Stamani sono partito alle 6:00 e stavolta sono riuscito a evitare le code dei giorni scorsi!
Inoltre temevo di trovare traffico a Pisa invece, arrivando alle 7:30, sono riuscito a cavarmela…
Il problema è che ero stanco: non tanto per essere partito presto ma perché è da una settimana che dormo pochissimo: di solito mi dà noia guidare la sera (un altro dei tanti fattori che non mi fanno dormire) ma tornando via verso le 12:00 non dovrebbe essere questo il problema. La colpa è probabilmente della Coca Cola: non ne sono un gran bevitore ma ultimamente l’ho trovata in offerta al supermercato e non ho resistito alla tentazione di prenderla…
Comunque mi sono stancato relativamente presto di mettere in ordine (progressi lenti ma visibili) e così ho deciso di fare un’escursione in centro. Veramente l’idea era di prendere un po’ di pizza da Nando ma alle 10:30 era ancora chiuso. Così, in onore dei vecchi tempi, sono andato a una libreria dove andavo spesso: in genere cercavo quello che volevo alla Feltrinelli, lì vicino, e poi andavo a quest’altra libreria. Mi piaceva perché era a conduzione famigliare: c’era la mamma e due figlie gemelle. Oggi sono stato tentato di attaccare discorso ma poi non me la sono sentita: e se la mamma o, peggio, una gemella fosse morta? Sì perché c’era solo una gemella… L’ho accennato a una giovane commessa che però se ne è completamente fregata!
Tornato a casa ho ripulicchiato un altro po’ e poi mi sono deciso a venire vie prima del previsto “regalando” quasi un’ora e venti di parchimetro al comune, anzi a Pisamo, l’azienda che gestisce i parcheggi della città: un nome arguto che però non riesce a farmi sorridere: sono sempre dolorosamente consapevole che la gestione dei parcheggi è essenzialmente uno dei principali mezzi di finanziamento dei comuni italiani. Cosa che mi irrita perché non dovrebbe essere così: si tratta infatti di una gigantesca tassa indiretta irrilevante per i benestanti ma significativa per il resto della popolazione…
Comunque, visto che ero in largo anticipo, ho deciso di andare a un cimitero in un piccolo comune limitrofo dove è sepolta la madre di un mio amico. È buffo, non sono un tipo da cimiteri io (v. per esempio Vagolare a Trespiano), ma in questo caso ci tenevo a passarci almeno una volta.
Cioè c’ero stato il giorno del funerale ma ero arrivato tardi (ero riuscito a perdermi!): i becchini (ma suppongo che adesso si chiamino “operatori tombali” o roba del genere!) le avevano dato una collocazione temporanea perché, essendo piovuto, non era possibile inumarla. Però ricordavo di aver visto il padre del mio amico che, da solo, guardava un lotto di terra vuoto: mi spiegò che quello sarebbe stata la sede definitiva…
Siccome ho una buona memoria visiva, e del resto il funerale fu appena 8 anni fa, ho trovato la lapide giusta quasi immediatamente. In realtà inizialmente la cercavo appena un paio di metri più a destra del dovuto ma invece di proseguire verso sinistra mi ero prima spostato a controllare le file successive, disegnando una specie di gancio e tornando cioè al punto di partenza dal lato opposto.
Ovviamente temevo già di ricordare male, considerato anche quanto avevo girato a vuoto qualche settimana fa (v. Vagolare a Trespiano), quando improvvisamente me la sono trovata davanti: è stato come uno schiaffo e mi sono immediatamente commosso!
Strano perché un attimo prima ero del tutto freddo e razionale (stavo iniziando a stabilire la migliore strategia per trovare la tomba…) e improvvisamente le lacrime erano copiose.
Non so perché. Alla tomba di mia mamma mi ero forse appena commosso, probabilmente mi si erano inumiditi gli occhi, ma niente più…
Sospetto che mentre per mia mamma il processo del lutto si è ormai concluso, in questo caso era ancora aperto: ovvio che sapevo che era morta ma ci sono consapevolezze che ci sfuggono, che non si accettano e che vanno controllate con mano. Probabilmente è proprio per questo che inconsciamente ho deciso di cercare la sua tomba: un’estrema verifica.
Forse ha contribuito alla commozione anche la sua foto: bellissima!
Invece della solita immagine da carta d'identità è inquadrata, sì sorridente, ma con un braccio alzato verso l’osservatore come a proteggersi: un gesto che conosco molto bene perché mia mamma lo faceva sempre: “non mi fotografare che ora sono vestita male!” voleva dire. Insomma un gesto spontaneo e simpatico ma soprattutto vivo che, per questo suppongo, mi ha ravvivato violentemente il suo ricordo.
Inutile dire che le ero affezionato: la consideravo una delle poche persone che mi volevano sinceramente bene. Non so, magari mi sbaglio, ma ho sempre avuto la sensazione che avesse una notevole simpatia nei miei confronti. E in effetti mi ha fatto sentire sempre come un ospite graditissimo: come sapete ho una personalità decisamente scontrosa ma più volte mi è capitato di fermarmi per salutarla anche se il mio amico non c’era.
Io ne apprezzavo la creatività: è da lei che ho preso l’abitudine a cercare soluzioni alternative a piccoli problemi quotidiani. Cioè se si ha il cervello è giusto usarlo!
E come cucinava!! Semplice ma gustosissimo… sigh…
Poi, in realtà, non mi sono trattenuto molto: cinque, forse dieci minuti massimo, ma dal mio punto di vista non aveva senso starci di più. L’avevo trovata e ora ero contento: intendiamoci ho continuato a lacrimare anche risalito in macchina e per almeno una ventina di chilometri, però contemporaneamente sorridevo…
Sfortunatamente il ritorno è stato complicato: la superstrada che percorrevo è stata chiusa per un incidente. Prima mi sono fatto un 20-30 minuti di coda e poi mi hanno fatto uscire a Empoli.
Ne ho approfittato per mangiare in un locale squallidissimo: non è che mi piacciono i ristoranti squallidi ma quelli vuoti sì. E i locali squallidi, chissà perché, sono spesso vuoti!
Il pranzo non è stato memorabile ma le patatine fritte erano sopra la media…
Comunque poi ho proseguito per la strada normale, ovviamente andando nella direzione sbagliata, ma ho subito chiesto a un tizio che mi ha rimesso sulla strada giusta…
Però, per essere chiari, non ho fatto stradine secondarie ma terziarie: di quelle vietate ai camion perché altrimenti non c’è spazio per scambiarsi!
Vabbè, è inutile che racconti le varie peripezie che, del resto, non hanno niente di particolarmente interessante: alla fine sono riuscito a ritornare a casa ma ci ho messo sulle tre ore invece delle due col traffico e dell’ora e mezzo con la strada libera…
Conclusione: vabbè, almeno adesso so a che ora partire, e al netto da possibili incidenti dovrei viaggiare tranquillamente e senza frustranti perdite di tempo...
alla prima stazione
1 ora fa
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