[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Stanotte mi era parsa una “scoperta” molto interessante: ora un po’ meno ma, in mancanza di meglio…
Fra le parole che ho imparato a memoria (v. ANKI e simili) vi è anche “liturgia”. Un significato è quello di pratica cultuale codificata (come può essere la messa cristiana), poi vi è quello figurativo (“la liturgia delle elezioni”) ma quello principale è un altro: nell’antica Grecia la liturgia era un impegno affidato a un ricco cittadino di allestire a proprie spese un qualcosa per il bene della città (da un coro a una nave da guerra) ed era ritenuto un onore.
Mi ero sempre chiesto il motivo di questa pratica: mi sembrava bello che i cittadini più ricchi dovessero assolvere a questi impegni però sentivo che mi sfuggiva qualcosa…
Leggendo Aristotele finalmente ho risolto il mistero: o almeno quella parte del fenomeno che non capivo. Per spiegare tutto per bene dovrei cercare di riassumere la visione della politica di Aristotele: senza entrare nei dettagli diciamo che il filosofo auspicava un equilibrio; il potere idealmente andrebbe affidato ai migliori ma anche il resto della cittadinanza deve avere delle cariche politiche per non sentirsi completamente esclusa dal potere. Ci sono quindi delle magistrature, chiamate anche onori, riservate solo a un sottoinsieme dei cittadini ed è proprio a queste che sono legate le varie liturgie che, essendo molto costose, non vengono invidiate dai cittadini più poveri.
Il meccanismo psicologico non è banale: non si escludono a priori dei cittadini da alcune cariche politiche con soglie di censo troppo alte: questo potrebbe causare risentimento. Ma il “costo” di queste magistrature è indiretto e legato, appunto, alle liturgie collegate a esse: in questa maniera è il cittadino povero a non voler essere eletto. Il costo è mascherato come un onore, un dovere civico per il bene della città, e per questo i cittadini poveri non hanno niente da ridire al riguardo…
A me pare una trovata geniale!
Uffa! Ormai questo pezzo è troppo lungo per farne un corto: sfogliamo quindi le mie note per trovare qualche altra annotazione degna di essere qui riportata…
Intanto riporto la frase di Aristotele al riguardo: «Alle cariche più importanti […] debbono poi essere connesse le liturgie, perché il popolo si astenga volentieri da quelle cariche e sia ben disposto verso coloro che le occupano e che devono sborsare tanto denaro per potervi accedere.» (*1)
Scorrendo indietro le mie note ho trovato una riflessione che, pur nella sua semplicità, mi ha colpito:
«E tuttavia, per difficile che sia scoprire la verità intorno all’uguaglianza e alla giustizia, è però sempre più facile riuscire in questa impresa che convincere quelli che possono commettere soprusi a praticarle: infatti sono sempre i deboli a cercare la giustizia e l’uguaglianza, mentre i forti non se ne curano affatto.» (*2)
La frase è un po’ contorta e significa che scoprire quali siano i principi di giustizia e uguaglianza è difficile ma lo è ancora di più farli adottare ai forti che hanno il potere di compiere i soprusi: il motivo è che sono i deboli, coloro che patiscono l’ingiustizia, a volere la giustizia: non chi la commette!
Sembra una banalità ma ce ne dimentichiamo. Ci pare ovvio che tutti vogliano giustizia e uguaglianza ma non è così: chi si avvantaggia di ingiustizia e diseguaglianza ha tutto l’interesse e mantenerle. Del resto a questa conclusione sia arriva banalmente dalla legge del potere della conservazione ([E] 5.1): nessun potere vuole diminuire la propria forza.
Nel nostro piccolo dovremmo quindi fare attenzione alla narrazione dei media su questi temi (giustizia e diseguaglianza) e cercare di capire, tenendo sempre presente che i media sono espressione dei potenti, chi ha da guadagnarci da una certa situazione. Affermazioni apparentemente di buon senso possono divenire sospette: se usiamo questa prudenza non è “complottismo” ma semplice buon senso.
Conclusione: pezzo breve oggi: non ho troppa voglia di scrivere. Oltretutto mi gira un po’ la testa (ma non ho febbre).
Nota (*1): tratto da “Politica e costituzione di Atene” di Aristotele, (E.) UTET, 2015, a cura di Carlo Augusto Viano e Marcello Zanatta, pag 282.
Nota (*2): ibidem, pag 275.
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