alle 5:15 e poi mi sono messo a scrivere/correggere il romanzo di Strabuccinator. Verso le 9:30 sono uscito portandomi dietro i libri che leggo rifugiandomi in un giardino di un paese vicino.
Ho letto un po’ di “Collasso”, “Il secolo breve” e “Fuga sulla Luna” poi sono andato a fare la spesa etc.
È inutile continuare col pomeriggio: il fatto è che la giornata mi pare più lunga del solito di almeno un paio di ore!
Comunque volevo commentare il solito Hobsbwam…
Sto leggendo un capitoletto sull’aumento dell’istruzione di massa, e in particolare di quella di livello universitario. Si trattò di un fenomeno globale che riguardò sia i paesi del terzo mondo e, ancora di più, quelli del primo mondo. Nei paesi del blocco sovietico invece questo fenomeno non ci fu.
Come al solito Hobsbwam presenta un sacco di informazioni interessanti arrivando così al ‘68 e al suo “mistero”. Considerando che i giovani del ‘68 furono probabilmente fra i più privilegiati della storia perché protestarono? e perché erano di ideologia di sinistra?
Hobsbwam propone varie ipotesi e intuizioni: i giovani sono giovani, i giovani dell’epoca non si rendevano conto di essere privilegiati, una nuova consapevolezza femminile (ma non mi è chiaro cosa c’entri: forse la protesta era intesa come reazione alle generazioni più anziane percepite come bacchettone?) e in alcuni paesi anche semplice opportunismo (per esempio in Messico).
La ragione principale, secondo Hobsbwam, invece sarebbe una protesta verso l’incapacità delle istituzioni di far fronte e di soddisfare le esigenze della massa di studenti.
Cito direttamente l’autore perché non so come riassumere la sua idea visto che non credo di averla capita pienamente o, comunque, non la condivido: «La conseguenza più diretta e immediata fu il sorgere di una tensione immediata fra queste masse studentesche (per lo più studenti di prima generazione) che si riversavano nell’università, e le istituzioni che non erano pronte a ricevere una tale affluenza né materialmente, né organizzativamente né intellettualmente.» (*1)
Io credo che la spiegazione abbia ragioni più psicologiche. I giovani si rendono conto di vivere in un mondo in cui vi è anche un potere generazionale che, anno dopo anno, si è conquistata la propria posizione e la difende quindi da chi arriva dopo con il suo sistema, ovvero con la struttura stessa della società.
I giovani quindi tendono a opporsi al potere in carica qualunque esso sia, ovvero alla struttura della società. In quegli anni, dove la contrapposizione fra occidente e comunismo era pervasiva, la maniera più vigorosa per opporsi al sistema dominante era credersi comunisti. Uso “credere” e non “essere” perché il tempo ha poi dimostrato che questa massa di giovani comunisti, una volta diventata adulta e quindi integratasi nella società che avevano combattuto, rimase comunista solo a parole: in Italia il PCI non si sarebbe potuto trasformare negli anni ‘90 nelle sue progressive incarnazioni se il grosso dei suoi elettori fosse stata una massa di sinceri comunisti.
La riprova sarebbe stato se nel blocco sovietico vi fosse stato un analogo di questo fenomeno ma, come detto, non vi fu il forte aumento di studenti universitari che caratterizzò invece l’occidente.
In realtà un’idea ce la danno le proteste studentesche in Cina del 1989 che culminarono con la repressione di piazza Tienanmen: in questo caso i giovani rivendicavano valori occidentali come maggiore libertà d’espressione e riforme democratiche. E questo confermerebbe la mia teoria.
Non lo so: la mia è solo una sensazione. Forse sarebbe interessante leggere qualche monografia sul fenomeno ma temo di infognarmi in qualcosa di troppo ideologizzato e che mitizzi quegli anni...
Conclusione: il succo è che si può protestare contro la società solo fino a quando non si è integrati dentro di essa. Una volta che si è al suo interno la si tutela per proteggere la propria posizione. Questa è la mia teoria.
Ah! e poi il paragrafo finale del capitolo offre un altro spunto: sebbene il movimento studentesco non ottenne niente di per sé esso fece da innesco per le proteste operaie degli anni ‘70 per conquistare salari più alti e migliori condizioni di lavoro. Interessante.
Nota (*1): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbwam, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 354.
L'esempio di Benjamin Franklin
3 ore fa
Qui abbiamo i comunisti con tenuti e panfili, i predicatori di sinistra da Portofino, la figlia di Padoan che è una no-borders, i Saviano che trombonano dagli attici di Nuiva York.
RispondiEliminaLa sinistra al caviale, la indicarono i francesi.
I cosiddetti "socialisti da salotto"... :-)
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