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domenica 30 ottobre 2022

Teoria naturalistica

Sto continuando a leggere Darwin e, prevedibilmente (sono fatto così!), sto sviluppando una mia teoria naturalistica.

Partiamo dalla teoria di Darwin con cui siamo ormai tutti familiari grazie alla sua diffusione e successo.
Secondo Darwin alla nascita i figli ereditano le caratteristiche dei genitori con leggere mutazioni: queste mutazioni potranno essere favorevoli o sfavorevoli per la sopravvivenza dell’individuo.
Gli individui che sopravvivono hanno la possibilità di passare ai propri figli le proprie caratteristiche: in questa maniera, col passare delle generazioni, le specie si differenziano o evolvono. Darwin chiama questo processo “Selezione naturale” (per distinguerla dalla selezione fatta dall’uomo con gli animali e le piante addomesticate).

La mia teoria è molto semplice: accanto alla selezione naturale può esistere anche un altro tipo di selezione che definirei come “sessuale”.
Questa “selezione sessuale” consiste nel come maschi e femmine selezionano i propri compagni. Normalmente vengono selezionati compagni valutando caratteristiche utili alla sopravvivenza e, per questo, tende a “collaborare” e sovrapporsi alla selezione naturale.

Eppure, e questo è il nocciolo della mia idea, a volte, per motivi che al momento non ipotizzo (*1), potrebbe anche non essere così. Questo perché matematicamente ha senso.

Supponiamo che per una certa specie la capacità di sopravvivenza media sia 1 e che la capacità di attrarre un compagno sia 1.
In altre parole un individuo di questa specie, con mutazioni che lo rendono più adatto a sopravvivere (procurarsi il cibo, resistere al clima, difendersi da predatori e malattie etc.), avrà un coefficiente di sopravvivenza, per esempio, di 1.02 ovvero avrà il 2% di probabilità in più di sopravvivere rispetto a un individuo medio della sua specie.
Analogamente un altro individuo potrebbe avere delle caratteristiche che lo rendono particolarmente attrattivo per il sesso opposto e quindi avere un coefficiente di attrazione di 1.03, ovvero avrà il 3% di probabilità in più di attrarre un compagno rispetto a un individuo medio della propria specie.
Normalmente, come detto, capacità di sopravvivenza e attrazione viaggiano a braccetto (per esempio tanti documentari ci insegnano che i leoni maschi lottano fra loro per il controllo delle femmine e in questo caso il più forte sarà spesso anche quello più adatto a sopravvivere perché maggiormente in grado di procurarsi delle prede) ma non sempre potrebbe essere così.
Il caso interessante è quello dell’individuo con indice di sopravvivenza di 0.99 ma di attrazione di 1.02. Ora, da un punto di vista matematico, è ovvio che questi coefficienti sono fra loro incomparabili ma quel che conta è il senso: esisteranno dei valori di questi coefficienti (non importa quali) per cui un individuo con capacità di sopravvivenza inferiore alla media avrà una capacità di attrazione così superiore alla media da più che compensare la sua deficienza. Con “compensare” intendo che avrà più figli rispetto all’individuo medio della sua specie.

Sotto queste condizioni, per le stesse regole statistiche alla base della selezione naturale, allora avremmo il paradosso di una specie che invece di evolvere, nel senso di divenire più capace di sopravvivere, degenera andando nella direzione opposta.
La specie andrà infatti ad assumere le caratteristiche degli individui che si moltiplicano maggiormente: dopo numerose generazioni la media non sarà più 1 e 1 ma 0.99 e 1.02 e a questo punto (più probabilmente già durante questo processo di involuzione) potrebbe accadere che un individuo con capacità di sopravvivenza di 0.98 ma attrazione 1.04 potrebbe avere ancora più successo, anzi direi che diventa probabile. Da una parte infatti la competizione maggiore in natura si ha con gli individui della propria specie quindi più che la capacità di sopravvivenza in assoluto conta quella rispetto ai propri simili. In secondo luogo nel meccanismo di attrazione sessuale si è già formato un criterio che premia una o più caratteristiche slegate dalla capacità di sopravvivere.
Ho in mente il famoso esempio dell’alce dal palco di corna sempre più ampio e difficile (energicamente dispendioso) da mantenere che alla fine, sembra, andò a estinguersi proprio per colpa di esso.

Nota (*1): ma come può svilupparsi un criterio di attrazione “errato” nel senso di non basato su caratteristiche utili alla sopravvivenza? Nella stessa maniera con cui si sviluppano tutte le altre caratteristiche: grazie al caso. Il criterio istintivo è geneticamente influenzato e quindi variabile casualmente.

Ovviamente un meccanismo di questo genere può prendere piede solo in certe condizioni: essenzialmente quando la lotta per la sopravvivenza è minima ed è invece preponderante quella fra i membri della propria specie.
Insomma non c’è un predatore pronto a divorarsi tutti quegli individui che corrono appena un pochino più lenti ma, anzi, praticamente tutti i membri della specie riescono ad arrivare alla maturità sessuale.
In questa situazione siamo probabilmente nelle condizioni che ho precedentemente ipotizzato ovvero in quelle dove individui leggermente meno capaci di sopravviver possono comunque avere una maggiore capacità di riprodursi.

Incidentalmente questo significa che proprio il successo di una specie è precondizione per la possibilità di una sua involuzione.

Onestamente non so se una teoria di questo genere, ovvero nella distinzione netta fra la capacità di sopravvivere e quella di riprodursi, sia già stata formulata: probabilmente sì, mi sembra infatti abbastanza naturale e solo un poco controintuitiva.
Da non esperto in materia mi è difficile proporre esempi che potrebbero confermare (o magari smentire!) questa teoria: a parte l’alce dal palco di corna troppo grande non mi vengono in mente altri casi di estinzione analoghi.
Però sono anche numerosi gli esempi in cui delle specie animali selezionano il proprio compagno secondo criteri che, da non esperto, è difficile stabilire che relazione abbiano con la sopravvivenza.
Penso a parecchi uccelli dove i maschi conquistano le femmine con “balletti”, colori sgargianti o canti melodiosi. Non so: magari qualcuno più esperto di me potrebbe indicarmi per ciascuno di questi criteri anche la loro utilità per la sopravvivenza.
La mia sensazione è che, almeno in alcuni casi, questi criteri siano emersi casualmente e poi si siano riprodotti solo in virtù di se stessi.

Conclusione: ho scritto di getto e non so quanto sono riuscito a essere chiaro. Eccezionalmente poi, ho inserito la nota 1 all’interno del testo perché mi sembrava fosse utile proporre tale riflessione proprio in quel punto. Come detto poi non ho idea se questa teoria esista già e magari se sia già stata smentita: magari proseguendo nella lettura di Darwin potrei perfino trovarvi un accenno!
Proverò a investigare un po’...
Interessanti poi le possibili implicazioni sulla specie umana: ma queste le lasciò a un'altra volta dopo averci riflettuto maggiormente!

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