Ieri sera ho visto un nuovo video su MedCram dove veniva intervistato un virologo principalmente sulla problematica efficacia dei vaccini e varianti del covid-19 (Coronavirus mutations and vaccine implications).
In breve la risposta del virologo è stata che di sicuro non si sa nulla, che nell’ambiente scientifico c’è preoccupazione ma che, nel complesso, vi è motivo per essere ottimisti.
Un breve inciso: per l’evoluzione della situazione ritengo che sarebbe fondamentale riuscire a rispondere a una domanda che ho posto nella parte finale di Caccia al cigno sull’efficacia dei vaccini nel medio-lungo termine.
La mia considerazione si basa sull’interazione fra vaccinazioni e vaccinati asintomatici ma infetti: la mia paura/previsione/perplessità/domanda è che questi ultimi, non rendendosi conto di essere ammalati (magari anzi convinti di non esserlo proprio perché vaccinati e, quindi, meno prudenti) finiscano per propagare varianti del virus resistenti al vaccino.
Si tratta di una domanda estremamente complessa o, meglio, che richiede una notevole dose di intuizione più che di conoscenze perché non credo che una situazione di questo genere si sia mai verificata: l’esperto (in questo caso l’epidemiologo) non può guardare alle proprie conoscenze passate ma deve creativamente usare ciò che sa per intuire le evoluzioni future. Vi assicuro che pochissime persone hanno questa agilità mentale. Da parte mia io avrei l’agilità mentale ma mi mancano le conoscenze epidemiologiche!
La mia riflessione rimane quindi una paura/previsione/perplessità/domanda e non una certezza: questo mi porta a stare con le orecchie ben aperte per raccogliere ulteriori dati.
Ebbene il virologo dell’intervista mi ha fornito un nuovo indizio. L’intervistatore gli ha infine posto una domanda sul protocollo di vaccinazione usato in UK: in pratica si stanno facendo i vaccini con solo una dose senza prevedere di fare il richiamo, come previsto dalla casa farmaceutica, poche settimane dopo (questo per, ovviamente, tentare di proteggere il doppio delle persone).
Il virologo ha risposto che era molto perplesso e che l’iniziativa ha senso solo in una situazione di estrema emergenza: la casa farmaceutica garantisce l’efficacia del 95% solo rispettando le dosi e i tempi indicati. Che una sola dose fornisca una protezione parziale non è provato: ci sono delle forti indicazioni in tal senso ma non è sicuro.
Ma, e qui viene la parte per me più interessante, questa efficacia parziale potrebbe fornire al virus la pressione necessaria per mutare in forme effettivamente resistenti al vaccino.
Ha infatti fatto l’esempio della resistenza dei batteri agli antibiotici (su cui anch'io avevo basato il mio ragionamento): se un antibiotico non è preso seguendo le indicazioni fornite dal medico c’è il rischio che non uccida tutti i batteri ma, al contrario, che ne selezioni varianti resistenti all’antibiotico usato.
Questo mi porta a pensare che la mia paura/previsione/perplessità/domanda non sia totalmente infondata. Il rischio che ipotizzo è concreto e ci sarebbe solo da valutare quanto sia improbabile.
Ma la valutazione di questo rischio (visto che alla fine sarebbe un cigno nero) immagino non sia calcolabile. Però ciò non è importante: anche se tale possibilità (cioè che un vaccinato asintomatico diffonda una variante resistente al vaccino) fosse bassissima, diciamo 1 su 100.000, quando i vaccinati saranno decine milioni ecco che diventerà sempre più probabile.
Per questa ragione si dovrebbe istruire i vaccinati che hanno anche dei sintomi minimi di covid-19 ad autoisolarsi immediatamente: al contrario le persone paucisintomatici saranno portate a credere che si tratti di qualcos'altro (e in generale avranno ragione!) come una banale influenza o raffreddore proprio perché saprebbero di essere vaccinate.
Questo corretto comportamento sarebbe utile ma non risolverebbe il problema dei completi asintomatici…
Alla fine ritengo che vaccinare solo le persone più a rischio (gli anziani con più di 70 anni e chi ha comorbilità) sarebbe la scelta più saggia nel medio e lungo termine: lasciando il virus libero di diffondersi si eviterebbe di causarne l’evoluzione in una variante resistente al vaccino e, contemporaneamente, si proteggerebbero le persone più a rischio e si decongestionerebbero gli ospedali.
Questa almeno è la mia teoria ma, ovviamente, non ho riscontri: in questo caso sarebbe fondamentale il parere di un epidemiologo (e non di un virologo come lo stesso intervistato ha con umiltà e serietà sottolineato).
Certo nel mio scenario ci sarebbero persone giovani, senza comorbilità, che morirebbero di covid-19: ma la logica che mi pare dominante, ovvero "cerchiamo di salvare tutti", se la mia teoria fosse corretta sarebbe invece controproducente perché rendendo il virus più forte causerebbe poi più vittime.
Questo ovviamente SE le mie ipotesi di NON esperto in materia sono corrette: per esempio il dr Campbell si è dichiarato ottimista e fiducioso che ci siano ottime possibilità che il virus venga effettivamente eliminato del tutto (*1).
Conclusione: inutile invece commentare le dichiarazioni allucinate, proterve, pseudorazionali e fanatiche dei nostri politici/esperti/giornalisti: sono prive di valore e basate unicamente sulla speranza e, forse, sull’interesse di pochi.
Nota (*1): a me pare impossibile: ammettiamo che il vaccino sia in effetti la risposta capace di debellare del tutto il virus: ma davvero pensate che in Asia, Africa o anche Sud America si riuscirà a effettuare delle vaccinazioni di massa adeguate a tale scopo? O è più probabile che il virus continui a circolare, e quindi evolversi, fra queste popolazioni?
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