A casa ieri sera, mentre aspettavo degli amici, mi sono cercato un libro per ingannare l'attesa nella libreria del salotto. Ho dato un'occhiata a cosa c'era disponibile e, dopo averci pensato un po', ho optato per dare un'occhiata all'enciclopedia di storia che uscì qualche anno fa in volumetti allegati a Repubblica. Ero curioso di vedere come era illustrata la figura di Giuliano l'Apostata (v. Los tres tenores e Flavio Claudio Giuliano) così ho cercato il volumetto “giusto” che, lo sottolineo perché importante, era impilato sotto una decina di altri libri.
Poi ho individuato l'anno cercato e... sorpresa!
Mi sono imbattuto in una foto di quando ero bello e giovane!
Si tratta di una foto che non ricordavo minimamente di aver fatto ne, tanto meno, di aver riposto come segnalibro fra le due paginette di Giuliano l'Apostata.
In realtà la foto era di poco più di dieci anni fa (11?) ma le differenze, pur non eccessive, sono evidenti: mi ero da pochissimo rasato i capelli ma è chiaro che ne avevo un po' di più mentre non se ne intravedono di bianchi; non avevo le rughe d'espressione intorno alla bocca né le occhiaie (che avevo quando dormivo male ma non sempre).
Ma soprattutto sono stati gli occhi a colpirmi: placidi, sereni e volutamente indifferenti in una sorta di parvenza di atarassia.
Adesso se mi guardo allo specchio, in fondo ai miei occhi, vedo dell'insoddisfazione, della tristezza, della rassegnazione che prima non c'era.
Possibile che ciò che i dolori e le delusioni viste dai nostri occhi lascino, nel loro profondo, delle cicatrici? Oppure è solo una mia impressione?
Sono tentato di farmi una foto e di pubblicare la vecchia e la nuova insieme per mostrare la differenza: magari solo degli occhi, così da preservare la mia riservatezza...
Vedremo...
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