Aggiornamento a Vedo blu: fonte informata mi ha fatto sapere che il canale su Youtube non è stato chiuso (e infatti io l’ho appena ascoltato!) ma che per una settimana non potrà pubblicare niente di nuovo: il motivo sarebbe quello di aver dato spazio a un articolo del British Medical Journal (nota rivista no-vax) in cui un professore, un editore associato della stessa, scrive evidentemente argomentando che l’efficacia del vaccino Pfizer sia appena del 30% circa.
Per maggiori informazioni rimando a Uno studio «bomba» dichiara il vaccino Pfizer efficace tra il 19% e il 29%? Non è nemmeno uno studio di Juanne Pili su Open.Online
Aggiungo che l’obiezione di Open.Online è, mi pare, che l’articolo è solo un’opinione e non una ricerca o studio come rilanciato da altre parti…
A dire il vero, ne parlavo qualche giorno fa con mio padre, anch’io partendo da un punto di vista totalmente diverso, che niente ha a che fare con la medicina, avevo ipotizzato che la reale efficacia dei vaccini sia minore di quanto indicato.
Il mio punto di partenza era statistico: l’efficacia dei vaccini è stata valutata osservando quanti, in grandi gruppi i volontari divisi fra vaccinati e non, fossero poi divenuti sintomatici (non si sa invece la situazione degli asintomatici perché i dati semplicemente non sono stati rilevati: avrebbero dovuto testare regolarmente tutto il campione).
La mia obiezione è che, diversamente dal solito, i volontari di questa ricerca, specie se anziani, fossero particolarmente preoccupati per la pandemia e che quindi abbiano probabilmente adottato comportamenti particolarmente prudenti. Ma comportamenti più prudenti della norma potrebbero distorcere i risultati della ricerca quando poi si applica il vaccino a persone comuni.
Ovviamente non avevo idea in quanto potesse consistere questa diminuzione di efficacia: prudentemente a mio padre avevo ipotizzato un 5% in meno, cioè un’efficacia del 90% e non del 95%. Ma si tratta di una cifra completamente arbitraria per indicare un piccolo scostamento, niente di basato su dati concreti.
Ma ormai ho scritto troppo per farne un corto e allora aggiungo qualche altra considerazione.
La prima è curiosa: perché ho fornito il collegamento all’articolo, etichettato come “fact checking”, di Open.Online? In realtà tale sito mi sta piuttosto antipatico: gli articoli che ho letto hanno infatti di solito un tono sottilmente arrogante del tipo “noi siamo nel giusto; noi sappiamo le cose come stanno; sciocchi e ingenui chi la pensa diversamente” etc.
Poi, in genere, negli articoli che ho letto hanno ragione e le loro confutazioni sono corrette: quello che però io percepisco come imbroglio è a monte, su quello che cercano di confutare. Selezionano e confutano cioè solo articoli/notizie che abbiano uno specifico orientamento e tacciono se quelli magari altrettanto sbagliati ma “allineati” secondo il loro gusto (ovvero al 100% col pensiero maggioritario ([E] 10.6)). In questa maniera, mostrando gli errori più o meno grandi, ma tutti di una sola parte, si dà l’impressione che qualsiasi informazione che da là provenga sia sbagliata e, vice versa, che sia corretto tutto quello che arriva dalla parte opposta.
E allora perché, di nuovo, ho citato proprio Open.online?
L’ho fatto perché ho la sensazione che in questo caso abbiano preso un granchio: magari i conti del professore che ha pubblicato sul British Medical Journal non saranno accurati ma dubito che i suoi argomenti non siano fondati: in altre parole non mi stupirei se fra qualche mese verrà fuori che l’efficacia del vaccino Pfizer sia effettivamente molto più bassa di quanto stimato adesso.
In tal caso voglio avere a portata di mano (ovvero su questo sito) l’articolo di Open.Online per prendere un po’ in giro la maniera in cui hanno, perlomeno, ridimensionato la notizia.
Già qualche giorno fa avevo letto che erano stati riscontrati difetti nei lotti di vaccino Pfizer (che ha il problema non indifferente di dover essere conservato a -80°: quando non lo si fa l’mRNA si deteriora perdendo efficacia) probabilmente a causa di problemi di produzione e/o conservazione a temperature troppo alte del prodotto e, pochi giorni dopo, la stessa azienda aveva annunciato ritardi nelle forniture per adeguare la catena produttiva…
Vediamo se lo ritrovo…
No… non ricordo dove avevo letto la notizia e Google non mi aiuta: magari vista la situazione di censura galoppante me la nasconde volutamente…
Ah, controlliamo con DuckDuck…
No, niente: magari ho avuto un’allucinazione io! Comunque il ritardo nelle consegne è vero anche se altri articoli, forse più recenti, lo smentiscono: una situazione poco chiara.
Conclusione: in realtà, a parte questo paragrafo finale, avevo scritto questo pezzo due giorni fa e ora non ricordo più cosa volessi aggiungervi: ne approfitto quindi per chiudere qui con un pezzo leggermente più breve del solito…
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento