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sabato 15 ottobre 2022

Interpretazione errata

Mi pare di averne già accennato altrove ma voglio scriverci un corto a sé stante.
Recentemente mi è capitato più volte (di sicuro con Rawls e Darwin) di classificare come INTP persone che in realtà non lo sono. Qui di seguito cercherò di ipotizzarne il motivo.

In realtà il problema è semplice: come INTP io stesso ho una forte sensibilità verso la logica altrui. Riconosco facilmente se un discorso è ben impostato analiticamente in una maniera simile a come farei io. Quando mi pare che la razionalità dimostrata sia sensibilmente maggiore di quella che attribuisco all’uomo medio ecco che penso subito di aver a che fare con un INTP!

L’errore è evidente: gli INTP non hanno il monopolio della razionalità! Inoltre, valutare basandosi su un testo, non permette di sapere quanto tempo è stato impiegato per raggiungere una certa struttura logica: in altre parole, a parità di risultato ottenuto, ciò che a un INTP viene istintivo può richiedere ore o giorni a un’altra personalità. Ma dal risultato finale ciò non lo si può scoprire!

Inoltre persone con capacità superiori alla media hanno probabilmente anche le funzioni non dominanti particolarmente sviluppate o capaci. A maggior ragione ciò deve valere per dei veri e propri geni.

Nel mio piccolo la mia funzione dominante è Ti, che semplificando corrisponde alla logica tipo “Spock”, mentre Ne, cioè l’intuizione estroversa, è la mia funzione secondaria. Quante volte ho scritto che la mia intuizione è superiore alla mia intelligenza (che spesso identifico con la razionalità)? Ebbene molte volte!
Il punto è che mi pare che la mia funzione secondaria Ne sia superiore, più capace cioè, di quella di persone comuni che la hanno come dominante (tipo un comune ENTP).

Apro una parentesi.
Per la cronaca anche la mia Fe, la mia funzione inferiore, è in realtà decente.
Ho un’amica ESFJ, quindi con Fe dominante, e sicuramente la sua capacità di leggere immediatamente le persone è molto superiore alla mia. Soprattutto a lei viene istintivo farlo perché Fe è la sua funzione principale.
Io invece devo fare uno sforzo esplicito per usare la mia Fe ma, a grandi linee poi arrivo a risultati decenti (confrontandoli con quelli della mia amica). La fregatura è che comunque non sono in grado di usarla in “tempo reale”: cioè parlando con un’altra persona non riesco a usare Fe, solo in seguito, ripercorrendo passo passo tutto quello che è stato detto insieme al contesto di espressione facciali e gesti associati (aiuta avere un ottima memoria!) posso valutare il tutto con la mia funzione inferiore e, magari, notare qualcosa che mi era sfuggito in prima battuta.
Ah! per la cronaca credo di avere una funzione terziaria Si, sebbene non eccezionale, comunque superiore alla media.
Chiudo la parentesi!

Inoltre, ci riflettevo discutendone con un conoscente INFP, che ha quindi Fi come funzione primaria e Te come inferiore, anche l’istruzione scolastica ha il suo impatto.
Grazie alla scuola tutti i bambini, fin da piccoli, imparano a confrontarsi con la logica della matematica. Quindi, specialmente se sono molto intelligenti, riescono a imparare i fondamenti della logica in tenera età. Certo, magari a loro non verrà naturale e immediato usarla, ma sicuramente l’istruzione scolastica gli insegna a farlo in caso di necessità.
Al contrario la scuola insegna poco o nulla a usare F: sì, quando si fanno cooperare i bambini insieme questi automaticamente imparano a relazionarsi fra loro e a leggere le rispettive emozioni, ma è ben poca cosa rispetto alla totalità dell’insegnamento scolastico.

Io, per esempio, fin da piccolo invece di imparare a confrontarmi con gli altri bambini nelle attività di gruppo semplicemente le odiavo: non reggevano il passo col mio Ti, io trovavo tutto assurdo e sciocco e finivo per estraniarmi.

Questo per dire che è più difficile valutare una persona per la sua razionalità, perché essa comunque viene allenata e sviluppata durante la vita scolastica, che per la sua capacità emotiva che invece rimane, più o meno, quella con cui si nasce; questo soprattutto se inferiore e quindi non usata (e quindi esercitata e migliorata) spontaneamente dall’individuo.

Alla fine quindi, quello che ho capito, è che non posso semplicemente basarmi sul criterio della razionalità per giudicare il tipo psicologico di un’altra persona soprattutto attraverso uno scritto.
Nello scritto eventuali contraddizioni logiche, anche sottili e secondarie, possono essere estremamente significative ma la loro mancanza non ci dice niente. Dal vivo invece la lettura è più semplice: così come io non sono in grado di usare F in tempo reale lo stesso vale per T con chi la ha inferiore.

Conclusione: dovrò usare un po’ più di prudenza nel valutare il tipo, specialmente dei geni del passato, basandomi sulla loro logica “apparente”!

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