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mercoledì 4 maggio 2022

20-21=-1

Ieri ho ritrovato “Una teoria della giustizia” di Rawls e ne ho letto due sottocapitoli.

Credo che la pausa nella lettura mi abbia fatto bene per riorganizzare ciò che ho letto in una nuova prospettiva.
Lo scopo di Rawls non è semplicemente quello di proporre una nuova teoria sociale e della giustizia (le due infatti non possono che sovrapporsi) che sia superiore all’attuale ma vuole anche dimostrare che sia la migliore in assoluto: per questo sostiene, partendo da assunti minimi, inevitabilmente non si potrà che arrivare a essa.

Ne approfitto per aggiungere che quando iniziai a leggere questo saggio rimasi favorevolmente impressionato dall’impostazione logica e costruttiva ideata da Rawls: mi sembrava infatti di rivederci il mio modo di pensare e ragionare. Per questo rimasi un po’ sorpreso nel constatare che, data l’affinità che percepivo con la sua razionalità, il suo tipo psicologico fosse INFJ e non INTP come il mio: gli INFJ infatti hanno la funzione T (più o meno la logica) come terziaria, in teoria quindi non dovrebbero essere molto bravi a usarla.
Come era possibile quindi che Rawls avesse scritto un’opera basata su una logica stringente, quasi apodittica?

Adesso ho la risposta: Rawls ha barato! Avevo già notato il suo approccio divulgativo di tipo “top-down” ovvero nel presentare concetti molto generici per poi rimandarne i particolari nei capitoli successivi.
Ora sono arrivato al capitolo III, “La posizione originaria”, e ho letto i sottocapitoli 21, “La presentazione delle alternative”, e 22, “Le circostanze di giustizia”.
La “posizione originaria” è un concetto di Rawls per indicare un’assemblea ideale, rappresentante della società, che partendo da un paio di principi minimi si accorda per trovare la forma di giustizia migliore possibile ipotizzata dall’autore. Insomma, finalmente in questo capitolo si sarebbe dovuti giungere a casi concreti, a punti fermi da cui poi ricostruire tutto quanto era stato precedentemente descritto ad alto livello.
Ebbene, ancora nei primi tre sottocapitoli non siamo a nulla: anche qui è tutto un imporre ipotesi arbitrarie alla bisogna e un rimandare sempre oltre. Ma nonostante questo, qua e là, ecco che Rawls afferma “e così abbiamo dimostrato X” mentre in realtà non ha dimostrato niente visto che tutto il suo ragionamento è basato su una sfilza di “se” e di rimandi a chiarimenti futuri.
Intendiamoci, poi magari nei prossimi sottocapitoli Rawls mi stupirà e veramente inizierà a fornirmi materialmente tutti quei tasselli che fino ad adesso ha solo ipotizzato che esistano: però diciamo che, da come sta evolvendo il capitolo, non mi pare si vada in questa direzione. Anzi Rawls è convinto che la sua sia una logica impeccabile ma invece ha solo l’apparenza di impeccabilità, tutte le magagne vengono nascoste sotto il “tappeto”.
Per esempio anche Aristotele era estremamente logico: partiva da poche ipotesi e poi da lì sviluppava tutto il suo pensiero. Ma Aristotele era veramente razionale: non rimandava le premesse, o qualche passaggio intermedio, nei capitoli successivi. Seguirne il pensiero era relativamente facile: più volte, con la presunzione che mi contraddistingue, ho scritto che un certo passaggio era errato. Paradossalmente lo potevo affermare proprio grazie alla precisione logica di Aristotele il quale non “nasconde” niente ma ti accompagna passo passo nell’esposizione causale delle sue argomentazioni.

Comunque, per la cronaca, nel sottocapitolo 21 si “dimostra” come la composizione specifica di queste assemblee originarie sia irrilevante fermo restando una serie di precondizioni, ipotesi e intuizioni varie…
Nel sottocapitolo 22 invece pone ulteriori premesse sull’assemblea: in particolare che i suoi membri sono consapevoli che ognuno avrà delle peculiari “circostanze di giustizia”. Le “circostanze di giustizia” le tradurrei come i diversi punti di vista morali dovuti ai diversi interessi e obiettivi dei singoli.

Davvero non vedo l’ora che Rawls esponga nei dettagli la sua teoria della giustizia: tutta questa farraginosa premessa che dovrebbe dimostrare “razionalmente” la correttezza e completezza delle sue conclusioni mi sembra infatti sempre più una perdita di tempo.

Conclusione: mi dispiace essere così duro e pessimista, magari mi sono svegliato io con la luna storta...

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