Meglio conosciuto come Giuliano l'Apostata, nato nel 331 d.C., fu imperatore dal 361 al 363.
Chi ha buona memoria forse ricorderà il mio vecchio post Los tres tenores dove, in seguito a una domanda di un amico, stabilivo chi fossero i tre personaggi storici vissuti prima dell'anno mille che preferivo.
Uno di questi era proprio Giuliano l'Apostata. Ammetto subito che nonostante mi intrighi molto non ho ancora letto nessuna monografia sul suo conto. La mia conoscenza di questo personaggio è limitata alla colorita descrizione del Gibbon (almeno mi sembra sia lì che venga descritto come "brutto e irsuto, quasi d'aspetto scimmiesco") e a pochi paragrafi di qualche altro libro che tratta della caduta dell'impero romano.
In pratica quello che sapevo di lui era che aveva duramente sconfitto gli alemanni a Strasburgo ripristinando l'ordine nella Gallia; poi, acclamato imperatore dalle legioni, aveva mosso contro l'imperatore Costanzo II, suo cugino, che però morì prima di affrontarlo sul campo di battaglia.
Unico imperatore dal 361 al 363 morì durante un imponente campagna con la quale si proponeva di sottomettere i sasanidi.
Ma ovviamente quello che più colpisce l'immaginazione è l'epiteto di "apostata"...
Giuliano infatti aveva abiurato la religione cristiana per tornare al paganesimo. Ora avendo solo questa informazione su di lui ci si potrebbe immaginare un uomo rozzo, dedito ai vizi e agli eccessi, al quale non piaceva la morale cristiana: invece no! Giuliano era coltissimo: appassionato di filosofia, scrisse nella sua breve vita (morì a 32 anni) numerose opere. Quando non combatteva, o scriveva o leggeva: insomma una sorta di nuovo Marco Aurelio.
Considerata la sua preparazione mi pare che la sua scelta di abbandonare la religione cristiana avesse motivazioni puramente ideologiche e non di interesse politico: anzi, probabilmente la religione cristiana a quel tempo era già molto potente e, inimicandosela, si creava un nemico non indifferente. Forse esagero ma mi pare di cogliere nella scelta di Giuliano la volontà di contrastare l'assolutismo morale della chiesa cristiana che forse già allora si stava trasformando in intolleranza verso i pagani.
Comunque sia fra i vari libri di mio zio ne avevo subito adocchiato uno piccolino intitolato "Giuliano l'apostata: autobiografia" a cura di Isabella Labriola, Ed. La nuova Italia, 1975.
Pochi giorni fa mi sono deciso a leggerlo. In realtà non è un autobiografia ma un pamphlet politico, una lettera per la città di Atene, in cui giustifica la guerra contro il cugino Costanzo.
In questa lettera ricorda però la sua vita a partire dall'infanzia ed enumera i numerosi parenti che, per paura o invidia, erano stati fatti uccidere dall'imperatore. Poi ricorda le sue campagne militari in Gallia e Germania e, infine, l'acclamazione a Imperatore da parte delle legioni.
In pratica le pagine scritte da Giuliano sono solo 20: le rimanenti 80 circa sono composte da un'approfondita introduzione, note e commenti.
Ad esempio leggendo queste note aggiuntive si scopre che Giuliano aveva scritto tre lettere: una per Atene, una per Sparta e una per Corinto. Solo quella per Atene è giunta fino a noi ma, analizzando il testo, gli storici hanno individuato delle parti che dovevano essere comuni a tutte le lettere che evidentemente erano state poi "personalizzate" a seconda della città di pertinenza.
Onestamente il testo in sé non è molto interessante: in pratica Giuliano spiega che Costanzo gli aveva fatto una lunga serie di gravi torti ma che egli, sia per onestà che per prudenza, gli era rimasto sempre fedele. Anche i suoi successi militari contro i germani erano stati minimizzati e lui, più che apprezzato, era divenuto temuto: l'imperatore aveva quindi deciso di destituirlo e di toglierli le legioni quando queste si erano ribellate e l'avevano acclamato a sua volta imperatore. Solo allora, e solo per eseguire il volere degli dei, aveva deciso di accettare la porpora e di muovere contro Costanzo.
Insomma la solita propaganda: nonostante avesse tutte le ragioni per odiare Costanzo non era stato lui a volere la guerra eccetera... Inoltre il testo non è semplicissimo da seguire: un po' la traduzione molto letterale non è scorrevole ma soprattutto ci sono riferimenti a persone ed eventi che al tempo in cui fu scritto dovevano essere ben noti ma che per me sono solo nomi...
Leggendo il testo di Giuliano ero curioso di vedere come si rapportava con la religione cristiana ma in realtà, essendo uno stringato documento politico, non ne accenna minimamente. Però non nasconde di essere pagano e più volte nomina Zeus, Atena e Apollo scrivendo di voler compiere la loro volontà.
In conclusione, dopo la lettura di questo libretto, ne so poco più di prima su Giuliano: però fra i libri dello zio mi pare di aver visto anche qualcosa di Ammiano Marcellino (soldato e storico che era al seguito di Giuliano nella sfortunata spedizione contro i sasanidi) e sicuramente lì potrò leggere qualcosa di più organico sull'ultimo imperatore romano dichiaratamente pagano...
martedì 6 settembre 2011
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