A novembre 2021 scrissi 10 punti contro la censura che a sua volta menzionava il pezzo Ancora blu: in questi articoli evidenziavo come a mio parere i controllori dei fatti nostrani di Open.Online, molto attivi su FB, fossero tutt’altro che affidabili.
Ormai da anni, dopo aver letto un paio dei loro articoli e capito la linea editoriale, non perdo tempo a leggerne gli articoli: vedo la fonte e la considero automaticamente come “parziale” e “non affidabile”, disinformazione in pratica.
Oggi però ho scoperto che una giornalista di Panorama si è divertita a fare a sua volta le pulci a Open.Online in questo articolo: Open, il fact-checker di Facebook, pubblica quattro fake news in tre giorni di Elisabetta Burba su Panorama.it
Ne consiglio la lettura perché fa ben capire “da che pulpito viene la predica”!
Altra censura - 6/6/2022
Mi piacerebbe veramente sapere cosa pensano gli italiani della guerra in Ucraina, della Russia, di Putin e della propaganda di guerra occidentale.
Su FB il mio campione di persone con cui sono in contatto è minimo e, comunque, leggermente orientato sul mio pensiero. E poi la censura di FB è asfissiante: non credo che ci siano persone che vi scrivano ancora quello che pensano (*1)...
Difficile, quasi impossibile quindi, trarre conclusioni affidabili.
Su it.Quora.com avevo però notato un ambiente completamente diverso: non che non ci sia censura ma evidentemente non è né automatizzata né al livello imbarazzante delle più note piattaforme sociali.
Mi ha colpito l’indignazione di un autore, molto apprezzato e con un nutrito seguito, che ha deciso di abbandonare Quora a causa della censura: in pratica in una sua risposta aveva completamente smontato un video della CNN in cui soldati russi sparavano alle spalle di un civile.
E si stupiva di essere stato censurato!
Per chi è interessato, sempre che resti visibile, la sua storia è qui: Signori, è evidentemente arrivato il momento per me di abbandonare Quora
Nota (*1): anzi, poi proverò a fare un esperimento...
M la censura - 10/6/2022
Un discorso che trovo irritante è quello di coloro che mi dicono: “Come fai a dire che in Italia non c’è libertà? Credi che in Cina o in Iran potresti scrivere queste cose su un blog?”
Primo: sicuramente in Cina e in Iran c’è ancora meno libertà e quindi non potrei scrivere quello che scrivo. Questo però non equivale a dire che in Italia (o in occidente in genere) ci sia libertà d’espressione.
Secondo: in verità il mio disprezzo verso certi personaggi è tale che sono costretto ad autocensurarmi, quindi comunque non posso scrivere quello che penso realmente.
Terzo: posso scrivere quello che scrivo solo perché il numero dei miei lettori è insignificante e, in pratica, non ho nessuna influenza sull’opinione pubblica.
Ed è su questo terzo elemento che mi voglio concentrare: un tubista che avevo scoperto pochi giorni fa (v. Aggiornamento ucraino) è appena stato “censurato”. Non (ancora) da Youtube ma da PayPal e da un servizio simile con i quali gli utenti potevano dargli dei piccoli contributi in denaro. La comunicazione, nella quale si spiegava che il suo utente era permanentemente bannato, gli è giunta tramite due epistole (praticamente identiche nel linguaggio) arrivate a pochi secondi di distanza: evidentemente una terza entità ha “ordinato” l’azione, altrimenti non si spiega la contemporaneità dei messaggi.
Ma è interessante come spiega l’accaduto il tubista nel suo video odierno: I GOT BANNED! & Aiden Aslin Sentenced TO DEATH For Ukraine Mercenarism
In pratica spiega che il suo canale era, fra quelli politici, il terzo come crescita di iscritti e, per questo, iniziava a dare fastidio. Ovvero il mio terzo punto.
Comunque - 10/6/2022
Comunque in questi pochi giorni ho scoperto che l’ospite che mi era così piaciuto ha un suo proprio canale su YouTube: The New Atlas
È un canale di geopolitica veramente notevole!
In realtà molto meglio del comunque discreto The Dive with Jackson Hinkle menzionato nel precedente corto…
Dall’Austria - 11/6/2022
Allora, per cercare di avere una prospettiva più equilibrata senza però ricorrere al “non senso” della propaganda di guerra ho cercato altri video meno pro Russia.
Il seguente, recente (1/6/2022) ma non recentissimo, è del canale dell’esercito austriaco (Österreichs Bundesheer) e un militare fa il punto della situazione sul campo: The Battle for Donbass.
A me pare ripeta, sicuramente in toni più neutri, quanto avevo già sentito sui canali che ho citato in questi giorni (vedi corto precedente). In effetti ho notato che i militari riescono a essere piuttosto obiettivi nei loro giudizi.
Mi è venuta a mente una battuta di Chomsky che ho ascoltato qualche giorno fa: l’elemento prudente e raffrenante, che spinge per non esacerbare il conflitto, della presidenza Biden è… il Pentagono! Una battuta ma con un profondo senso di verità.
alla prima stazione
1 ora fa
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